Carlo Cracco

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Carlo Cracco

Carlo Cracco (1965 – vivente), cuoco e personaggio televisivo italiano.

Citazioni di Carlo Cracco[modifica]

  • Cucinare è come comporre musica: quando hai scritto ognuno esegue con la sua sensibilità. E la musica può piacere o no. La frustrazione è che, a volte, il pezzo più forte per te non viene capito, o il più apprezzato è quello in cui ti riconosci meno.[1]
  • [«A quale piatto paragoneresti Fernando Alonso?»] A un risotto. Perché è un bel piatto forte, importante, che si presta a tante combinazioni e che non sbagli mai.[2]
  • È veramente un'avventura l'uovo e sta a noi, poi, saperne cogliere gli aspetti. Perciò l'uovo, volendo, può anche diventare quadrato.[3]
  • Il ristorante non è una Chiesa, dove si crede o non si crede. La ristorazione deve mantenersi un luogo laico, creativo, un tempio della trasgressione.[4]
  • La cucina è come l'iPhone: puoi limitarti a telefonare o entrare in un mondo in cui è tutto facile.[1]
  • Quando guidi una monoposto è una cosa tua, personale, intima. Non c'è altro, sei solo tu e la macchina: devi sentirla, devi capirla. Dopo, puoi portarla fino al limite.[2]

Citato in I giudici terribili di "Masterchef": in cucina la severità è una legge

Chiara Maffioletti, Corriere della Sera, 12 novembre 2011.

  • Joe ha un pensiero gastronomico del tutto diverso: è capace di mangiarsi un barattolo di burro d'arachidi. Ha uno stile americano, orientato al business.
  • No, a parte Bastardianich. Mi chiedono: è così cattivo come sembra? E io: no, molto di più.
  • [Su MasterChef Italia] Per la prima volta tutto è capovolto: non cucinano i cuochi. Di solito ci sono quattro deficienti che fanno i cretini e la conduttrice tiene il filo. Qui il filo lo teniamo noi.

Da Un alchimista ai fornelli

Intervista di Maurizio Crosetti, Repubblica.it, 21 febbraio 2013.

  • A me piace che la gente sappia gustare non solo con la bocca e non subito: prima ci sono gli odori, prima c'è l'aspetto di un piatto. A volte serve anche il tatto: mica per niente, mangiare con le mani dà soddisfazione.
  • I miei migliori clienti non sono ricconi, ma persone che una volta o due l'anno decidono di spendere per una cena quanto per un paio di scarpe. Poi, se va bene, il ricordo rimane per anni, e anche l'emozione.
  • Ma io sono essenzialmente un cuoco, passo qui dentro sedici ore al giorno, cucinare è un atto d'amore perché lo fai per gli altri. Vale anche per gli chef: cambia la difficoltà, non l'atto. Il difficile è capire il cliente, conoscerlo, intuirlo quando si mette a tavola, decidere dopo due parole cosa gli piacerà oppure no. Mi sento un po' psicologo e un po' alchimista. In Italia abbiamo l'immensa fortuna delle materie prime e della tradizione, se si mangia male la colpa è sempre di chi non sa cucinare, mai del cibo.
  • Meglio un pezzo di pane col formaggio piuttosto che una pizza lievitata in fretta, gommosa e indigeribile. Meglio far mangiare a casa i nostri figli, potendo, piuttosto che affidarli a mense scolastiche dove rovinano il palato. L'educazione è una cosa seria anche a tavola.
  • Un paio di frasi, come cuoco, mi piacciono tanto. La prima: "faccia lei". Quando il cliente la pronuncia, mi lascia campo libero. La seconda: "Questo gusto non l'avevo mai sentito in vita mia". Io ci metto l'anima e loro capiscono.

Da Il segreto del mio successo

Intervista su Famiglia Cristiana.it, 24 febbraio 2013

  • [...] si ha talento quando parlano di te bene e per tanti anni.
  • [«Cosa c'è dietro l'ispirazione di un grande chef?»] Esperienza, passione, applicazione, cura per quello che si fa. L'ispirazione è un percorso che arriva dopo anni e anni di lavoro perché il mestiere dello chef è una continua prova quotidiana. Tutti i giorni un cuoco ha a che fare con piatti nuovi, materie prime da trovare e clienti diversi da accontentare.
  • Non si deve cadere nell'errore di aver già imparato tutto, perché hai partecipato a MasterChef o perché hai avuto la fortuna di lavorare un paio di mesi nella cucina di un grande ristorante. Questo è un lavoro difficile che ti può dare grandissime soddisfazioni, ma bisogna saperlo farlo bene. Non si può improvvisare. Occorre costanza.
  • Il mestiere del cuoco non si esaurisce con il saper cucinare. Far bene da mangiare bene rappresenta solo il 70 per cento del successo di uno chef. Il restante 30 per cento comporta saper comperare la materia prima, comunicare con i clienti, gestire il personale. La gestione dei collaboratori è una parte importante e difficile. Devi essere un capo, un leader in maniera forte ma positiva.

MasterChef Italia[modifica]

  • [Durante i provini] È sbagliato perché è acidità con acidità. Devi ragionare su quello che fai, non è solo forma. Che non vieni qui con tutto quell'ambaradan lì e poi il piatto fa cagare...[5]
  • [Durante i provini] La cucina non è fashion, la cucina è cultura.[6]
  • [Durante i pressure test] Le patate col riso? Non ci stanno male? Fa cagare! Sono due amidi![7]

Note[modifica]

  1. a b Dall'intervista di Candida Morvillo, Carlo Cracco: "La cucina mi ha preso per fame", Iodonna.it, 14 settembre 2012.
  2. a b Dall'intervista di Roberto De Ponti, Cracco, lo chef corre in pista «Fernando buono come un risotto Vettel è un piatto d'alta cucina», Corriere della Sera, 18 febbraio 2013.
  3. Dalla trasmissione televisiva Ti racconto un libro, Iris. Video disponibile su YouTube.com, min. 1:35.
  4. Citato in Cracco: "La cucina italiana non è più la prima al mondo. Non sediamoci sugli allori", Lastampa.it, 3 novembre 2019.
  5. Dalla seconda puntata della seconda edizione, andata in onda il 14 dicembre 2012 su Sky Uno e il 19 marzo 2013 su Cielo.
  6. Dalla prima puntata della prima edizione, andata in onda il 21 settembre 2011 su Cielo. Video disponibile su YouTube.com, min. 1:55.
  7. Dall'ottava puntata di Masterchef Italia 2, andata in onda il 3 gennaio 2013 su Sky. Video disponibile su youtube.com, min. 17,45.

Voci correlate[modifica]

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