Filippo Neri
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San Filippo Neri (1515 – 1595), presbitero italiano.
Citazioni di Filippo Neri
[modifica]- Beatissimo Padre. E che persona sono io, che i Cardinali abbiano a venire a visitarmi, e specialmente iersera i Cardinali di Fiorenza e Cusano? E perché io aveva bisogno di un poco di manna di foglie, detto Cardinal di Fiorenza me ne fece avere due oncie da S. Spirito; perché esso signor Cardinale n'aveva mandata gran quantità a quel luogo. L'istesso giorno si fermò poi insino a due ore di notte; e disse molto bene di Vostra Santità, più di quello che mi pareva; atteso che, essendo ella Papa, dovrebbe essere l'istessa umiltà. Cristo a sett'ore di notte si venne ad incorporare con me: e Vostra Santità, guarda, ch'ella venisse pure una volta nella nostra Chiesa. Cristo è uomo, e Dio, e mi viene ogni volta a visitare; e Vostra Santità è uomo puro, nato da uomo santo, e da bene, esso nato da Dio Padre: Vostra Santità nato dalla signora Agnesina, santissima donna: ma esso nato dalla Vergine delle vergini. Avrei che dire, se volessi secondare la collera che ho. Comando alla Santità Vostra, che faccia la mia volontà circa d'una zitella, la quale io desidero mettere in Torre di Specchi, figliuola di Claudio Neri, al quale Vostra Santità ha promesso d'avere protezione de' suoi figliuoli; ricordandole esser cosa da Papa l'osservar le promesse. Però detto negozio lo rimetta a me, acciò bisognando mi possa servire della sua parola; tanto più sapendo io la volontà della zitella, la quale so certo moversi meramente per divina ispirazione. E con quella maggior umiltà, che debbo, le bacio i santissimi piedi.[1]
- E poi?[2]
- Fermatevi se potete.[3]
- State buoni se potete.[4]
- Figliuoli, state allegri.[2]
- Non l'ammazzare [le mosche]; apri la finestra et, collo ferraiolo, cacciale fuora.[5]
- Se tutti fossero della mia natura, non si ammazzariano gli animali.[6]
- Siate umili, siate bassi.[7]
- Possa tu essere ammazzato... per la fede di Gesù Cristo![8]
- Te possi mori' ammazzato... ma pe' la fede.[9]
Citazioni su Filippo Neri
[modifica]- Affinché non lo tengano in conto di Santo, va talvolta in chiesa con una casacca a rovescio sopra la sottana, e la berretta se la pone in capo alla brava; e per le strade porta sull'abito una pelliccia di martora, che gli fu donata, e quasi se ne pavoneggia. Poiché a suo tempo i preti recavano la barba lunga; egli, per rendersi spregevole, se ne fa radere la metà, e va così per la città, tutto lieto che altri rida di lui, e il dica scemo e matto. (Alfonso Capecelatro)
- Filippo Neri credeva negli uomini, credeva nella loro energia e nella loro capacità di stare insieme. (Luciano De Crescenzo)
- Guardiamo un tratto Filippo in questa nuova luce. Certe cose che egli fa, chi le miri alla superficie, le deve giudicare demenze, scioccherie e delirj: si vede ch'ei si sforza di parer folle, volgare, spregevole e dappoco; e ciò soprattutto quand'altri il vorrebbe venerare e ammirare qual Santo. Al cospetto dei Cardinali che lo riveriscono e lo amano tanto, ei saltella e scherza e ride come uomo semplice e dappoco: ei sa che per Roma lo gridano Santo; ed egli balla nelle pubbliche piazze, e particolarmente là dove vede raccolto molto popolo per ragione di qualche festa. (Alfonso Capecelatro)
- Nell'amore per gli animali ho illustri predecessori. San Filippo Neri è stato per nove anni parroco della mia chiesa. Aveva un cane di nome «Capriccio». Giocava con lui, come si legge negli atti del Processo di canonizzazione, per riaversi dalle emozioni che provava durante la celebrazione della messa. Quando si trasferì alla Chiesa Nuova, portava sotto la mantella, per ripararla dal freddo, la sua gattina. (Mario Canciani)
- Quale esempio, più che quello di Filippo, può insegnare al prete moderno ad attingere nel tu per tu con Dio la sola forza capace di conservarlo integro senza che si pieghi come una canna a tutti i venti di questo mondo? (Louis Bouyer)
- Filippo non si faceva illusioni quanto a rivelazioni e cose simili, in rapporto alla santità. È realtà storica nuda e cruda il fatto che molti santi, anche grandissimi, non conobbero mai tali fenomeni, e che coloro ai quali invece sono capitati furono pressoché unanimi nel dichiarare di non potersene fidar troppo. Benché il mondo sia incline a misurare i mistici col metro delle cose meravigliose che di loro si raccontano, questo non è il metro usato dai mistici stessi. E di nessun mistico ciò è più vero che nei riguardi di Filippo.
- La gioia, anche quando non appariva a Filippo un segno di santità, era secondo lui una delle vie più dirette per raggiungerla. Sapendo, come sapeva, che la maggior parte delle infelicità proviene dall'amore di se stessi, e che gli egoisti sono invariabilmente tristissimi, si dedicò soprattutto a condurre il prossimo all'umiltà. Sono questi i due punti gemelli del corpo della sua dottrina, se si può dire che ne avesse una.
Tra essi, di gran lunga più importante era naturalmente l'umiltà. Egli sapeva infatti che dall'umiltà sarebbe fluita senza fallo la gioia. - Questo mistico, questo estatico, fu sempre pronto alla chiamata del primo venuto. Era inteso che in qualunque momento lo si poteva distogliere dalla preghiera, se c'era chi desiderava parlargli. Perché questo altro non era, come spesso diceva Filippo, che un lasciar Dio per Dio. Egli fu il contemplativo più socievole che il mondo abbia mai visto.
- Venne il giorno in cui l'abitudine all'estasi si era fatta in lui talmente inveterata, che l'unico modo di ritornare in terra quel tanto che gli bisognava per riuscire a dir messa , era di farsi leggere una pagina o due di quel libro.[10]
Esso conteneva la quintessenza dello spirito fiorentino; o, per lo meno, d'un lato di codesto spirito che consiste in una specie di eccentrica bonomia. Il pievano Arlotto ebbe dunque molta influenza sulla formazione di quel santo poco comune. «Non è cosa meravigliosa», domanda l'editore del gioviale abate, «che quest'uomo, con la sua bontà e il suo senso acuto del comico, abbia conquistato la fantasia di tutti gli uomini, rendendoli fratelli ed amici?» In tale domanda, costui, per così dire, dipingeva profeticamente lo stesso Filippo.
Note
[modifica]- ↑ Da Memoriale di Filippo neri a Clemente VIII. Citato in Johann Wolfgang von Goethe, Viaggio in Italia, traduzione di Eugenio Zaniboni, in Johann Wolfgang von Goethe, Opere, a cura di Vittorio Santoli, Sansoni Editore, Firenze, 1970, p. 441.
- ↑ a b Citato in Fumagalli 1921, p. 745.
- ↑ Citato in Fumagalli 1921, p. 744.
- ↑ Citato in De Crescenzo 2011, p. 86.
- ↑ Citato in Canciani 1990, cap. L'esempio dei Santi.
- ↑ Dagli atti del processo di canonizzazione; citato in Canciani 1990, cap. L'esempio dei Santi.
- ↑ Citato in Louis Bouyer, La musica di Dio: San Filippo Neri, traduzione di Franco Marano, Jaca Book, Milano, 1991, p. 64 e p. 75. ISBN 88-16-30213-5
- ↑ Citato in Fumagalli 1921, p. 746.
- ↑ Citato in De Crescenzo 2011, p. 89.
- ↑ Motti e facezie del Piovano Arlotto.
Bibliografia
[modifica]- Mario Canciani, Nell'arca di Noè, Carroccio, Vigodarzere, 1990.
- Luciano De Crescenzo, Tutti santi: me compreso, Mondadori, Milano, 2011. ISBN 978-88-04-61029-8
- Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, Milano, 1921.
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