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Lorenzo Milani

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Don Milani

Don Lorenzo Carlo Domenico Milani Comparetti (1923 – 1967), presbitero, insegnante, scrittore ed educatore italiano.

Citazioni di Lorenzo Milani

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  • Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia. (da Lettera ad una professoressa)
  • Il giorno che avremo sfondato insieme la cancellata di qualche parco, installato la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordati Pipetta, quel giorno ti tradirò, quel giorno finalmente potrò cantare l'unico grido di vittoria degno di un sacerdote di Cristo, beati i poveri perché il regno dei cieli è loro. Quel giorno io non resterò con te, io tornerò nella tua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te davanti al mio Signore crocifisso. (da Lettera a Pipetta, scritta a un giovane comunista)
  • In quanto a San Donato, io ho la superba convinzione che le cariche di esplosivo che ci ho ammonticchiato in questi cinque anni non smetteranno di scoppiettare per almeno cinquanta anni sotto il sedere dei miei vincitori. (da una lettera del 14 luglio 1952, in Lettere alla mamma)
  • Non c'è nulla che sia ingiusto quanto far le parti eguali fra disuguali. (da Lettera a una professoressa, Libreria editrice Fiorentina)
  • Piuttosto mi piacerebbe dire una parola in più, ma non ai giudici, piuttosto ai maestri, ai genitori e ai ragazzi. Se cioè tutti quei begli argomenti sull'obiezione di coscienza si possano applicare anche dal ragazzo nei confronti dei genitori o del maestro. (da Lettera all'avvocato Adolfo Gatti dell'8 gennaio 1966 in A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca, Chiarelettere, Milano 2011)
  • Se si perde loro (gli ultimi) la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati...  La scuola ha un problema solo. I ragazzi che perde. La vostra "scuola dell’obbligo" ne perde per strada 462.000 l’anno. A questo punto gli unici incompetenti di scuola siete voi (insegnanti) che li perdete e non tornate a cercarli. (da Lettera ad una professoressa)

Attribuite

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Ho seguito don Lorenzo Milani, profeta della Terza Via

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  • Il comunismo è la mediazione e l'organizzazione politica di ogni male, al fine di consentire, a una classe dirigente parassitaria e brutale, la gestione di ogni forma di potere sulle spalle degli ultimi.[1]
  • Gli intellettuali comunisti, quasi tutti borghesi, sono i nostri nemici. Quasi tutti gli intellettuali borghesi sono i nostri nemici. Sono loro che vogliono quel laido "compromesso" fra gli sfruttati e gli sfruttatori. Lo vogliono in nome di Cristo e di Marx. Sono proprio dei figli di puttana![1]
  • I capi del comunismo affermano che la loro ideologia viene da lontano e andrà lontano. Non è vero. Il comunismo viene da pochi decenni di storia e va avanti strisciando e speculando tra le innumerevoli miserie della terra. Dove è al potere ne lenisce qualcuna e ne fa nascere altre, ma di questo fallimento riesce a imporre che solo pochi ne parlino. Anche i serpi strisciano rapidamente, si ambientano alle asprezze del terreno, le superano ed attaccano per difendere le loro zone di influenza, ma non vanno lontani.[1]
  • La Chiesa e tutti i cattolici hanno l'obbligo di difendere il sacramento indissolubile del matrimonio. Noi dobbiamo batterci, con estrema risolutezza contro qualsiasi ingerenza dello Stato nel matrimonio cattolico. Il suo eventuale scioglimento non può essere che competenza esclusiva della Chiesa.[1]
  • La gestione del potere da parte di certi cattolici non vuol dire che sono salvaguardati i valori della società cristiana. La gestione degli interessi delle classi benestanti porta prima o poi tutto un popolo a prostituirsi alla loro etica, di cui il divorzio, l'infedeltà coniugale, la droga, l'aborto, la sopraffazione economica e politica del prossimo sono gli aspetti più qualificanti. Sarà quello il momento giusto in cui si dovrà proclamare senza indugi le nostre tesi. Ma non farti illusioni, prima che le masse si accorgano che abbiamo ragione scorrerà molto sangue e sia la degenerazione morale che quella politica arriveranno a livelli di incredibile bassezza.[1]

Esperienze pastorali

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  • Con la parola alla gente non si fa nulla. Sul piano divino ci vuole la grazia e sul piano umano ci vuole l'esempio.
  • Gli atti coerenti sono i più vicini al suo cuore, ma un atto coerente isolato è la più grande incoerenza.
  • Per un prete, quale tragedia più grossa di questa potrà mai venire? Esser liberi, avere in mano Sacramenti, Camera, Senato, stampa, radio, campanili, pulpiti, scuola e con tutta questa dovizia di mezzi divini e umani raccogliere il bel frutto d'essere derisi dai poveri, odiati dai più deboli, amati dai più forti. Aver la chiesa vuota. Vedersela vuotare ogni giorno più. Saper che presto sarà finita per la fede dei poveri. Non vien fatto perfino di domandarti se la persecuzione potrà essere peggio di tutto questo?

Citazioni su Esperienze pastorali

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  • Faccio acquistare il Suo libro, e piace a tutti. È così fresco, vivo, sincero, schietto, che conferma nella certezza che ci sono persone bene orientate. Io vi ho trovato tante cose in cui convengo [...]. (Aldo Capitini)

L'obbedienza non è più una virtù

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Lettera ai cappellani Militari Toscani che hanno sottoscritto il comunicato dell'11 febbraio 1965.

Da tempo avrei voluto invitare uno di voi a parlare ai miei ragazzi della vostra vita. Una vita che i ragazzi e io non capiamo.
Avremmo però voluto fare uno sforzo per capire e soprattutto domandarvi come avete affrontato alcuni problemi pratici della vita militare. Non ho fatto in tempo a organizzare questo incontro tra voi e la mia scuola.
Io l'avrei voluto privato, ma ora che avete rotto il silenzio voi, e su un giornale, non posso fare a meno di farvi quelle stesse domande pubblicamente.
PRIMO perché avete insultato dei cittadini che noi e molti altri ammiriamo. E nessuno, ch'io sappia, vi aveva chiamati in causa. A meno di pensare che il solo esempio di quella loro eroica coerenza cristiana bruci dentro di voi una qualche vostra incertezza interiore.
SECONDO perché avete usato, con estrema leggerezza e senza chiarirne la portata, vocaboli che sono più grandi di voi.

Citazioni

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  • Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri. (da Lettera ai cappellani Militari Toscani, p. 12)
  • Su una parete della nostra scuola c'è scritto grande "I care". È il motto intraducibile dei giovani americani migliori. "Me ne importa, mi sta a cuore". È il contrario esatto del motto fascista "Me ne frego". (da Lettera ai giudici, p. 24)
  • In quanto alla loro vita di giovani di domani, non posso dire ai miei ragazzi che l'unico modo di amare la legge è di obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando non sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate. (da Lettera ai giudici, p. 26)
  • Bisogna avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto.
    A questo patto l'umanità potrà dire di aver avuto in questo secolo un progresso morale parallelo e proporzionale al suo progresso tecnico. (da Lettera ai giudici, p. 35)
  • Spero che in tutto il mondo i miei colleghi preti e maestri d'ogni religione e d'ogni scuola insegneranno come me.
    Poi forse qualche generale troverà ugualmente il meschino che obbedisce e così non riusciremo a salvare l'umanità.
    Non è un motivo per non fare fino in fondo il nostro dovere di maestri. Se non potremo salvare l'umanità ci salveremo almeno l'anima. (da Lettera ai giudici, p. 42)


Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana

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  • Non mi ribellerò mai alla Chiesa, perché ho bisogno più volte alla settimana del perdono dei miei peccati e non saprei da chi altri andare a cercarlo quando avessi lasciato la Chiesa. (a padre Reginaldo Santilli - Firenze; Barbiana 10 ottobre 1958, p. 89)
  • Il sacerdote è padre universale?
    Se così fosse mi spreterei subito. E se avessi scritto un libro con cuore di padre universale non v'avrei commosso.
    V'ho commosso e convinto solo perché vi siete accorti che amava alcune centinaia di creature, ma che le amavo con cuore singolare e non universale. (a Luciano Ichino - Milano; Barbiana, 11 maggio 1959, p. 108)
  • Quando si sente il cardinal Ruffini lodare il regime spagnolo, verrebbe voglia di dirgli che un dittatore sanguinario[2] o un governante incapace fa più male alla Chiesa quando la protegge che quando la combatte. (a Nicola Pistelli direttore di «Politica» - Firenze; Barbiana, 8 agosto 1959, p. 131)
  • Stasera ho provato a mettere un disco di Beethoven per vedere se posso ritornare al mio mondo e alla mia razza e sabato far dire a Rino: «Stasera il Priore non riceve perché sta ascoltando un disco». Volevo anche scrivere sulla porta "I don't care più", ma invece "me ne care" ancora molto. (a Francuccio Gesualdi - Tripoli; Barbiana, 4 aprile 1967, pp. 320-321)
  • [Riferendosi a Lettera a una professoressa, firmata collettivamente «Scuola di Barbiana»] [...] non voglio morire signore cioè autore di libro, ma con la gioia che qualcuno ha capito che per scrivere non occorre né genio né personalità perché ci sono regole oggettive che valgono per tutti e per sempre e l'opera è tanto più arte quanto più le segue e s'avvicina al vero. Così la classe operaia saprà scrivere meglio di quella borghese. È per questo che io ho speso la mia vita e non per farmi incensare dai borghesi come uno di loro. O peggio per far dire ai maliziosi che ho fatto firmare ai ragazzi per evitare le complicazioni dell'imprimatur. (a Giorgio Pecorini - Milano; Barbiana, 7 aprile 1967, p. 323)

Testamento
Firenze, 1.3.1966
Caro Michele, caro Francesco, cari ragazzi,
non ho punti debiti verso di voi, ma solo crediti. Verso l'Eda invece ho solo debiti e nessun credito. Traetene le conseguenze sia sul piano affettivo che su quello economico.
Un abbraccio affettuoso, vostro Lorenzo

Cari gli altri,
non vi offendete se non vi ho rammentato. Questo non è un documento importante, è solo un regolamento di conti di casa (le cose che avevo da dire le ho dette da vivo fino a annoiarvi).
Un abbraccio affettuoso, vostro Lorenzo

Caro Michele, caro Francesco, cari ragazzi,
non è vero che non ho debiti verso di voi. L'ho scritto per dare forza al discorso!
Ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo conto.
Un altro abbraccio, vostro Lorenzo.

Citazioni su Lorenzo Milani

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  • Don Lorenzo Milani ricordava spesso che lui aveva sì insegnato a leggere e a scrivere ai suoi alunni di Barbiana, ma loro, figli di contadini, gli avevano insegnato a vivere. (Andrea Gallo)
  • Rispetto la forte personalità morale di don Milani, ma non riesco a vedere in questo sacerdote coraggioso il profeta della nuova società. (Carlo Casalegno)
  • Tutti sappiamo perché don Milani è considerato in certi ambienti un corruttore della gioventù: era pacifista, difendeva gli obiettori di coscienza, giudicava incompatibili militarismo e cristianesimo. (Carlo Casalegno)

Note

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  1. a b c d e Citato in Roberto Persico, Don Lorenzo Milani come non l'avevate mai detto, Tempi.it, 28 giugno 2007.
  2. Francisco Franco.

Bibliografia

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  • Lorenzo Milani, Esperienze pastorali, Libreria editrice fiorentina, Firenze, 1958.
  • Lorenzo Milani, L'obbedienza non è più una virtù, a cura di Carlo Galeotti, Stampa alternativa, Roma, 1994. ISBN 88-7226-174-0 (e-book ISBN 9788897313519)
  • Lorenzo Milani, Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana, a cura di Michele Gesualdi, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1970.
  • Alessandro Mazzerelli, Ho seguito don Lorenzo Milani, profeta della Terza Via, Il Cerchio, Rimini, 2007. ISBN 88-8474-143-2

Opere

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Altri progetti

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