Globalizzazione
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Citazioni sulla globalizzazione.
Citazioni
[modifica]- Governata, la globalizzazione è un'opportunità. Senza governo, può sfociare nell'anarchia, nella miseria e nella violenza. (Carlos Fuentes)
- Il mondo globalizzato è un mondo caratterizzato da dinamiche politiche ed economiche in cui lo scambio delle merci è più importante della dignità degli esseri umani e in cui le istituzioni politiche vengono manipolate da quelle economiche e degenerano in fazioni o gruppi di interesse. Soltanto una volta che si siano eliminate queste asimmetrie di potere sarà possibile uno scambio politico genuine e una democrazia degna del suo nome. (Lea Ypi)
- Il processo di globalizzazione ha ridotto drasticamente la capacità degli Stati di mantenere sotto il proprio controllo l'organizzazione, la dislocazione e la distribuzione delle forze produttive; ha concentrato contemporaneamente enormi poteri nelle mani di ristrette oligarchie industriali e finanziarie internazionali, le quali hanno preso ad agire senza sottostare al potere sovrano di alcun parlamento e corpo elettorale e senza disporre di alcuna legittimazione democratica, e a dotarsi di possenti mezzi di informazione al fine di orientare l'opinione pubblica a favore dei loro interessi. (Massimo L. Salvadori)
- L'epoca della globalizzazione offre opportunità e conoscenza, portando con sé, allo stesso tempo, il rischio di nuove marginalizzazioni, un rischio che non può essere ignorato né sottovalutato, a partire dall'economia reale, a partire dal lavoro. (Maria Elisabetta Alberti Casellati)
- La cosiddetta "globalizzazione economica" non ha affatto ridotto il solco esistente tra Paesi ricchi e Paesi poveri. Anzi, lo ha aggravato. (Óscar Rodríguez Maradiaga)
- La globalizzazione, a suo modo, rende un po' più meticce tutte le culture. Ma non dobbiamo dimenticare che, nell'età della globalizzazione, le identità (nazionali, religiose, culturali) riprendono coscienza di sé. (Andrea Riccardi)
- La globalizzazione è un evento determinato da tecnologia e immigrazione, non dai governi. (Tony Blair)
- Nel mondo reale il pericolo principale non è rappresentato dalle forze della natura, ma [...] dalla violenza dell'attuale globalizzazione neoliberista. Anzi la natura stessa è vittima di questo processo se è vero, come ricorda il biologo Edward O. Wilson, che le specie stanno scomparendo con una velocità di tre all'ora. (Vittorio Agnoletto)
- Nella situazione attuale, l’unica cosa che vale la pena di globalizzare è il dissenso. (Arundhati Roy)
- Purtroppo la globalizzazione va sempre in un verso solo: globale diventa il profitto delle grandi multinazionali che in tutto il mondo viene fatto a spese delle popolazioni locali. E alla gente che proviene da quei paesi, obbligata a fuggire a causa dello sfruttamento delle loro terre e proprio a queste persone noi neghiamo asilo! Ma l'anelito verso l'uguaglianza è irresistibile, ci vorrà tempo prima che si realizzi e in certe situazioni potrebbe anche comportare l'uso della violenza. Non so prevedere quando tutto ciò potrebbe verificarsi. Ma certo non tutti i poveri del mondo continueranno a tacere come agnelli di fronte all'esclusione perenne, non dico dal benessere ma almeno da quel minimo necessario per vivere. (Jenny Erpenbeck)
- Siamo a un tornante storico. La globalizzazione di cui abbiamo cantato le lodi genera un sentimento di rigetto verso le classi dirigenti politiche ed economiche; e nel mio piccolo mi ci metto anch'io. Abbiamo consentito alla globalizzazione di espandere i suoi benefici per tutti noi: abbattere l'inflazione, rivoluzionare insieme con la tecnologia la vita quotidiana. Ma sono aumentate drammaticamente le differenze tra chi ha e chi non ha [riferendosi ai soldi e al cambiamento di prospettive di vita della propria famiglia]. (Carlo De Benedetti)
- Spinta dal bisogno d'uno smercio sempre più esteso, la borghesia invade il globo intero. Bisogna che dappertutto essa s'impianti, che dappertutto stabilisca e crei dei mezzi di comunicazione.
Per mezzo dello sfruttamento del mercato mondiale, la borghesia imprime un carattere cosmopolita alla produzione ed alla consumazione di tutti i paesi. A disperazione dei reazionarii essa tolse all'industria la sua base nazionale. Le vecchie industrie nazionali sono distrutte o sul punto di esserlo. Esse vengono sostituite da nuove industrie la cui introduzione diviene una questione vitale per tutte le nazioni incivilite; industrie che non adoperano più materie prime indigene, bensì materie prime venute dalle regioni più lontane, ed i cui prodotti non si consumano soltanto nel paese stesso, ma in tutti i punti del globo. In luogo dell'antico isolamento locale e nazionale, si sviluppa un traffico universale, una dipendenza mutua delle nazioni. Ciò che avviene nella produzione materiale si riproduce nella produzione intellettuale. Le produzioni intellettuali di una nazione divengono proprietà comune di tutte. L'esclusivismo ed i pregiudizii nazionali divengono ognora più impossibili; e delle diverse letterature nazionali e locali si forma una letteratura universale. (Manifesto del Partito Comunista) - Una globalizzazione che si riduce ai soli aspetti economici è una globalizzazione mutilata, che non tiene conto della situazione di povertà in cui vivono molti esseri umani. (Óscar Rodríguez Maradiaga)
- Una società globalizzata si governa meglio se è fatta di persone con poco senso critico, quindi irrazionali. (Danilo Mainardi)
- Insomma, essere «locali» in un mondo globalizzato è un segno di inferiorità e di degradazione sociale.
- [...] la frammentazione politica e la globalizzazione economica sono alleate e cospirano agli stessi fini.
- Possiamo profetizzare che, a meno di essere imbrigliata e addomesticata, la nostra globalizzazione negativa, che oscilla tra il togliere la sicurezza a chi è libero e offrire sicurezza sotto forma di illibertà, renderà la catastrofe ineluttabile. Se non si formula questa profezia, e se non la si prende sul serio, l'umanità ha poche speranza di renderla evitabile. L'unico modo davvero promettente di iniziare una terapia contro la crescente paura che finisce per renderci invalidi è reciderne le radici: poiché l'unico modo davvero promettente di continuarla richiede che si affronti il compito di recidere quelle radici. Il secolo che viene può essere un'epoca di catastrofe definitiva. O può essere un'epoca in cui si stringerà e si darà vita a un nuovo patto tra intellettuali e popolo, inteso ormai come umanità. Speriamo di poter ancora scegliere tra questi due futuri.
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