Gaetano Branca

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Gaetano Branca (1834 – 1871), geografo italiano.

Storia dei viaggiatori italiani[modifica]

Incipit[modifica]

Il primo viaggiatore italiano del quale si faccia menzione nella storia delle geografiche esplorazioni è frate Giovanni di Piano Carpini, dell'Ordine de' Minoriti. Era nato da nobile famiglia del Pian de' Carpini, che è una terra a nove miglia da Perugia verso il Trasimeno, detta presentemente la Magione, e dove anche oggi è una piazza detta appunto dei Carpini. Fu uno di que' missionarii che i papi mandarono nell'Asia col difficile incarico di convertire i capi delle orde mongoliche al cristianesimo e di fare de' Mongoli un potente alleato dei Cristiani contro i Turchi, i Mammalucchi, ed altri barbari dell'Asia occidentale, acerrimi nemici degli Europei e delle loro colonie sulle coste del Mar Nero e del Mediterraneo. I Mongoli mostravansi piuttosto indifferenti in fatto di confessioni religiose, ed offerivano ai Cristiani di Palestina ed ai principi d'Armenia opportunissimi alleati, anzi liberatori dal giogo musulmano.

Citazioni[modifica]

  • Il primo missionario che giunse a Pekino il più celebre nella schiera di quegli uomini pii che spiegarono tanta pazienza e perseveranza nell'umile loro mandato, fu [dopo Giovanni di Piano Carpini] un altro italiano, frate Giovanni da Montecorvino, minore osservante. (cap. II, p. 54)
  • Oderico da Pordenone, forse il più creduto fra i viaggiatori del medio evo, che sono pure per la maggior parte assai scarsamente provvisti di senso critico, ritornò in Occidente con un ricco fardello di cose incredibili, ed i brevi saggi estratti dalla sua relazione ne sono una prova. Le esagerazioni del suo racconto fecero credere a qualcuno che tutto il viaggio non fosse che un'invenzione fondata su Marco Polo. Altri non posero in dubbio il viaggio ma supposero come il Tiraboschi che mani straniere interpolassero le esagerazioni o per guastarne la lezione o per smania del meraviglioso. (cap. III, p. 61)
  • [...] il Conti passò per mare nell'isola di Saillana (Ceylan). Gira 3000 miglia; ha gran dovizia di rubini, granate e cannella, ed è dominata dai Bramini i quali studiano filosofia ed astrologia. In mezzo ad un lago sorge, cosi aggiunge, una città di tre miglia di circuito; ma siccome il lago non esiste, pare questa una delle aggiunte fatte da Poggio [Bracciolini], il quale però non avrebbe che riprodotta un'idea erronea di Plinio. (cap. IV, p. 89)
  • [...] il Conti venne a Sciamutera (Sumatra), isola immensa di seimila miglia di giro, abitata da gente crudele, provvista di grandi orecchie nelle quali porta gioielli d'oro abbelliti da pietre preziose. Portano vesti di tela e seta che arrivano fino al ginocchio. Sono adoratori di idoli, abitano case bassissime, ed hanno più mogli. Canfora, oro e pepe hanno in abbondanza. In quella parte dell'isola che dicesi Batech abita una gente belligera che divora i prigionieri e si vanta dei cranii degli uccisi. Chi ne ha più è il più ricco. (cap. IV, p. 89)
  • Il viaggio di Nicolò Conti durò circa vent'anni (1424-44), e sia per la durata, sia per le percorse distanze, è il più insigne che si facesse nell'Asia durante il medio-evo dopo quello di Polo. Malgrado l'oscurità del testo, malgrado l'oscillazione e le stroppiature de' nomi, per cui difficilmente chi ha senno critico s'induce a ragguagliarli co' nomi moderni, malgrado finalmente ciò che esso contiene di esagerato e di meraviglioso, questo viaggio è un notevolissimo fatto nella storia delle scienze, e ben merita l'attenzione che gli consacrarono alcuni dotti stranieri. (cap. IV, p. 93)
  • Andrea De-Bono è ormai indigeno di quei terribili climi, giacché li sfida da ben quindici anni. Forse nessun europeo ebbe più di lui occasione di addomesticarsi colle difficili abitudini di quei luoghi, di conoscere gli usi e le lingue delle ingenue e nel tempo stesso barbare tribù negre da Chartum all'equatore; di valicare in ogni senso l'alto Nilo ed i suoi tributarii. Niuno meglio di lui poteva arricchire la geografia del Nilo quando avesse dato esatte relazioni delle sue gite e quando avesse potuto corredarle di esatte osservazioni scientifiche. (cap. VII, pp. 390-391)
  • [Andrea De-Bono] Di questo suo viaggio in traccia delle sorgenti del Nilo, e di altri due che dal Cairo e da Suakim lo condussero a Chartum, si è parlato con fama diversa, per modo che fra il contrasto delle opinioni di coloro che tutto a lui negarono, e di altri che fidenti nelle sue asserzioni, tutto gli ammisero, è sembrata a molti cosa malagevole di formarsi un sano e coscienzioso giudizio del suo carattere, del suo valore reale, e della sua abilità come viaggiatore. Questi dubbi peraltro cessano quando uno si faccia a leggere ciò che ne hanno asserito uomini autorevoli, onesti, testimoni dei fatti da lui compiuti, e quando si prendano a considerare le stesse sue pubblicazioni. (cap. VII, pp. 397-398)
  • [Andrea De-Bono] La lunga e monotona serie di articoli, che furono provocati o scritti da lui da dieci anni in qua, e che trovansi sparsi nei periodici e nelle riviste estere ed italiane, [...], non servono a parer nostro che a dimostrare due cose: l'una, il poco o niun profitto venuto alla geografia dai suoi costosi e clamorosi viaggi; l'altra, il bisogno continuo ch'egli ha provato di giustificare i suoi insuccessi, ed i molti mezzi dispersi, accagionandone il tradimento dei compagni, le sommosse dei soldati, l'invidia e la gelosia di tutti, il che però non fu che la conseguenza del suo orgoglio, e de' suoi imperdonabili errori. (cap. VII, p. 398)

Bibliografia[modifica]

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