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Il ritratto di Dorian Gray

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.

Voce principale: Oscar Wilde.

Il ritratto di Dorian Gray (The Picture of Dorian Gray), romanzo di Oscar Wilde del 1890.

Copertina del Lippincott's Monthly Magazine, luglio 1890, che per prima pubblicò il romanzo

The studio was filled with the rich odor of roses, and when the light summer wind stirred amidst the trees of the garden there came through the open door the heavy scent of the lilac, or the more delicate perfume of the pink-flowering thorn.
From the corner of the divan of Persian saddle-bags on which he was lying, smoking, as usual, innumerable cigarettes, Lord Henry Wotton could just catch the gleam of the honey-sweet and honey-colored blossoms of the laburnum, whose tremulous branches seemed hardly able to bear the burden of a beauty so flame-like as theirs; and now and then the fantastic shadows of birds in flight flitted across the long tussore-silk curtains that were stretched in front of the huge window, producing a kind of momentary Japanese effect, and making him think of those pallid jade-faced painters who, in an art that is necessarily immobile, seek to convey the sense of swiftness and motion.

Marco Amante

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Lo studio era pervaso dall'odore intenso delle rose e, quando tra gli alberi del giardino spirava la leggera brezza estiva, dalla porta spalancata entrava l'intenso odore dei lillà, o il più delicato profumo dei fiori rosa dell'eglantina.
Dall'angolo del divano di coperte da sella persiane, sul quale era sdraiato, fumando com'era sua abitudine innumerevoli sigarette, Lord Henry Wotton coglieva lo splendore dei fiori di liburno del colore e della dolcezza del miele, i cui tremuli rami parevano appena sopportare il peso della loro fiammeggiante bellezza. Ogni tanto, l'ombra fantastica di un uccello in volo saettava, con un fuggevole effetto giapponese, sulle lunghe tende di seta grezza tese dinanzi all'enorme finestra ricordandogli quei pittori di Tokio dal viso di pallida giada che, con i mezzi di un'arte necessariamente immobile, cercano di rendere il senso della velocità e del moto.

Benedetta Bini

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Lo studio era invaso da un intenso profumo di rose, e quando la leggera brezza estiva agitava gli alberi del giardino dalla porta aperta giungeva l'effluvio greve dei lillà o la fragranza più delicata dei cespugli rosa dell'eglantina.
Sdraiato nell'angolo del divano coperto di gualdrappe persiane, e fumando come suo solito una sigaretta dopo l'altra, Lord Henry Wotton riusciva appena a cogliere il bagliore dei fiori del citisio, dorati e dolci come il miele, i cui tremuli rami sembravano sostenere a stento il peso di quella loro fiammante bellezza; a tratti fantastiche ombre di uccelli in volo guizzavano contro i lunghi drappi di seta ruvida tesi davanti all'ampia finestra con un momentaneo effetto giapponese, ricordandogli quei pittori di Tokyo dai pallidi volti di giada che attraverso un'arte necessariamente immobile tentano di suggerire il senso di velocità e movimento.

Raffaele Calzini

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Lo studio era intriso d'uno splendido odore di rose, e quando la lieve brezza estiva frusciava tra gli alberi del giardino, dalla porta aperta penetrava il pesante profumo delle serenelle, o quello più delicato dei rosaspini.
Sdraiato nell'angolo di un divano coperto di stoffe persiane, e fumando, secondo la sua abitudine, un numero indefinito di sigarette, Lord Henry Wotton poteva vedere i fiori di un'acacia, colorati e dolci come il miele, quei rami fragili che pareva potessero appena sopportare una bellezza tanto splendida; e di quando in quando l'ombra fantastica di un uccello volante si proiettava e scorreva sulle pesanti tende di seta, con una specie di fuggitivo effetto giapponese, facendogli ricordare quei pittori di Tokio, dal viso di giada pallida, che pur servendosi d'un'arte necessariamente statica, cercano di rendere il senso della velocità e del moto.

Emanuele Grazzi

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1965

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Lo studio era saturo di un intenso odore di rose, e mentre la brezza estiva attraversava gli alberi del giardino, dalla porta socchiusa penetrava il forte profumo del glicine e la fragranza delicata del biancospino.
Da un angolo del divano, Lord Henry Wotton giaceva disteso tra i cuscini persiani e, fumando come sempre una sigaretta dopo l'altra, poteva scorgere a mala pena lo splendore dei fiori di citiso, simili al miele per dolcezza e colore.
I gracili ramoscelli sembravano quasi non farcela a reggere il peso di tanta fiammeggiante bellezza. Le furtive ombre degli uccelli in volo comparendo di quando in quando tra le lunghe cortine di seta cruda, stese davanti all'ampia finestra, producevano un istantaneo effetto simil giapponese e richiamavano alla mente quei pallidi pittori di Tokio, dalla faccia di giada, che, impiegano come strumento un'arte necessariamente statica, tentando di darci il senso della velocità e del moto.

1994

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Lo studio era pieno dell'odore intenso delle rose, e quando la brezza estiva passava tra gli alberi del giardino, penetrava dalla porta aperta il profumo pesante del glicine o la fragranza più delicata del biancospino.
Dall'angolo del divano di cuscini persiani sul quale stava disteso, fumando, com'era suo costume, innumerevoli sigarette, Lord Henry Wotton poteva appena scorgere lo splendore dei fiori di citiso, che hanno la dolcezza e il colore del miele. I ramoscelli gracili sembravano quasi incapaci di reggere il peso di tanta fiammeggiante bellezza. Le ombre fantastiche degli uccelli in volo penetravano di quando in quando attraverso le lunghe cortine di seta cruda, le quali, spiegate davanti all'ampia finestra, producevano quasi un momentaneo effetto giapponese e facevano pensare a quei pallidi pittori di Tokio, dalla faccia di giada, che, impiegando come strumento un'arte che è necessariamente statica, tentano di darci il senso della rapidità e del moto.

Sergio Ortolani

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Lo studio era invaso dal ricco odore delle rose, e quando il leggiero fiato estivo muoveva fra gli alberi del giardino, vi entrava per la porta spalancata il grave sentor dei lilla, o il profumo più delicato delle églantines.
Dall'angolo del divano di cuscini di Persia, sul quale Lord Enrico Wotton era disteso, fumando, come era solito, innumerevoli sigarette, egli poteva coglier con l'occhio lo scintillio dei fiori, molli e coloriti come il miele, d'un orno, i cui rami tremoli sembravano poter appena reggere il carico di una bellezza così flammea; e le fantastiche ombre di uccelli in volo, che ad ora ad ora fuggivano attraverso le lunghe cortine di seta indiana, tese davanti all'ampia finestra, suscitandovi quasi una fuggevole visione giapponese, lo facevano pensare a quei pallidi pittori di Tokio dalla faccia di giada, che, usando di un'arte necessariamente immobile, cercano trasmettere il senso della velocità e del moto.

Giuseppe Sardelli

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Lo studio era pieno dell'intenso odore delle rose e, quando il dolce vento d'estate serpeggiava fra gli alberi del giardino, per la porta aperta entrava la pesante fragranza dei lillà o il profumo più sottile dei rovi in fiore.
Dall'angolo del divano ricoperto di tappeti persiani, sul quale giaceva, fumando, com'era sua abitudine, innumerevoli sigarette, Lord Henry Wotton poteva appena afferrare il barlume giallo miele dei dolci fiori di un citiso, i cui tremuli rami pareva che non ce la facessero a sopportare il peso di una bellezza così fiammeggiante; e, a tratti, fantastiche ombre di uccelli svolazzavano attraverso le lunge tende di seta tussorina tirate davanti all'immensa finestra, producendo una specie di momentaneo effetto giapponese e facendogli pensare a quei pallidi pittori di Tokyo dal viso di giada, i quali, mediante un'arte che è per necessità immobile, cercano di suggerire il senso della rapidità e del movimento.

Citazioni

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Edizione di riferimento: Garzanti, 2016.

Prefazione

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  • L'artista è il creatore di cose belle. (p. 1)
  • Essi sono gli eletti: per loro le cose belle significano solo bellezza. (p. 1)
  • Non esistono libri morali o immorali. I libri sono scritti bene o scritti male. Questo è tutto. (p. 1)
  • La vita morale dell'uomo è parte della materia dell'artista, ma la moralità dell'arte consiste nell'uso perfetto di un mezzo imperfetto. (pp. 1-2)
  • Nessun artista ha intenti morali. In un artista un intento morale è un imperdonabile manierismo stilistico. (p. 2)
  • Possiamo perdonare a un uomo l'aver fatto una cosa utile se non l'ammira. L'unica scusa per aver fatto una cosa inutile è di ammirarla intensamente. (p. 2)
  • Tutta l'arte è completamente inutile. (p. 2)

Capitolo I

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  • Al mondo c'è una sola cosa peggiore del far parlare di sé ed è il non far parlare di sé. (p. 5)
  • L'intelletto è di per se stesso una sorta di eccesso e in qualunque volto distrugge l'armonia. Non appena uno comincia a pensare, diventa tutto naso o tutta fronte, oppure qualcosa di orrendo. Guarda quelli che hanno avuto successo nelle professioni intellettuali. Sono assolutamente disgustosi. Eccetto, naturalmente, gli uomini di chiesa. Ma, del resto, gli uomini di chiesa non pensano. A ottant'anni un vescovo continua a ripetere quello che gli è stato insegnato a diciotto e, come naturale conseguenza, ha sempre un aspetto delizioso. (pp. 5-6)
  • È meglio non essere diversi dal nostro prossimo. I brutti e gli stupidi hanno la parte migliore del mondo. Possono mettersi seduti a loro agio e godersi lo spettacolo. Se della vittoria non sanno nulla, gli viene perlomeno risparmiata la consapevolezza della sconfitta. (p. 6)
  • Quando una persona mi piace moltissimo, non dico mai a nessuno il suo nome. È come cederne una parte. (p. 7)
  • Basta nasconderla, e la più banale delle cose diventa deliziosa. (p. 7)
  • L'unico elemento di fascino del matrimonio sta nella necessità di una vita di inganni tra i coniugi. (p. 7)
  • La naturalezza è semplicemente una posa, e la più irritante che conosca. (p. 8)
  • Scelgo gli amici per la bellezza, i conoscenti per il buon carattere e i nemici per l'intelligenza. Non si è mai abbastanza attenti nella scelta dei propri nemici. Io non ne ho nemmeno uno che sia stupido. Sono tutti persone dalle notevoli capacità intellettuali e, di conseguenza, mi apprezzano. (p. 13)
  • Non penso che il dieci per cento del proletariato viva nell'onestà. (p. 14)
  • Il valore di un'idea non ha nulla a che vedere con la sincerità di chi la espone. (p. 14)
  • Un sogno si forma in giorni di pensiero. (p. 15)
  • L'armonia di anima e corpo… che cosa grande! Nella nostra follia noi li separiamo e abbiamo inventato un realismo che è volgare e un idealismo che è vuoto. (p. 15)
  • Oggi, un cuore spezzato lo si stampa in molte edizioni. (p. 17)

Capitolo II

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  • «Le buone influenze non esistono, signor Gray. Tutte le influenze sono immorali… immorali dal punto di vista scientifico.»
    «Perché?»
    «Perché influenzare qualcuno significa dargli la propria anima.» (p. 25)
  • Il timore della società, che è il fondamento della morale, il terrore di Dio, che è il segreto della religione, sono le due cose che ci governano. (p. 26)
  • «Il corpo pecca una sola volta e supera subito il peccato, perché l'azione è un modo di purificarsi. Allora non rimane più nulla, salvo il ricordo del piacere, o il lusso di un rimpianto. L'unico modo di liberarsi di una tentazione è abbandonarvisi.[1] Resisti, e la tua anima si ammalerà del desiderio delle cose che si è proibite, di passione per ciò che le sue stesse mostruose leggi hanno reso mostruoso e illegale. Si è detto che i grandi avvenimenti dell'umanità si sviluppano nel cervello. Ed è anche nel cervello che si verificano i grandi peccati dell'umanità. Lei, signor Gray, lei stesso durante la sua purpurea gioventù, durante la sua candida adolescenza, ha avuto passioni che l'hanno spaventata, pensieri che l'hanno riempita di terrore, sogni e fantasticherie il cui semplice ricordo dovrebbe farla arrossire di vergogna…»
    «Basta!» balbettò Dorian Gray, «basta! Lei mi sconvolge. Non so che cosa risponderle: c'è una risposta ma non la trovo. Non parli, mi lasci pensare. O, meglio, lasci che provi a non pensare.» (pp. 26-27)
  • La giovinezza è l'unica cosa che vale la pena di avere. (p. 31)
  • La bellezza è una manifestazione del genio. In realtà è più elevata del genio, perché non ha bisogno di spiegazioni. È una delle grandi cose del mondo, come la luce del sole o la primavera, o come il riflesso nell'acqua cupa di quella conchiglia argentea che chiamiamo luna. (p. 31)
  • Solo la gente mediocre non giudica dalle apparenze. Il vero mistero del mondo è ciò che si vede, non l'invisibile… (pp. 31-32)
  • Quando la sua giovinezza se ne sarà andata, la sua bellezza la seguirà e allora improvvisamente si renderà conto che non ci saranno più trionfi per lei, oppure dovrà accontentarsi di quei mediocri trionfi che il ricordo del passato renderà amari più di sconfitte. Ogni mese che passa la avvicina a qualcosa di tremendo. Il tempo è geloso di lei e combatte contro i suoi gigli e le sue rose. Il suo colorito si spegnerà, le guance si incaveranno, gli occhi perderanno luminosità. Soffrirà, orrendamente… Ah! approfitti della giovinezza finché la possiede. Non sprechi l'oro dei suoi giorni ascoltando gente noiosa, cercando di migliorare un fallimento senza speranza o gettando la sua vita agli ignoranti, alla gente mediocre, ai malvagi. Questi sono gli obiettivi malsani, i falsi ideali della nostra società. Deve vivere! Vivere la vita meravigliosa che è in lei! Non lasci perdere nulla! Cerchi sempre sensazioni nuove. Non abbia paura di nulla… (p. 32)
  • Sempre! Che parola tremenda. Mi fa rabbrividire ogni volta che la sento. Alle donne piace moltissimo usarla. Rovinano tutto ciò che vi è di romantico cercando di farlo durare in eterno. (p. 34)
  • L'unica differenza tra un capriccio e la passione di una vita è che il capriccio dura un po' più a lungo. (p. 34)
  • Adoro i piaceri semplici [...]. Sono l'ultimo rifugio delle cose complicate. (p. 39)
  • L'uomo è molte cose, ma non è ragionevole. (p. 40)
  • L'unico elemento di colore che sia rimasto nella vita moderna è il peccato. (p. 41)
  • I giovani vorrebbero essere fedeli e non lo sono; i vecchi vorrebbero essere infedeli e non possono. È tutto quello che se ne può dire. (p. 42)

Capitolo III

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  • «Ho bisogno di qualche cosa da te.»
    «Soldi, immagino,» disse Lord Fermor assumendo un'espressione brusca. «Bene, siediti e parlamene. Oggigiorno i giovani pensano che il denaro sia tutto.»
    «Sì,» mormorò Lord Henry, slacciando il bottone della giacca, «e quando invecchiano se ne rendono conto. Ma non voglio soldi. Solo la gente che paga i propri conti ne ha bisogno, zio George, e io, i miei, non li pago mai». (p. 45)
  • Vorrei una informazione, invece, non un'informazione utile naturalmente: un'informazione inutile. (p. 46)
  • Le ragazze americane sono brave nel nascondere i genitori tanto quanto le donne inglesi nel nascondere il loro passato. (pp. 48-49)
  • I filantropi perdono ogni senso di umanità: è la loro caratteristica distintiva. (p. 49)
  • Dietro ogni cosa squisita c'era sempre qualcosa di tragico. Interi mondi dovevano agire per far fiorire un minuscolo fiore… (p. 50)
  • «Si dice che gli americani buoni, quando muoiono, vadano a Parigi,» ridacchiò Sir Thomas che aveva un ben fornito repertorio di battute stantie. (p. 54)
  • «Gli americani sono un popolo estremamente interessante. Sono dotati di uno spiccato buonsenso. Penso che questa sia la loro principale caratteristica. Sì, signor Erskine, sono dotati di uno spiccato buonsenso. Le assicuro che non fanno mai stupidaggini.»
    «Che cosa orrenda!» esclamò Lord Henry. «Posso sopportare la forza bruta, ma la ragione bruta è assolutamente insopportabile. C'è un che di sleale nel farne uso. È come tirare un colpo basso all'intelletto.» (p. 55)
  • «I paradossi, a modo loro, vanno tutti molto bene…» ritorse il baronetto.
    «Era un paradosso?» domandò il signor Erskine. «A me non sembra. Forse lo era. Ecco, la via dei paradossi è anche la via della verità. Per saggiare la realtà dobbiamo farla camminare sulla corda tesa. Quando le verità si fanno acrobati, possiamo darne un giudizio.» (pp. 55-56)
  • Posso aver compassione per tutto tranne che per la sofferenza. (p. 56)
  • Non desidero cambiare nulla in Inghilterra, salvo il clima. (p. 57)
  • L'umanità si prende troppo sul serio. È il peccato originale del mondo. Se l'uomo delle caverne fosse stato capace di ridere, la storia sarebbe stata diversa. (p. 57)
  • Per ritornare giovani, basta ripetere le proprie follie. (p. 58)
  • Al giorno d'oggi la maggior parte della gente muore come se fosse subdolamente colpita da un attacco di buon senso. Solo quando è troppo tardi si accorge che le uniche cose che non si rimpiangono sono le proprie follie. (p. 58)
  • Mi piace troppo leggere i libri per darmi la pena di scriverne, signor Erskine. Certo, mi piacerebbe scrivere un romanzo; un romanzo grazioso come un tappeto persiano e altrettanto irreale. Ma in Inghilterra esiste un pubblico solo per i giornali, per i libri per ragazzi e le enciclopedie. Di tutti i popoli del mondo, quello inglese è il meno dotato del senso della bellezza letteraria. (p. 60)
  • E ora, mio caro giovane amico, se lei mi permette di chiamarla così, posso chiederle se crede davvero a tutto ciò che ha detto a tavola?»
    «Me ne sono completamente dimenticato,» sorrise Lord Henry. «Era così brutto?» (p. 60)

Capitolo IV

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  • La puntualità ruba il tempo. (p. 62)
  • La musica di Wagner mi piace più di ogni altra. È così rumorosa che si può parlare per tutto il tempo senza che gli altri capiscano ciò che si dice. (p. 63)
  • Oggi la gente conosce il prezzo di tutto e non conosce il valore di nulla. (p. 65)
  • Gli uomini si sposano perché sono stanchi, le donne perché sono curiose e ambedue rimangono delusi. (p. 65)
  • Non credo che mi sposerò facilmente [...]. Sono troppo innamorato. (p. 65)
  • Nessuna donna è un genio. Le donne sono un sesso decorativo. Non hanno mai nulla da dire, ma lo dicono con grazia. Le donne rappresentano il trionfo della materia sull'intelletto, proprio come gli uomini rappresentano il trionfo dell'intelletto sulla morale. (p. 66)
  • Una grande passion è privilegio di chi non ha nulla da fare. (p. 68)
  • Mio caro ragazzo, le persone superficiali sono quelle che amano una sola volta nella loro vita. (p. 69)
  • La fedeltà è, per la vita emotiva, quello che la coerenza è per la vita intellettuale: una semplice confessione di fallimento. (p. 69)
  • Ci sono molte cose che getteremmo via se non temessimo che altri se ne impadronissero. (p. 69)
  • Le cose sacre sono le uniche che valga la pena di toccare. (p. 72)
  • Quando si è innamorati, si comincia sempre ingannando se stessi e si finisce sempre ingannando gli altri. È quello che il mondo chiama sentimentalismo. (p. 73)
  • C'è sempre qualche cosa di infinitamente meschino nelle tragedie degli altri. (p. 75)
  • Era forse l'anima un'ombra seduta nella casa del peccato? Oppure il corpo era proprio nell'anima, come pensava Giordano Bruno? (p. 81)
  • L'esperienza non aveva un valore etico, era semplicemente il nome che gli uomini davano ai loro errori. Di regola, i moralisti l'avevano ritenuta un avvertimento, avevano sostenuto che essa aveva una certa efficacia nella formazione del carattere, l'avevano esaltata come qualcosa che ci insegnava la via da seguire e ci mostrava quella da evitare. Ma nell'esperienza non c'è forza motrice. Come causa attiva aveva lo stesso infimo valore della coscienza. In realtà dimostrava solo che il nostro futuro sarà uguale al nostro passato e che il peccato che abbiamo commesso una volta, con disgusto, lo ripeteremo molte volte con gioia. (p. 81)

Capitolo V

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  • Le donne si difendono attaccando, proprio come attaccano con strane e improvvise capitolazioni. (p. 88)

Capitolo VI

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  • Quando un uomo commette un'enorme sciocchezza, la commette sempre per i più nobili motivi. (p. 101)
  • Il vero svantaggio del matrimonio è quello di rendere altruisti e gli altruisti sono privi di colore. Mancano di individualità. (p. 102)
  • Ogni esperienza ha il suo valore. (p. 102)
  • A noi tutti piace pensare bene degli altri perché abbiamo paura di noi stessi. La base dell'ottimismo è il puro terrore. (pp. 102-3)
  • Le donne sono prodigiosamente pratiche, [...] molto più pratiche di noi. In situazioni del genere noi dimentichiamo spesso di accennare al matrimonio e loro ce lo ricordano sempre. (p. 106)
  • Quando siamo felici, siamo sempre buoni, ma quando siamo buoni non sempre siamo felici. (p. 107)
  • Essere buoni significa essere in armonia con noi stessi [...] Siamo in disaccordo invece, quando siamo costretti ad essere in armonia con gli altri. (p. 107)
  • La vera tragedia dei poveri è che non possono permettersi altro lusso che il sacrificio. (p. 108)
  • «So che cosa è un piacere,» esclamò Dorian Gray. «È adorare qualcuno.»
    «È certamente meglio che essere adorato,» rispose Lord Henry, giocherellando con un frutto. «Essere adorati è una seccatura. Le donne ci trattano proprio come gli esseri umani trattano i loro dei. Ci adorano e non fanno altro che seccarci chiedendoci di fare qualcosa per loro.» (p. 108)
  • Le donne, come ha detto un francese di spirito, ci ispirano il desiderio di creare capolavori e ci impediscono sempre di realizzarli. (p. 109)
  • La sigaretta è il modello perfetto di un piacere perfetto: è squisita e ti lascia insoddisfatto. Che cosa si può volere di più? (p. 109)

Capitolo VIII

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  • Viviamo in un'epoca in cui le cose superflue sono le uniche necessarie. (p. 128)
  • C'è una voluttà nell'autoaccusa. Quando ci rimproveriamo sentiamo che nessun altro ha il diritto di farlo. È la confessione, non il prete, a impartirci l'assoluzione. (p. 131)
  • L'unica influenza che una donna può esercitare su un uomo è quella di annoiarlo a un punto tale da fargli perdere ogni interesse alla vita. (p. 136)
  • Si può sempre essere gentili con chi non ci interessa affatto. (p. 136)
  • C'è una fatalità nei buoni propositi: vengono sempre presi troppo tardi. (p. 136)
  • L'unico fascino del passato è che è passato. (p. 139)

Capitolo IX

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  • Solo le persone superficiali impiegano anni per liberarsi da un'emozione. Chi sia padrone di sé può porre termine a una sofferenza con la stessa facilità con cui inventa un piacere. Non voglio essere in balia delle mie emozioni. Voglio servirmene, goderle e dominarle. (Dorian Gray; p. 148)

Capitolo XI

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  • Dalle ombre della notte esce di nuovo la vita che conosciamo. Dobbiamo riprenderla dove l'abbiamo lasciata e a questo punto, pian piano, ci pervade la terribile sensazione di dover continuare a impiegare energia nello stesso monotono circolo di abitudini stereotipate, o anche il desiderio sfrenato che una mattina i nostri occhi si possano aprire su un mondo che nell'oscurità si è rinnovato per il nostro piacere, un mondo dove le cose abbiano nuove forme e colori, siano diverse o abbiano altri segreti, un mondo in cui il passato abbia poca o nessuna importanza, o comunque sopravviva in forme ignare del dovere o del rimpianto: anche il ricordo della gioia, infatti, possiede una sua amarezza e quello del piacere una sua pena. (p. 179)

Capitolo XII

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  • Amo gli scandali che riguardano gli altri, ma quelli che riguardano me non mi interessano. Non hanno il fascino della novità. (p. 203)
  • In questo paese basta che un uomo sia un po' diverso e abbia una certa intelligenza perché ogni lingua mediocre si agiti contro di lui. E che tipo di vita conducono questi che si atteggiano a moralisti? Mio caro amico, dimentichi che qui siamo nella patria dell'ipocrisia. (p. 205)

Capitolo XIII

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  • In ciascuno di noi, sono presenti l'inferno e il paradiso. (p. 213)

Capitolo XV

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  • È assolutamente mostruoso [...] il modo che ha oggi la gente di dire alle nostre spalle cose che sono assolutamente e completamente vere. (p. 242)
  • Un uomo può essere felice con qualsiasi donna, finché non ne è innamorato. (p. 244)
  • Mi piacciono gli uomini che hanno un futuro e le donne che hanno un passato. (p. 244)
  • La moderazione è fatale. L'abbastanza è cattivo come un pasto, il troppo è buono come un banchetto. (p. 244)
  • Quello che il fuoco non distrugge, indurisce. (p. 246)

Capitolo XVI

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  • La vita era troppo breve per caricarsi sulle spalle anche gli errori degli altri. Ogni uomo vive la propria vita e paga il proprio prezzo per viverla. (pp. 257-258)

Capitolo XVII

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  • È la triste verità, ma abbiamo perduto la capacità di dare bei nomi alle cose. I nomi sono tutto. Io non litigo mai con le azioni. Litigo solo con le parole. Per questo odio il realismo volgare nella letteratura. Chi chiama vanga una vanga dovrebbe essere costretto ad usarla. È l'unica cosa per cui è adatto. (p. 264)
  • Ammetto di ritenere che sia meglio essere belli che essere buoni ma, d'altra parte, nessuno è più pronto di me ad ammettere che è meglio essere buoni piuttosto che brutti. (p. 265)
  • La bruttezza è uno dei sette peccati capitali. (p. 265)
  • Lo scetticismo è l'inizio della fede. (p. 266)
  • Definire significa limitare. (p. 266)
  • Ogni volta che si ottiene un certo successo ci si fa un nemico. Per essere benvoluti da tutti bisogna essere mediocri. (p. 267)
  • Sono le donne che governano il mondo. Le assicuro che non riusciamo a sopportare la mediocrità. Noi donne, come ha detto qualcuno, amiamo con le orecchie, proprio come voi uomini amate con gli occhi, se pure amate. (p. 267)

Capitolo XVIII

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  • E per quanto riguarda i presagi, cose simili non esistono. Il destino non invia araldi. È troppo saggio o troppo crudele per farlo. (p. 277)
  • La base di tutti i pettegolezzi è una certezza immorale. (p. 278)

Capitolo XIX

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  • In campagna tutti possono essere buoni: non ci sono tentazioni. (p. 285)
  • La morte è l'unica cosa che mi terrorizza. La odio. [...] Perché, [...] oggi a tutto si può sopravvivere fuorché a questo. La morte e la volgarità, nel diciannovesimo secolo, sono gli unici due fenomeni che non si riescono a spiegare. (pp. 288-289)
  • La vita coniugale è solo un'abitudine, una cattiva abitudine. (p. 289)
  • Ogni delitto è volgare, proprio come è un delitto la volgarità. (p. 290)[2]
  • Il delitto è un'esclusività delle classi inferiori, e non le biasimo affatto per questo. Immagino che per loro rappresenti quello che per noi è l'arte: semplicemente un metodo per procurarsi straordinarie sensazioni. (p. 290)
  • Il delitto è sempre un errore. Non si dovrebbe mai fare nulla di cui non si possa parlare dopo pranzo. (p. 290)
  • Le sole persone di cui oggi ascolto le opinioni con un certo rispetto sono molto più giovani di me. (p. 294)
  • La tragedia della vecchiaia non sta nel fatto di essere vecchi ma in quello di essere giovani. (p. 294)

Capitolo XX

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  • Il mondo è cambiato perché tu sei fatto di avorio e d'oro. La curva delle tue labbra riscrive la storia. (pp. 299-300)

Quando furono entrati, videro appeso alla parete uno splendido ritratto del loro padrone come lo avevano visto l'ultima volta, in tutto lo splendore della sua gioventù e della sua bellezza. Disteso sul pavimento c'era un uomo, in abito da sera, con un coltello piantato nel cuore. Era sfiorito, rugoso, con un volto ripugnante. Solo quando esaminarono i suoi anelli lo riconobbero.

Note

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  1. Cfr. Il ventaglio di Lady Windermere: "Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni".
  2. Cfr. Frasi e filosofie ad uso dei giovani: "Nessun delitto è volgare, ma tutte le volgarità sono un delitto".

Bibliografia

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  • Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, traduzione di Sergio Ortolani, Facchi, 1920.
  • Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, traduzione di Emanuele Grazzi, Sansoni Editore, 1965.
  • Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, traduzione di Giuseppe Sardelli, Fabbri, 1968.
  • Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, traduzione di Raffaele Calzini, Mondadori, 1989.
  • Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, traduzione di Emanuele Grazzi, in Tutte le opere, Newton Compton editori, 1994. ISBN 88-7983-614-5
  • Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, traduzione di Benedetta Bini, contributi di Aldo Busi, Feltrinelli, 1999.
  • Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, traduzione di Marco Amante, Garzanti, Milano, 2016. ISBN 9788811810032

Altri progetti

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