Gaspara Stampa

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Ritratto di Gaspara Stampa

Gaspara Stampa (1523 – 1554), poetessa italiana.

I sonetti d'amore[modifica]

Incipit[modifica]

Voi, ch'ascoltate in queste meste rime, | in questi mesti, in questi oscuri accenti | il suon degli amorosi miei lamenti | e de le pene mie tra l'altre prime, | ove fia chi di valor apprezzi e stime, | gloria, non che perdon, de' miei lamenti | spero trovar fra le ben nate genti, | poi che la lor cagione è sì sublime. (1. [I])

Citazioni[modifica]

  • Io assomiglio il mio signor al cielo | meco sovente. Il suo bel viso è 'l sole; | gli occhi, le stelle; e 'l suon de le parole | è l'armonia, che fa 'l signor di Delo! (5. [V], p. 12)
  • E come in ciel gran refrigerio e vita | dal volto Suo solete vo fruire, | tal io qua giù da la beltà infinita. | In questo sol vincete il mio gioire, | che la vostra è eterna e stabilita, | e la mia gloria può tosto finire. (17. [XVII], p. 17)
  • Rivolgete talor pietoso gli occhi | da le vostre bellezze a le mie pene, | sì che quanta alterezza indi vi viene, | tanta quindi pietate il cor vi tocchi. | Vedrete qual martir indi mi fiocchhi, | vderete vòte le faretre e piene, | che preste a' danni miei sempre Amor tiene, | quando avien che ver' me l'arco suo scocchi. (22. [XXII], p. 18-19)
  • – Trâmi – dico ad Amor talora – omai | fuor de le man di questo crudo ed empio, | che vive del mio danno e del mio scempio, | per chi arsi ed ardo ancor, canto e cantai. (25. [XXV], p. 19-20)
  • Arsi, piansi, cantai; piango, ardo e canto; | piangerò, arderò, canterò sempre | (fin che Morte o Fortuna o tempo stempre |a l'ingegno, occhi e cor, stil, foco e pianto) | la bellezza, il valor e 'l senno a canto. | che 'n vaghe, sagge ed onorate tempre | Amor, natura e studio par che tempre | nel volto, petto e cor del lume santo... (26. XXVI, p. 20)
  • Prendi, Amor, de' tuoi lacci il più possente, | che non abbia né schermo, né difesa, | onde Evadne e Penelope fu presa, | e lega il mio signor novellamente. (79. [LXXIX], p. 39)

Citazioni su Gaspara Stampa[modifica]

  • Da questa porta risospinta al lampo | Di vincitor del tempo eterni libri | Fugge ignoranza, e dietro lei le larve | D'error pasciute, e timide del Sole. | Opra è infinita i tanti aspetti e i nomi | Ad uno ad uno annoverar. | Tu questo, Lesbia, non isdegnar, gentil volume | Che s'offre a te : da l'onorata sede | Volar vorrebbe a l'alma autrice incontro. | D'ambe le parti immobili si stanno, | Serbando il loco a lui, Colonna e Stampa. | Quel pur ti prega che non più consenta | A l'alme rime tue, vaghe sorelle, | Andar divise, onde odono fra 'l plauso | Talor sonar dolce lamento: al novo | Vedremo allor volume aureo cresciuto | Ceder loco maggior Stampa e Colonna. (Lorenzo Mascheroni)
  • Fornita d'ingegno singolare, apprese, oltre la propria, le lingue latina e greca; e non paga della coltura letteraria, attese pure alla musica, riuscendo sonatrice di liuto, e cantatrice eccellente. Le quali doti, congiunte a non ordinaria bellezza, non è meraviglia che le procacciassero, oltreché somma riputazione, l'amore di quanti la conoscevano. (Giuseppe Rovani)
  • Il canzoniere di Gaspara Stampa è uno dei primi esempi di poesia femminile di argomento profano, con ispirazione autobiografica e sentimentale. I 218 sonetti che costituiscono il nucleo portante delle Rime sembrano ripercorrere e commentare – nell'ordine con cui figurano nella raccolta – le tappe di una intensa storia d'amore. (Marta Savini)
  • Non a torto il Croce ha potuto definire i componimenti di Gasparina «diario d'amore», «effusioni epistolari con piena aderenza alla realtà». (Marta Savini)
  • Tutto sommato, la prima giovinezza di Gaspara Stampa fu né più né meno che quella d'una qualunque ragazza di famiglia agiata, d'ingegno curioso ed aguzzo, spensierata, gioconda, vivace senza malizia, onesta senza saccenteria. Che de' calabroni le ronzassero intorno, si capisce. (Giovanni Alfredo Cesareo)
  • Una novità del Cinquecento è la comparsa delle donne tra gli autori letterari: sono aristocratiche come Vittoria Colonna o cortigiane come Gaspara Stampa. La pura imitazione del modello petrarchesco presenta qualche scarto in più nella poesia femminile. Vittoria Colonna, per esempio, ha una componente religiosa molto più forte del consueto. Per quanto riguarda l'età contemporanea, invece, è più difficile individuare uno specifico femminile. (Luca Serianni)

Giovanni Alfredo Cesareo[modifica]

  • A un Bonetto, che doveva esser teologo, propose la Stampa, secondo il vezzo accademico del tempo, un doppio quesito: se il male che vien dall'amore è maggiore o minore del bene, e perché Amore sia dipinto nudo, cieco e con la faretra: anche questo può dare un'idea dei perversi ragionamenti che si facevano in casa della poetessa.
  • Eppure tale [savia, costumata e pudica], per noi moderni, Gaspara Stampa non fu. Vissuta in un tempo quando la libertà del costume era, più che tollerata, quasi invidiata e encomiata, si lasciò sedurre, accecata all'ardore d'una prima e violenta passione, da un uomo senza scrupoli, il quale, dopo averne ottenuto per frode ciò che voleva, la tradì e l'abbandonò. E dopo, principiò con un altro, forse sperando di riscattare il suo fallo nel matrimonio o in un legame libero con eguali doveri; una relazione amorosa, che fu troncata sul nascere.
  • Il canzoniere di Gaspara Stampa, a parte il suo valore propriamente poetico, di cui per ora non intendiamo trattare, è uno fra i documenti più immediati e sinceri dell'anima femminile.
    Qui c'è ben altro che il decoroso convenzionalismo di Veronica Gàmbara e le fredde pietosarie della Marchesa di Pescara. Qui, pur tra i richiami al Petrarca e a' petrarchisti del tempo, il Bembo, il Varchi, il Della Casa, c'è un cuore che arde, freme, si convelle, si spiana, offrendo soffi ognor nuovi e improvvisi di realtà viva alla fantasia che li trasforma in figurazioni chiare e armoniose.
  • Il canzoniere di Gaspara Stampa è, senza dubbio, non ostanti i residui o i rimessiticci di petrarchismo, quanto di più perfetto abbia la poesia amorosa dopo il Petrarca e avanti Ugo Foscolo.
  • L'affermazione che Gaspara Stampa sia stata una cortigiana, vien proprio da un errore di metodo, appunto perché risulta da un sillogismo doppiamente fallace, in cui: primo, il termine maggiore non chiude il minore: – le cortigiane amavano i ricevimenti e i diporti, coltivavan la musica, avean degli amanti; Gaspara Stampa amava i ricevimenti e i diporti, coltivava la musica, avea degli amanti, dunque la Stampa era una cortigiana; – secondo, è falsa la maggiore, falsa la minore, e la conseguenza non ha senso comune.
  • Tutto sommato, la prima giovinezza di Gaspara Stampa fu né più né meno che quella d'una qualunque ragazza di famiglia agiata, d'ingegno curioso ed aguzzo, spensierata, gioconda, vivace senza malizia, onesta senza saccenteria. Che de' calabroni le ronzassero intorno, si capisce.

Bibliografia[modifica]

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