Alexander Stille
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Alexander Stille (1957 – vivente), giornalista e scrittore statunitense.
Citazioni di Alexander Stille
[modifica]- Nel famoso articolo di Putin del luglio 2021, intitolato Sull’unità storica di russi e ucraini, ha sostanzialmente affermato che l’Ucraina non esisteva come nazione separata e che l’Ucraina faceva parte della Russia. La sua invasione sei settimane fa ha dimostrato che Putin prende alla lettera la non esistenza dell’Ucraina. Il fatto che la guerra di Putin abbia incontrato grandi difficoltà non deve distrarci dalla realtà che stiamo assistendo a un tentato genocidio: cioè un tentativo di distruzione di un popolo.[1]
- [...] coloro che si fanno beffe del "politicamente corretto" hanno permesso sia a Berlusconi che a Trump di creare con successo un insolito ibrido: il miliardario qualunquista. Qualcuno che è, da una parte, grazie a grande ricchezza, successo e audacia, una sorta di superuomo al quale le normali regole di condotta non si applicano. Allo stesso tempo, con un linguaggio semplice e grossolano creano un legame viscerale con molte persone, in particolare la parte meno colta dell'elettorato. Hanno un inverosimile appeal interclassista; sono uomini molto ricchi la cui politica beneficia i molto ricchi [...] e contemporaneamente, attraverso efficaci appelli retorici con un idioma da birreria, appoggiano le lamentele dei membri delle classi medie e lavoratrici che lottano. Né Trump né Berlusconi hanno un vero e proprio programma politico; quello che stanno vendendo è se stessi.
- [...] this nose-thumbing of "political correctness" has allowed both Berlusconi and Trump to successfully create an unusual hybrid persona: a kind of everyman's billionaire. Someone who, on the one hand, by virtue of extreme wealth, success, and audacity, is a kind of superman for whom the normal rules of conduct don't apply. At the same time, their plain, coarse speech connects viscerally with many people, particularly the less educated part of the electorate. They have an improbable inter-class appeal, very rich men who pursue policies that benefit the very rich [...] while making effective rhetorical appeals, in a beerhall idiom, to the grievances of the struggling members of the middle and working classes. Neither Trump nor Berlusconi has a real political program; what they are selling is themselves.[1]
Da Il Paese dove i potenti vanno in galera
la Repubblica, 21 dicembre 2007, p. 1
- Nel sistema americano i pubblici ministeri sono più apertamente politicizzati rispetto all'Italia. I reati federali rientrano nella competenza dei procuratori degli Stati Uniti, designati dall'esecutivo a Washington. I reati locali sono di competenza dei procuratori distrettuali, funzionari eletti, di orientamento partitico dichiarato. I fini politici possono essere contestabili a livello individuale, ma ciò che conta sono i fatti. Se un pubblico ministero produce prove certe di un illecito, nessuno, neppure i più stretti alleati politici dell'imputato, può permettersi di ignorarle, indipendentemente dalla fonte da cui provengono.
- La differenza con l'Italia è, in tutta franchezza, molto forte. In Italia gli imputati finiscono in cella, talvolta a torto, prima di essere condannati per un qualsiasi reato, ma in pratica non vanno mai in prigione dopo la condanna, per lo meno se sono ricchi e potenti. Le cause si trascinano per anni e le condanne non comportano conseguenze fino all'esaurimento di tutti i gradi di giudizio, un iter che richiede spesso più di un decennio. Se gli imputati siedono in Parlamento vi restano fino all'ultimissimo momento senza ricevere alcun invito a dimettersi. Anche dopo una condanna le conseguenze sono minime, ammorbidite da leggi ad personam o da amnistie, così che il "potente di turno" al massimo trascorre qualche mese agli arresti domiciliari nella lussuosa dimora acquistata con i frutti del suo operato corrotto. E nonostante le condanne, montagne di prove e sentenze mitissime, nelle interviste questi signori si dipingono come vittime innocenti e si scagliano contro chi ha osato svelare le loro malefatte.
- La cosa forse peggiore è che in Italia gli elementi oggettivi paiono contare pochissimo rispetto alle fonti che li producono. Così come nell'attuale caso Rai-Berlusconi-Saccà nessuno contesta la veridicità delle intercettazioni telefoniche del dirigente Rai Agostino Saccà e quasi nessuno parla del quadro agghiacciante della gestione di potere in Italia ma vengono respinte perché vengono dalla cosiddetta "armata rossa della magistratura" e perché sono state pubblicate da Repubblica.
- Negli Usa esistono delle istituzioni, come i tribunali e la stampa, che, indipendentemente dal colore politico, operano in autonomia, producendo elementi oggettivi da tenere necessariamente in considerazione, nel bene e nel male.
- [Dopo il maxi–processo di Palermo] In un altro Paese gli artefici di una tale vittoria sarebbero stati considerati un patrimonio nazionale. Dopo aver vinto la prima battaglia a Palermo, ci si sarebbe aspettato che Falcone e i suoi colleghi fossero messi nella condizione di vincere la guerra. Invece in Italia avvenne proprio il contrario.
- La mafia non parla direttamente, ma attraverso gesti, azioni.
- La Sicilia è un luogo di perenne ambiguità, dove apparenze e realtà si confondono e il volto della mafia può nascondersi dietro la maschera rispettabile degli avvocati, giudici, imprenditori, sacerdoti, politici; la morte è l'unica verità indiscutibile, una realtà drammatica e crudele, ma un'ottima chiave per comprendere l'Italia.
Note
[modifica]- ↑ a b Da (EN) Donald Trump, America’s Own Silvio Berlusconi, theintercept.com, 7 marzo 2016.
Voci correlate
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