Ugo Nebbia

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Ugo Nebbia

Virginio Ugo Nebbia (1880 – 1965), pittore, critico d'arte e restauratore italiano.

Sul movimento pittorico contemporaneo[modifica]

  • Andiamo a recare il nostro omaggio al Louvre all'Olimpia del Manet, e ci dimentichiamo lo scandalo di quanti colla massima sincerità dal loro punto di vista non potevano accettarla sotto lo stesso tetto che accoglieva la Vittoria di Samotracia e la Gioconda; la protesta piena di logica dei conservatori di allora, e la relegazione per undici anni nei sotterranei del monumento, finché un atto dittatoriale di Clémenceau[1] non la imponeva accanto al vecchio Ingres. (p. 423)
  • All'arte analitica e dispersiva degli impressionisti, in cui l'ambiente e la luce era costituito da una vibrazione di tocchi e di colori, [...], doveva succedere come per reazione quella a grandi linee ed a grandi masse di colori semplificati in potenti riassunti sintetici, austeri e raffinati ad un tempo, d'un primitivismo e d'una ingenuità quasi selvaggia, con cui il Gauguin[2] voleva restituire nell'ambiente di una natura vergine un'umanità solidamente concepita. (p. 428)
  • Gli impressionisti avevano voluto riprendere la natura, non per un solo intento di riproduzione naturalistica che uccide ogni fantasia, ma per farla vivere nella sua intensità di luce e di colore. Era una tecnica franca ed ingegnosa, che diveniva più riflessa quando poteva passare attraverso alle più profonde sensibilità di Seurat, Signac e Cross, i quali l'impiegavano trasformandola, non più per trascrivere impressioni subitanee, come il Monet ed il Sisley, ma per esprimere dei concetti artistici d'un carattere superiore. (p. 428)
  • Ed a Cézanne per alcuni tratti si rannoda anche quell'ulteriore tendenza pittorica che da circa quattro anni subisce il martirio volontario del nome di «cubismo» affibbiatogli un giorno per scherzo da Matisse. E qui si dovrebbe fare punto fermo: che cubismo e, con questo, il futurismo per la solita grande maggioranza non appartengono più all'arte, ma – quando non si grida addirittura al sacrilegio ed alla buffoneria – ad un assurdo cerebrale od a una specie di metafisica pittorica, che può aver solo qualche valore per quelli che amano interessarsi delle forme in cui può esprimersi la degenerazione del morboso ed irrequieto spirito contemporaneo. (p. 434)

Incipit di La Brianza[modifica]

«Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno tra due catene non interrotte di monti», serrandosi a Lecco in una limpida riviera, la quale ristagna ancora e dilaga a Pescarenico, Garlate, Olginate, Brivio, e ritornando poi fiume, per correre veloce e disperdersi vorticosamente all'orizzonte sui candidi greti dell'Adda cerula, limita ad oriente, rimpetto ai sereni profili prealpini, quell'angolo felice di Lombardia che è la Brianza.

Note[modifica]

  1. Georges Clemenceau (1841–1929), politico francese, primo ministro dal 1906 al 1909 e dal 1917 al 1920.
  2. nel testo, erroneamente, Gaugin.

Bibliografia[modifica]

  • Ugo Nebbia, La Brianza, Istituto italiano d'arti grafiche Bergamo - Editore, 1912.
  • Ugo Nebbia, Sul movimento pittorico contemporaneo, in Emporium Rivista mensile illustrata d'arte letteratura scienze e varietà, Istituto italiano d'arti grafiche Bergamo - Editore, volume XXXVIII, dicembre 1913.

Altri progetti[modifica]