Eugenio Borgna

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Eugenio Borgna (1930 – vivente), medico e scrittore italiano.

  • Sconfinate sono le emozioni, ci sono emozioni forti ed emozioni deboli, emozioni che non possono fare a meno di dilatare il colloquio, il dialogo, con gli altri. Esistono, invece, emozioni che spengono questo dialogo, che finiscono con il rendere più difficile la continua relazione che noi abbiamo con gli altri. (da La solitudine dell'anima, Feltrinelli Editore, 2011)
Intervista di Stefania Scateni, Ascoltare e capire, così riusciremo a lasciare andare chi amiamo, l'Unità, 12 febbraio 2009
  • In fondo, e in sintesi estrema, è per sfuggire alla morte che ci siamo inventati il linguaggio, l'arte, la filosofia, la politica.
  • Le tombe sono fatte per i vivi.
  • Le favole ci insegnano che la paura non va chiusa in uno stanzino irraggiungibile dentro di noi, ma sentita, vissuta e affrontata.
  • L'immagine che vive in noi è legata alla concezione che abbiamo della vita e anche alla differenza che mettiamo tra il morire e la morte.
  • Nel termine morire rimane "vivo" anche il vivere; nella parola morte la vita scompare.
  • Le azioni hanno un senso solo se cerchiamo di coglierne i significati.
  • Gli italiani sono, in pratica, analfabeti. È un analfabetismo emozionale, che ci impedisce di capire gli altri.
Intervista di Marina Corradi, C'è il dovere di sperare. Per tutti, Avvenire, 12 dicembre 2011
  • Una crisi economica, per quanto grave, non ha mai nella coscienza individuale una risonanza tanto abissale quanto la desolata mancanza di qualsiasi senso, propria della depressione.
  • Ci sono ideali forti come baluardi, e altri che si oscurano lasciandosi dietro un contraccolpo insostenibile.
  • Niente dà a un uomo la stessa forza di resistenza alle avversità e al dolore di una speranza cristiana, pascaliana.
  • Quando le certezze vengono meno, ci si può salvare solo su quella zattera in cui la solidarietà con l'altro dà senso al sacrificio nostro.
  • Solo una educazione interiore ci consente di guardare alla realtà distinguendo ciò che veramente conta.
  • Prendiamo l'esame di coscienza, espressione cristiana apparentemente così dinosaurica, così desueta. In realtà, questo esame educava a guardare dentro di noi ogni sera, a vedere cosa si era sbagliato, e quindi i propri limiti, e quindi a domandare aiuto per cambiare: il che già implicava una nuova speranza sul giorno che sarebbe venuto.
  • Lo stesso gesto di pregare ogni mattina introduce a una giornata più aperta allo sperare; che non è mai solo per noi stessi, ma anche per gli altri, e perfino per quelli che non conosciamo.
  • Questa in fondo è la razionalità più grande: sapere che la vita è ben di più di tutti i nostri conti, di ogni nostra ragionevole previsione.
Intervista di Rodolfo Casadei, Il mendicante, la sofferenza e la ricerca dell'infinito, Tempi.it, 28 giugno 2015
  • Dobbiamo educarci a riconoscere le nostre risonanze interiori quando incontriamo gli altri, lavoriamo, sogniamo.
  • L'esperienza dell'infinito, in tutte le sue forme, ci avvicina a Dio.
  • La depressione ci spinge a cogliere fino in fondo quello che viviamo, e allora aumenta anche la nostra capacità di conoscere gli altri.
  • La categoria del futuro è quella che oggi dal punto di vista esistenziale e psicologico viene più cancellata.
  • Laddove c'è un'esperienza del dolore, cresce immediatamente la percezione dell'insufficienza dei godimenti esterni, effimeri, temporanei, e cresce il desiderio di qualcosa che oltrepassi il contingente.
  • Se i nostri saranno occhi bagnati di lacrime, occhi che ci permettono di immedesimarci nella vita interiore del malato, nel suo dolore, di vedere l'anima ferita in fondo ai suoi occhi, allora riusciremo a essere di aiuto.

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