Anna Cascella Luciani

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Anna Cascella Luciani (1941 – 2023), poetessa italiana.

Citazioni su Anna Cascella Luciani[modifica]

Massimo Onofri[modifica]

  • Ma che poesia è quella di Anna Cascella Luciani? Per me che la seguo da sempre [...] resta consegnata al miracolo d'un precario equilibrio: quello d'un poeta che, a Novecento conclamato in tutte le sue metastasi, voglia restare fedele ad una sua musica della gioia di vivere (quella che, diversamente dal piacere, sa implicare anche il risvolto tragico dell'esistenza), con la stessa intelligente spudoratezza, l'ironica e pagana sensualità, il civismo istintivo, d'un latino dell'età aurea. Diciamo allora, dopo aver letto I Semplici, che quella «strana gioia di vivere» è rimasta la stessa: «non c'erano a Orte / cartoline dove io / presi un treno pure / ti scrissi che sorte / felice io non temo». E medesimo è restato il rifiuto d'ogni trascendenza, per una poesia radicalmente ancorata al «qui ed ora», renitente persino alla memoria, quando non sia memoria della vita dei sensi: «desidero solo dormire / e riposare, voglio / che sia lui a ricordare».
  • Ecco: se la Cascella Luciani s'era mossa sinora su una strada che da Saba l'aveva condotta, attraverso Penna, sino a Giudici, una nuova e ispida moralità, certe inedite torsioni dell'intelligenza a complicare la comunicabilità, che hanno caratterizzato la cifra del Fortini tanto poeta che saggista, s'affacciano inaspettatamente in quest'ultima raccolta poetica. Sentite qua: «amore e morte si guardano / a distanza – la lontananza / dell'uno ancor più sconfitto / di quanto prima che non fosse / amore porta l'altra ad essere / vicino più di quanto non fosse / morte amore». Certe aspre concettosità, che riportano anche al Giudici in commercio con la nostra più antica tradizione letteraria, fanno pensare.
  • La Cascella Luciani, una volta miracolosa poetessa del corpo, sembra ora alla strenua ricerca di un di più di pensiero: come ad accomiatarsi da quella beata irresponsabilità dell'amore che ancora resiste in molti di questi versi. Anche la prosodia, che ha sempre avuto nei libri precedenti un che di naturalissima musica, s'è complicata di molto. Che cosa significhi tutto ciò, non saprei ora dire: se non il segno d'una nuova irrequietezza, di qualche minaccioso presentimento.

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