Vergilio Gamboso

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Vergilio Gamboso (1929 – 2011), scrittore italiano.

Vita di Sant'Antonio[modifica]

Incipit[modifica]

Figlio di Lisbona
Antonio da Padova, il santo conosciuto e amato forse più d'ogni altro, visse in un tempo lontano, più di sette secoli orsono, trascorse la prima parte della sua vita in Portogallo, nel medioevo considerato ai confini del mondo.
Quando egli aprì gli occhi alla luce, Lisbona, la città che lo vide nascere e crescere, non era la metropoli di oggi, adagiata sulle colline ondulate, lambita dal Tago, a specchio dell'oceano Atlantico. Negli ultimi decenni del 1100 era soprattutto un centro fortificato, scolta avanzata e minacciosa contro gli arabi. La capitale del regno era situata a nord, a Coimbra.
Da più di un secolo infatti i portoghesi erano in lotta per liberare la loro patria dall'oppressione musulmana. Palmo a palmo, a prezzo di infiniti dolori, il territorio nazionale era stato riconquistato quasi totalmente. Lisbona, l'antica Felicitas Iulia, era stata espugnata dal re Alfonso I nel 1147, con l'aiuto di crociati affluiti per la memorabile impresa fin dalle contrade di Francia e di Germania.

Citazioni[modifica]

  • L'uomo propone; però, come sempre e dappertutto, è Dio solo che dispone (p. 40)
  • Andando verso l'Africa era frate Antonio, ne ritorna diventato sant'Antonio. (p. 40)
  • Il fuoco spande intorno a sé calore e luce: è la legge della natura, valida anche nel mondo dello spirito. (p. 174)
  • La gloria del maestro sono i discepoli, nei quali si rispecchia e sopravvive. (p. 174)
  • La gloria del maestro sono i discepoli, nei quali si rispecchia e sopravvive.
    Emulando l'umiltà del suo grande amico, frate Luca circondò di un alone di silenzio e dimenticanza la sua esistenza e le sue gesta.
  • Sboccia fra i due uomini un'amicizia indissolubile e santa, una confidenza reciproca ammirevole. Da quel momento, Luca ha un cognome: sarà, in vita e in morte, «Luca di sant'Antonio».
  • Pacificatori di dissidi familiari, predicatore efficace, consigliere di anime, esemplare di virtù evangeliche, egli scende nella tomba compianto da tutti, padovani e religiosi, che vedevano in lui l'erede spirituale di sant'Antonio.
  • [Su Elena Enselmini] Non indugiò a lungo, in questa terra: appena ventiquattr'anni, ma sufficienti a maturarla alla santità.
  • Ha ricevuto col sangue la risolutezza e lo sprezzo del pericolo. Non le importa di essere incompresa dal mondo, e forse perseguitata, derisa come una ragazzina ostinata e fanatica. Il mondo ha sempre trattato e continua a trattare allo stesso modo coloro che si svincolano da lui, che non prendono sul serio le sue promesse, le sue seduzioni. Elena guardava davanti e in alto: «Che cosa vuoi da me, Signore?»
  • Fiore gentile, nato in un mondo avvelenato d'orgoglio e di omicidio, Elena resta una delle figure più soavi della chiesa padovana e della famiglia serafica.

[Vergilio Gamboso, Vita di Sant'Antonio, Edizioni Messaggero, Padova, 1994.]