Wilfred Bion

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Wilfred Bion nel 1916

Wilfred Ruprecht Bion (1897 – 1979), psicoanalista britannico.

Apprendere dall'esperienza[modifica]

Incipit[modifica]

1 Capita spesso in conversazione di dare a un atto il nome della persona di cui quell'atto si ritiene tipico; di sentire ad esempio parlare di uno "spooizerism"[1], come se il termine volesse indicare una funzione della personalità di uno chiamato Spooner. Approfitterò di questa abitudine per tracciare una teoria delle funzioni che riposi però su un uso più rigoroso di quello adoperato nelle espressioni a cui ho fatto riferimento. Darò come scontata la presenza, nella personalità, di fattori combinantisi tra di loro in modo da determinare entità stabili che definirò col termine di funzioni della personalità. Nel corso dell'esposizione risulterà man mano evidente il significato che conferisco alle parole "fattori" e "funzioni" e l'uso che ne faccio, ma intanto non credo inopportuno dare qualche chiarimento preliminare.

Citazioni[modifica]

  • La funzione alfa esegue le sue operazioni su tutte le impressioni sensoriali, quali che siano, e su tutte le emozioni, di qualsiasi genere, che vengono alla coscienza del paziente. Se l'attività della funzione alfa è stata espletata, si producono elementi alfa: essi vengono immagazzinati e rispondono ai requisiti richiesti dai pensieri del sogno. Se invece la funzione alfa è alterata, e quindi inefficiente, le impressioni sensoriali coscienti e le emozioni provate dal paziente restano immodificate: chiamerò queste elementi beta. Mentre gli elementi alfa sono sentiti come fenomeni, gli elementi beta sono avvertiti come cose in sé, con la conseguenza che anche le emozioni assumono i caratteri di oggetti sensibili. (p. 27)
  • Ecco la formulazione più generale della mia teoria: perché si possa apprendere dall'esperienza, la funzione alfa deve operare sulla consapevolezza di un'esperienza emotiva; dalle impressioni di tale esperienza scaturiscono elementi-alfa; tali elementi vengono resi immagazzinabili affinché i pensieri del sogno e il pensiero inconscio di veglia li possano utilizzare. (p. 31)
  • Un uomo che parli con un amico e converta le impressioni sensoriali di questa esperienza emotiva in elementi alfa, è in grado di formare pensieri onirici e quindi di avere una coscienza imperturbata dei fatti, siano questi gli eventi cui partecipa, o i propri sentimenti su tali eventi, o ambedue. Egli è capace di restare "addormentato" o inconsapevole di certi elementi che non possono penetrare la barriera costituita dal suo "sogno". Grazie al "sogno" può continuare ininterrottamente ad essere sveglio; sveglio, cioè, relativamente al fatto di star parlando con il suo amico, ma addormentato relativamente ad elementi che, se potessero penetrare la barriera dei suoi "sogni", metterebbero il suo intelletto sotto il dominio di idee ed emozioni solitamente inconsce. (p. 41)
  • Perché una esperienza emotiva sia utilizzabile come modello occorre che i suoi dati sensoriali siano stati previamente convertiti in elementi alfa destinati ad essere immagazzinati e messi a disposizione del processo di astrazione. (p. 132)
  • In seno al gruppo sociale il mito può pretendere di essere considerato come qualcosa che svolge nella società lo stesso ruolo che il modello occupa nel lavoro scientifico del singolo. (p. 139)
  • Il problema si semplifica se si ritiene che i "pensieri" siano precedenti, da un punto di vista epistemologico, al pensare e che quest'ultimo si sviluppi come conseguenza della necessità di un metodo o di un apparato per trattare "i pensieri". (p. 145)
  • La forza della psicoanalisi non risiede nella gran quantità di teorie a disposizione dell'analista, ma al contrario nel fatto che questo possa far fronte ad ogni circostanza che possa verosimilmente presentarglisi servendosi di una quantità ridotta di teorie. (p. 151)
  • Riassumendo: il rapporto madre-infante descritto da M. Klein come identificazione proiettiva viene interiorizzato e forma così un apparato che regola l'incontro di un presupposto con i dati sensoriali relativi alla corrispondente realizzazione. Questo apparato è rappresentato da un modello: quello dell'incontro, che produce il concetto, tra il presupposto e le impressioni sensoriali. Questo modello, a sua volta, viene rappresentato da ♂ ♀. (p. 156)

Attenzione e interpretazione[modifica]

Incipit[modifica]

Non so se questo libro possa essere compreso da non analisti, nonostante io abbia fatto del mio meglio per renderlo accessibile. Chiunque viva la pratica psicoanalitica può cogliere il significato del mio discorso; egli infatti; diversamente da chi si limita a leggere o ad ascoltare discorsi sulla psicoanalisi, ha la possibilità di sperimentare direttamente ciò che io qui posso soltanto rappresentare per mezzo di parole e di formule verbali ideate per un fine diverso da quello cui le applico e sviluppatesi sulla base dell'esperienza sensuale (sensuous).

Citazioni[modifica]

  • Il paziente può dire che soffre; ma solo perché non sa cosa sia soffrire e confonde il sentire dolore con il soffrirlo. La teoria dovrà essere tale da rappresentare la realizzazione in cui ciò è possibile e da mostrare come è possibile. (p. 30)
  • Userò il segno O per indicare la realtà ultima rappresentata da termini come realtà ultima, verità assoluta, divinità, infinito, cosa in sé. O non ricade nel dominio della conoscenza o dell'apprendimento se non in modo casuale; esso può essere "divenuto" ma non può essere conosciuto". (p. 39)
  • Ripeto: la capacità di dimenticare e l'abilità di astenersi dal desiderio e dalla comprensione debbono essere considerate come obbiettivi di una disciplina essenziale per l'analista. (p. 73)
  • Il simbolo, per come è comunemente inteso, rappresenta una congiunzione riconosciuta come costante da un gruppo; nella psicosi esso rappresenta una congiunzione, che il paziente sente come costante, tra lui e la sua divinità. (p. 89)
  • Il desiderio ostacola la trasformazione dal conoscere e dal capire all'essere, ostacola K → O. (p. 97)

Gli elementi della psicoanalisi[modifica]

Incipit[modifica]

Poiché le teorie psicoanalitiche sono un complesso di materiale osservato e di astrazione da esso derivata, sono state criticate come non scientifiche. Esse sono, ad un tempo, troppo teoriche, cioè si pongono troppo come rappresentazione dell'osservazione, per poter essere accettabili come osservazioni, e troppo concrete per avere la flessibilità che permette il confronto tra astrazione e realizzazione. Di conseguenza una teoria che potrebbe essere considerata largamente applicabile se espressa in modo sufficientemente astratto, può essere respinta perché la sua stessa concretezza rende difficile capire quale realizzazione essa potrebbe rappresentare. Reciprocamente, quando una simile realizzazione sia disponibile, l'applicazione ad essa della teoria può apparire come implicante una distorsione del significato della teoria.

Citazioni[modifica]

  • Per i miei fini, gli elementi della psicoanalisi debbono, avere le seguenti caratteristiche:
    1. Debbono poter rappresentare una realizzazione che essi erano originariamente soliti descrivere;
    2. debbono essere in grado di articolarsi con altri elementi simili;
    3. una volta articolati in tal modo, dovrebbero formare un sistema scientifico deduttivo in grado di rappresentare una realizzazione ammettendo che ne esista una: altri criteri distintivi di un elemento psicoanalitico potranno essere portati in seguito.
    Rappresenterò il primo elemento con ♂ ♀. (p. 9)
  • Uno stato di attenzione, l'essere ricettivi al materiale che il paziente sta producendo, si avvicina ad una pre-concezione e perciò il passaggio dall'attenzione alla pre-concezione è rappresentato, sulla griglia, da uno spostamento da D4 a E4. Se cerco una conferma in altro materiale che il paziente sta offrendo, E3 e E5 sono messe in attività; se comincio a verbalizzare le mie impressioni, anche F5 viene coinvolto. (p. 41)
  • L'uso fatto da Freud nel mito di Edipo ha illuminato qualcosa di più che la natura degli aspetti sessuali della personalità umana. Grazie alle sue scoperte è possibile, riesaminando il mito, scorgere in esso elementi che non furono messi in rilievo nelle prime indagini perché erano tenuti troppo in ombra dalla componente sessuale del dramma. (p. 60)
  • Il conflitto tra la visione del paziente e quella dell'analista (e, nel paziente, il conflitto con se stesso) non è perciò un conflitto, come quello che vediamo nelle nevrosi, tra un insieme di idee ed un altro o tra un insieme di impulsi ed un altro, ma tra K e meno K (– K) o, per esprimerlo pittorescamente, fra Tiresia e Edipo, e non tra Edipo e Laio. (p. 66)
  • Il dolore non può essere assente dalla personalità. Un'analisi deve essere dolorosa, non perché vi sia per forza qualche valore nel dolore, ma perché non si può ritenere che un'analisi nella quale il dolore non venga osservato e discusso, affronti una delle ragioni centrali per le quali il paziente è lì. (p. 77)
  • I miti (fila C della griglia) forniscono un'espressione sintetica delle teorie psicoanalitiche che hanno rilevanza nell'aiutare l'analista sia a percepire lo sviluppo del paziente sia a dare interpretazioni che illuminino taluni aspetti dei problemi pertinenti al suo sviluppo. (pp. 78-79)
  • [...] il nome è un'invenzione per rendere possibile pensare una cosa e parlarne prima che si sappia che cosa essa è. (p. 109)
  • Poiché la conoscenza di sé è uno dei fini del procedimento psicoanalitico, debbono essere corrispondentemente importanti: l'attrezzatura che consente di raggiungere la conoscenza, la funzione e l'apparato della pre-concezione. Ugualmente fondamentali sono lo sviluppo e la capacità di sviluppo. L'asse verticale (A-H) rappresenta sia gli stadi di sviluppo sia la funzione della pre-concezione. (p. 113-114)
  • Il mito può essere considerato una forma primitiva di pre-concezione ed uno stadio della pubblicizzazione cioè della comunicazione, da parte dell'individuo, della sua conoscenza privata al suo gruppo. (p. 114)

Note[modifica]

  1. Dal nome del rev. A. W. Spooner, preside del New College di Oxford; un neologismo del genere sarebbe molto buffo in inglese dato che to spooner è un modo gergale per dire amoreggiare (N.d.t).

Bibliografia[modifica]

  • W. R. Bion, Apprendere dall'esperienza, traduzione di Antonello Armando, Parthenope Bion-Talamo, Sergio Bordi, Armando editore, 1996 (sesta ristampa).
  • W. R. Bion, Attenzione e interpretazione, traduzione di Antonello Armando, Armando editore, 1987 (seconda ristampa).
  • W. R. Bion, Gli elementi della psicoanalisi, traduzione di Giovanni Hautmann, Armando editore, 1988 (seconda ristampa).

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