Arturo Martini
Aspetto
Arturo Martini (1889 – 1947), scultore, pittore, incisore e docente italiano.
Citazioni di Arturo Martini
[modifica]- Amo la categoria di quelli che soffrono perché soffrire significa stato di poesia, sono con quelli che non sono amati abbastanza perché vuol dire che appartengono ad altri mondi, sono per gli squalificati perché a nessuna categoria possono appartenere. Però la mano ha segni tante volte di ripugnanza e si ritira per lo schifo di contatti troppo volgari e allora nasce che l'eroe sta in guardia per non guastarsi l'anima.[1]
- L'arte dovrebbe essere non una passione, non un gusto, non una preferenza (nè un'indifferenza, un'astrazione), ma una cosa semplice come il pane.[2]
- Un grande artista, dopo d'essere un grande uomo, è anche uno spirito semplice, perché sai che la cucina si fa per istinto. Quindi avverto. Un altro deve assaggiare la minestra; io, alla vista, avverto se ha sale. C'è l'Artusi, e poi c'è anche l'inafferrabile.[3]
La scultura lingua morta
[modifica]- Non si scopre l'America due volte. Giunti troppo tardi al favoloso banchetto dei misteri, è inutile ostinarsi a volerne risuscitare il miracolo rosicchiando le ossa rimaste sotto la tavola. (p. 112)
- La scultura resta quello che è: lingua morta che non ha volgare, né potrà mai essere parola spontanea fra gli uomini. (p. 116)
- L'arte non è interpretazione, ma trasformazione. (p. 118)
Citazioni su Arturo Martini
[modifica]- Alla fine di settembre andai a Milano e mi ritrovai con Arturo Martini che aveva tralasciato di fare lo scultore per dedicarsi alla pittura. [...] Durante questo nostro incontro a Milano ci bisticciammo inutilmente. Avevo visitato il Palazzo di Giustizia di recente costruzione dove ogni aula aveva un affresco di un pittore moderno e l'atrio opere di scultura tra le quali un bassorilievo di Martini. Da tutto l'insieme avevo ricevuto un'impressione disastrosa, indubbiamente giustizia e pittura moderna non andavano d'accordo: l'una comprometteva l'altra. Martini mi chiese se mi era piaciuta la sua opera, gli risposi che mi bastava il particolare del poverello per trovarla stupenda, ma soggiunsi che certe parti come i gagliardetti e la vela non dimostravano una ragione sufficiente di essere scolpiti, formando zone morte e troppo vaste. Mi investì con violenza: non capivo nulla di scultura, non dovevo osare di criticare le sue opere, non voleva sentire parlare di critica, egli era più grande di Michelangiolo perché aveva fatto più statue di lui. Obiettai a qualcuna di queste affermazioni, poi mi ricordai che mi avevano detto si trovava in un periodo fastidioso di inimicizie, di intrighi e di critica sfavorevole che lo avevano amareggiato e smisi. (Giovanni Comisso)
- Lo scultore Arturo Martini ebbe un'infanzia poverissima. Studiò cinque anni: due anni ripeté la prima elementare e tre la seconda. Figlio di un cuoco, ha detto sulla cucina una cosa giustissima: «La cucina si fa per istinto. Un altro deve assaggiare la minestra, io, alla vista, avverto se ha il sale. C'è l'Artusi e poi c'è anche l'inafferrabile». È così. Il vero cuoco non assaggia, è un po' come il pianista che suona senza guardare la tastiera. (Aldo Buzzi)
Note
[modifica]Bibliografia
[modifica]- Arturo Martini, Colloqui sulla scultura: 1944-45. Raccolti da Gino Scarpa, a cura di Nico Stringa, Canova, Treviso, 1997.
- Arturo Martini, La scultura lingua morta e altri scritti, a cura di Mario De Micheli, Jaca Book, Milano, 1983.
- Arturo Martini, Lettere a Francesco Messina, 1926-1927, All'insegna del pesce d'oro, Milano, 1965.
Altri progetti
[modifica]
Wikipedia contiene una voce riguardante Arturo Martini
Commons contiene immagini o altri file su Arturo Martini