Joseph Addison

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Joseph Addison

Joseph Addison (1672 – 1719), politico e scrittore inglese.

Citazioni di Joseph Addison[modifica]

See in what peace a Christian can die![1]
  • I miei primi giorni a Napoli li ho trascorsi a guardare le processioni, sempre molto sontuose durante la settimana santa.
My first days at Naples were taken up with the sight of processions, wich are always very magnificent in the holy week.[2]
  • L'infelicità deve essere commisurata non tanto al male in sé, quanto al carattere di chi soffre.
A misery is not to be measured from the nature of the evil, but from the temper of the sufferer.[3]
  • La lettura è per la mente quel che l'esercizio è per il corpo.
Reading is to the mind, what exercise is to the body.[4]
  • Ma non vi è nulla che trovi così presto la via dell'anima come la bellezza, la quale permea subito l'immaginazione di una soddisfazione e di un compiacimento segreto, e dà una rifinitura a tutto ciò che è grande o inusitato.[5]
  • Non è facoltà dei mortali di comandare al successo; ma faremo di meglio, Sempronio: lo meriteremo.[6]
  • Vi sono alcune ragioni per le quali il sapere è più consono al mondo delle donne che a quello degli uomini. In primo luogo, esse hanno più tempo libero e conducono vita più sedentaria... Un'altra ragione per la quale le donne, specialmente donne di rango, dovrebbero applicarsi alle lettere è che i mariti sono generalmente estranei.[7]

Citazioni errate[modifica]

  • Nessuna oppressione è così pesante o duratura quanto quella inflitta dalla perversione e dall'eccesso di autorità legale.
No oppression is so heavy or lasting as that which is inflicted by the perversion and exorbitance of legal authority.
La frase è di Samuel Johnson, in The Rambler, n. 148, 17 agosto 1751.

Citazioni tratte dai giornali[modifica]

The Spectator[modifica]

  • Ciò che è la scultura per un blocco di marmo, è l'educazione per un'anima umana.
What sculpture is to a block of marble, education is to the human soul. (n. 215, 6 novembre 1711)
  • Così io vivo nel mondo più come osservatore dell'umanità che come appartenente alla specie.
Thus I live in the world rather as a spectator of mankind than as one of the species. (n. 1, 1 marzo 1711)
  • Di rado una donna chiede consiglio prima di aver comprato l'abito da sposa.
A woman seldom asks advice before she has bought her wedding clothes. (n. 475, 4 settembre 1712)
  • La domenica pulisce tutta la ruggine della settimana. (112)
Sunday clears away the rust of the whole week.
  • La vera felicità nasce in primo luogo dal piacere del proprio io, e poi, dall'amicizia e dalla conversazione di pochi compagni scelti.
True happiness [...] arises, in the first place, from the enjoyment of one's self, and in the next, from the friendship and conversation of a few select companions. (n. 15, 17 marzo 1711)
  • Niente si può mettere bene in musica che non sia privo di senso. (18)
Nothing is capable of being well set to music, that is not nonsense.
  • Noi siamo sempre impegnati... a fare qualcosa per la Posterità, ma sarei felice di vedere la Posterità fare qualcosa per noi. (583)
We are always doing... something for Posterity, but I would fain see Posterity do something for us.
  • Quando penso a questa grande città [Londra] divisa in tante parti e quartieri la considero come un complesso composto di diverse nazioni differenti per costumi, maniere e interessi... In breve gli abitanti di St. James, sebbene vivano sotto le stesse leggi e parlino lo stesso linguaggio, sono un popolo diverso dagli abitanti di Cheapside che sono altrettanto separati da un lato, da quelli di Temple e, dall'altro, da quelli di Smithfield.[8]
  • Se dobbiamo credere ai nostri logici, l'uomo si distingue da tutte le altre creature per la facoltà di ridere.
If we may believe our logicians, man is distinguished from all other creatures by the faculty of laughter. (n. 494, 26 settembre 1712)
  • Se dovessi dare una regola per bere, si baserebbe su una citazione di William Temple: il primo bicchiere è per me, il secondo per i miei amici, il terzo per il buonumore, e il quarto per i miei nemici.
Were I to prescribe a rule for drinking, it should be formed upon a saying quoted by Sir William Temple: the first glass for myself, the second for my friends, the third for good humor, and the fourth for mine enemies. (n. 195, 13 ottobre 1711)
  • Umore instabile ed incoerenza sono le maggiori debolezze della natura umana.
Mutability of temper and inconsistency with ourselves is the greatest weakness of human nature. (n. 162, 5 settembre 1711)
  • Un uomo dovrebbe anche considerare quello che ha, piuttosto che quello che vuole; in secondo luogo quanto più infelice potrebbe essere di quello che in realtà è.
A man should always consider how much he has more than he wants. (n. 574, 30 luglio 1714)
  • Una tragedia perfetta è il più nobile prodotto della natura umana.[9]

Note[modifica]

  1. Citato in Philip Henry Stanhope Stanhope (Earl), History of England from the peace of Utrecht to the peace of Versailles: 1713-1783, J. Murray, 1836, p. 449.
  2. Citato in Naples, in Miscellaneous Works. Vol. 4, D. A. Talboys, Oxford, 1830, p. 91.
  3. Da The Tatler, 1711–1714, n. 146.
  4. Da The Tatler, 1711–1714, n. 147.
  5. Da I piaceri dell'immaginazione.
  6. Da Catone.
  7. Dal Guardian del 1713; citato in Ian Watt, Le origini del romanzo borghese.
  8. Citato in Ian Watt, Le origini del romanzo borghese.
  9. Citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894

Bibliografia[modifica]

  • Ian Watt, Le origini del romanzo borghese (The Rise Of The Novel), traduzione di Luigi Del Grosso Destreri, Bompiani, 1985.
  • (EN) Joseph Addison e George Washington Greene, The Works of Joseph Addison: The Spectator, Putnam, 1856.

Voci correlate[modifica]

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