Francesco Torti

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Francesco Torti

Francesco Torti (1763 – 1842), critico letterario italiano.

Dante rivendicato: Lettera al sig. Cavalier Monti[modifica]

Incipit[modifica]

Noi ci siamo conosciuti, Signor Cavaliere, da lungo tempo, e non è senza rincrescimento che io debba ora ridestarvene la memoria. Noi abbiamo amato insieme le lettere, la poesia, i poeti, e soprattutto i grandi poeti: noi abbiamo speculato insieme sopra le bellezze di quest'arte divina; l'abbiamo considerata nella sua origine, e ne'diversi cangiamenti del gusto Italiano nel corso progressivo di cinque secoli ; e queste interessanti ricerche hanno formato per qualche tempo fra noi il letterario argomento d'una animata corrispondenza d'entusiasmo la vostra amicizia, affinché io ve ne scrivessi delle più lunghe ancora.

Citazioni[modifica]

  • Io raccolsi le prime idee delle mie Osservazioni in alcune lettere, che vi diressi, Signor Cavaliere, dopo la publicazione del primo e secondo Canto della vostra Basvilliana. Voi ne foste colpito, e ne rimaneste contento più di quello cbe io avrei immaginato. Voi esclamavate in una delle vostre lettere; Oh potessi stampare il vostro giudizio senza cadere in un eccesso di vanità! Ma se voi per vostro ozio voleste dare una maggiore estensione ai vostri pensieri in modo di libere riflessioni sopra questa Cantica, non con altri parlando che col pubblico, io sarei superbo di premetterle alle Note, e la mia oblìgazione sarebbe pur molta. Dovetti esitare qualche tempo prima d'arrendermi a delle istanze così lusinghiere. Se io non era affatto straniero nella letteratura, il mio nome era però straniero nel mondo letterario. Io diceva a me stesso: come mai l'autore della Basvilliana, l'autore dell'Aristodemo, e di tante felici produzioni in ogni genere di poesia, quest'uomo già in possesso degli applausi della Capitale e di tutta l'Italia crede oggi di trovare in un giovane oscuro e senza nome nel fondo d'una Provincia un istrumento abile ad illustrare la più bella, e la più grande delle sue produzioni poetiche, e farmi per così dire il piedistallo della sua gloria? (p. 6)
  • Amico mio, seguitate la vostra fatica la quale ad onta della debolezza dell'argomento che vi siete proposto va a procacciarvi una luminosa riputazione; e s'egli è vero che le anime di Dante e dell'autore del Basville si siano toccate in tutte le loro parti, tenete per certo che la vostra entra per terza in questo contatto, e compisce il mistero d'una triade letteraria in un'anima sola. (p. 11)
  • Dove sono gli eroi della guerra nel Paradiso perduto di Milton, e nel Messia di Klopstok? Nullostante chi osa negare il titolo di poema epico a quelle due sublimi produzioni? Se voi ricusate, diceva Adisson, il titolo di poema epico al poema di Milton, chiamatelo un poema divino, purché non lo crediate inferiore all'Iliade e all'Odissea. (p. 19)
  • [Il Monti nella Proposta dètte al Perticari dell' ingegno divino, sul che il Torti fece le seguenti osservazioni] Fino a qual punto avete potuto così obbliare voi stesso, e tutte le regole di ciò che conviene? Ma v'è anche di più. Egli è il suocero di Giulio, siete ancora voi stesso che avete stampato in faccia al pubblico, e col vostro nome le precise parole che si leggono alla pagina CXX, con cui lo dichiarate un uomo divino; quel divino ingegno del Perticari. Una tale espressione, indecente nella vostra bocca, quando non fosse ridicola in quella d'ogni altro equivale, esattamente a questa: il divino marito di mia figlia. Qual rispetto dovrà il pubblico al domestico diploma di divinità spedito dal suocero al proprio genero? Siete voi che scrivete così? Quando Alessandro partecipò ad Olimpia sua madre, che egli era stato fatto già Dio ed acclamato per fìglio di Giove, quella buona regina benché donna, e madre tenera ebbe pietà della follìa di suo figlio, e si burlò di quella ridicola apoteosi. Non dimeno il gran Macedone era il conquistatore della terra; cento popoli vinti adoravano il suo nome; era il mondo attonito che ardeva gl'incensi avanti alla sua immagine. Ma mostrateci i titoli luminosi, le conquiste, i trofei letterari che hanno divinizzato il vostro piccolo Giulio? (p. 146)

Citazioni su Francesco Torti[modifica]

  • Ho letto con piacere e meraviglia il suo ottimo libro che ha per titolo Dante rivendicato. Godo che in tanta viltà letteraria si trovi un ardito amico del vero e che per amor di esso non tema nimicizie famose. È gran tempo che in Italia non si è stampata opera con franchezza così generosa, e piena di quell'evidenza di raziocinio che ho ammirato nella sua. (Giovanni Battista Niccolini)
  • Il secondo articolo delle vostre Osservazioni è un capo d'opera. Io ne sono incantato dopo la quarta e la decima lettura, e non v'è prosa che in soggetto di critica mi abbia mai fatta una si gagliarda e dolce impressione. Chiunque abbia fior di senno argomenterà dal vostro scritto che voi sarete un giorno il massimo de' Critici e per sicurezza di giudizio, e per profondila di sentimento, e per evidenza e precisione di stile, e per tutte quelle prerogative che distinguono dallo scrittore pedante lo scrittore eloquente e filosofo .... Niuno ha mai parlato di Dante così degnamente; niuno ne ha mai più sottil mente sviluppato lo spirito. Ma il vostro capo d'opera ha un difetto universale, e questo è la troppa lode che date all'imitatore di Dante. In verità mi sento impotente a sostener questo peso, e vi prego di mitigarlo. A saziare il mio amor proprio mi basta quell' Eliseo avviluppato nel mantello del suo maestro; mantello che non darei per tutte le porpore dell'universo. (Vincenzo Monti)
  • Non posso saziarmi di leggere e rileggere il primo articolo delle vostre Aristoteliche Osservazioni [Sulla Basvilliana]. Sto quasi sul punto, di progettarvi il cambio delle nostre fatiche, pigliandomi io la gloria delle Osservazioni, e voi quella della Cantica. Non vi adulo: non si può scrivere ne con più forza, né con più precisione, né con più senno. Quanti l'han letta (e son molti, perché vi so dire che qui v'ha molti che vi stimano) tanti ne sono rimasti incantati . Perloché sollecitate il vostro lavoro, che essendo in compagnia noi voleremo ambedue più allegri e più sicuri nella carriera della gloria. (Vincenzo Monti)

Bibliografia[modifica]

  • Francesco Torti Dante rivendicato: Lettera al sig. Cavalier Monti, Tipografia Tomassini, Fuligno 1825.

Altri progetti[modifica]