Massimo Onofri
Massimo Onofri (1961 – vivente), saggista e critico letterario italiano.
Citazioni di Massimo Onofri
[modifica]- Critici militanti per eccellenza sono stati Luigi Baldacci e Giovanni Raboni che nel suo I bei tempi dei brutti libri, giocava sui parallelismi, su coppie di autori da mettere in contrapposizione e tra cui fare una scelta.[1]
Dal corpo al di più del pensiero: una voce di donna
l'Unità, 1º febbraio 2003.
- Ma che poesia è quella di Anna Cascella Luciani? Per me che la seguo da sempre [...] resta consegnata al miracolo d'un precario equilibrio: quello d'un poeta che, a Novecento conclamato in tutte le sue metastasi, voglia restare fedele ad una sua musica della gioia di vivere (quella che, diversamente dal piacere, sa implicare anche il risvolto tragico dell'esistenza), con la stessa intelligente spudoratezza, l'ironica e pagana sensualità, il civismo istintivo, d'un latino dell'età aurea. Diciamo allora, dopo aver letto I Semplici, che quella «strana gioia di vivere» è rimasta la stessa: «non c'erano a Orte / cartoline dove io / presi un treno pure / ti scrissi che sorte / felice io non temo». E medesimo è restato il rifiuto d'ogni trascendenza, per una poesia radicalmente ancorata al «qui ed ora», renitente persino alla memoria, quando non sia memoria della vita dei sensi: «desidero solo dormire / e riposare, voglio / che sia lui a ricordare».
- Ecco: se la Cascella Luciani s'era mossa sinora su una strada che da Saba l'aveva condotta, attraverso Penna, sino a Giudici, una nuova e ispida moralità, certe inedite torsioni dell'intelligenza a complicare la comunicabilità, che hanno caratterizzato la cifra del Fortini tanto poeta che saggista, s'affacciano inaspettatamente in quest'ultima raccolta poetica. Sentite qua: «amore e morte si guardano / a distanza – la lontananza / dell'uno ancor più sconfitto / di quanto prima che non fosse / amore porta l'altra ad essere / vicino più di quanto non fosse / morte amore». Certe aspre concettosità, che riportano anche al Giudici in commercio con la nostra più antica tradizione letteraria, fanno pensare.
- La Cascella Luciani, una volta miracolosa poetessa del corpo, sembra ora alla strenua ricerca di un di più di pensiero: come ad accomiatarsi da quella beata irresponsabilità dell'amore che ancora resiste in molti di questi versi. Anche la prosodia, che ha sempre avuto nei libri precedenti un che di naturalissima musica, s'è complicata di molto. Che cosa significhi tutto ciò, non saprei ora dire: se non il segno d'una nuova irrequietezza, di qualche minaccioso presentimento.
De Luca e Tondelli falsi miti d'impegno
Corriere della Sera, 21 settembre 2005.
- Con l'ultimo Calvino e con i romanzi di Eco, con il mito di Borges e la conseguente convinzione che tutto era stato scritto, la letteratura italiana era arrivata a una fase terminale.
- Credo che la critica si giochi in una dimensione solitaria, oggi più che in passato. Il critico ha bisogno di amici, non di complici come è accaduto con i giochi di squadra della stagione ermetica.
- Il critico può essere un compagno di viaggio per certi scrittori, ma poi ha un mondo ideologico suo e una forza di scrittura propria: non amo i critici-scrittori alla d'Annunzio, alla Wilde o alla Citati, in cui l'artefice è "additus" allo scrittore.
- Nell'esperienza reale, secondo me, il lettore in un libro cerca il geroglifico del proprio destino, una verità sul mondo. Ciò non significa ignorare le novità teoriche: Borgese, come Baldacci, erano critici molto aggiornati, ma in loro non si avvertono le cellule cerebrali al lavoro. Non hanno il demone della teoria, che in molti esclude il giudizio di valore. Che resta un dovere del critico.
- Piersanti è dentro una tradizione profondamente italiana, molto elegante, di ascendenza bilenchiana, che mette insieme una forte essenzialità con le grandi metafore che ci restituiscono il simulacro della vita. Insomma, il non vitalista Piersanti batte nettamente il vitalista estetizzante De Luca.
- Sanguineti ha il merito di aver realizzato un' operazione linguistica molto complessa, nella tradizione comica dantesca. Certo, mi fa piacere che si dichiari un materialista, ma il suo marxismo incrollabile mi lascia sconcertato
- Uno scrittore nettamente sopravvalutato è Erri De Luca, dove c' è una specie di neodannunzianesimo proletario, che mi fa venire in mente la battuta con cui mi pare Fortini bollò, ingiustamente, la prosa di Longhi: dente cariato sotto placca d' oro. Si tratta di una scrittura rarefatta, concentrata, di una sapienzialità e ieraticità che dissimula appena la sua radice piccolo borghese. È un fenomeno interessante a livello di sociologia della letteratura, perché i libri di De Luca, che coniugano il sublime con il comunismo o il postcomunismo, forniscono facilmente ai fans la patente di anima bella e politicamente corretta.
- Il metro dell'ideologia, se vale per smascherare i cattivi scrittori, non aiuta a trovare i veri.
Ho rivisto Arrigo Sacchi in TV. Non credo che dimenticherò le immagini della sua conferenza stampa dopo la partita con la Germania degli Europei del 1996. Me le ero registrate e me le sono andate a rivedere: sono immagini in cui folgora come una rivelazione, al pari di quelle che ci avevano restituito i telegiornali, mentre la Romania socialista franava, d'un Ceacescu processato sommariamente, dentro una luce livida e condominiale, sprezzante con i giudici, ma inerme come un povero anziano che vive di pensione sociale. Ecco: Sacchi, col patetico cappello con su scritto "Italia", e che ha le pupille dilatate, il sorriso febbrile dell'alligatore. Sacchi che spiega i motivi per cui non può non ritenersi soddisfatto, che giudica questa Italia assolutamente meritevole di proseguire nel torneo per il bel gioco espresso. Sacchi che dice di aver visto in questi europei la migliore nazionale, la nazionale che voleva. Sacchi, nel cui sguardo balena la luce feroce dello scacchista che pensa al titolo mondiale. E mentre parla, ecco la rivelazione, l'impressione sempre più netta di una follia spietata e solitaria.
Note
[modifica]- ↑ Da Corriere della sera, 28 novembre 2007.
Bibliografia
[modifica]- Massimo Onofri, Sensi vietati: diario pubblico e contromano 2003-2006, Roma, Alberto Gaffi Editore, 2006.
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