Giovanni Mocenigo
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Giovanni Francesco Mocenigo (1558 – 1607), nobile italiano.
Citazioni di Giovanni Mocenigo
[modifica]- Ho sentito dire alcune volte a Giordano in casa mia, che l'anime create per opera della natura passano d'un animale in un'altro [...].
Essendo egli in letto, andai a trovarlo e trovandoli vicino un ragnetto, l'ammazzai, e lui mi disse ch'havevo fatto male, e cominciò a discorrere, che in quelli animali poteva esser l'anima di qualche suo amico, perché l'anime, morto il corpo, andavano d'un corpo in un'altro, et affirmava, che lui era stato altre volte in questo mondo, e che molte volte saria tornato doppo che fosse morto, o in corpo humano, o di bestia; et io ridevo, e lui mi riprendeva, che io mi burlassi di queste cose.[1] - [...] lui biasmava Lutero e Calvino e gl'altri autori di heresie, et io li dissi: «Di che religione donque sete voi?», perché l'havevo per calvinista: «Sete forsi nullius religionis?»; et egli sorridendo replicò: «Vi voglio raccontare una bella cosa, e farvi ridere: giocando con alcuni miei amici alle sorti, che toccava un verso per uno, a me toccò un verso dell'Ariosto che dice: "D'ogni legge nemico e d'ogni fede"», e si messe a fare una gran risata [...].[2]
- Mi disse che li piacevano assai le donne, e che non era arrivato ancora al numero di quelle di Salamone; e che la Chiesa faceva un gran peccato in far peccato quello che si serve così bene alla natura [...].
Era molto dedito alla carne, e raggionando di ciò diceva meravigliarsi, che la Chiesa prohibisse l'uso naturale, e quando lui andava da donne acquistava grandissimo merito, ma queste cose le diceva burlando e ridendo.[3] - Occorrendo alcune volte dimandarli s'era stato a Messa, rispondea burlandosi: «Che messa? porto l'officio de arte amandi» [...].[4]
Citazioni su Giovanni Mocenigo
[modifica]- Di Giovanni Mocenigo si possono dire – e pensare – molte cose; ma nella sua denunzia dice, sostanzialmente, la verità: riferisce cose che Bruno aveva certamente detto, preso anche dal gusto di sbalordire con le sue affermazioni quel nobile veneziano un po' stolido e tardo, cercando di fargli ben capire con chi aveva a che fare, quale uomo stesse ospitando in casa sua. [...] Era fatto così: non resisteva all'idea di colpire gli interlocutori, anche quelli come Mocenigo, per i quali nutriva profonda disistima, se non vero e proprio disprezzo. (Michele Ciliberto)
- Io non tengo per nimico in queste parti alcun altro se non il S.r Gioanni Mocenigo ed altri suoi seguaci e servitori, dal quale sono stato più gravemente offeso che da omo vivente; perché lui me ha assassinato nella vita, nello onore e nelle robbe. (Giordano Bruno)
- [Giordano Bruno] sapeva che l'Inquisizione gli dava la caccia, ma fidava nella protezione di Mocenigo, sebbene questi fosse un fervente cattolico [...]. Fin quando il suo timoratissimo anfitrione, istigato dal confessore, lo denunziò all'Inquisizione. Prima però, avendole già pagate, volle che il maestro terminasse le lezioni. (Indro Montanelli e Roberto Gervaso)
Note
[modifica]- ↑ Citato in Firpo, pp. 283-284. Vedi anche la spiegazione dell'episodio in Wikibooks.
- ↑ Citato in Firpo, p. 249.
- ↑ Citato in Firpo, p. 288.
- ↑ Citato in Firpo, p. 264.
Bibliografia
[modifica]- Luigi Firpo, Il processo di Giordano Bruno, a cura di Diego Quaglioni, Salerno Editrice, Roma, 1998. ISBN 88-8402-135-9
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