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Eliogabalo

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Eliogabalo (Palazzo Nuovo, Musei Capitolini, Roma

Marco Aurelio Antonino Augusto (203 – 222), detto anche Eliogabalo o Elagabalo, imperatore romano.

Citazioni di Eliogabalo

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  • [Alla domanda: «Non hai paura di diventare povero?»] E che potrei fare di meglio che istituire me stesso erede di me e di mia moglie.[1]
  • O Massimino, so che tu hai abbattuto alla lotta ben sedici, venti e trenta soldati; saresti capace di lottare trenta volte con una donna sola?[2]

Citazioni su Eliogabalo

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  • Come imperatore portava il nome di Antonino, in cui s'esprimeva la discendenza da Caracalla. Ma i contemporanei e i posteri lo chiamarono Elagabalo. In verità egli non portò mai questo nome: "Dio della montagna" era attributo dell'Helios di Emesa, non del suo sacerdote. Ma questa traslazione di nome era in certo senso legittimata dal modo di vivere dell'imperatore, completamente dedito al servizio del suo dio. (Franz Altheim)
  • Eliogabalo regnò come un fanciullo sfrenato e misero, commise tutte le inumanità; l'eccesso della sfrenatezza lo fece divenire il modello di tutti i giovani sfrenati. Egli non poteva regnare a lungo, perché, se non lo avessero ucciso i malcontenti, sarebbe stato ucciso dai suoi stessi vizi, come accade sempre ai giovani sfrenati. (Ion Heliade Rădulescu)
  • L'opinione pubblica romana era abituata agli imperatori che si tenevano vicino qualche fanciullo – generalmente in parallelo con le normali attività eterosessuali – ed era diffusa la credenza che Nerone si fosse interessato, oltre che delle donne, anche di uomini più vecchi di lui. Ma sembra che Eliogabalo sia stato un invertito nel senso più completo, e che fosse determinato a indulgere alle proprie inclinazioni senza alcun freno. Mentre i particolari generosamente forniti dalla Storia Augusta non devono necessariamente essere presi alla lettera, Dione Cassio, senatore e storico contemporaneo agli avvenimenti, merita una certa fiducia quando identifica in Ierocle, un biondo schiavo della Caria, il «marito» favorito dell'imperatore. (Michael Grant)
  • Siamo ben lontani dal voler negare le dissolutezze di Elagabalo. Ma sensualità e pietà religiosa si intrecciano in lui in modo particolare. T. E. Lawrence cosi ha definito i semiti: un popolo "immerso fino agli occhi nella cloaca, ma che con le ciglia tocca il cielo." (Franz Altheim)
  • Eliogabalo ha avuto presto il senso dell'unità, che è alla base di tutti i miti e di tutti i nomi; e la sua decisione di chiamarsi Elagabalus, e l'accanimento ch'egli pose a far dimenticare la sua famiglia e il suo nome, e a identificarsi col dio che li copre, è una prima prova del suo monoteismo magico, che non è solo verbo ma azione.
  • Resta il fatto ch'Eliogabalo, il re pederasta e che si vuole donna, è un sacerdote del Maschile. Egli realizza in se stesso l'identità dei contrari, ma non la realizza senza fatica, e la sua pederastia religiosa non ha altra origine che una lotta ostinata e astratta tra il Maschile e il Femminile.
  • Se intorno al cadavere di Eliogabalo, morto senza tomba, e sgozzato dalla sua polizia nelle latrine del proprio palazzo, vi è un'intensa circolazione di sangue e di escrementi, intorno alla sua culla vi è un'intensa circolazione di sperma. Eliogabalo è nato in un'epoca in cui tutti fornicavano con tutti; E né si saprà mai dove e da chi fu realmente fecondata sua madre. Per un principe siriano, quale egli fu, la filiazione avviene attraverso le madri ; – e, in fatto di madri, vi è intorno a questo figlio di cocchiere, appena nato, una pleiade di Giulie; – e ch'esse influiscano o no su un trono, tutte queste Giulie sono delle fiere puttane.
  • Il padrone del Mondo romano, affettando d'imitare le femmine nel vestito o nelle maniere, preferì la conocchia allo scettro, disonorò le prime cariche dell'Impero, distribuendole a' suoi numerosi amanti; uno de' quali ricevè pubblicamente il titolo e l'autorità di marito dell'Imperatore, o dell'Imperatrice, come ei da se stesso più propriamente si nominava.
  • Il Senato dannò la memoria di lui a perpetua infamia, e la posterità ha ratificato questa giusta sentenza.
  • Un voluttuoso, che non abbia rinunziato alla ragione, segue con invariabil rispetto i moderati dettami della natura, ed accresce i diletti del senso col sociale commercio, coi dolci legami, e con i delicati colori del gusto e dell'immaginazione. Ma Elagabalo, (parlo dell'Imperatore di questo nome) corrotto dalle passioni della gioventù, dai costumi della sua patria, e dalla propria prosperità, si abbandonò ai piaceri più grossolani con isfrenato furore, e trovò presto la sazietà e la nausea nei mezzo dei suoi godimenti.

Note

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  1. Citato in Elio Lampridio, Vita di Antonino Eliogabalo, XXXI, in Scrittori della storia augusta, a cura di Leopoldo Agnes, UTET, Torino, 1960, p. 180.
  2. Citato in Giulio Capitolino, Vita dei due Massimini, IV, in Scrittori della storia augusta, cit., p. 335.

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