Antonio Cairoli
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Antonio Cairoli (1985 – vivente), pilota motociclistico italiano.
Citazioni di Antonio Cairoli
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- [«Qual era l'aspetto che più ti ha intrigato del motocross (...)?»] Il rumore, ogni volta che lo sentivo, era impossibile rimanere fermi. Mi è sempre piaciuto girare anche quando pioveva, non so il perché. Probabilmente piovendo raramente in Sicilia, volevo imparare a curvare anche nel fango, sono sempre stato un tipo curioso.[1]
- Voglio sempre raggiungere la perfezione, in un giro è però impossibile. Stai pensando a una traiettoria, a una curva o ad un salto e ti distrai, senza fare quel che vuoi, per questo io voglio sempre riuscire ad essere perfetto mentre guido.[1]
- Io non ho mai rosicato per una sconfitta, se uno è più forte è giusto che vinca. Sono fatto così, a differenza di altri piloti che magari non ti stringono la mano sul podio. Siamo qui tutti per correre, per vincere, ma non si più sempre vincere. Ogni tanto bisogna accontentarsi [...] Ovviamente sono sereno se vedo che io sto dando il massimo e il mio avversario ha dato più di me. Se so di non aver dato nemmeno il 60% allora mi incazzo, con me ovviamente, non cerco scuse dopo una brutta gara, mi metto sempre in discussione.[2]
- [«Nel motocross (...) quanto incidono talento, preparazione fisica, moto e team?»] Tutto conta, non saprei definire una percentuale precisa di ogni elemento ma so di certo che se manca una sola di queste cose non si va molto lontano. Posso essere preparato alla perfezione ma se non ho il giusto feeling con la moto non riuscirò mai a spingerla al limite e se non ho un team che lavora al meglio per me non arriverò mai a ottenere grandi traguardi. Per questo per vincere serve un po' di tutto e aggiungerei anche un pizzico di fortuna.[3]
- [«Sei consapevole di essere una leggenda?»] Non mi definirei una leggenda, sono una persona che ha seguito il proprio sogno fino in fondo, che è stato educato a fare sacrifici, cosa che mi ha consentito di arrivare dove sono oggi, restando quello che ero. Per qualcuno forse sarò una leggenda ma io mi sento davvero una persona normale alla quale piacciono cose semplici, come una partita a pallone con gli amici o un uscita di pesca in una giornata di sole.[4]
- Anche nel momento in cui dovrei staccare la spina, avendo la pista davanti a casa al posto del caffè accendo la moto e faccio qualche giro. Perché questa è una passione che mi porta ad allenarmi anche più di 300 giorni all'anno, a sacrificare gran parte della vita.[5]
- Da una parte c'è la solitudine del vincitore che è abituato a essere sempre primo, dall'altra la gente si aspetta sempre il massimo, e quando fai secondo o terzo è quasi come se fossi arrivato ultimo. E se stai molto spesso in cima è difficile trovare sempre qualche stimolo in più. Eppure ogni anno riesco a migliorare qualche aspetto, perché vincere non è una condanna.[5]
- Da piccolissimo mi costruii dietro casa quella che nella mia testa doveva somigliare a una piccola pista: due mucchi di terra fatti con una pala in giardino. All'inizio ci spingevo sopra la bici tenendola per il manubrio e copiando i salti; poi ho cominciato a farlo pedalando e infine accennando qualche salto. A 4 anni mio padre mi regalò una Italjet 50 e da quel giorno, ispirato da lui e da un cugino più grande, non mi sono più fermato. Molti anni dopo aver scelto il numero 222 per gareggiare, e dopo aver vinto già diversi titoli iridati, decisi di risistemare il motorino da cui tutto ebbe origine e scoprimmo che il numero di telaio finiva proprio con il 222![6]
- Sia in Formula 1 che in MotoGP non puoi pensare di partecipare con un'auto o una moto che compri magari dal concessionario dietro casa. Nel cross invece questo avviene: compri la motocicletta dal tuo concessionario di fiducia e, seppur con qualche accortezza a livello di sospensioni, puoi pensare di arrivare a gareggiare ad alti livelli e, se sei bravo, di puntare anche al podio. La storia di questo sport insegna che il cross è una disciplina molto genuina, in cui non c'è una componente di elettronica che interviene in gara e che facilita il compito del pilota, la cui abilità nel mio sport conta moltissimo. Per questo credo che il motocross sia uno sport molto "democratico", che mette tutti i partecipanti sullo stesso piano e solo chi è veramente bravo riesce a spuntarla.[7]
Intervista di Alessandro Pasini, corriere.it, 8 novembre 2017.
- Velocità, fango, gloria. Per me è il senso del motocross. Si arriva al successo solo con il lavoro che plasma il talento.
- [«Com'era Tony che iniziava sulla minicross a 4 anni?»] Un bimbo che non vedeva l'ora di tornare dall'asilo per salire in sella e sfrecciare nella campagna della sua Sicilia. Era la libertà.
- La mia non è mai stata una strada facile. Ecco perché soldi e fama non mi interessano. I sacrifici? Mai pesati: quando smetterò avrò tempo di fare ciò che non ho fatto a vent'anni.
- [«Com'è un salto nel cross?»] Tecnicamente è un'azione di 8-10 metri di altezza e 30 di lunghezza. Tatticamente, un attimo di relax e riflessione tra le fasi di guida. Ogni tanto mi chiedono se penso mai di volare...
Note
[modifica]- ↑ a b Da un'intervista al blog di KTM; citato in Cross - Intervista esclusiva di Toni Cairoli, insella.it, 3 ottobre 2014.
- ↑ Da un'intervista a Motociclismo, luglio 2016; citato in Tony: l'uomo dietro al casco, motociclismo.it, 14 luglio 2016.
- ↑ Dall'intervista di Giovanni Cortinovis, I segreti di Tony Cairoli: 13 anni sempre al top, redbull.com, 13 luglio 2017.
- ↑ Dall'intervista Io sono leggenda, offroadproracing.it, 22 dicembre 2017.
- ↑ a b Da un intervento a Moto.it Talks; citato in Matteo Perniconi, "Minchia che spettacolo", la vita di Tony Cairoli nella sua autobiografia, moto.it, 14 novembre 2018.
- ↑ Dall'intervista di Luca Taidelli, Tra me e Vale vediamo chi si merita il 10, SportWeek nº 18 (935), 4 maggio 2019, pp. 56-59.
- ↑ Dall'intervista di Alessandro Creta, Fango dorato, progressonline.it, 6 maggio 2019.
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