Francesco Baracca
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Francesco Baracca (1888 – 1918), aviatore italiano.
Citazioni di Francesco Baracca
[modifica]- Il pilota[1], un cadetto viennese di 24 anni, ferito leggermente alla testa, è salvo per miracolo, perché ben otto palle lo hanno sfiorato, l'osservatore, un primo tenente, è invece ferito gravemente da tre palle e forse non se la caverà. L'apparecchio era tutto intriso di sangue coagulato al posto dell'osservatore e dava una triste impressione della guerra. Ho parlato a lungo con il pilota austriaco, stringendogli la mano e facendogli coraggio poiché era molto avvilito; veniva dal fronte russo dove aveva guadagnato la croce di guerra e medaglia al valore che portava sulla sua uniforme azzurra. Non aveva potuto salvarsi dalla mia caccia e mi esprimeva la sua ammirazione con le poche parole di italiano che sapeva. Aveva dovuto scendere, avendogli forato in varie parti i serbatoi della benzina, mentre l'osservatore ferito è caduto dietro la mitragliatrice e gridava dal dolore... Una folla di soldati ed ufficiali era accorsa da ogni parte, tanto che hanno dovuto far sgomberare con la cavalleria e sparando fucilate in aria, poiché là era un terreno battuto dai cannoni austriaci a lunga portata e potevano vederci, nonostante la nebbia...[2]
Citazioni su Francesco Baracca
[modifica]- Dopo la battaglia di Pantelleria, Mussolini aveva voluto premiare gli aviatori per gli efficaci risultati ottenuti su segnalazione del ministero, aveva scelto Carlo Emanuele Buscaglia come espressione più completa e valida per rappresentare il valore dell'aviatore nella seconda guerra mondiale. Veniva a pesare così sul capo di Buscaglia l'alone di gloria assegnato nella prima guerra a Baracca. (Martino Aichner)
- Per noi era tutto un'ala di guerra, cuore e motore, tendini e tiranti, ossa e centine, sangue ed essenza, animo e fuoco, tutto una volontà di battaglia, uomo e congegno. L'ala si è rotta e arsa, il corpo s'è rotto e arso. Ma chi oggi è più alato di lui? Ditemelo. Chi oggi è più alto e più alato di lui? Ditemelo. [...] L'altra sera, la sera del solstizio che è per noi italiani una sorta di festa solare e segna questa volta il culmine della luce di Roma quando ci fu annunziata la trasfigurazione e l'ascensione di Francesco Baracca il Vittorioso, là, in un campo litoraneo, mentre i nostri uomini caricavano di bombe i nostri apparecchi, io dissi ai miei compagni che bene gli antichi nostri celebravano i funerali degli eroi con giochi funebri. E, per celebrare l'eroe nostro col solo rito degno di lui, io li condussi a un funebre gioco di guerra. Ritornammo e partimmo di nuovo, e ancora ritornammo e partimmo, finché la notte non fu consunta. (Gabriele D'Annunzio)
Note
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