Johann Gottfried Herder

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Johann Gottfried Herder

Johann Gottfried von Herder (1744 – 1803), letterato, filosofo e filologo tedesco.

Citazioni di Johann Gottfried Herder[modifica]

  • Che cosa è rappresentabile attraverso l'uomo? Tutto. La natura, la società umana, l'umanità.[1]
  • Da un po' d'aria mossa dipende tutto quello che mai gli uomini hanno pensato, voluto, fatto e quanto faranno di umano sulla terra.[2]
  • È la natura che educa le persone, pertanto lo stato più naturale è la nazione, una famiglia estesa con caratte nazionale.[3]
  • I due più grandi tiranni della terra: il caso e il tempo.[1]
  • Il bene non si apprezza prima di averlo perduto.[4][5]
  • Il mio cammino è il percorso dell'universo: per questo per me brilla ogni stella, per questo risuona per me, nei concetti spirituali e nelle relazioni, l'armonia degli astri.[6][1]
  • Il sentimento è la misura della nostra sensibilità; la vera origine del vero, del buono, del bello![7]
  • Io ho avuto la felicità di conoscere un filosofo, che fu mio maestro. Nei suoi anni giovanili, egli aveva la gaia vivacità di un giovane, e questa, io credo, non lo abbandonò neppure nella tarda vecchiaia. La sua fronte aperta, costruita per il pensiero, era la sede di una imperturbabile serenità e gioia; il discorso più ricco di pensiero fluiva dalle sue labbra; aveva sempre pronto lo scherzo, l'arguzia e l'umorismo, e la sua lezione erudita aveva l'andamento più divertente. Con lo stesso spirito col quale esminava Leibniz, Wolff, Baumgarten, Crusius, Hume, e seguiva le leggi naturali scoperte da Newton, da Kepler e dai fisici, accoglieva anche gli scritti allora apparsi di Rousseau, il suo Emilio e la sua Eloisa, come ogni altra scoperta naturale che venisse a conoscere: valorizzava tutto e tutto riconduceva ad una spregiudicata conoscenza della natura e al valore morale degli uomini. La storia degli uomini, dei popoli e della natura, la dottrina della natura, la matematica e l'esperienza, erano le sorgenti che avvivavano la sua lezione e la sua conversazione. Nulla che fosse degno di esser conosciuto gli era indifferente; nessuna cabala, nessuna sètta, nessun pregiudizio, nessun nome superbo, aveva per lui il minimo pregio di fronte all'incremento e al chiarimento della verità. Egli incoraggiava e costringeva dolcemente a pensare da sé; il dispotismo era estraneo al suo spirito. Quest'uomo, che io nomino con la massima gratitudine e venerazione, è Emanuele Kant: la sua immagine mi sta sempre dinanzi.[8]
  • L'uomo non è mai, per così dire, intero, ma è sempre in sviluppo, in divenire, in via di perfezionamento.[9]
  • La superstizione trasforma la divinità in idolo, e l'idolatra è molto più pericoloso perché è un fanatico.[10][1]
  • Le parole d'onore costano poco.[11][1]
  • [...] quando la druda di Hamilton – si chiama Madame Harte – faceva le sue mille posizioni e figure in vestito greco, io la stuzzicava, ed essa, di ripicco, volgeva sempre a me nella società i suoi atteggiamenti di baccante. Del resto, essa è à fond una persona molto volgare d'animo, senza delicato sentire, come credo, per cosa alcuna, che sia grande, sublime, eternamente bella: una scimmia però, di cui non c'è la maggiore.
    A spettacolo finito, io restai veramente irritato contro di lei per avermi bruscamente svegliato dai miei sogni e aver distrutto una gran parte delle mie idee, in verità un po' esagerate, sugli atteggiamenti artistici. Io veggo cioè che qualsiasi abilità non basta pel vero sentimento dell'arte, e dal paese dell'arte io torno nemico d'ogni arte scimmiesca.[12]
  • Se la filosofia deve servire agli uomini, deve fare dell'uomo il suo fulcro.[1]
  • Si può accettare come un principio della storia che nessun popolo è oppresso se non vuole essere oppresso.[13][5]
  • Sulla filosofia dell'umanità, sull'economia dei popoli noi abbiamo avuto opere eccellenti da quel paese, giacché la libertà del pensiero illumina e predilige il golfo di Napoli più che ogni altra parte d'Italia.[14]
  • Un soffio della nostra bocca diventa il quadro del mondo, l'impressione dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti nell'anima degli altri. Dal moto di un soffio dipende tutto ciò che sulla terra gli uomini hanno pensato, voluto e fatto, e ciò che faranno di umano; tutti noi ci aggireremmo ancora nelle foreste se questo soffio divino non ci avesse avvolti nel suo calore, e non pendesse dalle nostre labbra come un suono magico.[15][16]

Citazioni su Johann Gottfried Herder[modifica]

  • Herder ebbe la sfortuna che i suoi scritti fossero sempre o nuovi o invecchiati; per le menti più sottili e robuste (come per Lichtenberg), persino l'opera principale di Herder, le sue Idee per la storia dell'umanità, furono per esempio qualcosa di vecchio già al loro apparire. (Friedrich Nietzsche)
  • Herder non è nulla di quello che egli fece credere di sé (e che egli stesso desiderava credere): non un grande pensatore e inventore, non un fecondo terreno nuovo e germogliante, con la forza fresca e intatta della foresta primordiale. Ma possedeva in grandissima misura il senso del fiuto, vedeva e coglieva le primizie di stagione prima di ogni altro, che poi poteva credere che le avesse fatte crescere lui: il suo spirito stava tra la luce e l'oscurità, tra il vecchio e il nuovo e, come un cacciatore in agguato, ovunque vi fossero passaggi, abbassamenti, sconvolgimenti, segni di un intimo sgorgare e divenire: lo spingeva l'irriquietezza della primavera, ma egli era la primavera! (Friedrich Nietzsche)
  • La scienza si può felicemente introdurre anche nella storia, tirando una larga induzione dallo studio e dal paragone de' fatti umani nelle storie consegnali. Abbiamo Herder che nelle sue Idee per servire alla storia dell'umanità cerca di fondare una filosofìa storica ; ma egli la sbagliò nel modo. Volle ricavare la storia umana unicamente dalla storia fisica del globo; credendo di trovarvi l'unità cosmica. Per lui la storia dell'umanità è l'istoria naturale di un sistema di forze e di tendenze in relazione alle leggi matematiche del tempo e del luogo. (Candido Mamini)
  • Quantunque Herder non abbia fornita la nomologia storica, ciò non ostante ègli ha diritto ad essere salutato padre della scienza preparata da Vico, perciocché fu il primo ad aprire la via maestra che deve condurre alla meta, muovendo dal concetto integrale dell'umanità e facendo della legge di questa una funzione della legge superiore moderatrice della vita del cosmo. (Francesco Bertinaria)

Note[modifica]

  1. a b c d e f Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  2. Da Idee per la filosofia della storia dell'umanità.
  3. Citato in AA.VV., Il libro della politica, traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 143. ISBN 9788858019429
  4. Da Cid.
  5. a b Citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894
  6. Da Sulla metempsicosi.
  7. Da Studi e progetti.
  8. Da Briefe zur Beförderung der Humanität, 49; citato in Nicola Abbagnano, Storia della filosofia, vol. II, UTET, Torino, 2003, p. 503
  9. Da Saggio sull'origine del linguaggio; citato in Che cos'è l'illuminismo? I testi e la genealogia del concetto, a cura di Andrea Tagliapietra, Bruno Mondadori, Milano, 1997, p. 95.
  10. Da Foglie di palma, 4, 1.
  11. Da Il Cid, 4, 53.
  12. Da una lettera alla moglie del 21 febbraio 1789 da Roma, in (DE) Reise nach Italien, Briefwechsel mit seiner Gattin, Giessen, 1859, p. 259; citato in Benedetto Croce, Volfango Goethe a Napoli, Aneddoti e ritratti con cinque incisioni, Luigi Pierro Editore, Napoli, 1903, p. 39.
  13. Da Idee sulla filosofia della storia dell'umanità.
  14. Da Briefe zur Beförderung der Humanität (1793–1797), lettera 59. Citato in Volfango Goethe a Napoli, p. 29, nota 2.
  15. (DE) WW., Suphan, XIII, p. 140 s. Il riferimento bibliografico è riportato da Heidegger fra parentesi tonde seguite da punto fermo al termine della citazione. Cfr. Sentieri interrotti, p. 294.
  16. Citato in Martin Heidegger, Sentieri interrotti, presentazione e traduzione di Pietro Chiodi, La Nuova Italia, Firenze, 19772 ristampa, p. 294.

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