Elémire Zolla

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Elémire Zolla

Elémire Zolla (1926 – 2002), saggista, filosofo e storico delle religioni italiano.

Citazioni di Elémire Zolla[modifica]

  • Il Pinocchio di Collodi è un miracolo letterario dalla profondità esoterica quasi intollerabile.[1]
  • L'assiduo dei cineclub partecipa a una forma di intrattenimento di massa con l'animo di chi frequenti un teatro o una biblioteca: è alienato dalla massa, parla un linguaggio che non ha rapporto con quello di massa, ma forse il fatto che, per lui e per lo spettatore di massa, le circostanze sono uguali o quasi, lo degrada, gli dà i conforti dell'inserimento. Si forma un mondo di cultori del cinematografo che in pratica serve all'industria come terreno sperimentale. Come se un latifondista che coltiva intensamente i suoi terreni lasciasse qualche podere a liberi agricoltori, per visitarli ogni tanto e appropriarsi di questa o quella nuova coltura sorta grazie a una inventiva meno legata alle esigenze del mercato. Se un regista o un critico si formano nella serra dei cineclub e paiono dotati di spirito artistico (cosa che il produttore traduce nel suo linguaggio come "nuove trovate che si possono sperimentare"), vengono subito assoldati, inseriti con catene più o meno allentate nell'apparato. E la magia agisce: di fatto il loro spirito diventa merce, repertorio di trovate nuove, vendibili, esauribili dopo essere state dolcificate.[2]
  • [Principi di Scienza delle finanze di Luigi Einaudi] Lo considero il libro più importante che sia mai stato scritto da un italiano nel secolo ventesimo. Dopo di lui finì l'economia come scienza umana e arrivò l'economia dominata dalla matematica.[3]
  • Nei suoi ultimi anni di libertà Pavel Florenskij compose la sua stupenda estetica. La premessa è l'idea einsteniana di spazio. [...] Florenskij si curva sul concetto di «cosa» e la definisce come «corrugamento» o «luogo di curvatura» dello spazio. [...] Quella di Florenskij è un'estetica nata sul ciglio della voragine, dopo di essa l'arte sarebbe sparita, sostituita da esposizioni di sterco, balbettii, installazioni.[4]
  • Uscire dallo spazio che su di noi hanno incurvato secoli e secoli è l'atto più bello che si possa compiere.[5]

Gli arcani del potere[modifica]

  • La nostra epoca è tutta sotto l'egida della truffa, non c'è quasi atto che sfugga alla dominazione di questo essere divino che spadroneggia al modo degli antichi dèi della città e della tribù. (da La liberazione dai tre dogmi, p. 132)
  • I sentimenti dell'uomo moderno appaiono artefatti, non paiono cresciuti come un fiore in cima allo stelo ma scattati come le molle d'un congegno al tocco d'un padrone invisibile. (da La liberazione dai tre dogmi, p. 144)
  • Lo shinto è vita comune. Non chiede impegni, non infligge doveri, non chiede sforzi. Con fastosa modestia addita. (da Lo shinto è vita comune, p. 239)
  • L'occhio ha un tocco più delicato di quello delle dita più soavi. (da Lo spazio euclideo è soltanto uno dei tanti immaginabili, p. 247)
  • Chi geme sotto un'oppressione alimenta con sudore e sangue la pianta della conoscenza; per il potente la conoscenza è oggetto di disprezzo o di curiosità o di ornamento, solo la vittima ne ha fame e bisogno. (da Martirio e potenza, pp. 276-277)

Incipit di Lo stupore infantile[modifica]

Qui dell'infanzia come premessa gloriosa e tradita dell'esistenza si parla, luogo ideale dove si cela l'Unità ed estasi da cui ogni sentimento promana. È nell'esperienza dell'infanzia che nasce la conoscenza senza dualità, la filosofia spinta al di là delle parole, sorta in India e di lì diffusa fino in Giappone come zen, in Tibet come rDsogs-chen. Dove si può ritrovare l'incanto dell'infanzia? Forse nella filosofia più pura, nella luce e nella tenebra pazientemente contemplate dalle tante tradizioni, nella rievocazione della natura vista da Goethe, nell'ascensione in montagna, nella migrazione costante, che ci porta alla periferia della verità.

Citazioni su Elémire Zolla[modifica]

  • Apprezzo poi Elémire Zolla che non è rientrato negli schemini dello strutturalismo. (Mario Praz)
  • Elémire Zolla aveva fama di sciamano. Di sicuro, ne aveva l'aspetto. Alto, calvo, baffi bianchi, occhi intensi. Non era travestito da santone, come certi patetici personaggi. Ma aveva una sua forza interiore. Torinese, cresciuto negli ambienti razionalisti [...], se n'era allontanato al punto da diventare il più acuto studioso italiano della letteratura e della filosofia hindu. (Aldo Cazzullo)

Note[modifica]

  1. Dall'intervista di Silvia Ronchey, «Il burattino framassone» Zolla: la storia di un'iniziazione ispirata a Apuleio, La Stampa, 27 febbraio 2002, p. 25.
  2. Da Il serpente di bronzo: scritti antesignani di critica sociale, a cura di Grazia Marchianò, Marsilio, Venezia, 2015, pp. 318-319. ISBN 9788831739689
  3. Citato in Aldo Cazzullo, Doppio anniversario in casa Einaudi, Messaggero di sant'Antonio, n. 1290, gennaio 2012, p. 74.
  4. Da La filosofia perenne, Mondadori, 1999.
  5. Da Uscite dal mondo, Adelphi, Milano, 1992, p. 15.

Bibliografia[modifica]

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