William S. Burroughs

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William S. Burroughs, 1983

William Seward Burroughs (1914 – 1997), scrittore e saggista statunitense.

Citazioni di William S. Burroughs[modifica]

  • [Sul gatto] Circonda questa creaturina fiduciosa anche un'aura fatale e triste. Nei secoli è stata abbandonata molte volte, lasciata morire in freddi vicoli urbani, in torridi terrains vagues assolati, tra cocci di terraglie, ortiche, muri crollati. Tante volte ha gridato aiuto invano.
    Fa le fusa e insieme dorme, Fletch, stende le zampette nere per essere in contatto con le mie mani, gli artigli ritratti, giusto un tocco gentile per assicurarsi che io sia lì, accanto a lui che dorme. Probabile che mi veda in sogno. Si dice che i gatti non distinguano i colori: un granuloso bianco e nero, un'argentea pellicola guizzante piena di strappi mentre lascio la stanza, poi torno, vado fuori, lo prendo su, lo metto giù. Chi potrebbe fare del male a una simile creatura? Allenare il proprio cane a ucciderlo! L'odio per i gatti riflette uno spirito gretto, stupido, volgare, bigotto. Con questo Spirito Gretto non ci può essere compromesso.[1]
  • Dolce lettore, nel flash dell'orgasmo vediamo Dio dal buco del culo.[2]
  • Il tossicomane da barbiturici offre uno spettacolo terrificante. Non riesce a coordinarsi, barcolla, cade dagli sgabelli del bar, si addormenta nel mezzo di una frase, si fa cadere il cibo dalla bocca. È confuso, rissoso e stupido. E quasi sempre fa uso di altre droghe, qualunque cosa sulla quale possa mettere le mani: alcol, benzedrina, oppiacei, marijuana. Chi usa barbiturici viene guardato con sdegno nella società dei tossicomani: "Pezzenti delle pasticche". [...] Credo che i barbiturici diano la peggior forma possibile di assuefazione: sgradevole, tendente a peggiorare e difficile da curare.[3]
  • La roba non è uno sfizio. È un modo di vivere.[4]
  • Lo psicotico è uno che ha scoperto come vanno le cose.[5]
  • Parole, colori, luci, suoni, pietra, legno, bronzo appartengono all'artista vivente. Appartengono a chiunque sappia usarli. Saccheggiate il Louvre![6]
  • Una società di persone che non sognano non potrebbe esistere. Morirebbero in due settimane.[7]

WSB Interview 1961[modifica]

  • Corso: Cosa ne pensi dei conflitti politici?
    Burroughs: I conflitti politici sono solo manifestazioni esteriori. Alcune forze, se sorgono conflitti, mirano a mantenere il conflitto in atto perché sperano di trarre profitto dalla situazione. Starsi a preoccupare della manifestazione esteriore dei conflitti politici vuol dire commettere l'errore del toro nell'arena quando carica il panno rosso. Questo è il ruolo della politica, ti insegna a riconoscere il panno proprio come il torero lo insegna al toro, gli insegna a seguire, a ubbidire al panno. (p. 9)
  • Ginsberg: Cos'è la morte?
    Burroughs: Un raggiro. È il raggiro del tempo della nascita e della morte. Non può andare avanti ancora a lungo, troppa gente se ne sta rendendo conto.
  • Ginsberg: Che opinione hanno Cuba e il FNL dei poeti? E quale pensi sia la loro politica nei confronti della marijuiana?
    Burroughs: Tutti i movimenti sono fondamentalmente contro la creatività... e questo perché un movimento politico è una forma di guerra. "Non c'è posto qui per sognatori privi di senso pratico", questo è ciò che dicono sempre. "Le sue attività di scrittura saranno guidate, smetta cortesemente di perdere tempo". Per quanto riguarda il fumare marijuana, "questa è lo sfruttamento dei lavoratori". Entrambi sostengono l'alcol e sono contro l'erba. (p. 12)
  • Corso: E riguardo agli arabi... come se la passano?
    Burroughs: Sono immobilizzati in migliaia d'anni addietro e pensano di uscirne attraverso un apparecchio TV. (p. 12-13)

[William Seward Burroughs, WSB Interview 1961, intervista condotta da Gregory Corso e Allen Ginsberg, traduzione di Monica Miotti; citato in William Burroughs, Geografie del controllo. Saperi, corpi, territori, a cura di Tiziana Villani, Millepiani, Milano]

La scimmia sulla schiena[modifica]

  • La droga non è, come l'alcool o la marijuana, un mezzo per intensificare il godimento della vita. La droga non è euforia. È un modo di vivere. (Premessa, p. 34)
  • La droga cortocircuita il sesso. L'impulso alla società non sessuale scaturisce dalla stessa fonte degli impulsi sessuali, per cui quando sono assuefatto alle punture di eroina o di morfina non sono socievole. Se qualcuno vuole rivolgermi parola, okay. Ma non desidero affatto fare conoscenza. Quando mi libero della scimmia attraverso il più delle volte un periodo di sfrenata socievolezza e parlo con chiunque sia disposto ad ascoltarmi.
    La droga prende tutto e non dà nulla, tranne la garanzia contro il malessere. (Cap XII, p. 193)
  • Euforia significa vedere le cose sotto una prospettiva tutta particolare. Euforia significa liberazione momentanea dalle imposizioni della carne che invecchia, della carne prudente, esasperante, spaventata. (cap. XV, p. 230)

Le città della notte rossa[modifica]

  • Nulla è vero, tutto è permesso.
  • Qualcuno che sembra sempre la stessa persona non è una persona. È un personificatore di persone.
  • Noi sappiamo che una passione divorante può produrre sintomi fisici... febbre... perdita di appetito... anche reazioni allergiche... e poche sindromi sono più ossessive e potenzialmente autodistruttive dell'amore.

Ragazzi selvaggi[modifica]

Incipit[modifica]

L'obiettivo è l'occhio di un avvoltoio in volo sopra una zona di cespugli, calcinacci e costruzioni incompiute alla periferia di una città messicana.
Una costruzione di cinque piani senza pareti né scale... gli accampati hanno messo su delle abitazioni provvisorie... i piani sono collegati da scale a pioli... cani abbaiano, polli chiocciano, un ragazzo sul tetto fa un gesto di sega mentre l'obiettivo passa.
Avvicinandoci al suolo vediamo l'ombra delle nostre ali, cantine asciutte invase dai cardi, rugginose sbarre di ferro che sporgono come piante metalliche dal cemento, screpolato, una bottiglia rotta al sole, fumetti a colori sporchi di merda, un ragazzo indiano contro un muro con le ginocchia in su, che mangia un'arancia spruzzata di pepe rosso.
L'obiettivo fa uno zoom e oltrepassa un edificio di mattoni rossi tutto a balconate dove vivaci camicie da ruffiani porpora, gialle, rosa, sventolano come le bandiere di una fortezza medioevale. Su queste balconate vediamo fiori, cani, gatti, polli, un caprone legato, una scimmia, un'iguana. I vecinos si sporgono dalle balconate a scambiare chiacchiere, olio da cucina, kerosene e zucchero. È una vecchia scena di folklore recitata anno dopo anno da nuove comparse.

Citazioni[modifica]

  • Siamo in una zona di correnti sessuali elettriche. Di colpo abbiamo formicolii nello scroto e poi cominciano immagini di quello che stiamo per fare come dire che si guarda un'immagine di sé mentre lo si fa e si casca dritti nello schermo con una stretta deliziosa, Alì e Farja che si inseguono e fanno la lotta per tutto il film. (p. 76)
  • Mi vedo filare attraverso il cielo come una stella a lasciare la terra per sempre. Cosa mi trattiene? È il contratto per il quale soltanto sono qui. Il contratto è questo corpo che mi tiene qui. Ho quattordici anni sono un ragazzo magro biondo con gli occhi blu pallido. La mia mente si muove da un oggetto all'altro in una serie di fermate fredde ed efficienti. Adesso sono fermo di fronte al country club. C'è un custode. Resto lì finché non si cura più di me. Se resto fermo in un posto abbastanza a lungo la gente smette di guardarmi ed io posso camminare in mezzo a loro. La gente smette di guardarmi e allora posso farlo io. Le donne al mercato mi chiamano «El Niño Muerto» (Il Bimbo Morto) e si fanno il segno della croce quando passo. Non mi piacciono le donne né giovani né vecchie. (Il bimbo morto; 1979, p. 97)
  • Stanza vuota proprio così. Adesso so che roba sono le crociate. I giovani sono una specie aliena. Non ci sostituiranno con una rivoluzione. Ci dimenticheranno e ci ignoreranno fuori d'esistenza. Il Posto delle Volpi del Deserto era soltanto uno spettacolo qualsiasi con appena la giusta sfumatura di dimostrazione. Lasciateci in pace. («Chiamatemi semplicemente Joe»; 1979, p. 128)
  • La difficile primavera del 1988. Con il pretesto del controllo delle droghe stati polizieschi oppressivi sono stati messi su in tutto il mondo occidentale. La programmazione precisa del pensiero emozione e impressioni sensoriali apparenti secondo la tecnologia descritta nel bollettino 2332 mette gli stati polizieschi in grado di mantenere una facciata democratica dietro la quale denunciano a gran voce come criminali, pervertiti e drogati tutti quelli che si oppongono alla macchina di controllo. Eserciti underground operano nelle grandi città disturbando la polizia con informazioni false attraverso telefonate e lettere anonime. [...] Malgrado i diversi scopi e formazioni dei suoi membri costituenti l'underground è d'accordo sugli obiettivi base. Intendiamo marciare contro la macchina della polizia dappertutto. Intendiamo distruggere la macchina della polizia e tutti i suoi archivi. Intendiamo distruggere tutti i sistemi verbali dogmatici. La cellula familiare e le sue cancerose espansioni in tribù, paesi, nazioni noi la sradicheremo alle sue radici vegetali. Non vogliamo più sentire nessuna storia di famiglie, storia di madre, storia di padre, storia di poliziotto, storia di prete, storia di paese o storia di partito. Per dirla in parole povere noi abbiamo sentite abbastanza stronzate. («Mamma ed io si vorrebbe sapere»; 1979, pp. 130-131)

Explicit[modifica]

THE PENNY ARCADE PEEP SHOW


Ragazzi nudi in piedi di fianco a una sorgente savana per sfondo una testa di giraffa in lontananza. I ragazzi parlano in grugniti e ringhi, brontolii e guaiti e si mostrano i denti a vicenda come cani selvatici. Due ragazzi fottono stando in piedi schiene contratte denti stretti, peli ritti sulle caviglie, increspature di pelle d'oca sulle gambe guaiscono e mugolano.
Nei giardini di carne marcia languidi ragazzi Bubu con neri sorrisi grattano piaghe erogene malati putridi dolci i loro corpi nudi evaporano una nebbia color seppia di soffocanti vapori nitrosi.
Verde ragazzo lucertola accanto a un ruscello stagnante sorride e strofina i suoi logori calzoncini di cuoio con un lento dito.
Fioca strada su abiti insudiciati un ragazzo è in piedi nudo con la camicia in una mano e l'altra mano sta grattando il culo.
Due giovani nudi con i capelli neri e ricciuti e orecchie a punta da Pan giocano a dadi di fianco a una fontana di marmo. Il perdente si china in avanti guardando il proprio riflesso nella vasca. Il vincitore si mette in posa dietro a lui come un dio fallico. Tiene allargate le lisce natiche bianche con i pollici. Le labbra si arricciano sui denti bianchi e aguzzi. Una risata scuote il cielo.
Ragazzi aliante planano giù dal tramonto su ali rosse e fanno piovere frecce dal cielo.
Ragazzi fionda scivolano attraverso la vallata sulle loro ali nere di plastica come fogli di mica al sole vestiti stracciati che sventolano sulla dura carne rossa. Ciascun ragazzo ha una pesante fionda attaccata al polso con una cinghia di cuoio. Alla cintura hanno borse di cuoio piene di pietre nere rotonde.
I ragazzi pattinatori si lanciano giù da una collina in un turbine di foglie autunnali. Tagliano attraverso una pattuglia della polizia. Il sangue spruzza le foglie secche nell'aria.
Lo schermo sta esplodendo in crateri lunari e argentee macchioline bollenti.
«Ragazzi selvaggi molto vicini adesso.»
Il buio scende sui sobborghi in rovina. Un cane abbaia in lontananza. Fioche malferme stelle stanno volando via attraverso un vuoto cielo luccicante, i ragazzi selvaggi sorridono.

Incipit di alcune opere[modifica]

La macchina morbida[modifica]

Mi lavoravo il metrò col Marinaio e non ce la passavamo male quindici sacchi di media a notte taccheggiando di pomeriggio e tirando l'alba per filarcela dalla terra della libertà ma cominciavo a non avere più vene... Mi avvicinai al banco per un'altra tazza di caffè... Nella tavola calda di Joe a bere il caffè con un tovagliolo sotto la tazza come fanno quelli che passano molto tempo nei self-service e nelle tavole calde... aspettando il nostro Uomo... «Che si fa?» mi chiese una volta Nick col suo sussurro oltretombale da tossico. «Sanno che aspetteremo». Si, lo sanno...

Pasto nudo[modifica]

Sento sul collo il fiato caldo della Legge, li sento che fanno le loro mosse, piazzano pupe diaboliche come informatori e canticchiano davanti al cucchiaino e al contagocce che butto via alla fermata di Washington Square, salto un cancelletto girevole, scendo a precipizio due rampe di scale di ferro, prendo la metropolitana in direzione uptown...

Sterminatore![modifica]

Durante la guerra lavorai per A.J. Cohen Exterminators ufficio al pianterreno vicolo cieco vicino al fiume.[8]

Note[modifica]

  1. Da Il gatto in noi, traduzione di Giuseppe Bernardi, Adelphi, 2020. ISBN 978-88-459-8138-8
  2. Da Pasto nudo (Naked Lunch, 1959), traduzione di Franca Cavagnoli, Adelphi Edizioni, Milano, p. 232. ISBN 9788845920936
  3. Da Pasto nudo; citato in Weil 2007, p. 90.
  4. Da La scimmia sulla schiena; citato in Weil 2007, p. 109.
  5. Citato in Gustav Hasford, Nato per uccidere, traduzione di Pier Francesco Paolini, Bompiani, 1989.
  6. Da La scrittura creativa, traduzione di Giulio Saponaro, SugarCo.
  7. Dall'intervista di Richard Goldstein, The Beat Goes On, New York, 1978, in William S. Burroughs, Interviste, a cura di Sylvère Lotringer, traduzione di Silvia Albesano e B. Alessandro D’Onofrio, il Saggiatore, Milano, 2018. ISBN 9788865766897
  8. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia[modifica]

  • William Burroughs, La scimmia sulla schiena (Junkie, 1953), traduzione di Fernanda Pivano, BUR Rizzoli Contemporanea, dicembre 2016. ISBN 978-88-17-10619-1
  • William Burroughs, La macchina morbida (1961) traduzione di Katia Bagnoli, Adelphi Edizioni, Milano 2003. ISBN 884591790
  • William Burroughs, Pasto nudo (Naked Lunch, 1959), traduzione di Franca Cavagnoli, Adelphi, 2001. ISBN 884591643X
  • William Burroughs, Ragazzi selvaggi (The wild boys, 1969), traduzione di Giulio Saponaro, SugarCo, Milano, 1979.
  • Andrew Weil e Winifred Rosen, Dal cioccolato alla morfina. Tutto quello che dovete sapere sulle sostanze che alterano la mente, traduzione di Fabio Bernabei, Arcana, Roma, 2007. ISBN 9788879664257

Altri progetti[modifica]