Guerra di Transnistria

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La battaglia di Tighina

Citazioni sulla guerra di Transnistria.

Citazioni[modifica]

  • Il comandante della 14ª Armata dell'epoca, il leggendario e ormai defunto generale russo Aleksandr Lebed, giustificò l'intervento illegale delle sue truppe in un paese straniero con un'affermazione che prevenne la menzogna di Putin del 2022. Lebed disse a una conferenza stampa nel 1992 che il nuovo governo della giovane Repubblica di Moldavia a Chişinău si stava comportando peggio degli uomini delle SS tedesche 50 anni prima. L'intervento militare aperto delle truppe regolari russe di Lebed portò ad una divisione permanente in Moldavia. (Andreas Umland)
  • Il presidente Snegur dice che ci sarebbe un'interferenza russa negli affari interni della Moldavia. Ma non è così. Mi chiedo, a mia volta, perché Snegur non concede almeno l'autonomia alla Repubblica dell'Oltre-Dnestr. Mi pare che sia quello che chiedono. (Boris Nikolaevič El'cin)
  • Il 19 giugno i moldavi sono entrati in una città dove c'era una festa d'addio alla scuola e hanno violentato tutte le ragazze, ma voi siete stati zitti perché i moldavi sono democratici. (Vladimir Žirinovskij)
  • Penso che abbiamo sottovalutato questo problema. Qualcuno lo considera un'interferenza negli affari interni di un altro Stato. Ma in realtà loro sono dei «nostri», sono russi, sono nostri compatrioti. E noi dobbiamo cercare forme più attive per influenzare gli eventi. (Boris Nikolaevič El'cin)
  • Per quanto riguarda la Transnistria, dovrei scriverne in dettaglio o non scriverne affatto. A questo punto la mia delusione è ancora troppo grande. Forse un giorno scriverò di coloro che furono coraggiosi in battaglia, ma indifesi davanti ai furfanti insolenti in casa. Potrei scrivere di come le brave persone siano state messe l'una contro l'altra per interessi politici egoistici e di come l'impulso umano alla libertà venga spudoratamente sfruttato per creare un piccolo principato, dove gli eccessi più sfrenati regnano sovrani. Forse. Ma non ora. (Aleksandr Ivanovič Lebed')
  • Sa perché i moldavi mi sono così grati? Perché quando ho dovuto fermare il conflitto tra russofoni e moldavi come comandante della 14a armata nel 1992, non ho distrutto le case dei civili. Ho colpito duramente le posizioni militari dell'avversario. Ma il paese è intatto. Mi sono comportato come un chirurgo che agisce con crudeltà, ma solo per togliere il dolore. Non come un macellaio. (Aleksandr Ivanovič Lebed')

Nicolai Lilin[modifica]

  • C’è stata una feroce guerra con i moldavi dove, pur perdendola, hanno massacrato due intere città. Intervenne la 14esima armata russa che separò le fazioni e fece il garante di pace e tuttora lo è. Quando nel 1992 la Transnistria è rimasta tagliata fuori da tutto hanno dovuto ricreare un paese da zero.
  • Ho partecipato alla guerra nel '92 che mi ha cambiato, mi ha fatto sentire adulto, con nuove responsabilità ma al tempo stesso è stata una liberazione.
  • La guerra civile nella mia Transnistria, nel 1992, fu il primo conflitto armato su scala militare, il cui obiettivo era una vera e propria pulizia etnica ai danni dei russi, di chi culturalmente apparteneva al mondo russo e di tutti coloro che erano rimasti fedeli alle idee del mondo sovietico. Anch'io vidi montare quell'odio. I miei ricordi d'infanzia sono quelli di una scuola (e di una comunità) multietnica; noi bambini non avremmo mai chiesto a un nostro compagno: «Di che razza sei?». Non ci passava proprio per la mente. Anzi: avere amici di altre etnie, tanto più se di altre religioni, era un valore aggiunto, perché alle tue feste comandate si aggiungevano le loro, e quindi c'erano più occasioni per fare baldoria. Per i ragazzi era divertente. Poi cominciarono i pregiudizi antirussi e in Moldavia prese piede un partito nazionalista, ben sovvenzionato dall'Occidente. Volevano entrare nella NATO, pensavano che con l'aiuto degli Stati Uniti il paese sarebbe diventato una specie di paradiso fiscale: fantasie del genere. Ma soprattutto tanti moldavi, giustamente stanchi della vita condotta negli ultimi anni sotto il regime sovietico, davano la colpa delle loro miserie ai russi. Successe la stessa cosa in diverse piccole repubbliche e regioni etniche (Cecenia, Kazakistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Ossezia, Armenia...): l'odio nei confronti del "sistema" si trasformò in nazionalismo, sfogo naturale per coloro che così potevano dare una spiegazione al disastro che stavano attraversando.

Mircea Snegur[modifica]

  • Chiamiamo le cose con il loro nome: la Russia ha scatenato una guerra non dichiarata.
  • Non sono un codardo ed io non abbasserò la testa dinanzi alla Russia che pretende di svolgere il ruolo di gendarme sui paesi dell'ex Unione.
  • Siamo di fronte ai residui della mentalità imperiale russa. Guarda caso i conflitti si stanno svolgendo proprio dove sono dislocate le truppe della Russia. La verità è che si vorrebbe continuare a tenere il controllo sugli Stati che sono diventati indipendenti.

Voci correlate[modifica]

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