Cassiodoro

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Cassiodoro

Flavio Magno Aurelio Cassiodoro (485 ca. – 580 ca.), politico, letterato e storico romano.

Citazioni di Cassiodoro[modifica]

  • Di un unico male soffre infatti quella provincia travagliata per non godere di una piena felicità, turbata com'è frequentemente dalla crudeltà di questo timore [dell'eruzione del Vesuvio]. Tuttavia non pensiamo ora che ora l'evento sia così severo: si hanno infatti segnali violenti in anticipo, affinché le avversità possano essere più tollerabili. Infatti la bocca di quella montagna, lottando contro la natura, brontola con sforzi tanto enormi che il conseguente sfogo terrorizza le vicinanze con un una scossa molto rumorosa. L'aria di quel luogo è allora offuscata dalla pessima esalazione, e lungo quasi tutta l'Italia si conosce quando quella furia si smuove.
Laborat enim hoc uno malo terris deflorata provincia, quae ne perfecta beatitudine frueretur, huius timoris frequenter acerbitate concutitur. sed non in totum durus est eventus ille terribilis: praemittit signa gravia, ut tolerabilius sustineantur adversa. Tantis enim molibus natura rixante montis illius hiatus immurmurat, ut excitatus quidam spiritus grandisono fremitu vicina terrificet. fuscantur enim aera loci illius exhalatione taeterrima et per totam paene Italiam cognoscitur, quando illa indignatio commovetur. (da Variae, IV, L, 3–4)[1]
  • [Sul Salmo 136] La bontà misericordiosa di Dio brilla in ogni versetto di questo Salmo come altrettante stelle.[2]
  • Precipitano in rovina tutte le cose che si allontanano dall'amore della tua maestà. Amarti è salvarsi, temerti è godere, trovarti è essere cresciuti, l'averti perduto è morire. Servirti è più nobile che conquistare i regni del mondo, poiché diventiamo da servi figli, da empi giusti, da schiavi liberi.[3]

Le Istituzioni[modifica]

  • Io confesso che, fra tutti i lavori fisici da voi svolti, preferisco, non senza una giusta ragione, quello dei copisti, quando ovviamente scrivono senza errori, poiché essi, leggendo le divine Scritture, istruiscono in maniera salutare la loro mente e scrivendo seminano in lungo e in largo gli insegnamenti del Signore. Santa attività, lodevole occupazione quella di predicare agli uomini con la mano, parlare con le dita, elargire la salvezza ai mortali senza parlare e combattere contro le illecite insidie del diavolo con penna e inchiostro. Satana, infatti, riceve tante ferite quante sono le parole del Signore scritte dal copista. (I, XXX, p. 117)
  • [Il copista] Pur essendo un uomo moltiplica le parole divine e, per parlare in senso figurato – se mi è lecito dire – con tre dita viene scritto quello che dice la virtù della santa Trinità. O spettacolo glorioso per chi lo osserva attentamente!. Con la canna che scorre vengono scritte le parole divine, di modo che con lo stesso strumento con cui il diavolo fece percuotere durante la passione la testa del Signore, possa essere sconfitta la sua astuzia. I copisti sono degni di lode anche perché sembrano imitare in un certo qual modo l'azione del Signore che scrisse – sebbene sia stato detto in senso figurato – la sua legge col suo dito onnipotente.[4] Molte sono le cose che si potrebbero dire a proposito di quest'arte così gloriosa, ma è sufficiente ricordare che sono chiamati copisti (librarii) coloro che servono con zelo la giusta bilancia (libra) del Signore.[5] (I, XXX, pp. 117-118)
  • Abbiamo inoltre procurato operai specializzati nella rilegatura di libri, affinché una decorosa forma esteriore rivestisse la bellezza delle lettere sacre, imitanti peraltro in qualche modo l'esempio del Signore che nella gloria del banchetto celeste coprì con stole nuziali quelli che ritenne degni di essere invitati a cena.[6] (I, XXX, p. 119)
  • La musica, quindi, si diffonde attraverso tutti gli atti della nostra vita se seguiamo innanzitutto gli ordini del Creatore ed osserviamo con mente pura le leggi che ci ha dato. Qualunque parola pronunciamo e qualunque sentimento ci agita internamente nelle vene risulta collegato al potere dell'armonia attraverso ritmi musicali. La musica è la scienza del bel disporre secondo un ritmo. Se noi osserviamo un buon modo di vivere, siamo sempre collegati a questa disciplina. Quando invece commettiamo ingiustizie, non abbiamo più la musica. (II, V, pp. 171-172)

Note[modifica]

  1. In Cassiodorus, Variae, 4, L FAUSTO PRAEFECTO PRAETORIO THEODERICUS REX, monumenta.ch.
  2. Citato in Gianfranco Ravasi, L'incontro: ritrovarsi nella preghiera, Oscar Mondadori, Milano, 2014, p. 47. ISBN 978-88-04-63591-8
  3. Da De anima, XVIII; citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  4. Es 31, 18.
  5. Il termine librarius deriva in realtà da liber, non da libra. Cfr. Le Istituzioni, p. 118, nota 4.
  6. Mt. 22, 11.

Bibliografia[modifica]

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