Proverbi greci antichi

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Raccolta di proverbi greci antichi.

Α,α[modifica]

  • Ἀγαθὴ καὶ μᾶζα μετ'ἄρτον.
È buono anche il pane dopo il pane.
È buona anche una seconda porzione dopo la prima.[1]
  • Ἀγαθοὶ δ'ἀριδάκρυες ἄνδρες.
Dalle molte lacrime sono gli uomini valenti.[2]
  • Ἀγναμπτότατος βάτος αὖος.
Un rovo secco non si può piegare.
Non si può far cambiare idea a chi è duro e caparbio di carattere.[3]
  • Ἀγροίκου μὴ καταφρονεῖ ῥήτορος.
Non sottovalutare le parole di un contadino.[4]
  • Αἱ Χάριτες γυμναί.
Le Carite sono nude.
Usato per dire che bisogna essere munifici in abbondanza e franchezza e, al tempo stesso, che gli ingrati perdono il proprio decoro.[5]
  • Ἄκαιρος εὔνοι' οὐδὲν ἔχθρας διαφέρει.
Un amore inopportuno non è diverso dall'odio.[6]
  • Ἄκουε τοῦ τὰ τέσσαρα ὦτα ἔχοντος.
Ascolta chi ha quattro orecchie.
Ascolta chi ha visto e ascoltato molte cose.[7]
  • Ἅλας ἄγων καθεύδεις.
Porti sale, e dormi.
Fai il facilone in un grande pericolo.[8]
  • Ἀλλ' οὐδὲν δεῖ παρὰ τὸν βωμόν βαστάζειν τὰς ἐπινοίας.
Ma non bisogna che tu decida sull'altare.
Non bisogna che tu prenda decisioni quando gli eventi sono in corso.[9]
  • Ἀλλ' οὐκ αὖθις ἀλώπηξ [πάγαις ἁλώσεται].
Ma non una seconda volta la volpe [sarà presa al laccio].
Non si rifà due volte lo stesso errore.[10]
  • Ἄλλα μὲν Λεύκων λέγει, ἄλλα δὲ Λεύκωνος ὄνος φέρει.
Una cosa è quel che dice Leucone, un'altra quel che porta l'asino di Leucone.
Un conto sono le parole, un altro i fatti.[11]
  • Ἅμ' ἠλέηται, καὶ τέθνηκεν ἡ χάρις.
Favore ricevuto, gratitudine finita.[12]
  • Ἂν ἡ λεοντῆ μὴ ἐξίκηται, τὴν ἀλωπεκῆν πρόσαψον.
Se la pelle di leone non basta, mettiti quella di volpe.
Se non basta la forza, usa l'astuzia.[13]
  • Ἂν μὴ παρῇ κρέας, τάριχον στερκτέον.
Se non c'è carne, bisogna accontentarsi della sardina.
Se manca qualcosa, bisogna accontentarsi di un sostituto.[14]
  • Ἀνδρὶ Λυδῷ πράγματ' οὐκ ἦν, ἀλλ' αὐτὸς ἐξελθὼν ἐπρίατο.
Il Lido non aveva preoccupazioni, ma una volta allontanatosi se ne procurò da solo.
Non aveva preoccupazioni, ma se n'è procurate da solo.[15]
  • Ἀνδρὸς κακῶς πράσσοντος ἐκποδὼν φίλοι.
Da chi mal se la passa, gli amici alla larga.[16]

Β,β[modifica]

Γ,γ[modifica]

  • Γλῶσσα, ποὶ πορεύη; πόλιν ἀνορθώσονσα καὶ πόλιν καταστρέψουσα
Lingua, dove vai? A salvare e a distruggere la città?[17]

Δ,δ[modifica]

Ε,ε[modifica]

  • Εἰπὼν ἃ θέλεις, ἀντάκουε ἃ μὴ θέλεις
Se dici ciò che vuoi, devi ascoltare in risposta ciò che non vuoi.[18]
  • Ἐν Καρὶ τὴν πεῖραν οὐκ ἐν τῷ στρατηγῷ γίνεσθαι.
La prova deve farla il Cario e non il generale.
Deve combattere lo schiavo e non il generale.[19]

Ζ,ζ[modifica]

Η,η[modifica]

Θ,θϑ[modifica]

Ι,ι[modifica]

Κ,κ[modifica]

Λ,λ[modifica]

Μ,μ[modifica]

  • Mωρῶι καὶ βασιλεῖ νόμος ἄγραφος.[20]
Per il pazzo e per il re non esiste legge scritta.

Ν,ν[modifica]

  • Νοῦς ὁρῆι καὶ νοῦς ἀκούει· τἆλλα κωφὰ καὶ τυφλά.
È la mente che vede e che ode; ogni altra cosa è sorda e cieca.[21]

Ξ,ξ[modifica]

Ο,ο[modifica]

  • Ούτε γής ούτε ουρανού άπτεται.
Non riguarda né il cielo, né la terra.[22]
  • Οὐ χρὴ λέοντος σκύμνον ἑν πόλει τρέφειν.
Non bisogna allevare in città un cucciolo di leone.
Se si nutre un piccolo leone, poi, una volta cresciuto, imporrà i suoi (selvaggi) costumi.[23]

Π,π[modifica]

  • Πολλ' οἶδ' ἀλώπηξ, ἀλλ' ἐχῖνος ἕν μέγα.
Molte astuzie conosce la volpe, una sola, ma grande, il porcospino.[24]

Ρ,ρ[modifica]

Σ,σς[modifica]

Τ,τ[modifica]

Υ,υ[modifica]

Φ,φ[modifica]

Χ,χ[modifica]

  • Χαλεπά τα καλά
La bellezza è severa[25]

Ψ,ψ[modifica]

Ω,ω[modifica]

Con sola traduzione[modifica]

  • Un uomo giudizioso, se un mantello tien caldo, deve saperlo anche rappezzare.[26]

Note[modifica]

  1. Citato in Zenobio, I, 12.
  2. Citato in Zenobio, I, 14.
  3. Citato in Zenobio, I, 16.
  4. Citato in Zenobio, I, 15. "Contadino" sta per chi è di condizione umile in generale (p. 371).
  5. Citato in Zenobio, I, 36.
  6. Citato in Zenobio, I, 50. «Si dice che Ippolito rivolgesse queste parole a Fedra, che diceva di amarlo e di averlo teneramente caro oltre ogni altro uomo», scrive Zenobio. Fedra era moglie di Teseo e Ippolito era il suo figliastro: ne parlava Euripide nel suo primo dramma, Ippolito velato (p. 378).
  7. Citato in Zenobio, I, 54. «Ad Entimo di Creta e ad Antifemo di Rodi, infatti, fu dato l'oracolo di stare in guardia da colui che avesse quattro orecchie: costui era il ladro Fenice; ma quelli non diedero importanza all'oracolo e trovarono la morte. Oppure per chi ha visto ed ascoltato molte cose, come dice Aristofane. Altri invece, affermano che il proverbio esorti ad ascoltare chi dice la verità: nessuno infatti è più sincero di Apollo, a cui i Lacedemoni fecero innalzare una statua effigiato con quattro mani e quattro orecchie, come dice Sosibio, poiché così apparve a loro mentre combattevano ad Amicle», scrive Zenobio. La seconda interpretazione sembra l'unica fondata, visto il richiamo ad Aristofane di Bisanzio e il fatto che la duplicazione degli organi di senso è frequente nella tradizione popolare; quanto all'Apollo di Amicle, tutte le fonti gli attribuiscono quattro braccia ma non quattro orecchie e nessuna menziona un'apparizione del dio in quel luogo (p. 379).
  8. Citato in Zenobio, I, 23. «Allorché un mercante, dopo aver riempito la nave di sale, si addormentò, accadde che l'acqua della sentina salì e sciolse il sale», scrive Zenobio.
  9. Citato in Zenobio, I, 66. «In quanto anche gli addetti a portare le vittime sacrificali decidono prima di offrire il sacrificio», scrive Zenobio.
  10. Citato in Zenobio, I, 67. «Si dice il proverbio per chi è sfuggito ad un calunniatore fastidioso», scrive Zenobio. Questa interpretazione potrebbe derivare dalla spiegazione di un passo di una commedia (p. 381).
  11. Citato in Zenobio, I, 74. «Leucone infatti, un agricoltore, dopo aver messo nel fondo di alcuni cesti dei panieri di miele, li trasportava ad Atene. Introdusse però del grano nei cesti, al di sopra, per pagare soltanto il leggero dazio sul grano. Ma l'asino cadde e i riscotitori di imposte, nel porgergli aiuto, si accorsero che c'era del miele, e lo denunciarono come evasore», scrive Zenobio.
  12. Citato in Zenobio, I, 81.
  13. Citato in Zenobio, I, 93. «Il proverbio si impiega in quelle situazioni ove conviene servirsi piuttosto dell'intelligenza che della forza, come dice il poeta, "o con un inganno, o con la violenza, o apertamente, o di nascosto"», scrive Zenobio. La pelle di leone (attributo mitico di Eracle) è simbolo della forza e del coraggio, quella della volpe dell'astuzia; l'espressione fu impiegata soprattutto in ambito politico, ad esempio da Lisandro; la citazione nell'interpretazione viene dall'Odissea, "il poeta" è Omero (p. 384).
  14. Citato in Zenobio, I, 84. Il pesce salato era considerato un alimento economico e popolare (p. 383).
  15. Citato in Zenobio, I, 87. «In quanto Creso attirò contro di sé il nemico Ciro», scrive Zenobio.
  16. Citato in Zenobio, I, 90.
  17. Citato in Zenobio, II, 99.
  18. Paremiografi bizantini (Macar. 3,49, Prov. Coisl. 133 G).
  19. Citato in Polibio, Storie, X, 32, 11.
  20. Citato in Pomponio Porfirione, Ad Horatii sermones II 3, 188.
  21. Citato in Plutarco, De sollertia animalium, traduzione e note di Pietro Li Causi, cap. 3, in Aa. Vv., L'anima degli animali, Einaudi, Torino, 2015, pp. 230-231 (Plutarco lo cita come «proverbio»; il verso è di Epicarmo, fr. 214 Kassel-Austin, cfr. nota a p. 475). ISBN 978-88-06-21101-1
  22. Paremiografi, App. Prov. 4, 47. Citato in Renzo Tosi, Dizionario delle sentenze latine e greche, Rizzoli, 1991, p. 60.
  23. Da Aristofane, Rane, 1431a; citato in Christian Stocchi, Dizionario della favola antica, BUR, Milano, 2012, p. 261.
  24. Citato in Plutarco, De sollertia animalium, traduzione e note di Pietro Li Causi, cap. 16, in Aa. Vv., L'anima degli animali, Einaudi, Torino, 2015, p. 251 (Plutarco lo cita come «proverbio»; il verso è di Archiloco, fr. 201 West², cfr. nota a p. 482). ISBN 978-88-06-21101-1
  25. Citato in Donna Tartt, Dio di illusioni, traduzione di Idolina Landolfi, Rizzoli, 1995. ISBN 8817114758
  26. Traduzione di Ettore Romagnoli. Citato in Francesco Pedrina, Musa Greca, Casa Editrice Luigi Trevisini, Milano5, p. 865, nota 12.

Bibliografia[modifica]

  • Zenobio e Diogeniano, I proverbi greci, traduzione di Emanuele Lelli, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2006. ISBN 978-88-498-1773-7
  • Polibio, Storie, traduzione di Roberto Nicolai, 1998. ISBN 88-8183-994-6

Voci correlate[modifica]