Antica Grecia
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Citazioni sull'antica Grecia.
- Dio a noi diede i principii della scienza, ossia l'insegnamento filosofico. E quale! La cognizione dei fenomeni celesti la perfezionarono i Greci, pur servendosi delle prime osservazioni fatte presso i barbari a Babilonia. Lo studio della geometria, nato dalla geodesia in Egitto, prese qui il suo grande sviluppo. L'aritmetica, inventata dai mercanti Fenici, solo presso i Greci giunse al grado di scienza. I Greci stessi, infine, combinarono in una, mediante l'armonia dei numeri, le tre scienze, l'astronomia annettendo alla geometria, poi ad entrambe applicando l'aritmetica e meditando l'armonico vincolo che insieme le unisce. Di qui nacque presso loro la musica, per avere trovato la definizione delle leggi dell'armonia nella corrispondenza perfetta o quasi perfetta del suono con la facoltà di percepire. Debbo dunque citare per persona o per categoria? Uomini come Platone, Socrate, Aristide, Cimone, Talete, Licurgo, Agesilao, Archidamo, o, piuttosto, separatamente, la categoria dei filosofi, quella dei condottieri, quella degli artisti, quella dei legislatori? Si troverà subito che, fra i condottieri, i più crudeli e perversi hanno usato contro gli autori delle più gravi ingiurie maggior clemenza che non Mosè contro chi non aveva alcun torto. E quale regno dovrò citarvi? Quello di Perseo o di Eaco o di Minosse Cretese? (Flavio Claudio Giuliano)
- I Greci ponevano al disopra di tutto la musica vocale. I loro poemi epici (Iliade, Odissea) e le loro leggende degli Dei venivano cantati o almeno recitati musicalmente da rapsodi con accompagnamento d'istrumenti, ovvero con preludi, interludi e postludi istrumentali; le odi di un Pindaro, di un Anacreonte, di una Saffo venivano cantate, e la tragedia dell'epoca aurea della Grecia (Eschilo, Sofocle, Euripide) era una associazione di poesia, mimica e musica, affine al moderno dramma musicale. (Hugo Riemann)
- I greci sono i pazzi per lo Stato della storia antica – in quella moderna lo sono altri popoli. (Friedrich Nietzsche)
- Il greco non ha avuto vocazione per la vita; l'ha avuta per la ragione, per la bellezza, per cose che raggiungerebbero il loro essere soltanto in un luogo che non è né la vita né la morte, ma l'immortalità. E perciò i greci scoprirono l'immortalità, che in loro ha più chiarezza e forma che in ogni altro luogo. E questa scoperta e rafforzamento rivela il loro genio positivo e creatore: provando orrore tanto per la vita quanto per la morte – ecco cos'è il pessimismo – essi scoprirono l'immortalità, una sorta di retromondo, scoprirono l'essere, un essere che è in certo modo contrario alla vita. Tutti i popoli o culture vitalistici rifiutarono l'idea di essere, e non avrebbero mai potuto scoprirla; perché l'essere è al di là della vita e della morte, come la ragione, come la pura bellezza della quale i loro marmi ci inviano il riflesso. (María Zambrano)
- In Grecia gli spiriti profondi, scrupolosi e seri erano l'eccezione; l'istinto del popolo inclinava piuttosto a considerare la serietà e la scrupolosità come una specie di deformazione. (Friedrich Nietzsche)
- La principale caratteristica della Grecia antica, la ragione profonda di tutte le sue grandezze e le sue debolezze, fu che essa visse divisa in una miriade di città costituenti altrettanti stati. Tutte le concezioni derivanti da tale divisione erano così profondamente radicate nella coscienza greca che, nel quarto secolo, gli spiriti più illuminati consideravano l'esistenza della πόλις come un fatto naturale. Essi erano incapaci d'immaginare un'altra forma d'organizzazione sociale adatta a uomini veramente degni di tal nome. (Gustave Glotz)
- Se mai il Cristo è venuto specialmente per qualcuno, è proprio per i greci: "Figli Miei, come avete fatto a non intuire tante cose! Tante – le migliori ed anche le più belle".
Essi soppressero ciò che è personale, biografico, dal volto, dalla scultura. Ossia, quanto vi è di più interessante e, infine, di più fascinoso!! Tutti i loro marmi sono vuoti. Veramente vuoti. [...] Il Cristo doveva venire davvero – fra l'altro – a completare esteticamente il mondo. (Vasilij Vasil'evič Rozanov)
Voci correlate
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