Forrest Gump

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Forrest Gump

Immagine Forrest Gump.svg.
Titolo originale

Forrest Gump

Lingua originale inglese
Paese USA
Anno 1994
Genere drammatico, guerra
Regia Robert Zemeckis
Soggetto Winston Groom (romanzo)
Sceneggiatura Eric Roth
Produttore Wendy Finerman, Charles Newirth, Steve Tisch, Steve Starkey
Interpreti e personaggi
Doppiatori originali
Doppiatori italiani
Note
  • Vincitore di 6 premi Oscar 1995:
    • Miglior film
    • Miglior regia
    • Miglior attore protagonista
    • Miglior sceneggiatura non originale
    • Miglior montaggio
    • Migliori effetti speciali

Forrest Gump, film statunitense del 1994 con Tom Hanks, regia di Robert Zemeckis.

TaglineIl mondo non ti sembrerà più lo stesso dopo averlo visto con gli occhi di Forrest Gump.

Incipit[modifica]

[Una piuma trasportata dal vento atterra ai piedi di Forrest che la raccoglie e la mette tra le pagine del libro Curious George. Una donna scende dall'autobus e si siede accanto a lui sulla panchina per leggere una rivista]
Forrest: 'giorno. Mi chiamo Forrest, Forrest Gump.[1] [la donna annuisce] Vuole un cioccolatino? [la donna scuote la testa per rifiutare] Potrei mangiarne una tonnellata di questi qui. Mamma diceva sempre: la vita è uguale a una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita![2] Quelle scarpe devono essere comode. Scommetto che con quelle ci cammina tutto il giorno e non sente niente. Magari ce le avessi così anch'io.
Donna: Mi fanno male i piedi.
Forrest: Mamma diceva sempre che dalle scarpe di una persona si capiscono tante cose. Dove va. Dov'è stata. Quante scarpe che ho messo io. Scommetto che se mi sforzo tanto riesco poi a ricordare il primo paio. Mamma disse che quelle mi portavano dovunque, disse che erano le mie scarpe magiche.

Frasi[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Ha gambe robuste il mio ragazzo, robuste come quelle dei bambini forti, ma la sua schiena è più contorta di un politico. (Medico) [negli anni '50, parlando di Forrest a sua madre]
  • Quando ero piccolino, mamma mi mise il nome di un eroe della guerra di secessione, il generale Nathan Bedford Forrest. Diceva che in qualche modo eravamo parenti. Lui aveva fatto una cosa: aveva messo su un circolo chiamato Ku Klux Klan. Si mettevano addosso mantelli, e lenzuola, e andavano in giro come tanti fantasmi o spiriti o cose così. Mettevano le lenzuola anche sui cavalli, per andare in giro. Comunque, è così che ho avuto il mio nome, Forrest Gump. Mamma diceva che quel Forrest era per ricordarmi che tutti facciamo cose che, be', che non hanno molto senso. (Forrest) [voce narrante]
  • Non permettere mai a nessuno di dirti che è migliore di te, Forrest. Se Dio avesse deciso che fossimo tutti uguali, avrebbe dato a tutti un apparecchio alle gambe. (Signora Gump) [negli anni '50, a Forrest]
  • Qualche anno più tardi, quel bel giovanotto che chiamavano il Re, be' doveva aver cantato troppe canzoni, e gli venne un infarto o cose così. Deve essere difficile fare il Re. (Forrest) [voce narrante, parlando di Elvis Presley cui aveva ispirato il famoso movimento pelvico]
  • Mamma diceva sempre che i miracoli accadono tutti i giorni. (Forrest) [voce narrante]
«Corri Forrest, corri!» (frase ricorrente)
  • Corri Forrest, corri![1] (Jenny)
  • Lo so che non mi crede se glielo dico, ma io corro come il vento che soffia! E da quel giorno, se andavo da qualche parte, io ci andavo correndo! (Forrest) [voce narrante]
  • Signore, fammi diventare un uccello così posso volare lontano lontano da qui. Signore, fammi diventare un uccello così posso volare lontano lontano da qui... (Jenny) [negli anni '50, pregando]
  • Corri, stupido figlio di puttana, corri! [...] Quello sarà pure il più stupido figlio di puttana della terra, ma corre come una lepre! (Paul Bear Bryant) [negli anni '60, parlando di Forrest Gump]
  • Ora, non so perché, io nell'esercito ci stavo come un pesce dentro l'acqua. Non è così difficile. Devi solo rifare il letto lindo e pinto, e stare in piedi diritto, e a ogni domanda rispondere sempre: "Sì, sergente istruttore!". (Forrest) [voce narrante]
  • [...] il gambero è un frutto del mare, te lo puoi fare sia arrosto, bollito, grigliato, al forno, saltato, c'è lo spiedino di gamberi, gamberi con cipolle... [passa un po' di tempo] ...zuppa di gamberi, gamberi fritti in padella, con la pastella, a bagnomaria, gamberi con le patate, gamberi al limone, gamberi strapazzati, gamberi al pepe... [dopo un po'] ...minestra di gamberi, stufato di gamberi, gamberi all'insalata, gamberi e patatine, polpette di gamberi, tramezzini coi gamberi... e questo è tutto mi pare. (Bubba) [spiegando i mille usi del gambero]
  • Ora, ci avevano detto che il Vietnam era molto diverso dagli Stati Uniti d'America. Tranne che per i barattoli di birra e la grigliata, era vero. (Forrest) [voce narrante]
  • Mi capitò di vedere molta campagna. Facevamo delle lunghissime camminate. E stavamo sempre a cercare un tizio di nome Charlie.[3] (Forrest) [voce narrante, riferendosi alla guerra del Vietnam]
  • La cosa bella del Vietnam era che c'era sempre un posto dove andare. [...] E c'era sempre una cosa da fare. (Forrest) [voce narrante, riferendosi alla guerra del Vietnam]
  • Un giorno cominciò a piovere e non la smise più per quattro mesi. Siamo stati sotto le piogge di tutti i tipi: da quella fina fina che ti punge, a quella grossa grossa che ti ammacca; la pioggia che scorreva giù di lato e a volte la pioggia che veniva anche dritta dritta da sotto! Accidenti, pioveva anche di notte! (Forrest) [voce narrante, riferendosi alla guerra del Vietnam]
  • Dissero che era una ferita da un milione di dollari, ma quei soldi deve averceli l'esercito perché io non ho mai visto un centesimo di quei dollari. (Forrest) [parlando della sua ferita ai glutei riportata durante la guerra del Vietnam]
  • C'era un uomo che faceva una chiacchieratina. E non so perché per camicia aveva una bandiera americana. E gli piaceva tanto usare quella parolaccia che comincia per "F". "F" questo, "F" quello... E quando usava quella parolaccia che comincia per "F", la gente, non so perché, be', applaudiva sempre. (Forrest) [voce narrante, parlando di una manifestazione pacifista di Abbie Hoffman al Lincoln Memorial Reflecting Pool negli anni '60]
  • [A una manifestazione pacifista al Lincoln Memorial Reflecting Pool negli anni '60]
    Abbie Hoffman: Parlaci un po' della guerra, amico.
    Forrest: La guerra nel Vietnam?
    Hoffman: La guerra nel Viet-fottuto-nam!
  • C'è solo una cosa che posso dire sulla guerra del Vietnam. Nel Vietnam il tuo... [un militare stacca i fili dell'impianto di amplificazione] ...E non ho altro da dire su questa faccenda.[1][4] (Forrest)
  • Il nostro scopo è di proteggere i nostri leader di colore dall'attacco razzista di quei maiali che vogliono brutalizzare i nostri leader neri, violentare le nostre donne, e distruggere le nostre comunità nere. [...] E ti voglio dire un'altra cosa. Noi siamo qui per offrire protezione e aiuto a quelli che hanno bisogno del nostro aiuto, perché noi, le Pantere Nere, siamo contro la guerra nel Vietnam. Sì, siamo contro ogni guerra in cui i soldati neri vengono mandati al fronte a crepare per un paese che li odia. Sì, siamo contro ogni guerra in cui i soldati neri vanno a combattere e vengono brutalizzati e uccisi nelle loro comunità mentre di notte dormono nei loro letti. Sì, siamo contro tutte queste azioni razziste e imperialiste dei bianchi! (Masai) [negli anni '60]
  • Scusate se ho rovinato la vostra festa della Pantera Nera. (Forrest) [negli anni '60, rivolto alle Pantere Nere]
  • Dovrò tornare in Vietnam, pensavo. Ma invece decisero che io potevo combattere meglio i comunisti giocando a ping-pong. Così mi ritrovai nelle Forze Speciali, girando tutto il Paese, per far vedere ai veterani feriti come si gioca a ping-pong. Ero così bravo, che qualche anno dopo l'esercito mi mise nella squadra della nazionale di ping-pong. Eravamo i primi americani che visitavano il paese della Cina in un milione di anni o cose così. E qualcuno disse che la pace nel mondo era nelle nostre mani, ma io giocavo solo a ping-pong.[5] Quando tornai a casa, ero diventato una celebrità, più famosissimo anche di Pinocchio. (Forrest) [voce narrante]
  • Hanno conferito a te, un imbecille, un broccolo che va in televisione a fare la figura del deficiente davanti all'intero dannatissimo Paese, la Medaglia d'Onore del Congresso? (Tenente Dan)
  • Il tenente Dan mi disse che stava in un albergo. E siccome non aveva le gambe, passava quasi tutto il tempo a esercitare le braccia. (Forrest) [voce narrante, parlando del tenente Dan che alza sempre il gomito per bere alcol]
  • Tutti quegli storpi dell'Associazione Veterani... Non fanno altro che parlare di questo. Gesù qui, e Gesù là. Allora? L'ho trovato Gesù? Hanno perfino mandato un prete a parlare con me. Ha detto che Dio ci ascolta, ma che io devo aiutarmi da solo. E che se faccio entrare Gesù nel mio cuore, un giorno camminerò a fianco a lui nel Regno Beato dei Cieli. Hai sentito quello che ho detto? "Camminare a fianco a lui nel Regno Beato dei Cieli." Be', accidenti al mio culo sciancato! "Dio ci ascolta." Sono tutte stronzate! (Tenente Dan) [negli anni '70]
  • Il tenente Dan aveva capito che ci sono cose che non si possono cambiare. Lui non voleva essere chiamato storpio, così come io non volevo essere chiamato stupido. (Forrest) [voce narrante]
  • Mi dispiace aver rovinato la sua festa, ma quella donna sapeva di sigaretta. (Forrest) [Al tenete Dan]
  • E chi se l'aspettava? Qualche mese dopo, invitarono me con la mia squadra a visitare la Casa Bianca. E così ci andai, di nuovo... E incontrai il presidente degli Stati Uniti, di nuovo... (Forrest) [parlando di quando ha incontrato Richard Nixon]
  • Benjamin Buford Blue. Soldato semplice di prima classe dell'esercito degli Stati Uniti d'America. Vietnam. 2 marzo 1943. 7 giugno 1967. PH. Il nostro Bubba. (Epitaffio di Bubba)
Benjamin Buford Blue. PFC US Army Vietnam. Mar 2 1943. Jun 7 1967. PH. Our Bubba.
«Quando ero in Cina nella squadra nazionale ping-pong, mi piaceva giocare a ping-pong con la mia racchetta da ping-pong Flex-o-lite!» (pubblicità della fittizia edizione speciale di racchette da ping-pong Gump-Mao)
  • È tutto quello che è rimasto dopo che ho detto: "Quando ero in Cina nella squadra nazionale ping-pong, mi piaceva giocare a ping-pong con la mia racchetta da ping-pong Flex-o-lite!" (Forrest) [voce narrante, ripetendo lo slogan della pubblicità in cui è stato testimonial]
  • Non tornai più a lavorare con il tenente Dan. Però lui curava i miei soldi della Buba Gump; e me li fece investire in una specie di società di frutta.[6] (Forrest) [voce narrante]
  • Mamma diceva che un uomo ha bisogno di un tanto di soldi e non di più, e il resto serve solo a fare il pavone. (Forrest) [voce narrante]
  • Penso che a volte non ci sono abbastanza sassi. (Forrest) [voce narrante, riferendosi al fatto che Jenny lancia sassi contro la casa di suo padre che l'ha violentata]
  • Quel giorno, non so proprio perché, decisi di andare a correre un po', perciò corsi fino alla fine della strada, e una volta lì pensai di correre fino alla fine della città, e una volta lì pensai di correre attraverso la contea di Greenbow. Poi mi dissi: visto che sono arrivato fino a qui tanto vale correre attraverso il bellissimo stato dell'Alabama. E cosi feci. Corsi attraverso tutta l'Alabama, e non so perché continuai ad andare. Corsi fino all'oceano e, una volta lì mi dissi: visto che sono arrivato fino a qui tanto vale girarmi e continuare a correre. Quando arrivai a un altro oceano, mi dissi: visto che sono arrivato fino a qui, tanto vale girarmi di nuovo e continuare a correre. Quando ero stanco dormivo, quando avevo fame mangiavo, quando dovevo fare... insomma, la facevo! (Forrest) [voce narrante]
  • Mamma diceva sempre "Devi gettare il passato dietro di te, prima di andare avanti". (Forrest)
«Forrest Gump Ended His Cross Country Run At This Spot 1980» Insegna che indica il punto dove Forrest Gump si è fermato dopo 3 anni, 2 mesi, 14 giorni e 16 ore di corsa
  • Sono un po' stanchino. Credo che tornerò a casa ora. (Forrest) [negli anni '70, dopo aver corso per 3 anni, 2 mesi, 14 giorni e 16 ore]
  • Sei morta un sabato mattina. E ti ho fatto mettere qui, sotto il nostro albero. E ho preso la casa di tuo padre e l'ho fatta abbattere. Mamma diceva sempre che morire fa parte della vita. Magari non fosse così. Il piccolo Forrest se la cava benissimo, sì. Presto ricomincerà la scuola. Gli preparo colazione, pranzo e cena, ogni giorno. Sto molto attento: lui si pettina i capelli e si lava i denti ogni giorno. Gli insegno a giocare a ping-pong. Okay, ora... Forrest, tocca a te. È molto bravo. Peschiamo tanto. Ogni sera leggiamo un libro. [piangendo] Com'è intelligente, Jenny! Saresti fiera di lui. Io lo sono. Sai, ti... ti ha scritto una lettera. Dice che non posso leggerla. Non devo farlo, perciò la... la lascio qui per te. Jenny... Non lo so se mamma aveva ragione, o se se ce l'ha il tenente Dan. Non lo so, se abbiamo ognuno il suo destino o se siamo tutti trasportati in giro per caso come da una brezza. Ma io... io credo... può darsi le due cose. Forse le due cose càpitano nello stesso momento. Mi manchi tanto, Jenny! Se hai bisogno di qualcosa non sarò molto lontano. (Forrest) [riflettendo sulla tomba di Jenny]
  • Jenny Gump. 16 luglio 1945. 22 marzo 1982. Madre, moglie e amica amata. (Epitaffio di Jenny)
Jenny Gump. July 16, 1945. March 22, 1982. Beloved mother, wife and friend.

Dialoghi[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Forrest: Mamma, "vacanza" che vuol dire?
    Signora Gump: "Vacanza"?
    Forrest: Dov'è andato papà.
    Signora Gump: "Vacanza" è quando vai da qualche parte... e non ti fai più rivedere.
  • Forrest [voce narrante]: Mi ricordo il viaggio sull'autobus il primo giorno di scuola. Me lo ricordo bene.
    Dorothy Harris: Che fai, non sali?
    Forrest: Mamma mi ha detto di non andare in macchina con gli sconosciuti.
    Dorothy Harris: Questo è l'autobus della scuola.
    Forrest: Io sono Forrest, Forrest Gump.[1]
    Dorothy Harris: E io Dorothy Harris.
    Forrest: Be', adesso ci conosciamo, ormai. [sale sull'autobus]
  • [Negli anni '50, primo giorno di scuola]
    Jenny: Sei stupido o che? Dimmi.
    Forrest: Mamma dice che stupido è chi lo stupido fa, eh.[1]
    Jenny: Sono Jenny.
    Forrest: Io sono Forrest, Forrest Gump.[1]
    Forrest [voce narrante]: Da quel giorno, siamo sempre insieme, Jenny e io, come il pane e il burro.
  • [Negli anni '60]
    Jenny: Sei mai stato con una ragazza, Forrest?
    Forrest: Siedo sempre vicino a loro quando vado a economia domestica.
Bottiglia di Dr Pepper, la bibita che Forrest beve prima di incontrare il presidente John Fitzgerald Kennedy
  • [Negli anni '60]
    Forrest [voce narrante]: Ora, la cosa veramente buona quando incontri il Presidente degli Stati Uniti è il mangiare. Ti mettono in una piccola stanza dove... dove c'è praticamente ogni ben di Dio. E siccome per prima cosa non avevo fame, ma sete, e seconda cosa, era gratis, avrò bevuto quasi quindici Dr Peppers.
    Kennedy: Congratulazioni, come si sente a far parte della Selezione Americana?
    Giocatore #1: È un onore, signore.
    Kennedy: Congratulazioni, come si sente a far parte della Selezione Americana?
    Giocatore #2: È bellissimo, signore.
    Kennedy: Congratulazioni, come si sente a far parte della Selezione Americana?
    Giocatore #3: Fantastico, signore.
    Kennedy: Congratulazioni, come si sente?
    Forrest: Devo fare pipì.
    Kennedy: Eh... Credo che abbia detto che deve fare pipì.
    Forrest [voce narrante]: Tempo dopo, non so perché, qualcuno sparò a quel simpatico giovane Presidente mentre stava nella sua macchina. E pochi anni dopo il fatto, qualcuno sparò anche al suo fratellino, solo che questo stava nella cucina di un albergo.
Tom Hanks nel corso delle riprese ambientate durante la guerra del Vietnam
  • [Negli anni '60]
    Forrest: Salve, sono Forrest Gump.
    Autista bus esercito: Non gliene frega uno stracazzo a nessuno chi sei, pezzo di merda! Sei meno di un verme schifoso che striscia nella spazzatura, metti quel culo da checca sull'autobus, sei nell'esercito ora!
  • [Negli anni '60]
    Bubba: Sei stato su una vera barca per gamberi?
    Forrest: No. Ma sono stato su una per uomini.
  • [Negli anni '60]
    Bubba: Il mio vero nome è Benjamin Buford Blue. Ma tutti quanti mi chiamano Bubba. Così si chiamavano quei vecchi bifolchi razzisti. Di', non è incredibile?
    Forrest: Io mi chiamo Forrest Gump. Tutti quanti mi chiamano Forrest Gump.
  • Sergente Istruttore: Gump! Qual è il tuo solo scopo in questo esercito? L'hai imparato?
    Forrest Gump: Fare tutto quello che mi dice, sergente istruttore!
    Sergente Istruttore: Maledizione, Gump! Sei un maledetto genio. È la risposta più azzeccata che abbia sentito. Devi avere un maledetto quoziente intellettivo di 160. Sei maledettamente dotato, militare Gump!
Gary Sinise nel corso delle riprese ambientate durante la guerra del Vietnam
  • [Negli anni '60, durante la guerra del Vietnam]
    Tenente Dan: Da che parte del mondo venite?
    Forrest e Bubba [rispondendo contemporaneamente]: Dall'Alabama, signore!
    Tenente Dan [scherzoso]: Siete gemelli?
    Forrest [serio]: No. Non siamo parenti, signore.
  • [Negli anni '60, durante la guerra del Vietnam]
    Tenente Dan: Ci sono due ordini precisi in questo plotone. Uno: state attenti ai vostri piedi. Due: cercate di non fare niente di stupido, tipo farvi ammazzare!
    Forrest: Spero proprio di non deluderlo.
  • [Negli anni '60, durante la guerra del Vietnam]
    Forrest [voce narrante]: Non sapevo che era l'ultima volta che io e Bubba ci parlavamo, se no trovavo qualcosa di meglio da dire.
    Forrest: Ehi, Bubba.
    Bubba: Ehi, Forrest. Forrest, perché è successo?
    Forrest: Ti hanno sparato.
    Forrest [voce narrante]: Poi Bubba disse una cosa che non dimenticherò mai.
    Bubba [ultime parole prima di morire per le ferite riportate dopo l'attacco dei Vietcong]: Voglio tornare a casa.
  • [Negli anni '60, durante la guerra del Vietnam]
    Soldato: Il segreto del gioco è che qualunque cosa succede, non devi mai, mai perdere d'occhio la pallina. Dai.
    Forrest [voce narrante]: Non so perché, ma il ping-pong mi veniva naturale.
    Soldato: Vedi? Qualunque idiota ci riesce.
    Forrest [voce narrante]: Così cominciai a giocarci sempre. Giocavo a ping-pong anche quando non avevo nessuno con cui giocare a ping-pong. Quelli dell'ospedale dicevano che mi calzava come un guanto, chissà che volevano dire. Anche il tenente Dan veniva a vedermi giocare. Giocavo a ping-pong talmente tanto che ci giocavo anche nel sonno.
  • [Negli anni '60, durante la guerra del Vietnam]
    Tenente Dan: Tutti noi abbiamo un destino. Niente succede per caso. Fa tutto parte di un piano! Io dovevo crepare là fuori con i miei uomini, ma adesso non sono altro che uno stramaledettissimo storpio! Un mostro senza gambe! Guarda. Guarda. Guardami! Hai visto? Tu lo sai cosa si prova a non poter avere l'uso delle gambe?
    Forrest: Be'... Sì, signore, lo so.
    Tenente Dan: Ma hai sentito quello che ho detto? Mi hai imbrogliato! Io avevo un destino. Era previsto che morissi sul campo, con onore! Era quello il mio destino, e tu me l'hai fregato da sotto il naso! Capisci... capisci quello che sto dicendo, Gump? Questo non sarebbe dovuto succedere. Non a me. Avevo un destino. Io ero il tenente Dan Taylor.
    Forrest: Lei è ancora il tenente Dan.
    Tenente Dan: Guardami. Che cosa farò adesso? Che cosa farò adesso?
  • [Negli anni '60 ricevendo la Medaglia d'Onore del Congresso per aver combattuto durante la guerra del Vietnam]
    Lyndon B. Johnson: L'America ha un debito di gratitudine con te, figliolo. Mi hanno detto che sei stato ferito. Dove ti hanno colpito?
    Forrest: Nel posteriore, signore.
    Lyndon B. Johnson: Dev'essere uno spettacolo. Sarei curioso di vederlo. [Forrest si cala i pantaloni e mostra la ferita di guerra] Perbacco, figliuolo!
  • [Al programma televisivo The Dick Cavett Show[7]]
    John Lennon: Bentornato a casa.
    Dick Cavett: Ha fatto un grosso viaggio. Può dirci... com'è questa Cina?
    Forrest: Be'... Nel paese della Cina, la gente a stento ci ha niente di niente.
    Dick Cavett: Nessuna proprietà?
    Forrest: E in Cina, loro non vanno mai in chiesa.
    John Lennon: Nemmeno religioni?
    Dick Cavett: Ah... Difficile da immaginare.
    John Lennon: È facile se ci provi, Dick.[8]
    Forrest [voce narrante]: Qualche anno dopo, quel simpatico giovanotto inglese tornava a casa per vedere il suo figlioletto, e mentre firmava degli autografi, non so proprio perché, qualcuno gli sparò.
  • Tenente Dan: Tu l'hai già trovato Gesù, Gump?
    Forrest: Dovevo cercarlo? Non lo sapevo, signore.
  • [Alloggiando al Watergate Hotel]
    Frank Willis [al telefono]: Sorveglianza, Frank Wills.
    Forrest: Sì. Signore... Forse è meglio che manda qualcuno a vedere nell'ufficio di fronte. Non c'è luce, staranno cercando la scatola delle valvole, perché quelle torce mi tengono sveglio.[9]
  • [Nel 1974]
    Signora Blue: Ma lei è pazzo o semplicemente stupido?
    Forrest: Stupido è chi lo stupido fa,[1] signora Blue.
    Signora Blue: Vangelo.
Jenny, la barca per gamberi di Forrest Gump
  • [Negli anni '70]
    Tenente Dan: Volevo vedere se mi reggo in piedi su una barca.
    Forrest: Ma lei non li ha i piedi, tenente Dan!
    Tenente Dan: Sì, questo lo so già.
  • Forrest [voce narrante]: E siccome la gente chiedeva ancora i gamberi per i cocktail di gamberi e la grigliata e il resto, e noi eravamo la sola barca rimasta, Bubba-Gump gamberi venivano comprati. Abbiamo un bel mucchio di barche. Dodici Jenny, un grosso magazzino. Abbiamo anche i cappelli, con "Bubba-Gump" sopra. Bubba-Gump Gamberi. È una marca conosciuta.
    Uomo: Aspetti un momento, ragazzo. Lei vuole dirmi che è il proprietario della Bubba-Gump Gamberi Corporation?
    Forrest: Sì, signore. Abbiamo più soldi di Davy Crockett.
  • [Nel 1975]
    Forrest: Cosa c'è, mamma?
    Signora Gump: Sto morendo, Forrest. Avvicinati. Vieni a sederti qui.
    Forrest: Perché muori, mamma?
    Signora Gump: È la mia ora. La mia ora è arrivata. Oh, avanti... non devi avere paura, tesoro. La morte fa solo parte della vita. È una cosa a cui siamo destinati tutti. Io non lo sapevo, ma ero destinata a diventare la tua mamma. Ho fatto il meglio che ho potuto.
    Forrest: Hai fatto molto, mamma.
    Signora Gump: Bene, ma sono del parere che ognuno si fa il suo destino. Tu devi fare del tuo meglio con quello che Dio ti ha concesso.
    Forrest: Qual è il mio destino, mamma?
    Signora Gump: Dovrai arrivare a scoprirlo con le tue sole forze. La vita è una scatola di cioccolatini, Forrest. Non sai mai quello che ti capita.
    Forrest: Quando mamma mi spiegava le cose io le capivo sempre.
    Signora Gump: Mi mancherai molto, Forrest.
    Forrest [voce narrante]: Aveva preso il cancro e morì di martedì. Le comprai un cappello nuovo, con sopra dei fiorellini. E non ho altro da dire su questa faccenda.[1]
  • Forrest: Vuoi sposarmi? Sarei un buon marito, Jenny.
    Jenny: Ne sono sicura, Forrest.
    Forrest: Non mi sposerai, però...
    Jenny: È meglio che tu non mi sposi.
    Forrest: Perché non mi ami, Jenny? Non sono un uomo intelligente, ma so l'amore che significa. [proposta di matrimonio]
  • [Negli anni '70 mentre Forrest corre]
    Cooper: Signore, perché corre?
    Reporter #1: Perché corre?
    Reporter #2: Lo fa per la pace nel mondo?
    Reporter #3: Lo fa per i senzatetto?
    Reporter #2: Corre per i diritti delle donne?
    Cooper: Oppure per l'ambiente?
    Reporter #1: O per gli animali?
    Reporter #3: Contro le armi nucleari?
    Forrest [voce narrante]: Non riuscivano a credere che uno poteva correre tanto senza una ragione particolare.
    Reporter #2: Ma perché fa questo?
    Forrest: Avevo voglia di correre.
  • [Negli anni '70 mentre Forrest corre]
    Ragazzo: Ehi amico! Ehi, senti, chissà se puoi aiutarmi, eh? Senti, mi occupo di adesivi per automobili, e sto cercando di trovare un bello slogan, e visto che sei stato di così grande ispirazione per la gente di qui, pensavo che magari potevi aiutarmi a farmi venire... Wow! Amico, hai visto? Hai appena pestato una grossa merda di cane!
    Forrest: Capita.
    Ragazzo: Cosa, la merda?
    Forrest: Qualche volta.
    Forrest [voce narrante]: Qualche anno dopo sentii che quel tizio riuscì a trovare uno slogan per un adesivo per automobili e ci fece un sacco di soldi.[10] Un'altra volta, stavo correndo, e uno che aveva perso tutti i suoi soldi nel commercio delle magliette voleva mettere la mia faccia su una maglietta, ma non sapeva disegnare bene, e non aveva una macchina fotografica.
    Uomo: Tenga, usi questa. Tanto quel colore non piace a nessuno. [gli porge una T-shirt gialla per pulirsi dal fango]
    Forrest: Sorridi alla vita![11]
    [Quando l'uomo si riprende la T-shirt vede che le macchie di fango hanno formato uno smiley]
    Forrest [voce narrante]: Qualche anno dopo, scoprii che quel tale riuscì a trovare un'idea per una maglietta. E ci fece un sacco di soldi.
  • Forrest: Sei una mamma, Jenny!
    Jenny: Sono una mamma. Si chiama Forrest.
    Forrest: Come me!
    Jenny: Gli ho dato il nome di suo padre.
    Forrest: Anche suo padre si chiama Forrest?
  • Jenny: Avrei voluto essere lì con te...
    Forrest: Tu c'eri...

Citazioni su Forrest Gump[modifica]

  • Quando bevo sembro Forrest Gump (yah) | mi risveglio nel tenente Dan (yah) (Salmo)

Frasi promozionali[modifica]

  • Il mondo non ti sembrerà più lo stesso dopo averlo visto con gli occhi di Forrest Gump.[12]

Note[modifica]

  1. a b c d e f g h Frase ricorrente.
  2. «Mama always said life was like a box of chocolates. You never know what you're gonna get.» Dopo un sondaggio tenuto negli USA nel 2005 dall'American Film Institute, che è andato a comporre l'AFI's 100 Years... 100 Movie Quotes, questa citazione è stata inserita al 40° posto nella classifica AFI delle cento battute più celebri della storia del cinema.
  3. I soldati statunitensi si riferivano ai nemici Vietcong utilizzando la parola Victor Charlie o V-C.
  4. L'intervento di Forrest alla manifestazione pacifista non viene udito da nessuno tranne che dalle persone sul palco, a causa di un sabotaggio al microfono. L'unica frase che viene trasmessa dai microfoni ripristinati è quella conclusiva. Abbie Hoffman, commosso e scosso dalle parole che non sono state trasmesse, lo ringrazia e lo abbraccia mentre scende dal palco
  5. Cfr. Diplomazia del ping pong.
  6. Viene inquadrata una busta con il logo della Apple Computer inc.
  7. Si tratta della puntata dell'11 settembre 1971 durante la quale Lennon ha presentato il video di Imagine. Cfr. John Lennon on Dick Cavett (entire show) September 11, 1971 (HD), YouTube.com, 26 marzo 2011.
  8. Viene implicitamente suggerito, in particolare nella versione originale del dialogo, che Forrest Gump abbia ispirato i versi della celebre canzone Imagine.
  9. Viene implicitamente suggerito che è stato Forrest Gump ad aver dato il via alle vicende legate allo scandalo Watergate. Frank Willis infatti è la guardia di sicurezza che il 17 giugno 1972, insospettito dallo scotch lasciato sulla serratura di una porta per mantenerla socchiusa, ha chiamato la polizia che ha arrestato Bernard Barker, Virgilio González, Eugenio Martínez, James W. McCord Jr. e Frank Sturgis.
  10. Riferimento alla frase «Shit happens».
  11. Riferimento alla frase «Smile, have a nice day».
  12. Dalla locandina in italiano. Cfr. Foto Locandina da Forrest Gump, filmTV.it

Altri progetti[modifica]