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Anarchia albanese del 1997

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Sommossa in Valona

Citazioni sull'anarchia albanese del 1997.

Citazioni

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  • C'è caos e anarchia in Albania, ma una cosa sono le bande armate della malavita che assaltano gli ospedali per razziare e un'altra gli emigrati in Italia e Grecia, rientrati per la disperazione della truffa delle Piramidi, che hanno preso le armi per difendersi dall'iniziativa armata di Berisha e che poi hanno dato vita anche ai comitati di autogoverno delle città insorte. (Tommaso Di Francesco)
  • Come cittadina di questo mio paese tanto travagliato, come comunista e antifascista per più di 50 anni, seguo con ansia la situazione di questi giorni in Albania e specialmente a Valona. La ribellione popolare, manifestatasi in molti centri (regioni) d'Albania, è il risultato non soltanto della perdita dei loro risparmi nelle finanziarie a piramide da parte della maggioranza della popolazione, ma è l'esplosione di tutte le illusioni provate dalle masse popolari per come il regime dell'attuale presidente Sali Berisha, ha diretto l'economia, la politica e la vita sociale. Il popolo ha constatato che lo hanno derubato dei voti, come lo hanno derubato di tutti i suoi risparmi e dei beni guadagnati con tanto sudore. Adesso il regime toglie anche la libertà e la vita a tutti coloro che gli sono avversari e che lo criticano. Questo regime di Sali Berisha non rispetta né leggi né diritti umani. Oggi, in Albania il potere è nelle mani dei fascisti e antidemocratici, che contro i manifestanti hanno mobilitato e armato tutte le forze di polizia, di sicurezza statale (lo Shik - Servizio informativo nazionale) e dell'esercito. (Nexhmije Hoxha)
  • Le manifestazione dell'intera popolazione di Valona e le manifestazioni di protesta a Tirana ed in altre città stanno testimoniando che il popolo albanese non ha perso, in questi difficili anni, il coraggio di combattere contro le ingiustizie, non ha perso la dignità che lo ha caratterizzato durante secoli e negli ultimi decenni, mostrando che è un popolo di una cultura millenaria. (Nexhmije Hoxha)
  • Le ombre d'Albania, un paese che è stato lasciato sprofondare, comunque vada, scendono sull'Italia posta di fronte a scelte indilazionabili. Non è bastata l'esperienza dell'ex Jugoslavia. (Tommaso Di Francesco)
  • È proprio sulla crisi delle finanziarie che si è innestata la spirale di violenza, scatenata dagli agit-prop comunisti per la conquista del potere. Mentre le bande mafiose davano l’assalto alle caserme e alle carceri, gli ex agenti della Sigurimi - la polizia segreta di Enver Hoxha - diffondevano la voce, in Albania e all’estero, che il Partito Democratico aveva costruito le società piramidali e si era arricchito rubando milioni di dollari agli ignari investitori.
  • È vero, a dare il via alla rivolta armata sono stati piccoli gruppi di banditi. Ma la loro sommossa trovava terreno fertile nel malcontento popolare per il crac delle finanziarie. Un malcontento - lo avevo dichiarato pubblicamente - che doveva essere convogliato nelle urne, alle quali volevo affidare il giudizio del Paese sul mio operato e su quello del mio governo. Ma la rivolta, sulla quale la criminalità e i comunisti gettavano benzina, è divenuta ben presto incontrollabile.
  • Senza una sconfitta delle mafie non ci sarà alcun futuro per l'Albania. Quando nel '92 vinsi le prime elezioni libere, il Paese era a pezzi. Eppure dissi che il problema numero uno non era la crisi economica, ma il ristabilimento dell'ordine pubblico. Adesso ci ritroviamo nella stessa situazione di anarchia, anzi, stiamo peggio di allora. Il crimine organizzato dilaga ed ora è anche super-armato: durante la rivolta dello scorso anno sono spariti dalle caserme oltre un milione di fucili e altrettante cartucce, un centinaio di bazooka, circa 200 mitragliatrici pesanti, bombe di ogni tipo e persino una quindicina di carri armati. E, naturalmente, a questo governo screditato e connivente nessuno pensa di restituire neanche un bossolo.
  • Il posto lasciato vacante dalla morale implacabile e trasversale del comunismo, invece di essere occupato da un'etica di livello superiore ha prodotto un vuoto colmato dall'amoralità. Come per reazione a questa desolazione, il rigore e l'idealismo ingannevole del comunismo hanno scatenato una rabbia materialista e una corruzione senza precedenti. Questa febbre materialista ha avuto la meglio dappertutto, diventando quasi il volto del nuovo ordine democratico. È in questo contesto che si è verificato l'episodio delle "società piramidali" e del loro fallimento.
  • La sparatoria in Parlamento è un atto barbarico e selvaggio, frutto dell'odio che da sempre paralizza l'Albania. Io resto imparziale, non mi schiero. Sono uno scrittore per tutti, né di destra né di sinistra. La mia azione di denuncia è al si sopra dei partiti. E comunque i mass media, soprattutto quelli italiani, continuano a dare un'immagine deformata del mio paese: si parla solo di profughi disperati, di criminali e prostitute. Avete mai visto o letto un'intervista a studenti o intellettuali, ad uno dei tanti cattolici impegnati o a un musicista?
  • Non c'è alcun dubbio che la classe politica albanese dovrà rispondere della situazione che ha trascinato il suo popolo verso l'abisso. In un primo tempo, di fronte alla tragedia essa ha mostrato la sua irresponsabilità, la sua ristrettezza mentale, il suo carattere vendicativo e il suo cinismo, prima di riprendersi e abbozzare un primo passo responsabile attraverso l'accordo di riconciliazione nazionale. Non è ancora giunta l'ora delle analisi approfondite né dell'individuazione dei colpevoli. Sarebbe più urgente tentare di risolvere il terribile problema senza tergiversare, senza perdere tempo, subito. Un intero popolo rischia di soccombere. La corsa verso la guerra civile, il sollevamento di una metà del paese contro l'altra: davanti a un'evoluzione degli eventi così fatale nessuno deve restare a guardare. Oppresso e stremato dopo mezzo secolo di dittatura, il popolo albanese non merita una sorte così crudele, l'abbandono. Se ha peccato contro se stesso non ha perpetrato dei crimini contro gli altri.
  • Nonostante la drammatica situazione, la vita culturale lì è attiva, ci sono scrittori, musicisti impegnati, tradotti e conosciuti nel mondo, nonostante l'immagine distorta che ha giocato un ruolo malefico e di menzogna, una trappola anche per gli stessi albanesi.
  • A Nord e al Sud i prigionieri sono stati liberati e ognuno di loro possiede qualche kalashnikov, persino i "signori della guerra" esporessi dalla rivolta non sono in grado di dominare l'anarchia. Non esistono fronti e si arriva a una conclusione amara: lo scontro bosniaco fu giostrato con le regole europee che qui del tutto mancano.
  • In Albania la febbre della ricchezza ha indotto i contadini a vendere i poderi, convinti della possibilità di condurre una vita migliore grazie ai proventi dei depositi bancari. Ora spetta al nuovo governo di organizzare qualche salvataggio mentre la gente fugge.
  • Queste società finanziarie avevano dato l'illusione agli albanesi di poter vincere ogni mese al Totocalcio, insomma di potersi arricchire tanto e in breve tempo.
  • Ricordiamo [...] che in Albania si era creata una sorta di "società corrotta" nella quale non era più chiaro il limite tra lecito e illecito. A tutto ciò va aggiunto l'elemento regionale e la diversità del dialetto: il regime di Enver Hoxha aveva reclutato i suoi quadri dirigenti nel Sud, mentre tutto l'entourage di Sali Berisha è del Nord. Esiste, infine, un'altra ragione di fondo che sta alla base della crisi albanese: il riemergere di costumi, strutture comunitarie e centri di potere locali "ibernati" nei cinquant'anni di "socialismo scientifico" e che oggi tornano alla ribalta, dominando la scena.
  • Vi è innanzitutto la sensazione diffusa tra la gente -e questo vale a Tirana, come a Belgrado e Sofia - che con una protesta di vaste dimensioni sia possibile modificare gli equilibri politici. Il dato ideologico e quello religioso sono secondari. Motivo scatenante della rivolta in Albania è il fallimento dell'"illusione del benessere" generata in centinaia di migliaia di persone dalle società finanziare fallite.

Voci correlate

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