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Dossier Mitrokhin

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Il dossier Mitrokhin, parte del corposo archivio Mitrokhin riguardante le attività illegali dei servizi segreti sovietici in Italia.

Citazioni

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  • Sandro VIOLA [...] è stato coltivato dal KGB ed era un contatto confidenziale della Residentura del KGB di Roma. Il suo nome in codice era "ZHUKOV". (p. 12)[1]
  • Le principali aree per distaccamenti speciali del KGB erano le seguenti:
    "TSENTR" [centro]: Roma, l'Aquila, Pescara, Vasto, Isernia, Frosinone, Velletri.
    "PRIMORSKY" [marittime]: Genova, Piacenza, Parma, Bologna, Firenze, Lucca, La Spezia.
    "YUZHNYY" [Sud]: Napoli, Benevento. (p. 310)[2]
  • Secondo un piano approvato da ANDROPOV il 15 maggio 1970, in 15 Residenture, inclusa quella di Roma, furono organizzati degli uffici di intercettazione radio, con personale suddiviso in gruppi tecnico.operativi di "intelligence" (ORTG).
    Nel 1971, questi uffici intercettarono 62.000 cablogrammi cifrati sia di carattere militare che diplomatico, provenienti da 60 paesi, nonché più di 25.000 messaggi in chiaro. Questi gruppi ORTG, erano dotati di 69 ricevitori a onde ultracorte, 158 separatore di canale e dei dispositivi di registrazione che permettevano di intercettare 11.000 telegrammi al mese su una banda di frequenza tra i 200 e i 12.000 megahertz. (p. 368)[3]
  • (Boris) PONOMAREV, del Dipartimento Internazionale del Comitato Centrale del CPSU, esercitò una forte pressione sulla dirigenza del Partito Comunista italiano - prima a Mosca e poi al 12° Congresso del Partito Comunista italiano, che si era tenuto a Roma il 6 febbraio 1969 - a causa della loro reazione ai fatti avvenuti in Cecoslovacchia. LONGO, BERLINGUER e COSSUTTA accettarono di mitigare le loro espressioni. I passaggi riguardanti "l'intervento" e "l'occupazione" vennero eliminati dal documento e, non fu fatto alcun riferimento all'Unione Sovietica ed ai paesi socialisti coinvolti in tali fatti: inoltre, non fu fatta alcuna richiesta di ritiro delle truppe dalla Cecoslovacchia. (p. 406)[4]
  • [...] il KGB abbozzò 8 proposte sulla questione che furono poi sottoposte alla firma di FEKLISOV. La loro essenza è la seguente:
    - aiutare il PCI a costruire un Servizio Speciale permanente di Informazioni del Partito;
    - indottrinare, in maniera particolare, i rappresentanti del PCI, addestrare il capo di questo Servizio Speciale, il personale di sicurezza, uno specialista in comunicazioni radio, gli esperti in documenti, nonché quelli in cifra, in codici, in SW ed in intercettazione della posta. (p. 414)[5]
  • Su richiesta del Comitato Centrale del Partito Comunista italiano e secondo la decisione del Politburo del Comitato Centrale del CPSU, il KGB ricevette l'incarico di concepire un collegamento di comunicazioni radio a due vie tra il quartier generale del Comitato Centrale del Comitato Centrale del Partito Comunista Italiano e due organizzazioni lontane del PCI. [...] Lo scambio di informazioni tra il quartier generale del Comitato Centrale del PCI ele sue stazioni decentrate doveva avvenire tramite una base radio di trasmissione e ricezione collocata sul territorio sovietico. (p. 418)[6]
  • GAWRONSKI era oggetto di coltivazione da parte del Secondo Direttorato Principale del KGB. (p. 597)[7]
  • [Su Francesco De Martino] Era un contatto confidenziale del KGB ed era in contatto con la Residentura del KGB di Roma. DE MARTINO ha svolto diversi compiti, mirati ad influenzare l'opinione pubblica in Italia. (p. 615)[8]
  • Nei primi anni '70 il Primo Direttorato Principale del KGB stava raccogliendo materiale per compromettere Enrico BERLINGUER e fu preparato un documento di base. BERLINGUER possedeva un pezzo di terra in Sardegna. Era stato coinvolto in un affare equivoco relativo a intrighi edilizi per decine di miliardi di lire. [...] Giancarlo PANJETTA, Sergio SEGRE e Giorgio NAPOLITANO consigliarono BERLINGUER di non partecipare al 25° Congresso del PCUS (1976). BERLINGUER non accettò il loro consiglio in quanto temeva di perdere la sua autorità se non avesse partecipato. (p. 625)[9]
  • Cossutta espresse il timore che il PCI avesse gravemente equivocato riguardo al socialismo reale ed al socialismo nell'Unione Sovietica in particolare e chela ricerca di unificazione con i socialisti italiani potesse portare ad una rottura con il PCSU. [...] Cossutta si lamentò che la posizione del PCI era un vile rifiuto del leninismo e disse a Ryzhov che il PCSU avrebbe dovuto pubblicare articoli di critica agli attuali punti di vista dei vertici del PCI. L'amicizia con il PCSU non doveva essere messa in discussione da nessuno. (p. 628)[10]

Citazioni sul dossier Mitrokhin

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  • Di certo le rivelazioni della Commissione Mitrokhin daranno una risposta alla domanda più importante della storia della guerra fredda in Italia: mentre il nostro Paese era legato con un patto difensivo alla Nato, come giudicare un partito che ottiene danaro da un paese nemico per sostenere i suoi progetti di invasione e di conquista con un'organizzazione paramilitare, dotata di armi e radio ricetrasmittenti chiamata "Gladio rossa"? Il cui fine era di insorgere e combattere, se necessario, a fianco degli eserciti sovietici, qualora i "liberatori" fossero entrati in Italia dall'Est. (Gianfranco Morra)
  • Io ho fatto tanti di quei viaggi in Unione Sovietica, mi dicevo: chissà cos'altro racconteranno di me. E invece niente: sono solo due paginette, quelle che mi riguardano, il raccontino di una visita all'ambasciata sovietica, e una mia richiesta di aiuti per il partito.
  • Nel dossier ci sono nomi, ma una dattilografa, un ufficiale, un impiegato, beh, questa era gente che poteva interessare i sovietici al fine di ottenere informazioni. Ma dai politici italiani, che informazioni dovevano avere? De Martino, Macaluso, Lelio Basso... noi abbiamo avuto rapporti politici.
  • Nel dossier si dice anche che ho chiesto soldi ai sovietici per il partito: e questa sarebbe la rivelazione? Il partito comunista ha ricevuto finanziamenti, e aiuti dal partito comunista dell'Unione Sovietica, ed è cosa che sanno tutti. E allora? Quanti furono i contributi finanziari, montagne di dollari venuti dagli Stati Uniti per gli altri partiti politici? Ci si dimentica che si combatteva una Guerra Fredda?
  • Queste sono tutte sciocchezze prive di ogni fondamento. Per quanto riguarda il mio nome, è citato come quello di un informatore del Kgb perché ho avuto rapporti con i dirigenti sovietici. È verissimo, ne ho avuti moltissimi e intensi: perché ero un dirigente del partito comunista italiano. Ma Breznev, Kossighin, Gromiko, Andropov, Pomonariov, Gorbaciov erano tutti agenti del Kgb che volevano avere informazioni da Armando Cossutta?
  • È forse superfluo dire che con questa storia io non ho nulla a che fare. Di spionaggio, io, ho sentito parlare solo nei libri e nei film.
  • Nessuno di noi era tanto ingenuo da escludere la possibilità che un funzionario di ambasciata o il membro di una qualsiasi delegazione fosse in realtà una spia. Ma, ripeto, ci limitavamo a parlare di politica. Anche in seguito, quando ho ricoperto incarichi di governo, i rapporti sono sempre stati esclusivamente di tipo politico, oltre che estremamente formali. Se qualche volta è capitato che il discorso prendesse un'altra piega, più delicata, ho subito troncato ogni rapporto. D'altro canto, che cosa avrebbe potuto ottenere il Kgb da Francesco De Martino? Segreti militari? Non scherziamo...
  • Si scoprirà che questa è l'operazione di un imbecille disonesto che voleva far soldi vendendo i documenti al migliore offerente, e che qualcun altro ha colto la palla al balzo per creare tensione.
  • Sono sempre stato un socialista di sinistra, quindi per il regista di questa operazione assai grossolana, oltre che sporca, era credibile che De Martino potesse avere avuto contatti poco chiari con i sovietici.
  • Sono stupito perché all'età di 92 anni non avrei mai immaginato di essere coinvolto in un affare del genere; amareggiato perché non trovo giusto che vengano resi pubblici dei documenti senza accertamenti.
  • Vuole che in oltre cinquant'anni di attività politica, durante i quali ho ricoperto anche incarichi di governo, non abbia mai avuto a che fare con i sovietici, oltre che con gli americani, che per la verità erano più attivi?
  • Ci vogliono i riscontri: fatti concreti denunciati, documenti inoppugnabili, coerenza tra un documento e un altro, riferimenti cronologici credibili. In mancanza di questo diventa tutto un pettegolezzo inattendibile.
  • Conoscendo molti colleghi coinvolti come me in questi elenchi privi di credibilità, mi pare di poter affermare con assoluta certezza che si tratta di pure invenzioni. Peccato per quelli che non possono più riderne.
  • Io mi posso fare una risata vedendo che ero in "coltivazione". Mi dicono però che in questo elenco ci sono nomi di grandi giornalisti scomparsi. Mi dispiace che valenti colleghi come Alberto Cavallari, che hanno fatto la storia del giornalismo italiano e che sono morti, non possano difendersi e rischino di veder screditati i loro nomi da disinformatori di professione.
  • Ancora oggi se incontrate gente comune per strada e fate il nome della Commissione Mitrokhin, vi diranno che si trattava di una lurida porcheria in cui un certo Scaramella in combutta con Guzzanti fabbricava falsi dossier per compromettere sia Prodi che alcuni esponenti della sinistra. Tutto ciò è stato possibile grazie all'uso di Limarev, un uomo che paradossalmente è arrivato a Scaramella grazie a Litvinenko, il quale ne divenne a sua volta inconsapevole strumento e vittima.
  • I servizi segreti che gestirono in Italia il dossier Mitrokhin (in realtà mettendolo sotto chiave con una serie di forzature e abusi amministrativi) si difesero davanti alla Commissione Mitrokhin sostenendo di non aver fatto nulla con le informazioni ricevute dagli inglesi perché esse non contenevano "prove" utili per attività giudiziarie. Questa è stata una delle tante ipocrisie, o meglio menzogne, dei servizi stessi: le informazioni recapitate dal "governo" inglese avevano lo scopo di promuovere operazioni di intelligence e non arresti e processi.
  • Il capo del governo italiano ignorava sistematicamente questi attacchi russi. Il punto più alto del suo distacco avvenne quando gli consegnai personalmente una lettera per il presidente Putin, in lingua russa e in italiano, redatta insieme allo storico e giornalista Valerio Riva, oggi scomparso, alla vigilia di una visita di Putin alla villa di Berlusconi in Sardegna. In quella lettera mi rivolgevo a Putin con i toni più rispettosi, amichevoli e sinceri, chiedendo al presidente russo, in nome della profonda amicizia fra i popoli, di consentire alla Commissione di avere accesso agli archivi del KGB e ricevere l'assistenza necessaria. Berlusconi non consegnò mai quella lettera a Putin, cosa che mi venne riferita da un membro della Commissione Mitrokhin molto vicino al Cavaliere che era con lui in Sardegna: «Non gliel'ha data e ha detto che non gliela darà perché non vuole infastidire l'ospite».
  • Io appartenevo al partito di Berlusconi, Berlusconi era amico di Putin e Putin detestava la Commissione Mitrokhin. Berlusconi fra Putin e la Commissione Mitrokhin aveva scelto il primo. La sintonia fra stampa di sinistra italiana e governativa russa dopo l'omicidio Litvinenko raggiunse poi la perfezione di un concerto sinfonico. Intanto, governo e media russi si dichiaravano sempre più orgogliosi del passato del KGB e da Mosca il messaggio arrivava sempre più chiaro: un'inchiesta sul KGB era considerata ostile nei confronti dell'attuale governo russo. Era come se la Repubblica Federale Tedesca avesse dichiarato guerra a chiunque indagasse sui crimini della Gestapo.
  • La storia della Commissione Mitrokhin e del tenente colonnello Alexander Litvinenko, mio informatore segreto, è anche la storia della ripresa delle ostilità fra Occidente e Russia.
  • Negli altri Paesi il dossier era stato trattato professionalmente dai servizi segreti che avevano compiuto le opportune operazioni di controspionaggio. In Italia e soltanto in Italia il dossier aveva alimentato una enorme agitazione a sinistra che aveva provocato una reazione a catena di reticenze, menzogne, illazioni, pettegolezzi e ricatti veri i propri. [...] La parola d'ordine prontamente rilanciata in Italia fu che Vasilij Mitrokhin era soltanto uno spione animato da sudici desideri di arricchimento attraverso un traffico di materiali diffamatori prodotti dagli stessi servizi segreti. Le sue informazioni furono prontamente definite «immondizia». In Italia questa versione fu accolta con entusiasmo da tutta la sinistra italiana, anche perché la Commissione d'inchiesta era nata durante il governo di destra di Berlusconi e fu facile far credere che il suo vero obiettivo fosse quello di diffamare e calunniare personalità politiche che erano state comuniste o vicine ai comunisti ai tempi della guerra fredda.
  • Trovai grottesco che un'inchiesta contro le attività sovietiche fosse considerata provocatoria contro l'attuale sinistra italiana. Così come trovavo grottesco che a Mosca fosse considerata una provocazione un'inchiesta sul passato del KGB in un Paese che non esisteva più, l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Ignoravo inoltre quale miccia avessi acceso e quali polveri fossero state predisposte alla fine della miccia.

Note

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  1. Citato in Sandro Viola, repubblica.it
  2. Citato in I compiti: dalle aree di atterraggio alle divise, repubblica.it
  3. Citato in Le radio e le attività, repubblica.it
  4. Citato in Minimizzare la Cecoslovacchia, repubblica.it
  5. Citato in L'addestramento, repubblica.it
  6. Citato in La rete del Kgb, repubblica.it
  7. Citato in Jas Gawronski, repubblica.it
  8. Citato in Francesco De Martino, repubblica.it
  9. Citato in Piano anti Berlinguer, repubblica.it
  10. Citato in Armando Cossutta, repubblica.it

Voci correlate

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Altri progetti

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