Aldo Busi

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Aldo Busi, Roma 2008

Aldo Busi (1948 – vivente), scrittore, traduttore, opinionista, personaggio televisivo e reporter di viaggio italiano.

Citazioni di Aldo Busi[modifica]

  • Ammiro Sterne, Flaubert, Rimbaud, Melville, Hawthorne, Cervantes, Proust (non tutto: lo ammiro troppo per ammirarlo tutto, non è necessario non trovare un difetto per essere sicuri di essere di fronte al genio); uno stile non si può mediare da nessuno, non è questione di nascita, di suggestione, di pedagogia, di cultura: direi che è lo stile del proprio sangue. Io ne ho uno, solo perché il mio sangue, come la mia testa, è mio, e questa è affermazione che calzerebbe per pochi altri (suvvia, sono poche le teste che non sono avvitate sul collo di un altro): dico grazie a tutti quelli che vi hanno contribuito (anche con le dovute malattie veneree, bruscolini), ma la memoria vera dello scrittore sta nella sua gratitudine a pari passo con il suo sistematico oblio. Non credo neppure di poter lasciare «nipotini», il mio stile è tale, non credo si possa imitare, perché, di sintagma in sintagma, resta una meraviglia imprevedibile per me per primo.[fonte: 1]
  • Bisogna essere profondamente anticlericali.[fonte: 2]
  • [Sulle gambe di Alba Parietti] Chiamiamole arti: mi pare che riesca a camminarci su... È tutta roba che non parla, che non ha comunicazione. Gli italiani sono così di bocca buona che basta essere popolane per diventare popolari.[fonte: 3]
  • Consapevolezza F: ho sentito un proverbio che riassume ogni forma di relazione sociale, erotica, sentimentale, affettiva, economica e politica che sia: "Dagliene a chi ride, togline a chi piange"; non ce la farò mai a non farmi commuovere dal debole che pianga o no per furbizia, la furbizia è la debolezza per eccellenza, sarebbe più facile riavvitarmi la testa con gli occhi a vigilare sulle scapole caso mai mi spuntassero le ali, e poi nessuno mi ha mai fatto la sorpresa di ingannarmi, l'ho sempre messo in conto, mi divertiva così, pensavo che ingannare me era come lanciare male un boomerang, mi sbagliavo, ovvio, ma ognuno si dà le sragioni che può, non è facile vivere persistendo nella fiducia, un lusso inaudito, e capisco tutta una vita di dura e arcigna diffidenza, ma, volendo fare leva su una sacrosanta e dolcissima banalità, che vita insulsa anche tutta una vita di diffidenza senza talvolta un'ombra di impostura di etica tra sé e sé per essere fregati con grazia! Che te ne frega dell'aplomb attoriale di un affamato, di un rinnegato, di un ripescato, di un morente? Da che mondo è mondo, se ce n'è per due, non ce n'è anche per tre?[fonte: 4]
  • Conta di più la vita o l'opera? L'opera, se la vita ne è la superflua coerenza. Se la vita non è coerente con l'opera che produce, il dibattito resta aperto, ma non per me: non conta né l'una né l'altra, entrambe contano solo per l'occasione sprecata di farne tutt'uno. Quindi, via, giù nell'imbuto dell'oblio delle cose che ne nascondono troppe altre per non appartenere più alla fogna dell'arrivare con meno problemi al ventisette del proprio mese che al ruscello di acqua davvero sorgiva e ristoratrice in tutte le sue preziose molecole per l'umanità assetata.[fonte: 5]
  • Cosa se ne fa l'umanità di uno scrittore che non vuole cambiare il mondo, possibilmente partendo da se stesso? Solo ai supermercati e ai politici e ai preti e ai militari e banchieri e ai pavidi in generale conviene che resti tale e quale. Che mi si legge a fare, altrimenti? E perché si dovrebbe mai leggere? Per sapere il significato della parola panopticon? L'etica civile non è una bella frase: implica consapevolezza, autocontrollo, soppressione dell'istinto di rapina. Se qualcuno legge le mie opere e non arriva al fondo della sua insaziabile trippa becera e animalesca, se non interviene per contenerla ed educarla, perde il suo tempo. Io volevo che a leggermi fossero operai, lavoratori, commesse. I cittadini, tutti! Io volevo e ancora voglio una rivoluzione, però stavolta dal basso verace, non dal bassissimo delle classi dirigenti. Ma loro, questi citoyens del mio Stivale, non ci sono: non vedo l'eco sociale della mia opera, mentre sempre più a migliaia continuano a lamentarsi di non vedermi più in televisione, nelle mie operette, per quanto deliziosamente fuori canone siano. E allora ecco l'assurdo che ripeto: pur di restare inedito, mi sono ridotto a pubblicare.[fonte: 6]
  • "Da quando in qua la pedofilia è criminalità" l'ho sentita io stesso da me detta, senza alcun tono interrogativo, in verità, rintracciata pochi istanti fa su youtube.it grazie alla segnalazione del Vs lettore tanto solerte, e tanto criminale nella sua malafede, perché basterebbe ascoltare quanto viene detto prima e quanto viene detto dopo per capire che ha ogni significato meno quello infamante che le e mi si vuol dare a forza. [...] E poi che vile ritagliare frasi qui e là di pochi secondi o di un minuto all'interno di un contesto che minimo durava due ore e che girava tutto intorno alla perversa morale sessuale cattolica! Che il vostro Signore abbia pietà di voi, o ipocriti che volete il capro espiatorio per distogliere l'attenzione dai mostri che vi covate in seno, io mai.[fonte: 7]
  • Di fronte a tanta scelleratezza economicista, chiunque capisce che l'Europa si regge su fondamenta marce, profondamente menefreghiste e cinicamente mercantili, di sfruttamento a man bassa della sua cosiddetta dolcezza di vivere (venuta meno ben prima dell'Is anche per chi ha i soldi per permettersela, ma l'icona da luogo comune è quella, la sua aura sopravvive alla cosa morta, è tenuta in vita dal mercato che alimenta; dimmi tu che razza di relazioni stabilisce un turista o un viaggiatore o uno stanziale parziale come me a parte quelle con commercianti, personale alberghiero, agenzie affittuarie di appartamenti privati, taxisti, ristoratori eccetera: esiste più una parola a titolo gratuito in Europa?).[fonte: 8]
  • È uno che ce l'ha fatta, ma è diventato un gay da regime, che va in tv in maschera e la cui funzione politica è filogovernativa.[fonte: 9]
  • [Su Lucio Dalla] È uno scarto psichico inevitabile, una sensazione di imbarazzo, un sapore di fregatura sistematica: un omosessuale non pubblicamente dichiarato che quindi se ne strafotta della morale sessuale cattolica, che mai nulla ha espresso contro l'omofobia di matrice clericale che impesta il suo Paese, che mai una volta ha preso posizione aperta per i diritti calpestati dei cittadini suoi simili di sventura politica e civile e razziale, un tipo così che, per esempio, scrive e canta il suo amore per una donna viene prima (per mediocrità di carattere, ipocrisia deliberata, amore del quieto vivere a discapito di chi lotta per i suoi stessi diritti da lui per primo negati) della bellezza o bruttezza della sua dedica impropriamente musicata. Non vedi l'omaggio alla donna, vedi la ridicola falsità e la necessità estetica per conto terzi che vi soggiace.[fonte: 10]
  • Le dirò subito che non c'è affatto nulla di universale in noi. Ci creiamo dei miti e dei valori, ma in realtà siamo soltanto il frutto della contingenza. L'uomo ha tutto meno che natura, siamo solo esseri umani nervosi, soggetti alla nostra cultura o subcultura. Noi che ci proponiamo disperatamente di determinare, siamo sempre comunque determinati. Soltanto all'essere veramente umano spetta la facoltà di disintroiettare questa oggettivazione, quindi aspirare a diventare se stesso e sapere realmente chi è per rapporto al mondo e agli altri.[fonte: 11]
  • Montichiari è in pieno territorio leghista, conta 24mila abitanti ma si fanno più cappelle che asili per bambini. La Lega timbra i banchi degli asili nei paesi vicini, vergogna! Io da anticlericale sono costretto a dare l'8 per 1000 al Vaticano e non voglio trovarmi un prete davanti quando morirò. Sarei costretto a sollevare il coperchio della tomba. Insomma, sono una delle più grandi intelligenze italiane e vorrei che la mia volontà venisse rispettata.[fonte: 12]
  • Morale mortale: due sono le specialità di RAI con me: a) fare danni subito, b) promettere di ripararli in futuro.[fonte: 13]
  • Noi tagliati fuori da un progresso tecnologico sempre più estremo e inarrancabile dovremo morire del tutto da vivi, privati anche delle cose apparentemente più insignificanti per come siamo abituati e che ora nemmeno riusciamo a immaginare e a quantificare tanto ci sono connaturate e fondamentali, ma prima languiremo a lungo, assomiglieremo sempre più agli antichi casellanti delle autostrade che invisibili occupano tuttora le loro postazioni, rimaste inalterate dov'erano e com'erano per risparmiare sui costi di rimozione, rimaste lì accanto alla macchinetta che ingoia biglietto e relativo pedaggio e ti ringrazia e saluta mentre si alza la sbarra – e per ogni mezzo di trasporto che passa oltre e per ogni volta che la sbarra si riabbassa resta indietro un essere umano nel suo fantasma immobilizzato al suo posto dietro il vetro dello sportello appannato e ermeticamente chiuso, nemmeno fosse a memento perenne delle arti e mestieri e dell'umanità del tempo che fu, del tempo che è.[fonte: 14]
  • Non ho alcuna intenzione di far partecipare il mio Aaa! ad alcun premio letterario di merda, tantomeno a uno che porta il nome di Tatarella, un fascista almirantiano con la cui memoria non voglio avere nulla a che vedere.[fonte: 15]
  • O credi alla gioventù o la vita sociale, civile è morta.[fonte: 16]
  • [Riferendosi ad uno scritto del pittore Salvatore Garau] [...] per la prima volta dopo tanti anni ho letto un racconto sino alla fine senza sentirmi frustrato.[fonte: 17]
  • Perché mai dovrei desiderare di essere Flaubert quando ho la fortuna di essere Aldo Busi?[fonte: 18]
  • Quando parlo ai ragazzi come voi non voglio censure o perbenismi, perché voi avete il diritto di avere informazioni vere, reali, per quanto brutali, sconvenienti e volgari possano essere. Pur così giovani, siete già sotto ricatto del bigottismo imperante, che poi non fa altro che nascondere monnezza e bassezze umane. [...] Cosa vi interessa di bere fino a vomitare solo perché è cool e tutti fanno così? Tornate a fare l'amore, quello vero, quello viscerale, senza nascondervi dietro a un computer e dentro a quei diabolici social network, un mezzo da cui non ci si può far comandare o soggiogare.[fonte: 19]
  • [Sull'algoritmo] [...] quel neoflagello di tempo ammazzato [...].[fonte: 4]
  • Qui io sono oscenamente processato non come cittadino, ma come scrittore, come artista. Mi si lasci citare Shakespeare: la bellezza estetica sta in chi la guarda, come l'oscenità. E se qualcuno trova oscene le mie opere, dipende da lui. Quando scrivo non posso pensare al committente, figuriamoci ai lettori. Non scrivo né gialli, né romanzi rosa. Non sono uno scrittore porno e nemmeno per bambini. [...] Io faccio letteratura. Il genere letterario mi sfugge. Cerco, nel mio lavoro, di recuperare una lingua italiana. Uso un vocabolario vastissimo e le mie opere non sono divulgative. Possono essere fruite pochissimo. Sono difficilissime. Che senso ha estrapolare dieci pagine su 430 per capirne, con mente perversa, significati che non hanno e che il lettore è libero di interpretare?[fonte: 20]
  • Quindi, se da solo non puoi figliare e ti serve un terzo incomodo per fare i comodi tuoi, è meglio tu non debba. [...] gli appagati e trionfanti papà, diciamo pure contronatura e contro ogni buonsenso, di questi bambini con una madre senza come possono essere poi tanto appagati? Come possono guardare queste meravigliose creature che gli gattonano attorno e danno ai loro contorti geni, nonché a patrimoni finanziari da non disperdere certo in beneficenza qui e subito, una cinica convinzione di totale appartenenza al mondo sulla pelle di quella anonima madre, snaturata ma senza ignominia, travolta nel suo dolore di eterna bambina violentata da ultimo anche con le migliori intenzioni e senza più un grido per farsi sentire da quel buio rimosso non solo da lei ma anche da chi l'ha sfruttato? Come possono questi padri surrogati di madri surrogate guardare questi figli amatissimi e doppiamente idolatrati quali premi di una hybris vittoriosa senza provare ribrezzo per se stessi al pensiero di quella mammifera incosciente, dolente, abbandonata a se stessa che glieli ha forniti e si è tolta di mezzo, anzi, che è stata di fatto tolta di mezzo magari con un bonifico conclusivo a sigillo di una lettera di credito iniziale? Di un credito di sangue mai più esigibile, estinto – come l'utero che l'ha pompato per nove mesi come se pompasse la ruota sgonfia di una bicicletta non sua?[fonte: 21]
  • Se vuoi scrivere, non devi avere vincoli di sorta, e già tenere famiglia è spesso un impedimento non inferiore del far parte di una confraternita autoprotezionistica che riconosce solo i simili a sé, e che darà le proprie preferenze non a te, astro nascente dall'orbita ancora follemente ingovernabile e dall'imprevedibile e asistematica rivoluzione... se non sei rivoluzionario, che scrivi a fare... bensì ai pianeti che già le girano attorno e la cui aspirazione è venire assorbiti dalla terra madrina, quindi più piccoli sono prima verranno attratti e inglobati, fagocitati ed espulsi, anche con l'attribuzione di premi, va da sé, ma allora tanto valeva fare i pubblicisti e coniare slogan per il mercato, si guadagna anche di più e partecipi a simposi in oasi da favola nei posti più esotici del mondo che un autore per compulsione verso un impossibile riscatto sociale... o societario se da dipendente dipende da un editore che magari è pure un Presidente di Consiglio... si sogna.[fonte: 22]
  • Si può considerare la religione una malattia a trasmissione sessuale, poiché se dreni dalla religione e dalle sue vittime il senso di colpa sessuale che inculca, la religione collassa e con essa i criminali in abiti talari che di secolo in secolo hanno perfezionato questo senso di colpa e il loro dominio sull'immenso parco buoi e vacche da riproduzione che chiamiamo umanità facendoci a sragione un torto e un merito irreparabili.[fonte: 23]
  • Sia chiaro: la mia umana simpatia va più a Berlusconi che a chi l'ha sostenuto, perché lui non aveva scelta che essere se stesso, dichiaratamente e senza mai infingimenti, così sé, così bidimensionale e senza profondità e altra prospettiva che quella della propria piatta fisiologia che io ho spesso pensato che sarebbe lui il primo a non notare alcuna differenza con il giorno prima se il giorno dopo si svegliasse morto, si sveglierebbe morto e inizierebbe la sua giornata come al solito. Quanti lo hanno sostenuto no, una scelta restava loro fuori dalla geneticità coattiva che contraddistingue Berlusconi e lo muove e lo predestinava a essere sé e nessun altro che lo volesse o no – e lui lo voleva. Se gli eterni Bambini e le Bambine di Silvio Gesù avessero osato prendersela questa scelta, Berlusconi non avrebbe fatto scialo dell'Italia per ben due decenni e del prossimo a venire solo a causa del tasso d'interesse ormai greco toccato dai buoni del tesoro italiano, e non mi sto riferendo ai soli politici della maggioranza e della minorata minoranza clerical-fascista-familista quanto i suoi oppositori apparenti, ma a chi l'ha votato e a chi ha votato il partito più magna a ufo e nullafacente e cialtronesco e costituzionalmente ignorante a memoria d'uomo, la Lega Nord.[fonte: 24]

Citazioni tratte da programmi televisivi[modifica]

Uno contro tutti

dal programma televisivo Maurizio Costanzo show, 11 dicembre 1996

  • Diciassette anni di questo pontificato ci ha rovinato tutto l'umanesimo rinascimentale e ci ha mandato indietro rispetto a ogni criterio di modernità.
  • Non filtra più il sentimento. Qua siamo diventate delle macchinette da confessione e da benedizione. Viviamo nella cultura della morte, e io odio la cultura della morte.
  • Tutto è un modo di interpretare una realtà che non c'è più: si interpreta non la realtà ma la realtà ideale secondo un potere, ed è questo che è molto deludente.
  • Non ho paura del sesso, non ho paura dei sentimenti, non ho paura dei miei desideri.
  • Io credo che voi, nella vostra autonomia, siate assolutamente preziosi e che io non possa darvi niente per migliorarvi, perché sono assolutamente contrario a chi vuole raddrizzare le gambe ai cani.

L'Isola dei Famosi

febbraio 2010

  • Anche il Papa si scaglia contro gli omosessuali, fosse quello che... ormai è risaputo: l'omofobo è un omosessuale represso.
  • I cameraman se la danno a gambe levate quando parlo di politica e letteratura. Non interessa qui nulla a nessuno dell'Alfieri e del Beccaria. Io non le posso dire queste cose, nessuno è interessato, il filtro è tale che so che mi sono prestato a una pantomima di me e dell'intellettuale.
  • I naufraghi sono tutti qua perché non hanno un cazzo da fare, sono marionette di se stessi che non hanno rispetto dello spettacolo.
  • Il presidente del PD è inesistente. Finché la sinistra sarà clericale sarà solo una brutta copia della destra.
  • In Italia il vero criminale non è colui che commette i crimini, ma colui che li denuncia. E quindi io sono il più grande criminale del momento.
  • La forma è il linguaggio. La mia sostanza sta nella mia forma. Il fatto che la mia forma sia sbagliata per lei, Ventura, e per la maggior parte degli italiani vuol dire a maggior ragione che io la forma non la cambio. Questa nazione è indietreggiata di 15 anni anche per colpa vostra. Voi dovete essere ricoverati. Sentite quelli che avete mandato sull'Isola con me. Non è una novità per me non essere capito. Purtroppo sono tutti come Federico Mastrostefano. Non c'è più cultura. Il Paese è morto.

Otto e mezzo

1 ottobre 2010

  • Bisogna che i topi, come i fascisti, ritornino nelle fogne. (a 4'08'')
  • Io sono di sinistra, se ci fosse una sinistra a parte la mia. Ma non c'è. Perché una volta che il potere è al potere, cioè una volta che l'aspirazione al potere diventa realtà e realizzazione, diventano tutti di destra. (a 5'37'')
  • L'unico simbolo ammissibile in una scuola pubblica, o in un tribunale, è questa bellissima spirale del DNA umano, e quella è veramente internazionale, universale. (a 21'54'')
  • Io penso che si deve continuare a pensare che se anche nessuno ti ama, gli altri tra di loro si amano. (al 25'00'')
  • L'affetto intellettuale è il più bel dono che ci si può fare. (a 26'40'')
  • Per quanto uno dica tutto, o anche faccia tutto, è talmente poco quello che si può dire ed è talmente poco quello che si fa, che dillo: se è un peso per te, dillo, fa' sì che i tuoi finti problemi personali divengano i problemi di tutti, perché siamo tutti uguali, pensiamo tutti allo stesso modo, abbiamo tutti questi desideri frustrati, abbiamo il bisogno di essere amati, ma certamente non abbiamo l'umiltà di ammetterlo. (a 29'05'')
  • Guardi, io sono venuto qua perché questo suono, Lil-li, è incantevole, perché o lo dico a lei o lo dico alla famosa canzone di Valentina Cortese, quindi preferivo dirlo a lei: Lilli, è questo suono. (a 31'33'')

Citazioni tratte da interviste[modifica]

  • Non si mettono le mutande alle parole. (dall'intervista di P. Chessa e G. Lotti, Busi. Scandaloso Aldo, Epoca, 20 marzo 1988)
  • Il più gran difetto dello scrittore vivente è di non essere ancora morto. Io appartengo alla categoria dei Melville, degli Wilde. Reietti finché sono in vita. (dall'intervista di Silvia Sereni, Perché sono il più grande, Epoca, 9 marzo 1993)
  • Oggi le donne o tornano a fare le serve o non le vuole più nessuno. (dall'intervista di P. M. Fasanotti, Ma per fortuna ce n'è una sola, Panorama, 12 ottobre 2000)

Busi: Il mio nuovo romanzo è rimasto senza editore

Maurizio Bono, Repubblica.it, 2 ottobre 2012

  • Ho smesso di scrivere romanzi per ragioni politiche, perché in Italia, a differenza che in Inghilterra e in Francia specialmente, il successo è sempre decretato dalla omologazione a gruppi di potere.
  • Il libro voleva essere scritto, io non volevo scriverlo. Di riscrittura in riscrittura mi rendo conto che El especialista de Barcelona giaceva in me già dal 1985, quando inizia l'azione evocata nelle prime pagine. Un caos che deve essere ordinato, e cominciano a delinearsi 24 personaggi. Si svolge in un arco di tempo dalla fondazione della Legione spagnola di Millán-Astray, poi ministro franchista, alla visita del Papa a Madrid nell'agosto 2011.
  • Con loro ho un contratto decennale per i 40 titoli pubblicati, che scade nel 2014. La prelazione era un gesto di cortesia, benché ormai l'immagine di Mondadori la facciano Marina Berlusconi con le sue infelici lettere a Saviano o Signorini con le foto di Kate Middleton a seno nudo.

Omosessualità, Busi: «Italiani, dementi, leggete Boccaccio»

Gabriella Colarusso, lettera43.it, 29 settembre 2013

  • Boccaccio non ha questo tipo di vincoli e di lungimiranze da serva. Lascia l'uomo libero di fronte a se stesso e agli altri, non lo sotterra né lo innalza, lo fa stare sui suoi piedi, gli infonde fiducia in sé e nelle sue forze e nei suoi meravigliosi limiti. Umani, per l'appunto.
  • Dante insegna la strada maestra della norma: l'inferno, il paradiso, il limbo, il premio o la punizione. È la grancassa del cattolicesimo, è un poeta funzionale, bravino ma interessato a compiacere, insomma, spera di essere ben presto a busta paga per i servigi resi. È critico ma solo quel tantino che fa birichino e niente più, in effetti è ligio e monolitico. In altre parole, insegna a piegare il capo e a inginocchiarsi. Tutto in lui è funzionale al potere.
  • Gli omosessuali mica esistono, esiste il problema dell'omofobia, esistono i dementi che sindacano sulla sessualità altrui che non corrisponde alla loro, come se la loro fosse la Verità Naturale mentre è solo la verità del coglione.
  • [Su Papa Francesco] La misericordia... ma che se la metta nel culo. Gli omosessuali non hanno bisogno della sua misericordia. D'altra parte è un prete, è un gesuita, non può uscire da questi schemi in cui un pappone ispirato si inventa e impone un peccato per darsi il potere di perdonarlo e intascarne la penitenza dovuta.
    Bergoglio usa parole nuove, un po' diverse, magari più accorte nella strategia del marketing ma per dire la solita stramaledetta cosa. Cioè la chiusura più totale ai gay e, tanto per cambiare, all'aborto. Non c'è nessuna volontà vera di cambiamento.

Aldo Busi: «La mercificazione del corpo è ovunque»

Marco Dotti, vita.it, 4 agosto 2015

  • Il corpo... Come dev'essere stato bello avere un corpo, nell'Ottocento. Come dev'essere stato bello darlo in pasto a chi in pasto lo dava, ai tempi in cui fiorivano i canti di Lautréamont e i "reati immaginari" quali l'eresia, la sodomia, la stregoneria cassati dal Codice Napoleonico non erano ritornati di nuovo in auge quali spauracchio dello stato di polizia organizzato dall'oligarchia politico-religiosa come accade nella Russia del demente aguzzino Putin! Tutto si articolava nel corpo, come in un grido. Adesso nel corpo rischia di articolarsi o, meglio, disarticolarsi non il grido, che non c'è più, ma il belare degli infanti a vita. Scrive Balzac che un uomo, quando si spoglia, togliendosi abiti, pantaloni, scarpe e ghette, è un uomo che ha perduto ogni potere sociale [...]. Quest'uomo, oggi, è regredito all'infanzia oltre ogni immaginazione: non legge, non riflette, guarda solo qualcosa che catturerà la sua attenzione per pochi secondi. È mercificato oltre necessità, per paura di valere di meno mette il cartellino del prezzo su tutto. La mercificazione del corpo la vediamo ovunque, nella scienza come nella pseudoscienza che l'aspetta al varco una volta smentita o superata, nella religione come nel religiosismo moral-sessual- sentimentale che nei secoli dei secoli è piccolo borghese e fedele alla propaganda che lo precede e che precede ogni dio catodico e laico. C'è un paravento scientifico ovvero scientista e superstizioso dietro il quale si nascondono le cose dell'autoritarismo finanziario funzionale allo stato di fatto e di stallo, e il corpo è tra queste, e questo stato di fatto e di stallo per funzionare ha bisogno che il corpo e la sua sessualità continuino a essere infelici, a crogiolarsi nel recinto delle cosiddette trasgressioni- regressioni licitate affinché l'essere umano resti nell'alveo della perversione, carissima da soddisfare senza peraltro soddisfarsi, e non pervenga mai alla versione gratuita, anticommerciale, rivoluzionaria, spauracchio di ogni dispotismo politico e assolutismo religioso.
  • Il trucco sta nel far prendere tutto alla lettera e gli italiani ci sono cascati. [...] La relazione da me a te è sempre una traduzione. Prendere alla lettera qualcosa o qualcuno e infilzarlo con lo spillo di un'etichetta una volta per sempre come fosse un insetto in una teca sprigiona violenza. San Girolamo, il patrono dei traduttori, diceva che le cose, della Bibbia in primis, che devono transitare da una riva all'altra non vanno prese alla lettera perché nel tragitto muoio.
  • La struttura profonda del linguaggio verbale, e ormai scritto, è stata modificata dall'ipervelocità fonetica: non c'è tempo per articolare un pensiero, solo per dare fiato a un bisogno.

Citazioni tratte da libri[modifica]

  • La vita è un orifizio che si contrae senza sosta di cui ognuno di noi è solo una pieghetta del Grande Ano dell'universo dotata a sua volta di orifizi che si contraggono finché dura. (da Il libro delle 50 merde, in Aldo Busi, Per un'Apocalisse più svelta, Bompiani, 1999; p. 140)
  • Le superstizioni sono la vera religione del popolo, mica il cattolicesimo o l'islamismo! (da Le persone normali)
  • Se la merda umana avesse un costo nessuno mangerebbe più: se pagassimo le noirritures terrestri secondo il peso d'uscita e non secondo peso e qualità d'entrata, saremmo già morti ed estinti per piaggeria. (da Il libro delle 50 merde, in Aldo Busi, Per un'Apocalisse più svelta, Bompiani, 1999; p. 139)

Aloha!!!!![modifica]

  • La componente femminile in un uomo... oddio, mi si sta abbassando la canna dello zucchero... (p. 29)
  • Quando si parla di sessualità maschile e femminile, si parla in effetti di soggetti economici scaturiti dall'import/export del cazzo e della figa, del cazzo con la figa, del cazzo e del cazzo, cioè di soggetti del cazzo, non altro. (p. 66)
  • L'unico vero lusso di un perfetto Gentilomo è dire in pubblico ciò che pensa in privato, e viceversa. (p. 79)
  • La gente ha bisogno di crearsi casini, di sempre nuove emozioni, se le inventano di notte per darsele, farsele a vicenda di giorno. (p. 109)
  • Un minuto di felicità in due, di sicuro in uno (chi dei due è servito alla felicità dell'altro servendogli la propria? mah!) equivale a un'ora di carognate in tre minimo. (p. 114)
  • Già! La vostra vera natura è sempre un'altra. Ma perché non l'avete mai usata una sola volta in vita vostra? (p. 170)
  • Conosco dell'amore solo i lati peggiori: il distacco da un incontro mai stato. (p. 180)

Altri abusi[modifica]

Incipit[modifica]

"Largo! Insomma!" gridava don Palanca fendendo a gomitate le rose e le donne assiepate fin sull'altare: trattava entrambe le specie come un'ortica e le ortiche andavano in estasi, protendevano i boccioli e le camicette fino a spinarlo per essere benedette di più. La casa in Borgosotto dove abitavo più di trent'anni fa aveva un cortiletto cementato e perciò non avevo rose da cogliere il giorno di Santa Rita per portarle alla Pieve di San Pancrazio. Quel giorno tutti i bambini e le bambine salivano a far benedire le rose nella chiesa romanica, era una processione disordinata e più allegra delle solite, la gente arrancava gentilmente su per i sentieri ognuno col suo mazzo avvolto in carta da giornale o da macellaio.

Citazioni[modifica]

  • Ogni volta che viaggio, viaggio parecchio all'indietro. (p. 54)
  • Uno scrittore ha sempre una vita di scorta quando ha deciso di barare con la sua. (p. 55)
  • Non c'è niente di speciale in questo: la maggior parte della gente che ho conosciuto è la dolente e inaccettabile memoria di una scissione, memoria sepolta viva e che si cerca di tenere giù finché si può. (p. 56)
  • Diventiamo buoni sempre un tantino troppo tardi. Anche perché nessuno, grazie al cielo, potrebbe metterci alla prova. (p. 59)
  • La borghesia illuminata considera il povero una miniera inesauribile di ricchezza e la sfrutta in modo che si dica poi che è un modo intelligente. (p. 84)
  • L'unica maniera per tradurre in italiano saudade, parola intraducibile che sta a indicare uno stato di perpetua malinconia nelle genti portoghesi, è Weltschmerz. (p. 199)
  • Con questi presupposti la mia infatuazione per Rimbaud non si può certo ascrivere alle proiezioni piccolo borghesi dei liceali viziati che possono permettersi sempre il superfluo (la scuola) e mai il necessario (l'avventura). (p. 216)
  • Del resto, anche Saba e Montale sono caduti nello stesso tranello: loro, che in vita hanno osato sì e no andare qualche volta a comprare il pane non accompagnati dalla tata, si sono sentiti «in intima sintonia» con Rimbaud. (pp. 223-224)
  • Io arrivo a costruirmi da me la mia ridicolaggine per affermare la mia inviolabile serietà. (p. 226)
  • Io nuoto, svuotato dell'amore più duro, sensibile, ritmicamente armonioso nella violenza sincronica e famelica e reciproca che abbia fatto negli ultimi dieci giorni – o dieci anni, non saprei davvero, dimentico così alla svelta, e anche questo azzeramento mnemonico fa parte della memoria del tempo, del mio, dove l'istinto di sopravvivenza, messo universalmente in pericolo oltre ogni dire, ci porta impercettibilmente a far fuori non come prima solo le cose brutte ma anche quelle belle, perché sono davvero troppo poche per avere qualche possibilità di restare a galla nel mare di quelle brutte da far fuori, da dimenticare, da non aver mai vissuto. (pp. 261-262)
  • Dio è una frase fatta e la Chiesa un vocabolario troppo vecchio per contenerla tutta. Peccato.
    Per il resto, Signore, non avere pietà più di tanto. (p. 326)
  • Scrivere è profanare, e i ricordi scritti sono ricordi persi.
  • La fortuna è un attimo, la vita è tutto il resto.

Explicit[modifica]

Ma poi un'altra onnivora, per me e i simmetrici funambolismi di come viaggiano le cose: l'automobile si stava già muovendo col suo carico di noi sanguinacci rappresi e di vestiti di seconda mano in cambio di chimere assolute, e mia madre che fa un passo, si porta sul gradino e poi sulla strada e, sempre con un tanto a riga stampato nell'imperturbabile acquosità delle pupille, grida raggiante sventolando la manina bella:
«Scrivi largo!»

Casanova di se stessi[modifica]

Incipit[modifica]

"Carità? Pronto!"
Ma sì, che mi frega, se quei due sciuretti dell'Eros e dell'Amato, anzi, se quell'essere due in uno degli Amato-Eros sono morti per disgrazia o di morte naturale o di propria mano come si è accertato? Che mi frega, fossero pure stati assassinati o si fossero assassinati l'un l'altro? Uccidere è poi un reato così ingiusto? Uccidere direttamente, intendo, faccia a faccia, o tu o io, senza ricorrere all'assassinio trasversale del più forte, del mandatario nell'ombra che incarica del suo crimine il criminale più debole, il manovale esposto agli incerti del mestiere, compreso quello di doversi accontentare della caparra?

Citazioni[modifica]

  • Il gatto si è rassegnato, ha digrignato i denti come a farle paura e a indurla a scappare, ma la ratta niente, non si è mossa dalla sua tegola, dal suo faccia a faccia conquistato con i sudori della morte; svogliato, lui ha allungato la prima zampa e poi la seconda e l'ha attirata a sé nel suo indolente abbraccio, hanno fatto anche un paio di giri e capriole e forse, per un istante, le loro lingue così profondamente diverse e aliene si sono fuse in una sola e, senza per questo che lui smettesse di pulirsi le fauci dell'ultimo sangue preso e profferto, si saranno chiariti una volta per sempre traducendo lo squittio in miagolio e il miagolio in squittio, in una specie di esperanto dell'inconfessabile. (p. 19)
  • Posso barare all'infinito per la vanagloria della Verità, ma so che non riuscirò mai a sedurre la mia parte di cenere, a plagiarla perché ritorni carne della mia carne: in questo istante sono vivo, è la sola verità possibile, eppure ci sono tanti modi per essere vivo e non esserlo, e ecco che sarei già stato fregato anche da questa Verità se non sto in guardia contro la tentazione di farne un'abitudine, una garanzia per vegetare senza più esserne consapevole. (p. 35)
  • C'è qualcuno che sappia fino in fondo perché parla come parla e che mi spieghi perché poi si lamenta se capisce solo quel che vuole? Mi auguro che tu, che leggi, qui stia leggendo me e non quello che ci hai messo di tuo: mettitelo da qualche altra parte, ma non qui! (p. 43)
  • Per arrivare alla stupidità di un altro bisogna partire dalla propria, e qui, in questa cerchia di velleitari creativi ma di ruolo statale o partitico sicuro che non è il caso di mettere a repentaglio, nessuno è disposto a considerarsi stupido, non dico ideologicamente, ché questo è impensabile, ma emozionalmente stupido e quindi semplicemente umano. (p. 69)
  • Quando uno non ha un mestiere, si crea un destino. (p. 96)
  • Dubito che si troverà mai una cosa così da me, un romanzo inedito. Non sono vanesio a tal punto da scrivere una cosa e conservarla per i posteri, consegnargliela come se fosse una reliquia del sacro da abbassare dall'aldilà alle pecorelle smarrite del popolo bue di qua, un messaggio di salvezza caduto da un qualche alto, tipo Nostradamus o Fatima. O Mosè. (p. 131)
  • Siccome io non miro ai soldi dei ricchi così come non miro alle confidenze dei poveri, non spetta a me cambiare la testa agli uomini o far sì che credano alla mia buonafede, e in entrambi i casi non sto più lì tanto a sbattere la mia contro il muro: se non cavo un ragno da un buco, preferisco fare dentro di me un buco al ragno e addio per sempre.
    Il Torellino era così, il Perche era così. (p. 169)
  • Io, pur piacendomi sessualmente gli uomini, indifferentemente etero o omo o bisex o meramente di Lecco o di Chiavari o di Assisi, col passare degli anni non mi sono sentito tenuto a tanto servilismo ideologico nei loro confronti: ho ribaltato la prospettiva e, ribaltandola, non ho più provato un'attrazione sessuale se non là dove essa non veniva azzerata dalla mia ripugnanza politica nei loro confronti. (p. 238)
  • Le trans devono passare la vita a gestire la propria indomita virilità, le donne a gestire la femminilità degli uomini, gli uomini a gestire la virilità delle donne: un inferno per ogni genere. (p. 320)
  • Infine io vorrei capire il Male, l'intelligenza che lo muove e l'indifferenza che lo agita in chi si è rassegnato a esso e ha rinunciato a ogni tensione morale – stavo per dire narrativa, cioè estetica, cioè viva – al di fuori del suo familismo protettivo solo verso i suoi referenti di sangue o di clan. Vorrei sapere, infine, se i complici del Male sono consapevoli o no di esserlo e fino a che punto, dentro di sé, credono di operare, spesso omettendo di operare o supplendo con la teoria alla pratica, a fin di bene. Una questione da porre, per esempio, alla Chiesa Cattolica, distruttrice universale di ogni cultura altra da sé. (p. 380)
  • Ridi, tu.
    Se fosse per te, che tu legga o no e in questo momento o fra cento anni a partire da questo momento o che tu non legga mai e non ti renda conto del pulviscolo dell'essere e non essere che s'è cambiato e è entrato in circolo grazie a chi scrivendo modifica ciò che non c'era in ciò che c'è ma ancora non si vede e mai si vedrà, la Terra sarebbe già ritornata ferma e tacerebbe del tutto da un bel po'.
    Non esiste una crosta terrestre, esiste una crosta inchiostrata. (p. 424)
  • Quando sono nati, non c'era già più "la pioggia" come quando siamo nati noi: era già "acida". È davvero un mondo dell'altro mondo.
  • Un dettaglio è un mondo spesso senza confini.

Explicit[modifica]

E smettila di confrontarti col Padre Eterno e di rispondere solo a Lui, troppo comoda la fuga verso il sublime indiscriminato dell'alto dei cieli: confrontati con la spicciola sacralità e la dettagliata terrestrità di ogni altro uomo e di ogni altra donna che non sei tu e che nella loro piccolezza e meschinità e bruttura e superfluità sono infinitamente più grandi e più degni e più belli e più necessari di quanto credi di essere tu.
Io compreso, sì.
Auguri di buon millennio a te che mi hai letto fino a qui e auguri anche a me che fino a qui mi sono scritto.
Gli altri se li facciano fare dai loro simili, gli auguri.

Citazioni su Casanova di se stessi[modifica]

  • A conti fatti, questo dirompente e a tratti malinconico Casanova di se stessi è uno dei più felici risultati di Busi «narratore». Un Busi consapevole del tempo che passa e lascia nel pettine i riccioli del Barbino di Seminario sulla gioventù; un Busi anche impotente – ma non certo domo – di fronte all'ipocrisia con cui si cerca di farci credere che viviamo nel migliore dei mondi possibile.[fonte 1] (Sergio Pent)
  • Altro che satira della borghesia lombarda post-industriale! C'è anche quello, naturalmente, ma compreso in un percorso ben più serio ed emotivamente impegnato. Senza paura per il proprio dolore, ma anzi usando il proprio dolore come un grimaldello. Di fronte a una società che si presenta nuova e ricca di mutazioni sorprendenti, Busi concepisce il romanzo come un "meccanismo testimoniale" che ricava dai particolari privati indicazioni sui fenomeni pubblici, sapendo che in indagini del genere è impossibile non essere personalmente coinvolti, fino ai nodi più oscuri e alle resistenze più profonde. [...] Busi sta dalla parte del romanzo come conoscenza e rivendicazione, contro il romanzo come "arredamento"; ma mentre in molti lo auspichiamo, lui lo fa. (Walter Siti)
  • Nuovo romanzo dello scrittore Busi, o il dolore secondo Casanova. Tragicomico, grottesco, pirotecnico, iperbolico: sono, una più una meno, le parole che salutano di solito i romanzi di Aldo Busi; ma nessuna di esse si presta a definire "Casanova di se stessi" (editore Mondadori, pag. 516, lire 30.000), forse il libro più radicale dello scrittore di Montichiari. [...] Sotto i cieli chiusi dove si agitano i personaggi, Busi scrive un "libro del dolore" che sembra dire: quale maggior pienezza e intensità di vita se non sul calvario di chi, malgrado disfatte e tradimenti, si ostina ad amare senza meditare vendetta? (Cesare Medail)

E io, che ho le rose fiorite anche d'inverno?[modifica]

Incipit[modifica]

«Louis, c'est...»
Sarò ritornato almeno due volte da Lille apposta, avevo vent'anni, prendevo il treno per vedere di nuovo quel tipo di rosso che affiorava sul corpo di Louis Carnir riempiendolo di pena segreta e contro il quale lui non poteva farci niente... glielo avevo fatto notare, per sdrammatizzare, e lui, da pittore che aveva frequentato un istituto d'arte, mi disse, «Lo so, una volta questo rosso lo facevano con le larve essiccate delle cocciniglie, mica tutte, solo le femmine, se avessi qui un lauro o, che ne so, un pungitopo, ne schiaccerei una e... uguale, carminio uguale, è la mia emozione, mi tradisce», «Sembri un albero di sole ciliege, senza un millimetro di corteccia, scorticato, io ne vado matto, sarai una primizia sempre»... il treno era un salasso per le mie finanze, corrispondeva a un buco in più nella cinghia per alcuni giorni, dalla Gare du Nord, poi, niente mètro, a passo sostenuto, reso impercettibilmente sempre più sostenuto dal sanguigno formicolio che mi saliva dalle cosce al basso ventre, facevo abbastanza di corsa ma non a mancafiato i sette piani dello stabile che a me sembrava tutto meno che stabile tale era il traballante e sinistro scricchiolio, e bussavo, una volta ma deciso, e dicevo, «Louis, sono io».

Citazioni[modifica]

  • L'intelligenza non ha valletti, si serve da sé. (p. 17)
  • La prudenza è la parte più nascosta del vero coraggio. (p. 19)
  • Lei stessa era la musica che la faceva danzare come può essere un sogno a fare un uomo, lei è l'unico non ricordo che rimane impresso in una serie di ricordi che si cancellano via via che passano gli istanti. La guardavo e pensavo, "Ma io questa l'ho già vista, l'ho già vista...".
    Sarebbe bello poter dire, "Ma è quella stronza marocchina dell'aeroporto!", ma io non sono Emilio Salgari e quindi non era lei. (p. 41)
  • Nella vita non si può avere tutto: o hai un percorso o hai una meta, e le mete sono tutte uguali.
    Una volta che ci sei. (p. 42)
  • Più divento giovane come non sono mai stato nemmeno in gioventù e più divento intransigente verso la droga, la prostituzione e l'alcol: se uno deve vivere per ammazzare il tempo comprando i suoi svettanti e gratuiti attimi fuggenti, tanto vale che faccia più alla svelta e ammazzi se stesso senza rompere le palle a me che devo sempre fare la figura del bigotto salutista allorché invece sono solo annoiato a morte dai faciloni da sballo sempre e comunque che pensano che esista qualcosa che possa essere più facile di quanto non debba invece restare strettamente raro, difficile, inaccessibile. (p. 53)
  • Ma in una società in cui è concesso solo ai maschi l'istinto e alle femmine il calcolo culturale sul proprio residuo d'istinto di sopravvivenza chiamato sentimento, non c'è che povertà, viltà, meschinità relazionale. (p. 76)
  • Io elaboro lutti su gente viva per dare una fine al cordoglio che con me questa gente è lettera morta; sono il vedovo e l'orbato di storie non avute con gente che le ha con altri, non con me che lo volevo tanto e che in cucina non sono male e potrei prendere per la gola anche un estintore, non solo un estinto. (p. 91)
  • Ah, che flagello questa italiana lingua di clericali che non fa mai fare i meritati cagnotti ai cadaveri ma li mette a riposo il tempo di lievitarli verso la resurrezione dei corpi, delle anime e degli insaziabili credenti rompipalle tutti! (p. 104)
  • Cos'è un vero laico? Uno che non ha certezze ma solo dubbi, dice lo spegnimoccoli illuminista. Ma non basta, dico io, uno che non ha certezze finisce pur sempre con la certezza di non averne, e spesso fuor di dubbio. No. Un vero laico è chi non rompe i coglioni agli altri e non permette a nessuno di romperglieli. Né con una verità rivelata né con un dubbio in divenire, che inevitabilmente porterà il dubbioso alla sua bella conversioncina cattolica dell'ultimo minuto senza essersi dovuto fare due marroni così con la santa messa tutte le sante e strainculate domeniche e feste raccomandate della sua vita. (p. 104)
  • Non c'è laicità possibile, per esempio, se tanto per cominciare non si conviene subito che Satana è un'invenzione della Chiesa per distrarre l'attenzione da se stessi. Chi grida "Al lupo! Al lupo!" di mestiere che altro mestiere può fare se non il lupo? (p. 105)
  • Il Papa è un divino Otelma al quale è andata da Dio. (p. 106)
  • Ma su un punto non sarò mai chiaro abbastanza: non si può ascrivere alla Chiesa cattolica tutta la responsabilità dell'abiezione umana e politica e sociale e economica che essa crea in Italia... nelle Filippine, in Sudamerica, in Africa, in Germania... e non fino al punto di alleggerire la responsabilità del singolo individuo che si fa cattolico, non fino a diventare essa il capro espiatorio dello stato di indigenza culturale e civile del mio paese e dei suoi fedeli; no, esiste la responsabilità individuale, altrettanto imperdonabile, di tutti coloro che sono consapevoli dell'inganno cui sottostanno e al cui dispotico trionfo contribuiscono senza fare niente per abbatterlo. (p. 126)
  • Se non vuoi fare di volta in volta patti col diavolo non farne uno con Dio una volta per tutte. (p. 128)
  • Leggere, in casa mia, era sciupare il tempo, era proibito farsi vedere, dovevo farlo di nascosto, e come tutte le cose proibite era associato alle cose sporche, intime, dovevo farlo chiuso al cesso mica per snobismo, là nessuno dei miei aguzzini fatti in casa veniva a cercarmi di proposito, ci capitavano solo per bisogno, se no erano calci e urla per la mia lazzaronaggine, il mio vizio di usare i libri per leggerli invece di renderli utili per il gancio al muro dei clienti cagatori. (p. 135)
  • L'italiano non pensa un pensiero, al massimo digerisce quello di un prete. (p. 138)
  • L'Italia è la fabbrica dei furbi ripiegati su se stessi, il suo vero originale e inimitabile made in Italy una camera ardente di furbizia, una fossa comune di furbi vivi e, soprattutto, vegeti vegetanti. Però col tonaca su tonaca giusto. (p. 138)
  • Parafrasando Jean Paul, egli, eterno bambino indifeso dentro l'adulto armato sino ai denti che con l'odio simulato nell'amore vuole vendicarsi di non essere stato difeso quando più sarebbe stato necessario farlo, pregherà per attirare e impadronirsi meglio di ogni altro dei frutti del peccato; s'inginocchierà, ma solo come i soldati di prima fila, per sparare meglio su chi ha di fronte; tenderà amichevolmente le mani e spalancherà calorosamente le braccia per accogliere con ardore una donna innamorata solo per ridurla in cenere, e giungerà piamente le mani nella preghiera, ma come quella macchina di tortura dotata di punte acuminate detta Vergine di Norimberga, che più abbraccia, più stritola. (p. 160)
  • Se bussi una due tre quattro cinque infinite volte a una porta ambita e non si apre, non significa che non ti vogliono, che fanno finta di non sentirti, che ti hanno escluso dalla loro madia e dal loro giaciglio, significa che è la porta sbagliata per te, giusta per altri ma non per te, e che dietro non c'è nessuno, a parte la tua fantasia bisognosa di collocarvi un anfitrione interessato a te e al tuo appetito di lui. (p. 177)
  • Se desideri rifarlo con la stessa persona, il riflesso che è scattato è già di altra "natura": è di cultura. (p. 220)
  • Tutta la mia casa è un mercatino, mi sembra di girare fra bancarelle e però ancora non mi decido a non comperare più niente. (p. 249)

Explicit[modifica]

Di' con me «Non c'è vita migliore della mia» o «Non c'era altra vita possibile, per mia fortuna», e falla finita.

Grazie del pensiero[modifica]

Incipit[modifica]

Il misantropo non si lascia influenzare dalla canzonatura del giovanetto che lo tira per un lembo della palandrana quasi monastica – invece di un lembo potrebbe essere qualcos'altro, ma dal fax non lo vedo bene; c'è anche una scritta in fiammingo nell'emisfero sud del quadro, che potrebbe essere tondo, un po' schiacciato ai poli come la Terra, ma non riesco a decifrarla nemmeno con la lente, e i caratteri sono gotici.

Citazioni[modifica]

  • La vera natura di un uomo lo avvolge globalmente, non è scissa in due emisferi per saltare dall'uno all'altro secondo comodità e convenienze a piacere. (p. 20)
  • Si suol dire che noi omosessuali ci riconosciamo fra di noi a colpo d'occhio: questo mi sembra un grande limite per la nostra espressività pubblica, visto che sarebbe già circoscritta nel perimetro semiotico di chi ci riconosce per omosessuale e per omosessuale si fa riconoscere. (p. 33)
  • Non si ha fiducia negli altri perché essi se la meritano, ma perché merita di averla colui che la prova. (p. 43)
  • Dirò che Pasolini sta al Pci come don Giuseppe Diana, il prete operaista trucidato dalla camorra a Casal di Principe il 19 Marzo del 1994, sta alla monarchia britannica o alla Chiesa di Roma. (p. 45) [proporzione]
  • La destra è sempre fattuale, la sinistra sempre ideale, un ideale che spetta sempre agli altri rispettare e applicare. (p. 53)
  • Chi non è in grado o non è messo in grado dai genitori di sviluppare una manualità qualsiasi sin dalla più tenera età, è inevitabilmente destinato a farsi seghe per tutta la vita. (p. 55)
  • Solo coloro destinati a vivere come bruti pensano con la testa dei pregiudizi altrui: fattene almeno dei tuoi personali. (p. 58)
  • Non c'è niente di più misero di un vero uomo alla ricerca di una vera donna e viceversa: partiti da un miraggio, finiscono con un cazzo di gomma e una figa di caucciù. (p. 71)
  • In Italia non esistono statisti poiché non vi è mai stata alcuna cultura dello Stato, della democrazia vera, del bene pubblico. (p. 72)
  • L'uomo politico ideale deve avere tutte quelle qualità per cui, se le avesse davvero e tutti fossero convinti di questo, non troverebbe nemmeno un paralitico portato a braccio disposto a dargli un voto. (p. 78)
  • Preferisco uno che sta sulle sue che uno che sta sulle mie. (p. 79)
  • Quando qualcuno non sa cosa concepire e non è una donna, concepisce un aforisma. (p. 79)
  • La storia dell'umanità è la storia dei suoi traumi, cioè dei suoi viaggi fuori da un ennesimo feto verso la speranza di un'ennesima sopravvivenza. (p. 81)
  • Non essendo cattolico, detesto la seduzione classica dell'inganno, dell'intrigo, del ti-vedo-non-ti-vedo o tramite il dispiego di qualsivoglia carisma intellettuale o sociale al fine, risibile, di una scopata. (p. 89)
  • Quanto alla masturbazione femminile, posso dire molto poco, avendola sperimentata a lungo ma con scarsi risultati. Forse non avrei dovuto sperimentarla su di me. (p. 102)
  • Quando uno non ha più niente da far credere e deve raschiare il fondo del barile della sua criminalità politica e, spesso, psichica, chiama a suffragio la Chiesa e riecco che saltano fuori i più bruttarelli mostriciattoli della Storia, Dio-Patria-Famiglia, è giù olio di ricino. (p. 106)
  • Cosa c'è di più mafioso che non essere in grado di capire il bisogno di autodeterminazione e di libera espressione di un bambino per quello che è? perché infangarlo già di un peccato originale al fine di poterlo redimere, cioè violare a piacimento? (p. 113)
  • È la vostra mafiosità spicciola, o italiani, lo zoccolo duro su cui giostra l'intero cavallo di Troia della mafia nazionale. (p. 116)
  • Non è vero che se una mano lava l'altra saranno pulite entrambe, dipende dalla subcultura mafiosa che ci si è fatti dello sporco. (p. 117)
  • È ora che gli italiani scendano in piazza a protestare contro se stessi. Grazie del Pensiero. (p. 158)
  • L'erotismo è ragionieristico, il sesso è trigonometrico e si applica solo per numeretti infiniti. (p. 181)
  • Il rapporto in questo paese cattolico tra potere e sesso è lo stesso che c'è tra il buonpaterfamilias Riina e il buonjourexfamiglio Carnevale: comandare e cassare è sempre meglio che fottere. (p. 183)
  • [Che cosa diresti a chi considera l'Aids una punizione divina?] che Dio ha già punito lui infettandolo con un pensiero simile. (p. 184)
  • Ognuno si fa degli altri la conoscenza che vuole e, spesso, che può. (p. 190)
  • Schiacciamo le larve ma amiamo le farfalle: una farfalla questo non lo dimentica. (p. 192)
  • D'Annunzio è stato una creazione masmediatica del sistema di allora, non sarebbe mai esistito al di fuori dell'apparato del potere del momento, e infatti, caduto il sistema, caduta la fortuna di D'Annunzio, che nessuno legge più, malgrado le volte che si è tentato di farlo resuscitare. (p. 199)
  • La donna cerca nell'uomo di soddisfare il suo scompenso culturale, l'uomo cerca nella donna di soddisfare il suo scompenso naturale. (p. 207)
  • Io non credo all'amore che moltiplica, troppo comodo, è mica un conto in banca. (p. 210)
  • Mi calmano le parole interiori dei due in me | e le sedie bassa di paglia nel sibilo | del mattino mentre l'alloro fa la sua parte | e le ossa scendono a un compromesso per sostenermi; | mi calma la roccia scalata e lo spino nel piede, | il gonfiore degli intestini e la ristrettezza di vedute | guardando la marina, si fa per dire, immensa. (da E.A. Poe-metto 6, p. 221)

Guancia di tulipano[modifica]

Incipit[modifica]

... colibrì colibrì colibrì colibrì... oh, colibrì del mio cuor!

Il mio nome è Guancia di Tulipano e a me è toccata la grazia della felicità più insperata: chi desideravo è stato anche colui che poi ho avuto. Devo essere grata alla generosità della vita con me, e l'aprirvi liberamente il mio cuore sia la mia preghiera di ringraziamento a Dio e il segno del mio affetto per voi tutti, sia allegria e consolazione, compassione e conciliazione, stimolo a non rassegnarsi alla perdita e al dolore, e che la mia felice felicità palesata in tutta la sua sfacciata fortuna possa riequilibrare il grado di sconforto di troppe esistenze.

Citazioni[modifica]

  • Come c'è del merito nell'infelicità, c'è dell'intelligenza nell'essere felici.
  • La vita ha le parole che può, la fiaba le parole che deve.
  • Si mente nella vita, non nel racconto che se ne fa.
  • Una fiaba che non menta non rivela alcuna verità, e questa sarebbe la sua più imperdonabile menzogna.

L'amore trasparente (canzoniere)[modifica]

  • A volte penso | di essere un sogno | che qualcuno si è dimenticato di fare, | il sogno nel cassetto | aperto nel momento sbagliato, | il dormiveglia di una dalia d'inverno | che lascia i suoi petali | alla brina che l'uccide. (da L'amore trasparente)
  • L'amore non è il toccasana dei mali, | è il bene più bello del male supremo, | l'assegno in bianco dei dolori in attesa, | una speranza tradita in agguato, | lo sguardo malato di una bolla di sapone | che scoppia con te. (da L'amore è un drago dormiente)
  • Una vota si ama, | poi si ricama. (da Dama esperta)
  • Senza il nulla del sesso | sarei niente del tutto, | la tristezza di esseri umani | è di sicuro successo | per i giganti e i nani | ma i nani che inseguono altri nani | sono più giganti dei giganti fermi | ad aspettare giganti fermi. (da La bella fine)
  • Se tesso la tela | sono Penelope, | se tendo la vela sono Ulisse, | io sono Ulisse e Penelope di me, | il ragno d'amore triste e perfetto | che da sé si crea le travi, il tetto, | la bava – e la mosca nel letto. (da Ragno d'amore)

La delfina bizantina[modifica]

Incipit[modifica]

Da tempi placentari Teodora sognava palloncini colorati, dalla superficie coriacea, infissi in un cielo senza colore, un fondale vago come qualcosa d'incerto se esistere o no. E tenuti per il nodo stesso dell'imboccatura, non svolazzanti, perché non c'era spago allentato da una mano o che si disavvinghiasse da un fuso. Erano palloncini infinitesimali, capocchie simili a gocce d'acqua nera appena sghembe, in cima a pali della luce appuntiti, matite giganti o guglie di chiesa.

Citazioni[modifica]

  • Anastasia quelle scarpe chiuse, coi bottoncini tipo suora del catechismo, le portava solo nell'impresa e i tacchi erano allenati alla riproduzione sonora di una condoglianza pro-forma che non guastava, era anzi indispensabile nella conduzione dell'azienda. Anastasia era sicura che in una città turistica come Ravenna prima o poi lei sarebbe arrivata all'export. Pazienza per il naso, ma sapeva fin troppo bene che una donna alta, slanciata, biondo chiaro e occhi viola può e deve arrivare oltre confine con le sue ambizioni. Lei le cornici era riuscite a imporle perfino ai morti, figuriamoci ai vivi. (p. 17)
  • La signorina Adelaide non aveva cognome, le disse Anastasia, anche se c'era stato un periodo in cui si chiamava signorina Scontrino per via che dava certe ricevute alla cassa e che prima ancora, da ragazza, era la Schisciada dalla Alpi alle Piramidi, una roba di porci e di manzoni che una bambina non stava bene di sapere. Teodora capì dai mille e uno elaboratissimi casqué che la signorina Scontrino era stata figlia o di se stessa o di nessuna. (p. 21)
  • [...] la generosità è quasi sempre frutto del senso pratico di togliersi un pensiero. (p. 50)
  • Teodora lesse a alta voce solo il grosso trafiletto e poche righe: "Svelata la millesima profezia di Nostradamus: tale Bertino Primo salirà al soglio pontificio e tutto finirà come in una bolla papale di sapone, il mondo indietreggerà dall'organico all'inorganico, nessuno si accorgerà di niente e la morte continuerà più di prima a trionfare sotto sedicenti spoglie mortali. E la vita diventerà una congiunzione che non congiunge più niente." (p. 65)
  • Gli unici compagni veri dell'esistenza erano i simboli che non si lasciavano decifrare, erano sempre con te, caldi, fragranti della mestizia di chi ti sfugge per il tuo bene e ti fa sentire meno solo. (p. 104)
  • Ma a Lui e alle Sue favorite, dio Ingegnere non gliela farà: loro tre la morte l'hanno messa nel sacco, e adesso stanno salendo, salendo, anche se figlia e nipotona non se ne rendono ancora ben conto, Lui alla testa di questa nuova Trinità. Lui ingurgiterà mo' ben 'sto dio buonino, lo incamererà nel proprio stomaco e lo terrà dentro terra terra, per sempre. Ah, questo bolo del firmamento non si aspetta che qualcuno sta arrivando per digerirlo, farlo fuori a sua volta! (p. 368)
  • E l'attimo della vita non è più fuggente perché il tempo nella Delfina Bizantina, che si allarga a macchia d'olio, viene azzerato boccone dopo boccone dalla famelicità missionaria delle tre signore o signorine sistematesi in pochi Gallia papalmente addobbati e congiunti fra di loro da un bel colonnato doppio più servizi di potenti di mezza Roma e Romagna tutta. Solo la signorina Scontrino è consapevole che si tratta di un manicomio da camera ad usum Delphinarum tutte: mascherato da fabbrica del ping-pong: lei sa che ogni profeta viene inviato un po' nel deserto per poi lasciarlo salire senza più mettergli i bastoni fra le ruote. La signorina Scontrino non demorde e per riguardo obbliga tutte le altre a far le prove finali con lei. (pp. 378-379)

Explicit[modifica]

Ma per Teodora è troppo tardi. La mano brandisce l'ago argentato della bilancia impugnato per la goccia nera. Teodora ha slanciato il braccio in alto, sente che il sogno se la porta via e lei sfibrerà in aria, e se lo volge contro e... ehehe!...

E.

Fine[1]

La signorina Gentilin dell'omonima cartoleria[modifica]

Incipit[modifica]

"La sento così simile a me, signorina Gentilin, e poi..." – perché non riesco a andare avanti, è lei che me lo impedisce o la mia vergogna di essere diventato così simile a lei? perché non riesco a dirle anche perché mi sono arreso all'evidenza e la sento così simile a me? Un attimo di distrazione a causa del sostegno di clorofilla blu che sento vacillarmi sotto... una pervinca? e è il sogno che mi toglie l'incomodo e fa sì che sia proprio la signorina Gentilin a tranciarmi la parola in bocca, a non permettermelo e a farmi quell'arringa, lei, che tante parole assieme e d'un colpo non le avrà diluite nemmeno in tutta la vita, e al suo rimbrotto finale mi sveglio di soprassalto.

Citazioni[modifica]

  • Ci sono tante belle cose che si possono fare da soli coi multipli di uno.

Citazioni su La signorina Gentilin dell'omonima cartoleria[modifica]

  • Minuscola tresca paesana, bella triangolazione sentimental-speculativa tra una appariscente direttrice didattica in tacchi a spillo, un maestro di nome Fagiolone, la Gentilin e, fuori o fin troppo dentro, va da sé, l'io narrante, lo scrittore, che si riflette e si immedesima nella protagonista. C'è sempre più, in Busi, l'esigenza di una immediatezza linguistica fresca e dolorosa con cui congiungere l'estetica della parola alla parola popolare, alla conquista, si capisce, di un'ultima parola davvero ultima, verso una religiosità laica, un'esistenza eroica senza religione né feticci, spietata ma morale, nichilistica ma vitale, che scandaglia nell'animo umano la straordinarietà della banalità, e il baratro dietro le pupille di ciascuno. (Massimiliano Parente)

Madre Asdrubala[modifica]

Incipit[modifica]

Ave a voi, bimbi del Tremila! Era una bella giornata di smog e io mi chiamo Ilaria Nibiribiric, abito a Frati di Sotto, l'antica Mediolanum diventata per brevissimo tempo Milano e poi, definitivamente Frati di Sotto, per via di tutti i conventi e conventicole spuntati come funghi sopra e sotto ma soprattutto sotto perché, con tutta questa pioggia acida dodici ore su ventiquattro, chi può permetterselo non si fa più la seconda casa al mare o in montagna, ma la prima catacomba sottoterra.

Citazioni[modifica]

  • Inutile dire che sono nata il giorno stesso dell'insediamento alla Casa Bianca della presidentessa degli Stati Uniti Hillary Clinton e che mi chiamo Ilaria per colpa sua. (p. 6)
  • Ma prima di arrivare in picchiata a Madre Asdrubala, come non spandere due goccine di parola anche per ricordare il mio primo impatto con l'asilobus guidato, si fa per dire, da quello spostato di Gigi Coltrucco? (p. 33)
  • Una volta che hai odiato fino a fondo qualcuno, tipo la tua signorina o la tua maestra o il governo, non riesci quasi più a innestare un odio duraturo per nessuno, neanche per la tua mamma. (p. 154)

Explicit[modifica]

FINCHÉ C'È VITA, C'È VITA. DOPO, MORTA LÌ.
VIVAT!

Manuale del perfetto Gentilomo[modifica]

  • Chi condivide una vita a due nello stesso appartamento, sappia che presto l'unico trait d'union sarà l'amministratore dello stabile.
  • Non accontentatevi della felicità, aspirate alla serenità.
  • Se parlate davvero per dire, imparerete a tacere un po' di tutto.
  • Non è successo niente in televisione, è successo tutto a voi!
  • Non esiste la Natura, né quella dei Padri della Chiesa, né quella di Darwin, né quella del calzaturificio Valleverde, né quella del Mulino Bianco: esisti tu, pirla!
  • La figa, sollevata dall'essere l'imbocco di un utero da fecondare, conoscerà il suo vero trionfo sessuale, tanto che si può affermare sin da ora, con scarsa percentuale di errore, che, mentre fino a pochi decenni fa il culo era la figa del futuro, adesso la figa è il culo del presente. (p. 27)
  • Uno può tollerare tutto nella vita, ma non tollera che qualcuno insinui che il suo cazzo non è il cazzo più bello del mondo. (p. 82)

Manuale del perfetto Papà[modifica]

Incipit[modifica]

Il Papà ideale

è possibile che lo diventi solo un figlio orfano dalla nascita che ne segua il fulgido esempio coniato dalla fantasia e dall'aspirazione a limitarne la realtà sognata.

Citazioni[modifica]

  • Beati gli orfani.
  • Mio padre, in verità, c'è sempre stato accanto, a modo suo: remoto, astioso, crudele, indifferente, ma c'è stato. In una sola parola: paterno, come tutti i padri, come ci riusciva lui.
  • Io non rimpiango di avere avuto il padre che ho avuto, io rimpiango di averne avuto uno.
  • Il padre è stanziale, il maschio è mobile, l'uccello è volatile.
  • Il padre è sempre altrove: deputato a difendere la famiglia, di fatto è sempre fuori della famiglia a progettare la società o difendere la patria, cioè se stesso, la sua radice vitale.
  • Il maschio è sempre un maschio a parole, perciò anche i suoi fatti sono fatti a parole, tanto lo sa che i fatti veri pertengono, che lo vogliano o no, alle femmine.
  • Se vuoi sapere qualcosa di un uomo devi aspettare che muoia e che te lo dica una donna.
  • Un perfetto Papà lo capisci subito dalla sua capacità, una volta sposato e padre, di mantenere le relazioni coi suoi vecchi amici non sposati e non padri.
  • La cultura degli uomini è divisa in parti uguali in tre aree stagne e comunicanti secondo convenienza: quella del silenzio, quella dell'omissione, quella dell'omertà. Un vero maschio rivelatore lo misuri solo dalla tenacia del suo coma volontario. Non vede, non sente, non parla.
  • Il vero perfetto Papà non delega del tutto alla mamma la diseducazione e rovina del proprio figlio.
  • È ora che le donne e i gay si rendano conto che i primi uomini o sono loro o altri non ce n'è al mondo.
  • Il perfetto Papà fa tutto per suo figlio: cioè non lo fa, tanto per cominciare.
  • Chi introduce la morale negli ormoni inevitabilmente introduce gli ormoni nella morale: non avremo né una sana morale nelle cose pubbliche, né un sano sesso nelle cose private.
  • Quando ti senti solo soltanto perché sei da solo puoi pur sempre covare una speranza, ma quando sei solo e già insieme a qualcuno?
  • Il romanzo meraviglioso nasce dalla capacità del romanziere di interpretare le maschere degli uomini attraverso la sua maschera-psiche per farne i volti dei suoi personaggi.
  • Il volto è servile e servizievole, la maschera è dispotica e intransigente. Il volto ti viene dato, e si esprime su un unico piano orizzontale; la maschera si impone, ed è verticistica anche quando sempre piana.
  • Perché il Potere, se è vero, è vero anche quando è millantato, mentre l'amore, agli occhi del Potere, non può essere che millantato anche se è vero.
  • L'amore pretende di parificare, ma il denaro riesce a differenziare.
  • La battaglia per impedire all'altro è la stessa che ti sottrae ogni energia per poi permettere a te di fare qualcosa.
  • Per essere liberi, basta accontentarsi di essere infelici e da soli.
  • Non c'è Cristo in croce che non sia sceso per scopare una qualche esaurita posseduta dal Demonio. Poveri cristi entrambi.
  • La percezione che ho di me si è immobilizzata su queste due sponde non del tutto opposte: o sono uno spettro o un uomo da abbattere; interesso in quanto proiezione che non mi riguarda o non interesso in quanto non funzionale a alcun sistema.
  • La lingua, come la realtà, è vendicativa: o la pensi o sei pensato. E se sei pensato, sei fritto.
  • Il fascismo, distillato ultimo del machismo, è perdita di virilità.
  • Non capirò mai l'amante abbandonato che vuole una spiegazione da chi lo lascia: il fatto che non riesca a trovarla da sé è di solito la spiegazione che dovrebbe cercarsi da solo.
  • È meglio andare scalzi che tenere i piedi in due scarpe.

Citazioni su Manuale del perfetto Papà[modifica]

  • Qual è il Padre contro cui Busi costruisce questo manuale? È un padre enorme, perché è la complessione del suo vero padre, della figura del padre, del ruolo sociale del padre, della funzione sessuale della paternità, della posizione paterna nella famiglia, e infine del padre in quanto Potere. Il discorso di Busi è principalmente politico, in un senso della parola che ormai rischia di perdersi nella truffa mediatica che ne fa la caricatura quotidiana e permanentemente preelettorale. Quello che Busi ha di mira – e che non perde di vista mai – è l'urgenza di una rifondazione delle libertà individuali, la rivendicazione totale dell'importanza di autodeterminarsi come persone, singoli, in perenne stato di costruzione della propria vita. (Dario Voltolini)

Manuale del perfetto Single[modifica]

Incipit[modifica]

Una frase, un'immagine appena

A volte impiego anni e anni prima di liberare un'immagine... prima di liberarmi di un'immagine che mi ha colpito e fatto soffrire, cioè riflettere su di me tramite essa. Se ci si pensa bene, quando crediamo di soffrire per lo stato di abbandono e di infelicità e di imbarbarimento di qualcuno – per il quale non facciamo né faremo niente per cambiarlo –, stiamo in verità soffrendo al pensiero che un giorno tocchi la stessa sorte anche a noi.

Citazioni[modifica]

  • Io sono un democratico convinto che ha, sì, i suoi gusti, ottimi, ma tiene conto però del diritto al cattivo gusto altrui, e credo che nessuno, io compreso e quindi neppure Dio, debba avere licenza di volere il mondo a sua immagine e somiglianza.
  • Essere generosi con gli stupidi è un modo come un altro per punirli e rimetterli per sempre al loro posto.
  • No, un uomo single non è un uomo solo, è, semmai, un uomo da solo.
  • Il tenere famiglia corrisponde da sempre all'ottenere licenza di delinquere: per il bene dei propri cari si persegue il male dei cari solo altrui.
  • La cellula prima della società civile, che lo si voglia ammettere o no, è l'individuo retto, probo, coscienzioso, che pone un limite al suo egoismo e al suo istinto predatorio [...].
  • I vampiri della finta compagnia sottraggono solitudine dopo solitudine per vincere e allo stesso tempo corroborare la loro paura del vuoto irreversibile che sono: deformano te, loro non cambiano mai.
  • La vera, devastante solitudine non è di chi è solo da solo con se stesso, ma di chi è in due e dispera di poter essere di nuovo solo da solo.
  • Con i soldi, come con un falso concetto di libertà foriera di guadagni più gli interessi, compri solo la realizzazione del desiderio, mai il desiderio. È come mandare in viaggio un tuo ritratto al tuo posto, non sei né via né più a casa.
  • La vita non sta in un album di nozze.
  • Si potrebbe cominciare dall'eliminare la carne dal piatto e poi, che ne so, i telefonini, l'ultima moda, il gel nei capelli, le radio private quando sei alla guida, l'ultimo accessorio e già che ci sei l'ultima automobile, eliminare le donne sessuali, gli uomini sessuali, i preti e gli altri politici e asessuati di sinistra in generale.
  • Un uomo da solo è un uomo agguerrito, pieno di risorse impensate, di fierezza inaudita, di ferrea coordinazione dentro-fuori del principio di realtà, perché sente e sa di essere il re detronizzato da una masnada di fittavoli isterici che scambiano il tinello in cui fanno consorteria per la sala del trono e del consiglio, primo e ultimo.
  • Non è facile alla lunga conciliare l'attrazione sessuale per gli uomini con la repulsione politica per i maschi... e tutta l'intenzione della mia vita sentimentale non è stata di coronare questa attrazione ma di vincere questa repulsione, invincibile, che di fatto mi ha vinto...
  • Io sono grato alla mia solitudine, come sono grato alla mia omosessualità, alla mia sordità congenita, all'infiammazione al testicolo sinistro, alla mia infanzia di una strana, matura infelicità, alla mia gioventù brada e disperata e mitomane in cui cercavo di colmare il vuoto d'affetto con un pieno di ossessione sessuale... grato alla mia vecchiaia incipiente e persino all'amore che non mi è stato corrisposto... grato al finale più roseo di tutti, la morte e la liberazione da questa cultura della bistecca, sia essa bovina o umana, con l'osso o l'osso buco...
  • Il perfetto Single, visto che se perfetto e abita da solo e da sola, non tiene animali domestici, scarafaggi, mosche e sorcetti e altri involontari a parte, e resisterà all'egoismo di farne prigioniero uno. Noi non abbiamo fatto tanta strada per toglierci il guinzaglio e poi bloccarci per fare la guardia a un cane. È anche questione di generosità verso gli animali, non solo di buon senso.
  • Le donne sono in tutto e per tutto i giocattolini animati di una società maschilista e infantile, i suoi animaletti compiacenti: le donne sono i veri animali-angeli da allevare per la macellazione in vista — e a vista.
  • Le donne nella pubblicità, e persino nella politica, non hanno nulla di umano perché non hanno niente di veramente politico nemmeno in famiglia.
  • Noi [single] non abbiamo problemi psicologici irrisolti, abbiamo diritti politici negati, cioè risolti sulla nostra pelle.
  • Io ho conosciuto parecchia gente rovinata da Internet e non ancora una sola persona da una rete per farfalle.
  • A me Philip Roth non m'incanta, [...] I suoi personaggi, persino amanti ventennali e coniugi centenari, parlano come libri stampati, ecco, e nessuno sembra accorgersene, e Roth men che meno. Essi non si interrompono mai, non si fraintendono mai, e, udite!, parlano per rivelare di sé all'altro più che possono, non come noi comuni mortali che parliamo per nascondere più che possiamo a noi stessi per primi.

Explicit[modifica]

Se ci fosse stato qualcosa da vivere, ti avrebbe individuato.
Se ci sarà qualcosa da vivere, ti individuerà.

Manuale della perfetta Gentildonna[modifica]

  • Vieni, mia cara Maddalena, mia cara ex puttana ex utero ex santa ex serva, si parte verso l'utopia. Stiamo per spiccare il volo non verso E.T. ma verso TE. (p. 19)
  • Fra due di cui uno ti dà la soluzione dei tuoi problemi e l'altro un calcio in culo e ti dice di arrangiarti, preferisci sempre il secondo, fa meno danno. (p. 64)
  • La bellezza vera non ammette di esser vociferata ai quattro venti: una volta appurata da noi su di noi, se mai è il caso, bisogna che sia un po' occultata, perché la vera scoperta della nostra bellezza o la fa qualcun altro o non la fa nessun altro. (p. 81)
  • Si è vivi quando hai fatto di nuovo un ulteriore passo in avanti o nel buio e sei contento che la terra non abbia ceduto sotto i tuoi piedi, e sei consapevole di questo miracolo; si è vivi in base a ciò che ti resta da imparare, non certo in base a quanto sai già. Andare a caccia di zanne di elefanti è infinitamente più vivace e vitale che vivere in una torre d'avorio. (pp. 107-108)
  • Grida di più un esempio chiaro, diretto, sfacciatamente silenzioso che le mille proteste e richieste e sollecitazioni dei mille che hanno scambiato il volontariato per una carriera visto che altrove hanno fatto acqua da tutte le parti e si sono ridotti a fare del bene agli altri perché, incapaci di pensare innanzitutto al proprio, hanno trovato il modo migliore per ovviare all'inconveniente. (p. 142)
  • Una Gentildonna ricca, consapevole del grado di sentimentalità che può permettersi, che decide di corrompere un povero che le piace, corrompe del tutto e non bada a spese e sborsa quel che c'è da sborsare. (p. 170)
  • L'unica maniera per dare al sogno una possibilità di realizzarsi è smettere di sognarlo. (p. 211)
  • In verità, chi dei due ha un'urgenza sentimentale più spiccata di quella sessuale è il maschio, non la femmina. Con la differenza che la femmina palesa, sentendolo poco o sentendolo come socialmente necessario per non fare la figura della puttana, questo suo bisogno, secondario, di amore, mentre il maschio, sentendolo come bisogno primario ma socialmente disdicevole per un vero uomo, lo reprime, vendicandosi però sulla donna che, potendo provare tutto dandogli fiato e ossigeno, non permette a lui di provar niente di sentimentale cui possa dar veramente voce. (p. 245)
  • [sui fiori] Il culto di queste meravigliose creature della terra e del sole non ha epoche. (p. 269)
  • Se è lecito amare gli uomini in quanto animali, la Perfetta gentildonna si guarda bene dall'amare gli animali in quanto surrogati di uomini. (p. 271)
  • L'immortalità è come il preservativo: devi abituarti sin da piccolo a trovarlo erotico altrimenti te lo ammosci già a quattordici anni. (p. 280)
  • La perfetta Gentildonna, ripeto, può anche fare la sposa e la spesa, la mamma e la mammona, la casalinga e la carlinga per tutta la vita: basta che non scambi un intestino con il destino e la sfiga con una missione. Se è costretta, per le più svariate ragioni, a stare quasi sempre in casa, si affacci più che può almeno al davanzale e, se sente un fischio, non pensi automaticamente alla pentola a pressione. A buona intenditrice poche parole. (p. 303)

Citazioni su Manuale della perfetta Gentildonna[modifica]

  • Dopo tanti manuali, e galatei, trattati e saggi sulle donne e le loro infelicità, incontinenze, sogni, errori, sconfitte, prevaricazioni, vite da manager e da casalinga, ugualmente frustrate al lavandino o alla scrivania, quello di Busi è forse il primo, dopo quello vecchio di quasi cinque secoli di Castiglione, che pare davvero conoscere le donne, spronandole a non essere più solo delle liberte, ma delle donne libere. (Natalia Aspesi)

Manuale della perfetta Mamma[modifica]

Incipit[modifica]

La Mamma sotto: scelta dell'incintatore ideale

Siccome non sono le donne gratis a rifiutarsi ma sono gli uomini che per risparmiare vanno a puttane sin dalla più tenera età – nove milioni di puttanieri dai quindici ai settanta che si spartiscono e fanno girare sempre lo stesso carniere di circa ottantamila donne e viados non sono uno sputo, scolo e uretrite a parte –, uno può per cinque anni fare il fidanzato in casa di una brava ragazza di famiglia e non averla ancora sfiorata con l'orecchino al lobo, ma resta il fatto che al momento del «Sì» lui ha ottantamila probabilità più di lei di essere impestato marcio di Aids, sifilide, ameba, Herpes genitalis e sacri valori del matrimonio.

Citazioni[modifica]

  • Il mito della Madonna consegna la donna o alla castità e conseguente rinnegamento della sessualità o alla puttanaggine, che è l'altra faccia della medaglia della santità e dell'innocenza che deve espiare i peccati altrui senza mai commetterne uno suo e addossandoseli però tutti quanti.
  • Una madre fa tutto per il figlio, ma non deve fare anche il figlio e la parte del figlio.
  • Esistono, stringendo, due tipi di mamma e quindi due tipi di famiglia: quella che si preoccupa se scopre che il figlio di sedici anni alle otto di sera rientra a casa con mille lire di non comprovata provenienza e lo prende a sberle [...] e quella che si preoccupa se a notte fonda il figlio di otto non è rientrato in roulotte o nel basso o nello scantinato con almeno un centone in saccoccia.
  • Ma via, non trascendiamo, c'è ben di peggio di una mamma snaturata secondo copione: c'è una mamma che fa fino in fondo la sua parte!
  • La famiglia è una prostituta per aver bisogno di un protettore? [...] Proteggere è un eufemismo per sfruttare.
  • Una brava ragazza nata è ottusa laddove una qualsiasi si accontenta di essere sprovveduta o prevenuta o scaltra.
  • Ma tu, mammina cara, non porti queste mie sciocche domande col tuo adorato figlioletto, sii classica, romantica e liberty da quella gran brava nata che sei: limitati a castrarlo, a dargli un beauty di frasi e sentimenti fatti e a farne un uomo vero come tutti gli altri.
  • Purtroppo la mamma generica commette lo stesso madornale errore della Chiesa in fatto di sesso: lo rinnega, lo plasma, lo stigmatizza.
  • La Chiesa cattolica è la mamma che mette al centro della vita individuale e sociale delle sue pecorelle alla pecorina qualcosa che non ha posto da nessuna parte: la sessualità umana. E sopra vi pianta un codice d'onore, una morale.
  • Se vuoi rovinare un figlio per sempre dagli la stessa verità confezionata per te dai tuoi genitori quando eri piccola.
  • La verità è un percorso da fare, non un traguardo da cui partire.
  • Le donne saranno perfettamente emancipate quando la forza della mente sarà eguale alla debolezza della figa tanto da, volendolo, prodursi da sé la frittata che vogliono, anche per il solo gusto di girarla.
  • Il rapporto vero è vero fra due persone vive e entrambe vere, non è il mausoleo di una salma imbalsamata a fronte di una persona che è viva ma non è più con te, non più riguardo a te.
  • Ci sono legami fortissimi e inestricabili che resistono nel tempo proprio perché o non sono mai cominciati o sono finiti e uno dei due non ha il coraggio, e nemmeno la viltà, di dirlo all'altro.
  • La gente che trova le parole già pronte non sa che avrà i pensieri già fatti.
  • Se è difficile concepire la società senza madri, senza sante e senza puttane che in quanto persone marcano visita da millenni, è impossibile presagire una società in cui le donne, finalmente liberatesi dai ruoli di subordinazione per loro stabiliti dagli uomini, non manchino più all'appello. Sarà una grande società, saremo più vicini a un progetto non più utopico di felicità tutta in Terra.
  • Perché una donna deve essere un genio di forza e di intraprendenza e di pazienza e di spirito di sopportazione per vivere in una società misogina come la nostra senza aver almeno partorito un alibi che la assolva dall'abominio di non essere servita a niente, nemmeno a aumentare il fatturato delle aziende dei pannolini e degli omogeneizzati e della canapa indiana.
  • Come in tutti i grandi sentimenti, l'amore o la follia non è questione di dare e avere: è una questione di parità, il che è una convenzione fra le parti.
  • Non si può mettere in discussione la Vita nemmeno per migliorare la sua situazione: bisogna farle fede dell'esperienza che accampa.
  • Che me ne faccio di vent'anni in più se poi è già da cinquanta che non riesco a trovare nessuno che non mi faccia cadere le braccia dalla disperazione e dalla noia entro venti minuti?
  • Io credo che l'amore non si debba cercare, l'amore ti capita incontro e addosso; l'amore non si cerca, l'amore si trova; puoi cercare di appianare la vita di tutti i giorni con il compromesso, l'oculatezza, la pazienza, il timore, il coraggio e persino la viltà e il rischio perché tutto ciò dipende da te, ma non puoi esaltarla, perché questo dipende da un altro.
  • C'è gente che mette ogni energia nell'andare alla ricerca d'amore e, una volta trovatolo, è così esausta dal girovagare forsennato di prima che non fa più niente dopo. Io invece per l'amore non faccio niente prima, mi riservo di dare la carica a partire dal primo istante che qualcuno è d'accordo nell'accettarlo e nel restituirmelo.
  • Forzare l'amore è come voler forzare una porta blindata a spallate: o la trovi aperta o finisci al pronto soccorso.

Nudo di Madre (Manuale del perfetto scrittore)[modifica]

Incipit[modifica]

Il padre, per quanto imperfetto, di un perfetto Scrittore è costituito da tutti gli altri Scrittori che lo Scrittore si sceglie (unico fra gli umani, Egli si sceglie la paternità), ma la madre o è quella o è meglio che sia orfano del tutto. La mia è quella.

Citazioni[modifica]

  • Perché per me scrivere rientra nelle prestazioni del trapezista da triplo salto mortale senza rete: impossibile applicarvi un adeguato cartellino del prezzo se non col metro dell'arroganza. (p. 18)
  • Un uomo religioso è un individuo-massa, cioè una contraddizione in termini. (p. 20)
  • Un individuo individuale, l'artista in sé, è un essere senza protesi, senza stampelle, senza certezze, senza credi neppure sulla sua stessa identità. (p. 20)
  • Se ti presti a mettere in scena con le parole scritte i desideri e i memorabilia – degni dell'oblio – dell'umanità che ti compra, è perché la tua vera vocazione è quella del venduto, non quella dello Scrivere. (p. 75)
  • L'estabilishment letterario e critico e accademico e giornalistico, non producendo niente, produce se stesso. (p. 92)
  • Quando scrivo un romanzo, lo sento riuscito se sono riuscito ad andare al di là di me stesso e, quindi, se sono entrato nella carne viva dell'umano. (p. 93)
  • La vita messa alle strette è speculare alla Letteratura in tutta libertà. (p. 96)
  • L'esperienza da Scrittore mi ha insegnato che l'esperienza che hai fatto con i cattivi è ancora niente rispetto all'esperienza cui potresti andare incontro con i buoni. (p. 98)
  • Una verità in ritardo è una puntuale menzogna. (p. 127)
  • L'unico sesso sicuro in cui credo è quello che sono sicuro di aver fatto. (p. 145)
  • Quando sono nato io, la Terra era del tutto impreparata. E l'Italia preparatissima, ma a tutt'altri. (p. 145)
  • I Sonetti di Shakespeare sono più che non mera poesia: sono un romanzo, perché Shakespeare non intrattiene con se stesso un rapporto fintamente umano – come la maggior parte dei poeti autentici – ma un rapporto consapevolmente e squisitamente e ferramente sociale [...]. (p. 150)

Explicit[modifica]

Ogni volta che vi si presenti l'occasione di essere più tentati dalla vita che dallo scriverne, siate suicidali: il resto viene da sé.[2]

Pazza[modifica]

Incipit[modifica]

Insistette tanto per incontrarmi. Aveva al telefono inventato letture e gelidità che mi davano sicurezza. Non era interessata a me, ma a me scrittore. Desistevo. Aveva un'inflessione meridionale, era su al Nord a fare l'insegnante di scuola media.

Citazioni[modifica]

  • Ragazzi tristi, corbeilles, tigri, bambole e pizzi | Non vivo qui, falsi indirizzi | Pazza idea... Insieme... Grazie dei fior... (da Pazza)
  • Parli, conversi, chiacchieri: mi fai accendere? | Perle, pensieri, titoli, mi fai sorridere | Sai, fosse per questo, io non sarei qui | Credi che io ami la gente perché è intelligente? (da Le piace Brhams?)
  • Ti diranno: "È meglio esser vincente, un po' distante dalla gente" | Tu, piccolino, so che non ci stai | Sorridere per primo è più importante | Chi pensa a vincere non pensa mai. (da Piccolino)
  • Lui aveva un modo così angelico di guidare, passava indifferentemente dalla prima alla terza corsia seguendo da vicino, sembrava, delle fantasie che dovevano picchiettargli l'autostrada qui e là.

Per un'Apocalisse più svelta[modifica]

Incipit[modifica]

Questo Assaggio di sessualità & politica – avrebbe potuto esserne il sottotitolo – nasce da uno scorporo e quindi da una rimasticatura. Dopo aver tanto rubato ad altri scrittori, finalmente rubo a me stesso.

Citazioni[modifica]

  • Che baracconata, la normalità. (dalla quarta di copertina)
  • Se a un uomo gli fa un baffo di essere amato per il suo mondo [...] basta gli si ami il cazzo, una donna per amare a fondo, ha bisogno di un iniziale periodo di franchigia sessuale durante il quale illudersi di essere desiderata come individuo pensante, appunto per la sua anima individuale, la pazza. (pp. 35-36)
  • Se l'uomo accetta di entrare nel corpo di una donna non è per convincimento o per sdilinquimento erotico ma perché impara ad aver fiducia dei propri femori: vada come vada, essi gli impediranno di finirci dentro del tutto. (p. 41)
  • Gli animali umani, persistendo a credere di essere fatti a immagine e somiglianza di Dio, come Dio non migliorano, alternano solo piede e staffa. (pp. 41-42)
  • Se la donna si è stancata di fare come mestiere la donna, figuriamoci l'uomo di fare il maschio senza avere più in cambio neanche una donna ancora capace di farglielo fare! (p. 44)
  • Legalizzare la droga, anche quella pesante, significa abbatterne sensibilmente il consumo, e questo ai governi di malaffare non può veramente interessare. (p. 45)
  • A uno che si lascia convincere che va salvato preferisco uno che si faccia fuori interamente con le proprie mani. (p. 46)
  • Non capirò mai perché non si facilitino gli amori fra gli adolescenti e i giovani fra di loro: la famiglia è quel che è [...] la scuola è quel che è, ai giovani si nega il lavoro [...] chiaro che gli resta solo la droga, il sasso dal cavalcavia, lo scippo, la madonnina che piange lacrime di sangue vero e Anima Mia di e con Claudio Baglioni. (p. 49)
  • Ciò che cementifica una coppia è il dovere di recitare, non il piacere di essere. Se uno sposa il piacere di essere, deve andare all'altare da solo a dirsi sì. (p. 56)
  • Il corpo cattolico è sporco, essendo di necessità pura solo l'anima che si monda dal peccato originale (capirai che originalità!). (p. 70)
  • Avendo i cattolici una doppia morale, hanno un corpo doppio in cui fanno alternare la loro unica anima, che stress, e quello pure lo offrono a Dio e a te finiscono sempre col dare quello sporco, praticamente un passaporto per il Reparto Infettivi Terminali. (p. 71)
  • Finché le madri non impareranno a solidarizzare più con le altre donne – a ragione e a torto, suggerirei io, almeno per qualche decennio a venire – che non con i frutti-del-ventre-loro-gesù, niente di nuovo ci sarà sotto l'eclissi della tanto invocata ma sempre procrastinata civiltà e politicizzazione delle donne. (p. 74)
  • Le donne continuano a ignorare che la spiritualizzazione o vera anima si compirebbe in loro se lasciassero vuoto e ben svuotato il buco fatto per essere riempito dal vuoto d'aria in fuori del maschio a nolo. (p. 78)
  • Quante volte di una persona ci innamoriamo del neo sulle labbra e per avvicinarci a quel neo dobbiamo incamerare tutto quanto gli sta attorno, herpes e carie comprese, e il flagello culturale, magari, perché avendo letto Siddharta o Il giovane Holden è convinta di aver letto un libro e tu devi far finta di niente? (p. 87)
  • Se già hai l'amore, che te ne fai del matrimonio? (92)
  • Mentre se i gay non lottassero per i propri diritti ma per quelli degli eterosessuali e viceversa, be', in questo caso avremmo una vera e propria Rivelazione. (p. 102)
  • Andare con un uomo è diventato per me come per una bionda zoofila andare con un gorilla albino: lo si può fare un paio di volte se ci sono abbastanza fotografi in giro e il cachet non è male, ma poi le viene a noia, specialmente se il gorilla è finto e dentro c'è ancora un uomo col parrucchino. (p. 107)
  • Se uno fa già tanta fatica per disabituarsi al leccalecca di cui andava matto, non è detto che poi debba impazzire poi per una cartavetrata. (p. 120)
  • La carne, quando smette di essere debole, è ben peggio: è moralistica. E tanto più è beata per i cieli, tanto più imputridisce nel monito di come quella altrui vada marchiata qui in terra. (p. 126)
  • Io, per me, invece di essere io ed essere mio malgrado profetico, avrei preferito essere uno di voi, un cazzo una figa un culo come voi, e come voi credere che i marziani appartengano a un altro pianeta, che i morti e gli animali siano gli altri e che l'Apocalisse debba ancora venire. (p. 128)

Seminario sulla gioventù[modifica]

Incipit[modifica]

Edizione del 1992[modifica]

Che resta di tutto il dolore che abbiamo creduto di soffrire da giovani? Niente, neppure una reminiscenza. Il peggio, una volta sperimentato, si riduce col tempo a un risolino di stupore, stupore di essercela tanto presa per così poco, e anch'io ho creduto fatale quanto si è poi rivelato letale solo per la noia che mi viene a pensarci. A pezzi o interi, non si continua a vivere ugualmente scissi? E le angosce di un tempo ci appaiono come mondi talmente lontani da noi, oggi, che ci sembra inverosimile aver potuto abitarli in passato.
[Aldo Busi, Seminario sulla gioventù, Mondadori, 1992]

Edizione del 2004[modifica]

Cosa resta di tutto il dolore che abbiamo creduto di soffrire da giovani? Niente, neppure una reminiscenza. Il peggio, una volta sperimentato, si riduce col tempo a un risolino di stupore, stupore di essercela presa per così poco, e anch'io ho creduto fatale quanto poi si è rivelato letale solo per la noia che mi viene a pensarci. A pezzi o interi non si continua a vivere ugualmente scissi? E le angosce di un tempo ci appaiono come mondi talmente lontani da noi, oggi, che ci sembra inverosimile aver potuto abitarli in passato.
[Aldo Busi, Seminario sulla gioventù, Mondadori, 2004]

Citazioni[modifica]

  • Non capisco questo buio, questo chiuso, questo mutismo forzato. Ha paura che si sappia? paura per la sua carriera? E perché, per una volta, non invertire la paura e farla diventare paura che non si sappia? Mi sento assurdo come una biscia scontenta di sé che vorrebbe darsi qualcosa di più umano, di più vivibile, trovare una luminescenza così succhiante verso l'alto da trovare l'energia per strisciare verticalmente, facendo leva sulla coda, umettando con la lingua biforcuta questa grande grazia non concessa di un'esistenza risolutamente pari e parallela a tutte le altre esistenze verticali. (Comare Volpe, lo Strabico e il Ciondolo; 1992, p. 45; 1999, p. 47)
  • Le vere personalità sono quelle inventate: non c'è grandezza dove non c'è autoviolenza, e nessuna umiltà è possibile se non è umità nella grandezza di non proporsi e di non conseguire nessun fine. Ho avuto sentore della Grandeur soltanto in certe cupe figure infagottate, in certi sguardi incastrati in una nicchia sotto i ponti. Mai altrove. (Comare Volpe, lo Strabico e il Ciondolo; 1999, p. 57)
  • Diventare io significa prima venir esiliati, fare in modo che ti scaccino dalla città, provocare il confronto, la sfida contro il patto sociale [...]. Mi sembra in questo di essere stato pienamente soddisfatto: la società non sempre è disposta a esiliare il primo che capita; i più, in un modo o nell'altro, li integra offrendo loro simulacri di esilio, cilici di cartapesta, spine di gomma piuma, sregolatezza e disubbidienze da genietti al guinzaglio. (Impervie Ouvertures; 1992, p. 88; 1999, p. 91)
  • Il vero eroe alla fine muore. Quelli che restano sono i filosofi, i giornalisti. (Impervie Ouvertures; 1992, p. 88; 1999, p. 91)
  • Bisogna ribellarsi fintanto che si è a tempo, fintanto che ciò che subiamo non viene a tal punto interiorizzato e fatto nostro da sembrarci così e basta; bisogna espellerlo, creare un margine fra sé e la propria sofferenza, non permetterle di fagocitarci, di usare i nostri pronomi al nostro posto, non lasciarle dire "io"; bisogna ribellarsi sempre, ributtarla fuori, in faccia a chi ce la fa subire, sconfiggerla o farne un'arma tagliente sempre sospesa, che serva come contrappeso nei contratti, che diventi denaro contante, cioè capitale, cioè forza contrattuale. ("Diario di un Barista"; 1999, p. 123)
  • Distesa di mandorle rosolate nello zucchero e vaniglia, palazzine di torrone bianco, un amico di albume montato, una panchina di caramellato e stendermici, il mio ventre contro il tuo, e provare la dolcezza del vivere. ("Diario di un Barista"; 1992, p. 127; 1999, p. 129)
  • Ti amo. Per la vita sconosciuta che fai volteggiare al di sopra della mera sensazione di esistere... Decorazione di parole mute stese nel terreno di un'inautentica e superflua grandezza in cui inciampo sempre. Voler dire qualcosa che abbia il sapore degli amori proibiti dell'adolescenza nelle cantine, sui camion nelle rimesse, nelle case in costruzione. (Sabbie Mobili: 1992, p. 222; 1999, pp. 224-225)
  • Il vero atto gratuito è quello di non averne mai commesso uno. (il Colonnello: Sabbie Mobili; 1999, pp. 234)
  • Qui tutto è fermo e impossibile e eterno. E lei [la madre del protagonista] non parla mai a me, parla sempre e solo a se stessa. Io per lei ho sempre tredici anni, non sono cresciuto, non crescerò mai. Tutti noi l'abbiamo tradita una volta per sempre, abbiamo preso tutto da questa donna senza mai chiederci da dove la prendeva la forza di dare e dare continuamente come ha fatto lei, finché lei s'è stancata di lui e di noi tutti. E ha preso a ignorarci, a stare con noi ricordandoci anche quando le stiamo di fronte. (Altri Pantani; 1992, p. 278; 1999, pp. 281-282)

Explicit[modifica]

Ci sono più spiegazioni che non portano a nulla, e sono definitive, di altre che portano a qualcosa ma rimangono aperte. E così, che resta di tutto il dolore che ho creduto di soffrire? Niente, soltanto delle reminiscenze contraffatte, delle fiabe apocrife.
[Aldo Busi, Seminario sulla gioventù, Mondadori, 1992]

Citazioni su Seminario sulla gioventù[modifica]

  • Lui forse non lo sa, ma quel romanzo – una Recherche contadina e nomade, senza pruderie, senza sangue blu – guadagna sempre nuovi e giovanissimi ammiratori. E comunque, Busi ha da rimproverare molto a Proust («non ci dice mai niente dell'origine dei soldi dei suoi aristocratici»): nell'ultimo libro, Vacche amiche (Marsilio), dice di Marcel che «lui le madeleine le mangiava solo, io le sarchiavo le aravo le seminavo le falciavo le trebbiavo le macinavo le setacciavo». (Paolo Di Paolo)
  • Seminario sulla gioventù allora era intitolato Il Monoclino e l'editore lesse quasi tutte le 500 pagine fitte, «stupefatto di trovarmi davanti ogni tanto, nella farragine indescrivibile di quella colata di parole, una pagina perfetta, magistrale». Era il 1965 e le pagine magistrali con tutto il resto furono pubblicate nel 1984, proprio dall'Adelphi, ma intanto erano passati 19 anni, e la vita si era accumulata, con tutto il suo patire, su quello che da grazioso giovinetto capace di rossore, concupito da commesse e professionisti, si era trasformato in un bell'uomo di 36 anni che ne aveva visti di ogni colore in mezzo mondo [...]. (Natalia Aspesi)

Sodomie in corpo 11[modifica]

Incipit[modifica]

Sarei così denso da amare: per esempio dalle labbra mieteresti grappoli di sferee umidità vocali e con il battito dattilografico del vecchio organo potresti trascorrere molte notti ad ascoltare concerti di pura retorica non dissimili da temporali di primavera. E pensa cosa questi globuli assenti potrebbero per te focalizzare sulla carta incendiando l'accademia della lontananza, l'arcadia delle tristezze pratiche nell'attesa che nuove architetture di cispa crollino sotto il rubinetto aperto d'improvviso da ogni risveglio. Non ti parlerei semplicemente d'amore, non si tratta solo d'amore: è coinvolto in questa storia il fluire circostanziato del sangue che si fa inchiostro e lui si racconterebbe attraverso la pressione dei polpastrelli sulla carne di cellulosa.
Io, in questa bella storia d'amore che devasta tanto più quanto meno c'è, c'entro sempre meno e non di più o di meno di tutti quanti, inclusi gli esclusi.

Citazioni[modifica]

  • Il romanzo di Laclos è scrittura che si introietta frase per frase e il libro, pertanto, come il Tristram Shandy di Sterne, richiede di essere letto come un tutto già organico nella singola frase, poiché ogni frase è un romanzo. (p. 19)
  • Il Principe di Machiavelli ha una concezione e visione volgare del desiderio. (p. 20)
  • Sono sempre tantissimi i pirla politici che interpretano Il Principe come un trattato scientifico e non come un vaudeville rinascimentale steso da un depresso cortigiano di seconda segata. (p. 21)
  • Laclos si spinge ancora più in là: rifiuta un fine anche nella parola stessa [...] il percorso dal pensiero all'azione e alla parola, dal desiderio alla sua realizzazione (il fine di Machiavelli) è già stato coperto in ogni sua prospettiva prima ancora che l'uomo compia o esterni un primo passo. (p. 22)
  • L'odio, a differenza dell'amore, circoscrive la propria identità. Dimmi chi odi e ti dirò chi sei; dimmi chi ami e ne saprò quanto prima. (p. 29)
  • L'omosessualità è la sublimazione empirica del nulla fine a se stesso, l'eterosessualità la sublimazione astratta del nulla a procedere. (p. 32)
  • Lo stomaco è come il buco del culo: rischia di diventare la parte trainante del cervello. (p. 34)
  • La vera conoscenza non si accumula, la si smaltisce. (p. 54)
  • Il sesso fatto bene arricchisce la sensibilità estetica, quello fatto male l'intelligenza speculativa e perciò le svolte di carriera. (p. 107)
  • L'organizzazione politica, non avendo niente da temere da sessuali frustrati, ha tutto da guadagnare usandoli. (p. 108)
  • Puoi fare la decifrazione del ghiaccio anche in pantofole davanti al televisore, ma se tiri dei sermenti per non andare a sbattere contro un iceberg è meglio – come la vita: non indispensabile, ma meglio di niente. (p. 142)
  • Essere corpo con tutto il corpo se aspiri al bodoniano, altrimenti, se l'omologazione dello spirito prevale a tal punto da optare per la via di comodo della scissione dalla carne, accontentarsi di essere un copro-corpo, un letterato che fa la morale senza saper raccontare la favola. (p. 146)
  • Imparare a lasciar vivere chi non ha altro da fare. (p. 146)
  • Uno scrittore vero non prende appunti per strada o al caffè perché significherebbe che sta rubando tempo alla scrittura interna che non deve cessare mai – e che va celata sempre. (p. 166)
  • Se uno scrittore deve mettersi nei panni dell'orizzonte di attesa di un lettore, questo lettore deve essere lui stesso: che scriva dunque come e cosa gli piacerebbe leggere.
  • L'erotismo è la ciliegina sulla torta quando manca la torta.
  • L'uomo dei tuoi sogni non è quello dei tuoi sogni, ma l'uomo che rimorchi in questo preciso istante.
  • Buio, bel buio, bella pioggia, gli istanti scivolano via da una parte all'altra del tergicristallo, e anche questa faccenda del vivere, una poesia senza attributi, una poesia senza perché. E anche il cuore che batte, batte meglio se batte per niente. (p. 218)
  • Non bisogna avere pietà con chi prospera sull'offesa fatta agli offesi... dagli schiavisti moderni che offendono legalitariamente perché pensano che così va il mondo, o stai sopra o stai sotto.
  • Gratta appena un po' sulla commedia e viene fuori il dramma, e viceversa. Tutto starebbe nel sapersi fermare in tempo.
  • Chi vive intensamente non ha tempo per l'eternità.
  • Chi snatura le parole, snatura la realtà – degrada ogni possibile naturalezza dei sentimenti.
  • Io perdono solo quando non ho più altra scelta – e mi dilanio perché sono stato ridotto a perdonare.
  • L'amore batte solo alle proprie tempie.
  • L'amore del momento non può essere la commedia dell'odio a lunga scadenza.
  • Non potendo fare a meno di non avere una vita, ho quella dei miei personaggi.
  • Per far sì che sia come la prima volta, non incontratevi una seconda.
  • Per la scrittura io ho fatto tutto, mi sono ridotto persino a vivere.
  • Più cerco di gettare qualcuno nelle braccia di un amico, più vorrebbe buttarsi nelle mie. Forse lo faccio apposta.
  • Stessa cosa vale per la scrittura: posso spiegarla ricorrendo a una nomenclatura criticistica o ingegneristica, e non avrò ancora detto niente sull'essenza – tutt'al più, molto sull'inessenza, dicendo come per tanti campi del sapere, che cosa non è. Chi non è scrittore non sa che farsene delle teorie sulla scrittura, chi lo è non ne ha bisogno. Uno scrittore vero è allo stesso tempo il teorico più qualificato nel suo campo, non ha bisogno di articolare i problemi inerenti alla propria arte: li individua arandoli, e basta. Scrivere un romanzo è l'unica possibile teoria dello scrivere. Tutto il resto riguarda o il leggere o è gettone di presenza.

Explicit[modifica]

Indagatelo voi, o maniaci delle cose
se il mare rimbalza dall'estremità del mondo
tanto per strapazzarlo un po' prima di abbandonarlo
o se dà i numeri perché sferzato in certe ore dalla luna
o se è il secco sole avido di onde e di vita
a farlo sbalzare alle stelle:
ma a me qualunque tu sia, o causa delle peripezie
fra dio e terra, non svelarti mai.[3]

Citazioni su Sodomie in corpo 11[modifica]

  • Non è certo un gran male che uno scrittore scriva il contrario di quello che si proponeva, anzi è proprio in questi casi che, più di una volta, ottiene i risultati migliori. Ma Busi ha scritto proprio quel che voleva riuscendo a risultati non sempre felici.
    È che Busi non diffida mai di se stesso e si abbandona, senza vergogna, alla sua bravura. È una sorta di goloso, anzi un ingordo della letteratura (o meglio dello scrivere) della quale (e del quale) si riempie fino a scoppiare. (Angelo Guglielmi)
  • Per difendere Sodomie in corpo 11 dall'accusa d'oscenità, Aldo Busi lesse un passo non certo casto d'un altro romanzo, Seminario sulla gioventù, dopo essersi sincerato che la parola "cazzo" non avrebbe turbato l'aula [...]. La denuncia, inviata anche al governo Andreotti, era sospetta. Veniva da Roma, da tale Paolo Napolitano (non identificato), elencava diciassette passi osceni: "Migliaia di libri ho letto ad oggi, ma mai mi era capitato di imbattermi in un libro indecente, immorale, di inaudita depravazione come Sodomie in corpo 11". Il procuratore capo, Francesco Simeoni, di area cattolica, era, secondo Busi e altri commentatori, il terminale tridentino della ridicola vicenda. Ispirato da Flaminio Piccoli, ironizzava lo scrittore.[fonte 2] (Antonio Armano)

Suicidi dovuti[modifica]

Incipit[modifica]

... l'amor.
Giro la chiavetta dell'accensione.
Io... io... io... Basta, piantala, stop.
STOP?
Io sarei vergine, fino a prova contraria. Buon compleanno a me! Sono nato a cavallo fra Carnevale e Quaresima, un occhio al ridere e un occhio al piangere ed entrambi convergenti verso una specie di incantamento che ingenera ipnosi...

Citazioni[modifica]

  • Si è liberi veramente quando ci si può suicidare senza arrecare danno o dolore o rimpianto a nessuno: la libertà è la forma intermedia della solitudine, il suicidio la forma estrema dell'unica compagnia che ti è rimasta. (p. 2)
  • Le altre lavative, quelle che se mi vengono al rosario non mi vengono alla novena e se mi vengono alla novena della Madonna non mi vengono a quella del Bambin Gesù, dicono che in chiesa fa troppo freddo per i loro reumatismi sia di maggio che di febbraio che in ottobre che in dicembre e io gli rammento che neanche nostro Signore Gesù Cristo aveva i pannelli solari sulla stalla quando è nato. (p. 25)
  • Tutti sono bravi a dire la verità convenzionata dalla verità che gli altri si aspettano di sentire per applaudirti, ma così pochi a dire la propria, piccola, meschina verità che ti copre di fischi che la puoi dire solo nel silenzio della tua mente e solo in punto di morte. (p. 36)
  • Il mio vero angelo custode è stato don Trenta, altrimenti tante cose non me le spiegherei, certo, se non andavo io a far visita a lui, lui non mi avrebbe mai fatto visita, lui andava poco nelle case di tutti, e poi che fortuna, che combinazione che tutto quello che andava bene a lui, andava bene a me, la tonaca, le scarpe, il cappello da prete, e anche quella comune elasticità che deve avere uno sperticato come noi due per starci nella Cinquecento, scomodo e anchilosato, ma starci da Dio; avevo più cose in comune con lui che con la Tilde, e sì che io e la Tilde in comune avevamo la madre. (p. 76)
  • Il dolore del fegato che dovevo mangiarmi mi toglieva il fiato, e l'afa e l'affanno e l'ingiustizia del mondo facevano il resto sotto il mio berretto e nel mio costato trafitto. Fu in quel momento che concepii questo pensiero terribile di giustizia divina: che se uno fa un'azione ignobile contro qualcuno, be', la faccia pure, perché, che c'è di più esaltante per i deboli che bere sangue umano per darsi la forza che il proprio non gli dà? ma quando la sua cattiveria ha raggiunto il colmo nelle sue opere, uno dovrebbe farla finita da se. (p. 175)
  • Inutile chiedere a Caino chi dei due è il giusto Abele: ti risponderà che è lui. E purtroppo anche l'altro. E Abele, nel momento in cui dice di essere Abele per opposizione a Caino, è già Caino. Solo da chi muore e da chi sopravvive sapremo chi è chi, come fra ladri e carabinieri. Abele è Abele soltanto una volta morto. Un po' tardi, no? Che se ne fa il mondo di un Abele morto? Quello che se ne faceva di un Abele vivo: niente. Inoltre, se non fosse stato per la mano allo stesso tempo fratricida e fraterna di Caino, Abele non sarebbe mai stato nessuno, né da vivo né da morto. È Caino destinato a raccontarci chi era e come era Abele, Abele, facendo solo, tace sempre e soprattutto tace tutto del bene che fa. E Caino l'addetto alle pubbliche relazioni con la Storia e, pertanto, è lui a creare la memoria storica dell'umanità e la sua utopia migliorista, che niente ha a che vedere col suo presente e il suo futuro di Caino. Il Bene è solo l'ozio del Male in vena di speculazioni filosofiche. E Caino, fermandosi al richiamo di Dio, alza la testa, si stringe nelle spalle, allarga le mani insanguinate del sangue del fratello e Gli risponde, «Ma Dio, non sono io, c'est la vie!». E neanche Dio non può farci niente, proprio come l'uomo: sa chi è l'uno Abele e sa chi è l'altro Caino e morta lì. (pp. 216-217)
  • Io, a parte l'ascella nuda di Teresì, non avevo mai visto altri genitali femminili in vita mia. (p. 250)
  • Quando si dice che san Tommaso non ci crede se non ci mette il naso vale per tutto ma non per le donne: mettici pure il naso ma non sentirai mai la donna unica vera irripetibile davanti a te, ma sempre e soltanto l'idea che ti sei fatto dell'intera categoria. (p. 252)
  • Staccavo il termometro dal Crocefisso davanti ai loro occhi divertiti, glielo infilavo nella gioiadivivere e gli prendevo la temperatura con ogni delicatezza possibile, solo le mettevo prone sul letto e gli tenevo la mano attorno al collo sul cuscino, dolcemente ma facendogli sentire che avrei potuto schiacciarle giù da un momento all'altro come un topo, era una precauzione e perché distendessero bene la colonna vertebrale e quindi rilasciassero bene i muscoletti del buchettino e perché non si mettessero a strillare come galline, e loro ridevano da matte seppur senza far rumore, gli scompigliavo la frangetta rossa alta in testa per fargli capire che se non facevano le brave gliela potevo strappare con due dita, così, mettevano su una faccina un po' intensa e allargavano gli occhiettini a dismisura con quell'espressione buffa da civetta solo quando glielo sfilavo di colpo e me lo mettevo lentamente in bocca per misurare la febbre a me sfilandomelo poi lentissimamente dalle labbra a ravioletto per leccarlo senza lasciarci niente di quelle pur piccole e insperate tracce di manna di femmina. Poi, con lo scotch, lo rimettevo al suo posto sul Crocefisso sopra la branda. (p. 311)
  • Deflorata, si fa per dire: io conosco l'anatomia delle galline e sue consorelle esattamente come conosco per esperienza diretta quella delle donne. Non saprò mai che buco ho centrato in Faccetta Nera Bella Abissina, perché non so se le anatre, le oche, le galline sono pluriorifiziali come le donne o se le donne sono monoorifiziali come le galline e non saprò mai più se ognuna delle due specie, pur nello stupro, porge di preferenza all'irruenza dell'uomo la gafi per far pipì o il locu per far popò senza che l'uomo si renda conto di penetrare fischi per fiaschi o se, violenza per violenza e rassegnate per rassegnate, le donne porgono nel perineo entrambi i buchi allo stesso tempo tirandoli tutti e due verso lo stesso centro e lo stesso vuoto d'aria fino a farne uno solo ma bello capace per far far centro anche al più imbranato spandifieno. Misteri. Questi sì. (p. 329)
  • Il fascismo dei vincitori è niente in confronto al fascismo dei vinti.

Citazioni su Suicidi dovuti[modifica]

  • Forse l'impressionante punto d'arrivo rappresentato da Suicidi dovuti (impressionante per la concentrazione, l'immobilità e la clausura quasi beckettiane, confrontate agli orizzonti amplissimi e sempre in movimento dei primi libri) conferma ciò che era intuibile anche dall'andamento picaresco del "Seminario" o del "Venditore di collant": la vera dimensione della scrittura di Busi non è quella specificamente romanzesca ma quella "epica". Un'epica dei vinti, com'è nella tradizione moderna, ma un'epica che mescola interno ed esterno: i segni dello sfruttamento sociale, il sadomasochismo come pratica psicologica diffusa, e l'affabulazione ininterrotta che sale dai paesaggi interiori dell'autore, perché l'autore non può smettere di percepire se stesso come un escluso. Anche questa è sincerità. (Walter Siti)
  • Soltanto Busi poteva descrivere la cancrena civile e intellettuale di noi italiani dandole la forma di un'eterna provincia [...] Ne è scaturita un'opera ambiziosa, formidabile per l'autorità con cui prende dal lettore i significati che gli fa scoprire, scritta in una lingua capace di convertire tutti i proverbiali luoghi comuni del parlato in altrettante situazioni romanzesche, ulcerata da un'esigenza strutturale di compostezza che le conferisce le stimmate del capolavoro. (Marco Cavalli)
  • Suicidi dovuti è un monologo interiore attraverso il quale il lettore percorre d'un fiato sessant'anni di storia degli italiani "standard" narrata in una lingua colorita e carnale, in un fuoco d'artificio di immagini esuberanti. (Paolo Di Stefano)

Vita standard di un venditore provvisorio di collant[modifica]

Incipit[modifica]

Edizione del 1991[modifica]

Giuditta trascina una bambola di pezza e guarda fissa davanti a sé. Angelo guida a passo d'uomo, gira la testa verso di lei. La bimba non si scompone. Cammina a piedi nudi nel suo costumino blé e la strada polverosa ha le sinuosità di un ruscello essiccato. Giuditta incede come una bagnante tradita ma fiera sul carbone ardente del catrame. Angelo le sorride, invano. Portarla con sé al lago, vederla nell'acqua, asciugarla, pettinarla, metterla davanti al banco dei gelati. Giuditta scompare giù per una discesa; voci che si levano a chiamarla. La bambola infilzata nell'aculeo di una foglia d'agave. Sarebbe questa la fine riservata ai "puttani"?
[Aldo Busi, Vita standard di un venditore provvisorio di collant, Oscar Mondadori, 1991]

Edizione del 2002[modifica]

Giuditta trascina una bambolina di pezza e guarda fisso davanti a sé. Angelo guida a passo d'uomo, gira la testa verso di lei. La bimba non si scompone. Cammina a piedi nudi nel suo costumino blé e la strada polverosa ha le sinuosità di un ruscello essiccato. Giuditta incede come una bagnante tradita ma fiera sul carbone ardente del catrame. Angelo le sorride, invano. Giuditta, dopo la faccenda dei suoi tre carnefici mancati coi quali aveva stretto il patto di sangue, non vuole più saperne di lui. Oh, portarla con sé al lago, vederla di nuovo fare la trottola nell'acqua, asciugarla, pettinarla, metterla davanti al banco dei gelati. Giuditta si ferma a un vaso, armeggia, scompare giù per la discesa; voci di grandi che si levano a chiamarla.
La bambolina infilzata nell'aculeo di una foglia di agave.
Sarebbe questa la fine riservata a un "puttano" come lui?
[Aldo Busi, Vita standard di un venditore provvisorio di collant, Oscar Mondadori, 2002]

Citazioni[modifica]

  • Una massa di carne in sudore trattenuta da una canottiera bianca e pantaloncini corti azzurrognoli si discarica dal sedile sull'asfalto rovente.[4] La faccia è un ring di rigagnoli dove gli occhietti chiari, andando ognuno per conto suo come dopo una gran tensione, fanno a pugni per ritrovare un'unica direzione. L'uomo è una palla birillica di grasso con estremità che si trascinano fino al cancelletto dentro assurde scarpe nere con la para. Guarda attorno incredulo di essere qui, di essere arrivato, alza la testa unta e bisunta:
    «Ak semô ak semô, dài che è questa, dài che è subito appena voltato. Cul casso cak semô! [...].» (1991; p. 42)
  • «Vedi, Lometto, sei un furbo, te, e un esperto di economia, cioè, tirare tutto da una parte. L'intelligenza non è applicabile alla legge del profitto. L'intelligenza si affina e si perde. Te, invece, guadagni e fai in modo di guadagnare sempre. Stai da questa parte della realtà e la tua furbizia ti fa da schermo verso quell'altra. A te sembra che non ci siano demarcazioni, ma c'è una barriera nervosa che tu non puoi oltrepassare. Io, sì, sono intelligente. Io non capitalizzo, e poi guardo sempre indietro, a quelli che stanno peggio di me. Non è che io sia più intelligente di te o viceversa. Sono due cose diverse, due stati inconciliabili. [...] È come fare la somma fra fichi e angurie. Potrei lasciartelo credere, ma così dimostrerei di essere non solo più intelligente di te, ma anche più furbo. Non lo faccio perché non ho niente da guadagnare a portarti sulla strada della perdizione: tu ti perderesti davvero. Sei troppo stupido.» (1991; p. 78)
  • Un uomo è sempre così convinto di essere un vulcano per dono divino che gli sembra degradante doversi confrontare con una faccenda di faville. (1991; p. 101)
  • Angelo lo guardava per la prima volta in un certo modo, desolato per lui, un finestrone adiposo rappreso nella sua volontà di non spalancarsi su niente perché niente dell'interno trapelasse e passare il resto della propria esistenza prono a spiare dal buco della serratura il paesaggio degli altri. (1991; p. 143)
  • Il treno è l'deale per riassumere le distanze coperte che si parano davanti a quest'altra da coprire. Se poi si tratta di una notte vacanziera e ci si trova accucciati tra valigie e calzature, orli di gonne e caviglie nude e sandali infradito fra la porta della toilette e quella dello scompartimento, la posizione stessa di estremo raccoglimento nella parte bassa del mondo determina il corso dei pensieri di odio, non solo contro il ministero dei Trasporti. (2014; p. 145)
  • Non ha che da pensare un attimo all'"amore" per esaurirlo e trovarvi subito dietro montagne di odio da smantellare a piacimento. Fino all'arrivo in capo al mondo. Consuma in qualche ora tutte le aspettative che erano state in attesa giorno dopo giorno della vita di cui ha memoria e, invariabilmente, le comprime in un sovrastante motivetto scandito nell'accidia e nel risentimento: "Amor che a nullo amato amar perdona".
    Quante discussioni sul vero significato di questo verso, ma Angelo non aveva dubbi, contro le opinioni più illustri e autorevoli: l'amore non perdona a nessuno di amare, l'amore è spietato con chi lo prova, innanzitutto... anche se chi è amato non sempre ne esce indenne, che gli piaccia o no... amare qualcuno significa spesso sentire l'odio crescere per se stessi, perché se non sei ricambiato cresce in valore solo l'altro, a dismisura, e affossi te sempre più. Altro che chi è amato non può non amare chi l'ama! Certo, se invece di "nullo amato" ci fosse stato "nullo amante" sarebbe stato tutto più semplice ma si sa, Dante non era mica Bazarovi!
    Angelo non ha avuto la ventura di sapere cosa sarebbero state queste emozioni di amorosa appartenenza a qualcuno se vissute una volta in tutta la loro estensione temporale e sentimentale con l'altro, e sino a che punto questo subitaneo deteriorarsi dell'amore nell'odio e nella rabbia e nella depressione e nella rassegnazione era determinato da cause esterne o dal suo deliberato intervento. C'era stato un continuo potare, una storia fatta di velature di sale perché tutto finisse . (2014; p. 146)
  • L'Italia legale, dall'industria all'università, dalla cultura alla politica, era un immenso bacino geografico di ladrocinii. Si falsificava la vita in tutta omertà per meglio depredarla, asservirla, depistarla. (1991; p. 156)
  • [Jasmine Belart] non sembrava una tipa da farsi illusioni. Sembrava, come dire, slegata da questo, da tutti questi uomini che dovevano aver attraversato la sua cruna; ecco, era qualcosa di più vasto e completo di una cruna, era un ago: doveva venir infilzata per continuare a infilzare. (1991; p. 191)
  • Preferiva questa spietata autocritica, comunque, al rischio di prendere sul serio i suoi slanci, che era come un offrire il costato alla lancia già in resta del povero e sempre sinistro mendico-nemico da aiutare. Insomma, voleva, sì, aiutare talvolta qualcuno in modo capillarmente disinteressato, ma almeno non voleva per questo essere troppo scoperto e vulnerabile alle sue pugnalate nella schiena, ecco. Non voleva essere troppo punito solo perché, aiutando qualcuno senza volere niente, davvero, ma niente niente in cambio, andava contro tutte le leggi della società anche più civile. Non era il solito e semplice e cannibalico missionario che aiutava qualcuno, era un laico senza l'ostia che converte e aggioga, era lui, Angelo Bazarovi, una mente sociale nuova e inedita. L'impresa era tanto più disperata. In questa società solo missionari e usurai possono fare del bene e farla franca: perché applicano gli interessi. Lui no, e non si sentiva mai tanto in pericolo di vita come quando tendeva una mano per aiutare qualcuno a rialzarsi e a stare sui propri piedi almeno un po'. Senza neppure chiedergli quel poco di sangue necessario per laccarsi le unghie della mano tesa. (2014; p. 196)
  • Lui si era buttato a corpo morto in una verità. La sua franchezza e irrequietudine gli stavano chiudendo ogni porta, e lui rilevava che la «grande» e «media» borghesia accusava la sua perdita più catastrofica: lo snobismo. Non le restava veramente più niente, a parte i soldi. E se il successo era quello, ovvero il futuro di un uomo intelligente e spiattellato come lui, lui non voleva averne. Ma detestava anche il pensiero di diventare un lavapiatti con la laurea. Doveva pur esserci una via di mezzo.
    No, non esisteva: per questo la si poteva trovare facilmente, bastava distogliere un attimo quel suo sguardo impietoso, guardare avanti, rassegnarsi a una forma di corruzione del suo stile. L'infelicità, il disagio, la tristezza altrui non lo rendevano contento, lo umiliavano, lo inibivano. Lui voleva affermare la propria intelligenza e i propri meriti affermando sincronicamente che intelligenza e merito, ammesso esistessero al di là dei postulati sociali di comodo del momento, dovevano rinnegarsi quali fonti di privilegio. (2014; p. 239)
  • Angelo si era sentito definitivamente solo, con un se stesso che non gli dava tregua. L'unico filo di vita che lo faceva pedalare fiducioso alla volta dei falò nel bosco era il suo odio sociale e la speranza di organizzarlo senza svilirlo, tessendo una maglia carnivora, spessa, senza la smagliatura di un solo perdono, non psicologistica e piena di brecce come al suo solito. Meglio nessuna giustizia o sanguinaria? Non aveva dubbi. (2014; p. 240)
  • Stava seppellendo anche se stesso nella compostezza di quella ribellione solo interiore. (2014; p. 247)
  • [...] a Angelo sembra di rifare cammini tracciati non più da lui, percorsi obbligati di una memoria che solo parzialmente gli appartiene. [...] Per questo non ha mai pensato di fare visita a Giorgina o a suo padre: erano due commiati irrigiditi che scavavano in lui continuamente alla ricerca impossibile di una carezza da dare, da ricevere. Due pensieri senza riposo, due nervosità inquiete nella sua carne viva, il contrario della polvere. Non si può andare a trovare qualcuno che ti abita dentro. (2014; pp. 260-261)
  • Ma la vita è così: ammassata e secca, piena di avvenimenti sterili e ripetuti e sempre uguali e di cui si perde memoria. Spremi, e verrà fuori un pulviscolo di frustrazioni standard e un odore di fenolo, un polverizzarsi di garze faraoniche. (1991; p. 319)
  • Qualche ora lancinante così, senza poter spegnere la visionarietà delle cellule nervose dell'uomo solo in terrazza, istigato dal buio a guardare della sua vita la vita degli altri... cioè tutto ciò che intuisci ma non potrai vedere. (2014; p. 360)
  • "Sarà con suo figlio" pensa Angelo... ecco che cominciano le preoccupazioni strutturalistiche in seno al sistema parentale, un inizio di disgusto preventivo a causa di questa voce del suo sangue che amplia a sempre più estranei il terrore di commettere un'aberrazione incestuosa; [...] e lui, Angelo, ha orrore di tutti gli anelli della carne umana inanellatasi fra passato e presente perché nell'uno o nell'altro c'è attaccato anche lui, uno stesso cordone ombelicale... e se lui non isola l'uomo, non ne attracca il cazzo. Ogni riverbero di famiglia su un uomo paralizza Angelo, da individuo quale brillava nel desiderio diventa un tassello nella griglia della materia che si decompone dall'uno all'altro essere nel tempo, un pus a distanza ravvicinata, un magma di placente collegate in cui pescare un pezzo di carne già marcia, già appartenuta, già morta nell'attimo stesso in cui nasce o ne procrea un altro pezzo... (2014; pp. 374-375)
  • Angelo, nei frangenti decisivi della vita, non si amava abbastanza. Per evitare contrattempi e ritorsioni e mancanza di franchezza, preferiva dire di avere la lebbra anziché nascondere un raffreddore. La cosa era anche di una comodità inaudita: nessuno avrebbe mai potuto incolparlo di avere preso da lui l'influenza. (2014; p. 418)
  • Continuando a riscuotere successo con i ricatti sessuali, la gente continuerà a pensare che la sessualità è ricattabile, per pigrizia a convincersi del contrario. Non mi conviene questo stile. Lo escludo per ideologia. (1991; p. 457)

Incipit di alcune opere[modifica]

El especialista de Barcelona[modifica]

'C'erano una volta gli altri... ay ay ay ay ay ay cantaaabaaa ...'
Che brezza d'incanto, puntuale, frizzante, gentile, e l'odore di piscio non è ancora così forte. Nella mia memoria, voglio dire, perché sono vent'anni che qui l'odore di piscio è scomparso, almeno a quest'ora del giorno; dal tramonto in poi qui è dominio delle prostitute nigeriane, le più aggressive, insolenti cacciatrici di polli da spennare e, se ci scappa anche un certo qual che di veloce tra le gambe e le labbra all'aria aperta delle colonne di Plaza Sant Josep dove c'è il Mercat de la Boqueria a poche centinaia di metri da qui, figuriamoci una pisciatina da mezzanotte a alba inoltrata contro i platani della Rambla! Ma se vuoi davvero sapere come qui era avvolgente, selvaggiamente innocente e picaresco alla buona l'odore di piscio vent'anni fa, e anche fino a dieci anni fa, adesso devi andare a Madrid a Plaza Tirso de Molina, tre uccelli di media e di colori diversi che in qualsiasi momento della giornata, tra la giostrina dei bambini, il muretto della fontana, i chioschi delle fioraie e alberi a parte, vengono sgrullati alla grande, senza fretta, con dovizia di saltelli e sospironi ognuno secondo il suo estro, la sua etnia e il suo grado di disoccupazione. Magari questo fine settimana, a conclusione della sua Giornata Mondiale della Gioventù, il Buon Pastore tedesco-romano potrebbe farci una scappatina: Barcellona tutta è dell'umanità il precario presente, Plaza Tirso de Molina a Madrid lo stabile avvenire. Sempre utile saperlo in anticipo per qualunque carismatico teorico della realtà, no? Lui annusa le cortecce di Plaza Tirso de Molina e tutta la teologia fa un salto di stupore e quindi di qualità.

La camicia di Hanta[modifica]

Volo tempestoso, sia da Milano a Roma che da Roma a Antananarivo o, per farla più breve, Tana: sembra che tutto il mondo occidentale sia preda di una perturbazione stabile in arrivo dall'instabile Giappone. Sarà la borsa nipponica che crea tanti vuoti d'aria da un emisfero all'altro, e io adoro i passeggeri che vomitano l'anima, un cracker senza sale, per la paura di morire. Che vomitate a fare l'anima? Siete sicuri di possederne una e che non sia il vostro vomito l'unico elaborato sotto spirito delle vostre esistenze? Come detesto la gente che mostra di avere questa paura di cadere da diecimila metri più che se non cadesse da dieci centimetri, come se perdendo sé questi mortali perdessero chissà chi o chissà che!

Le persone normali[modifica]

Sono arrivato alla Colonia della Salute Purgatori, anno di fondazione 1906, verso le nove di un mattino forse di fine primavera, pieno di ammirazione per me e per quanti riescono a ascendervi e a discenderne ogni giorno senza scivolare dai dolci clivi negli strapiombi che si aprono dietro ogni curva; la stradina asfaltata ha ceduto qui e là sul ciglio e è così stretta e le curve così improvvise da dare le vertigini e rendere la salita ancora più difficile e meravigliosa. Gli slarghi sono pochi e, se uno ha sempre guidato a valle, qui può incontrare serie e forse insuperabili difficoltà di manovra; se è depresso per il grasso eccedente o la cura che non ha funzionato, potrebbe decidere di farla finita e buttarsi sotto di dieci metri in dieci metri.

Vendita galline Km 2[modifica]

Addio, sono una donna morta.

Un cuore di troppo[modifica]

La lezione, gli insegnamenti che incidono indelebili nel tuo carattere... che, data l'età avanzata e le poche novità nel sentimento dell'esistenza, credi ormai inalterabile come una roccia in una teca... e che danno una vera svolta al tuo modo di pensare, di sentirti, e di concepire le tue esperienze e tanto più tue quanto più sai di averle prese in affitto dagli altri... per esempio dal Monte di Pietà dell'amore che usuri... ti cadono in testa senza che te l'aspetti.

Seminario sulla vecchiaia[modifica]

Romanzo (interrotto e interrato)
Quand'è che si è vecchi? Quando non ci si piace più e il pensiero di piacere a qualcuno, tu che non ti piaci più, ti riempie di sgomento, e di orrore, per te e l'improvvida creatura, segnata dai fulminanti traumi della sua indecifrabile crescita sentimentale, alla quale potresti far gola perfino tu, perché, suvvia, se non fosse un magma di poco di buono non si accontenterebbe perfino di te e in modo così chiaro e disteso, con tanta semplice semplicità; si è diventati vecchi quando ti svegli nel cuore della notte, una notte senza cuore e né capo né coda, diciamo alle tre e dieci del mattino, accendi la prima sigaretta e cominci a riempire l'annaffiatoio al lento rivolo del rubinetto del bagno di sotto, dove la pressione stamattina non potrebbe essere più bassa e più snervante l'attesa del pieno a filo del tettuccio, e vai avanti e indietro dieci volte dai vasi di geranio del balcone e dalle aiuole col gelsomino rampicante e la rosa e il cespuglio di trifoglio rosa incastonate nelle scale dell'entrata e i due pungitopo nelle giare calabre, e quando dopo un'ora di zelo riparatore guardi soddisfatto il tuo operato e fai per rientrare, senti un rumore strano alle tue spalle, come di denti del giudizio o monetine scroscianti su un tamburo, ti giri a bocca beante e in quell'istante è cominciato a piovere.

Vacche amiche[modifica]

Qui in vestaglia, con tutte queste feste di fine anno in arrivo, senza una cena in cui dividere anche in tre o in sei o in nove un capitone marinato, un veglione, senza un fuoco d'artificio da guardare insieme, senza un buffetto di vita, un brindisi, senza una sola persona non morta che vorrei rivedere?

Citazioni su Aldo Busi[modifica]

  • Aldo Busi è uno dei tanti narcisi assolutamente autoriferiti. Ho seguito con notevole irritazione la sua esibizione all'ultimo festival di Sanremo, nel quale ha miseramente fallito nel ruolo di animatore. (Willy Pasini)
  • Busi è il contemporaneo che la distrazione di massa italiana non merita. [...] Basterebbe la lingua che – tra le sue mani – è ancora una questione nazionale aperta. Il più squillante what if che in effetti risuona dalle pagine migliori del sessantasettenne che ho davanti è: cosa ne sarebbe stato dell'italiano se a un certo punto la nostra lingua avesse imboccato la via di Boccaccio anziché quella di Petrarca, se avesse cioè conservato la sua forza materica e la sua viva complessità, libera dalla padronalità curiale, poi leguleia, poi accademica, poi ministeriale, infine televisiva e dunque non più l'autobiografia del popolo sovrano che non c'è ancora ma il guaito delle plebi di ogni censo e condominio sociale? (Nicola Lagioia)
  • Busi ha umiliato chi si aspettava di vederlo vestito di rosa e con un lavoro all'uncinetto tra le mani, comportandosi come un fiero gentiluomo, un intellettuale offeso, uno scrittore integro, senza padrini o protettori.[5] (Natalia Aspesi)
  • Cari trentenni, non dimenticate Pasolini, Busi e Tondelli. (Tiziano Scarpa)
  • Di notte leggeva, studiava, scriveva: «Alla Siemens di Monaco facevo il magazziniere e raccoglievo l'immondizia, mi davano due ore di libertà e io mi chiudevo nel cesso a studiare: la mia cultura nasce dagli odori delle deiezioni». Così Busi ha imparato perfettamente inglese, francese, tedesco, tanto da diventare interprete anche di quel venditore di collant, il grasso Lometto di Vita standard di un venditore provvisorio di collant, che già nell'85 prefigurava l'ascesa di personaggi berlusconiani e bossiani. Finalmente, a 28 anni prende a Firenze il diploma di puericultrice, e nell'81, a 33, si laurea a Verona in lingue e letterature straniere con una tesi sul poeta americano John Ashbery, anche lì un dispetto, perché in tanti tra gli intellettuali d'epoca non sapevano chi fosse. (Natalia Aspesi)
  • Dice che sono quasi dieci anni che non va più in televisione e che non rilascia interviste. Ha orrore della mediocrità e del conformismo. Il silenzio non lo ha arrugginito. Cavalca gli argomenti più diversi con la solita maestria oratoria. È perentorio e poco incline al dubbio. Ma è anche il miglior talento narrativo degli ultimi trent'anni. È chiaro che un'affermazione del genere Busi la considererebbe un insulto. Ma è un fatto che romanzi come Seminario sulla gioventù, Vendita galline Km 2, Vita standard di un venditore provvisorio di collant, sono un pezzo importante di storia letteraria. (Antonio Gnoli)
  • E allo stesso modo anche il suo libro[6], fintamente in sordina, va letto tutto per antifona, a cominciare dalla pretesa di parlare di niente quando in realtà tra una chiavata e una chiave di violino, entrano in ballo i massimi sistemi, magari avvinti in un tangaccio con l'autore. (Roberto Barbolini)
  • Forse uno dei libri più belli usciti negli ultimi dieci anni, restituito a uno splendore stilistico insospettabile se si tiene conto della scarsa considerazione di cui gode la lingua italiana nella contemporanea repubblica delle lettere. [...] Si discute di amore, di pedagogia, di moda maschile e femminile, di frizioni generazionali, di arte della dissimulazione, e l'effetto è quello che scaturirebbe dall'ascolto di un talk-show elegante e raffinatissimo. (Marco Cavalli, a proposito della traduzione de Il Cortigiano da parte di Aldo Busi e Carmen Covito)
  • Ha voluto fare il coup de théâtre. Il gesto imprevedibile. Aldo Busi ieri sera ha abbandonato l'Isola dei famosi. Così come era entrato, cercando di sorprendere, provocare, indignare, portare all'esasperazione i suoi colleghi naufraghi, nello stesso modo ha voluto dare l'addio. Con un'infilata di parolacce, di strali contro il conformismo degli italiani, contro il Papa «omofobo» e Berlusconi «tiranno», ha spiegato di non poter stare più sull'isola di Wild Cane Cay.[fonte 3] (Laura Rio)
  • Io Busi l'ho sempre stimato, soprattutto per la sua lingua, è un tipo di scrittura che ho sempre ammirato. (Simona Sparaco)
  • La critica ha accostato il suo nome a quelli di Céline, Gadda, Joyce, Volponi, e il suo temperamento letterario riconosciuto come uno dei più interessanti che l'anemico e deodorato panorama della nuova narrativa nostrale abbia prodotto negli ultimi anni. Quanto alla cattiveria, doverosa per chi fruga sotto le maschere della vita, Busi la esercita attenendosi a una severa deontologia. Narcisista con devozione, messo alle corde ha scritto: Non si può più essere emarginati senza essere integrati? Allora vi sconcerterò.[fonte 4] (Fabio Ciriachi)
  • Lo scrittore Aldo Busi, sicuramente uno dei romanzieri più talentosi di questo dopoguerra, è stato bocciato all'esame di giornalismo. Non credo che ci sia da scandalizzarsi né che Busi debba prendersela più di tanto. A prescindere infatti dalla validità di un esame come quello di giornalista, c'è il fatto che giornalismo e letteratura sono due attività solo apparentemente affini. (Massimo Fini)
  • Nulla di quanto scrive Aldo Busi potrebbe essere scritto, se non come lo scrive lui. Non so di quanti altri scrittori italiani viventi lo si possa dire, soprattutto in riferimento a un'opera oramai imponente, costruita in decenni di attività nel silenzio e disinteresse della critica (né l'uno né l'altro davvero completi, però). [...] La sua letteratura, e El especialista de Barcelona lo conferma, ha una forte carica civile, ritraendo con acume rigoroso – non privo di pietas – la politica delle relazioni fra gli individui. Di questa attenzione per la politica delle relazioni è parte, e non solo espressione, la competenza sintattica e lessicale che Busi manifesta senza tradire sforzi. Il pensiero e il giro di frase di Busi dicono spesso, assieme, la stessa cosa: ed è qualcosa che ha a che fare con la vita delle persone, con il loro individualismo, la loro socialità. (Stefano Bartezzaghi)
  • Penso che Busi sia davvero un autentico scrittore con doti fuori dalla norma. Questo non mi impedisce di sorridere alle sue, peraltro deliziose, iperboli. Ma c'è anche un secondo Aldo Busi, ilare e sereno, niente affatto aggressivo, attento e interessato a chi gli sta di fronte, curioso del mondo, grande lettore e critico meditato. Mai banale, mai scioccamente vanitoso. Un uomo che possiede doti non solo letterarie ma anche umane. (Angelo Pezzana)
  • Per quanto riguarda il luogo comune, il più bravo ad annusarli e a evitarli è Aldo Busi. È lui che in un articolo su un viaggio in Islanda, ha scritto: "Andando per geyser, è inevitabile scoprire l'acqua calda"... (Luciano Satta)
  • Quando si dice avere nerbo: Aldo Busi è stato radiato da tutte le trasmissioni Rai. La decisione è stata presa da Viale Mazzini dopo le escandescenze dello scrittore nella puntata di mercoledì sera: «Il direttore di Raidue, Massimo Liofredi, sentito il direttore generale della Rai Mauro Masi, ha ravvisato nel comportamento dello stesso palesi e gravi violazioni delle regole e delle disposizioni contrattuali». Busi non metterà più piede in Rai (gli restano sempre gli studi Mediaset). [...]«Una clausola mi imponeva di non parlare in modo offensivo di politica e di religione. Ho preteso che venisse tolta. Altrimenti cosa dovrei dire tutto il giorno? Cip-cip?» (Aldo Grasso)
  • «Sentire le donne»: con questo suo nuovo libro divertente quanto insolito, forse stravagante, che s'inizia come un saggio e prosegue come un romanzo, Aldo Busi conferma le sue doti di affabulatore appassionato.
    Forte di uno stile compatto, degno al tempo stesso di un sofista, di un «uomo di mondo» e di un puro letterato, Busi ci fa sapere cosa pensa delle donne.[fonte 5] (F. C.)

Massimiliano Parente[modifica]

  • Aldo Busi, d'altra parte, nei romanzi più belli ti rivolta come un calzino la pochezza dell'italianità più opportunistica e bieca e corrotta e cialtrona e machiavellica, leggendolo leggi una lingua sfavillante e mai letta, resti a bocca aperta e te lo immagini, Busi, astrattamente sospeso su un qualche empireo da sub-dio, su un Olimpo à la Arbasino, o giù in una fogna à la Céline, o a marcire in un carcere à la Genet, invece apri un quotidiano e lui ti fa un santino di Di Pietro e un altro di Cofferati, perché sono buoni e puri, e ci aspetteremmo di meglio, noi busiani ripudiati da Busi: o un isolamento più splendido, o una militanza più complicata.
  • È così che Busi è una geniale invenzione di Busi che ha divorato se stessa, in quaranta libri, fino all'ultimo brandello di io narrante, è un'opera d'arte vivente della parola che si è fatta letteratura e poi di nuovo carne scrivente, soliloquio nevrotico e sublime, per esasperazione di sé e degli altri. [...] È l'unico scrittore a aver rifondato una lingua, l'italiano, uno stile unico attraverso cui smascherare l'ipocrisia estetica e etica di un Paese piccolo piccolo e, per metonimia, un'umanità in generale ancora più piccola ma mai quanto l'Italia. Se fossimo una nazione con un minimo di coscienza intellettuale, se non fossimo il Paese che sdilinquisce nella propria ignoranza per il comico che legge Dante e la Costituzione in televisione, o per il ragazzo pupazzo che combatte la mafia con una scrittura da farti pensare che un mafioso farà schifo ma scriverà meglio, dovremmo inserire i libri di Busi nelle scuole. Mi sembra l'unico scrittore morale, spesso insopportabilmente morale, e allo stesso tempo estetico, enormemente estetico, nel senso che si legge perché detta legge.
  • Io ogni tanto provo a aggrapparmi a Aldo Busi, uno dei pochi scrittori italiani a aver scritto romanzi veramente importanti, ma anche lui parla solo di società civile, dell'onestà, del governo in carica, come se fosse Beppe Grillo.
  • Tra i contemporanei ha avuto importanza quando avevo vent'anni Aldo Busi, con il quale avevo un rapporto epistolare, che talvolta continua tutt'oggi pur con molte, spesso troppe differenze di visione, e al quale imputo lo stesso difetto di provincialismo che vedo in altri, seppure il suo contributo sulla letteratura italiana sia tra i più rilevanti, ma non si può fare letteratura di sola lingua.

Note[modifica]

  1. In caratteri gotici nel testo, qui e negli altri grassetti in corsivo di questo testo.
  2. "Siate suicidali: il resto viene da sé.", autocitazione da Sodomie in corpo 11, Oscar Mondadori, 1992; p. 165.
  3. Citazione da Marco Anneo Lucano, Pharsalia, I, 412-419: «Ventus ab extremo pelagus sic axe volutet | Destituatque ferens: an sidere mota secundo | Tethyos unda vagae lunaribus aestuet horis: | Flammiger an Titan, ut alentes hauriat undas, | Erigat Oceanum fluctusque ad sidera tollat, | Quaerite, quos agitat mundi labor: at mihi semper | Tu, quaecumque moves tam crebros causa meatus, | Ut superi voluere, late.»
  4. È la descrizione di Celestino Lometto al suo primo incontro col protagonista.
  5. Il commento fa riferimento all'udienza del 13 marzo 1990 presso il tribunale di Trento, ove Busi comparve imputato per oscenità in Sodomie in corpo 11. Busi si presentò in aula vestito di smoking nero, «perché questo è il mio ballo delle debuttanti».
  6. Le persone normali.

Fonti per le citazioni dell'autore[modifica]

  1. Dall'intervista Almeno essere stati italiani per qualcosa!, ItaliaLibri.net, 16 novembre 2000.
  2. Dall'intervista in occasione della manifestazione Orgoglio Laico, Roma, marzo 2007. Video disponibile su YouTube.com.
  3. Dall'intervista di Gualtiero Peirce, Alba gambe d'oro? Busi: Meglio Tina Pica, la Repubblica, 24 giugno 1994, p. 29.
  4. a b Da Le consapevolezze ultime, il fatto quotidiano.it, 28 settembre 2017.
  5. Da Un Aldissimo Busi sfancula Dalla e la catto-ipocrisia dell'informazione, dagospia.com, 3 marzo 2012.
  6. Da un'intervista di Simonetta Sciandivasci, Aldo Busi: la volontà, la violenza e la tracotanza per scrivere, Nuoviargomenti.net, 23 giugno 2015.
  7. Citato in Marco Cavalli, Ultima risposta ai sordi che non stanno a sentire, Altriabusi.it, 31 marzo 2010.
  8. Da una mail pubblicata su Dagospia.com, 23 novembre 2015.
  9. Citato in Busi Vs Luxuria, Lippi VS Lanza. I duelli si fanno solo in tv (La Voce di Romagna), ilsensodellavita.tv, 9 novembre 2006.
  10. Da Su Lucio Dalla e sugli scomparsi ad arte già in vita, Altriabusi.it, 3 marzo 2012.
  11. Da un'intervista di Luigi La Rosa, Orizzonti n. 18, aprile/luglio 2002; riportata in Intervista ad Aldo Busi: «Non bisogna mai aspettarsi nulla dagli altri. Bisogna dare, perché è nel nostro dovere di umanità», Paroleinfuga.it.
  12. Citato in Nessun rito, state pure a casa vostra, Repubblica.it, 13 settembre 2010.
  13. Da Le disavventure di uno scrittore di fronte all'invasione di una troupe TV per un «approfondimento culturale», La Stampa, 22 marzo 1997.
  14. Da Fine anno di un fantasma in aspettativa nel suo casello, ilmanifesto.it, 3 gennaio 2015, ripreso in Il Foglio del Lunedì; riportato in dagospia.com, 12 gennaio 2015.
  15. Citato in Antonio di Giacomo, Polemica assurda sul premio Tatarella, Repubblica.it, 11 luglio 2010.
  16. Dalla trasmissione televisiva Otto e mezzo, 14 novembre 2012.
  17. Citato in Quel pittore ha un'anima rock, La Nuova Sardegna, 8 maggio 2015.
  18. Citato in Gino e Michele, Matteo Molinari, Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano, Arnoldo Mondadori Editore, 1997 ISBN 88-04-43263-2.
  19. Dall'intervento presso il liceo Arnaldo di Brescia; citato in Bresciaoggi.it, 26 febbraio 2012.
  20. Dal processo del 13 marzo 1990 presso il Tribunale di Trento; citato in Alla ricerca di cause migliori (IV) – Da Trento a Monza, vent'anni dopo, Altriabusi.it, 23 gennaio 2012.
  21. Da Fecondazione e gay, quel debito da ripagare alle madri surrogate, Corriere.it, 17 marzo 2015.
  22. Da un articolo pubblicato sul Fatto quotidiano; riportato su Dagospia.com, 24 giugno 2013.
  23. Da La posta del cuore di Aldo Busi - Dicembre 2010, rollingstonemagazine.it, 21 Dicembre 2010.
  24. Da Il magnaccia avrà sempre più dignità del puttaniere, Altriabusi.it, 9 novembre 2011.

Fonti per le altre citazioni[modifica]

  1. Da Busi: le vendette postume dell'ultimo Casanova, La Stampa, 12 febbraio 2000.
  2. Da Quando l'osceno Busi fu difeso da Pisapia, il fatto quotidiano.it, 30 maggio 2011.
  3. Da Aldo Busi lascia l'Isola dei famosi "La mia pantomima finisce qui", il Giornale.it, 18 marzo 2010.
  4. Da Gli abusi del giovane Aldo, la Repubblica, 25 novembre 1989.
  5. Da Aldo Busi all'affannosa ricerca del segreto di Eva, La Stampa, 16 ottobre 1991.

Bibliografia[modifica]

  • Aldo Busi, Aloha!!!!! (Gli uomini, le donne e le Hawaii), Bompiani, 1998. ISBN 88-452-3592-0
  • Aldo Busi, Altri abusi, Mondadori, 1994. ISBN 88-04-38025-X
  • Aldo Busi, Casanova di se stessi, Mondadori, 2000. ISBN 88-04-47492-0
  • Aldo Busi, E io, che ho le rose fiorite anche d'inverno?, Mondadori, 2006. ISBN 88-04-53752-3
  • Aldo Busi, El especialista de Barcelona, Milano, Dalai Editore, 2012.
  • Aldo Busi, Grazie del pensiero, Mondadori, 1995, ISBN 88-04-38919-2
  • Aldo Busi, Guancia di tulipano, Mondadori, 2001. ISBN 88-04-52091-4
  • Aldo Busi, L'amore trasparente (canzoniere), Mondadori, 1997. ISBN 88-04-42765-5
  • Aldo Busi, La camicia di Hanta, Mondadori, 2003. ISBN 88-04-51617-8
  • Aldo Busi, La delfina bizantina, Mondadori, 1992. ISBN 88-04-36447-5
  • Aldo Busi, La signorina Gentilin dell'omonima cartoleria, Mondadori, 2002. ISBN 88-04-50966-X
  • Aldo Busi, Le persone normali (La dieta di Uscio), Mondadori, 1994. ISBN 88-04-39080-8
  • Aldo Busi, Madre Asdrubala, Mondadori, 1995. ISBN 88-04-37445-4
  • Aldo Busi, Manuale del perfetto Gentilomo (con preziose imbeccate anche per lei), nuova edizione riveduta e ampliata, Mondadori, 1999. ISBN 88-04-47169-7
  • Aldo Busi, Manuale del perfetto single, Mondadori, 2002. ISBN 88-04-50483-8
  • Aldo Busi, Manuale della perfetta Gentildonna, Frassinelli, 1994.
  • Aldo Busi, Manuale della perfetta Gentildonna, nuova edizione riveduta e ampliata, Mondadori, 2000.
  • Aldo Busi, Nudo di madre (Manuale del perfetto Scrittore), Bompiani, 1997. ISBN 88-452-3083-X
  • Aldo Busi, Pazza, Bompiani, 1990. ISBN 88-45-21620-9
  • Aldo Busi, Per un'Apocalisse più svelta, Bompiani, 1999. ISBN 88-452-3942-X
  • Aldo Busi, Seminario sulla gioventù, Mondadori, 1992. ISBN 88-04-38791-2
  • Aldo Busi, Seminario sulla gioventù, Mondadori, 1999. ISBN 88-04-43804-5
  • Aldo Busi, Seminario sulla gioventù, nuova edizione totalmente riveduta dallo scrittore, Mondadori, 2004. ISBN 88-04-53605-5
  • Aldo Busi, Seminario sulla vecchiaia, in Seminario sulla gioventù, Adelphi, 2003. ISBN 88-45-91799-1
  • Aldo Busi, Sodomie in corpo 11, Mondadori, 1992. ISBN 88-04-35896-3
  • Aldo Busi, Suicidi dovuti, Frassinelli, 1996. ISBN 88-7684-419-8
  • Aldo Busi, Un cuore di troppo, nuova edizione totalmente riscritta, Mondadori, 2005. ISBN 88-04-51078-1
  • Aldo Busi, Vacche amiche, Marsilio, 2015. ISBN 978-88-317-2168-4
  • Aldo Busi, Vendita galline Km 2, Mondadori, 1997. ISBN 88-04-42343-9
  • Aldo Busi, Vita standard di un venditore provvisorio di collant, Mondadori, 1991. ISBN 88-04-33764-8
  • Aldo Busi, Vita standard di un venditore provvisorio di collant, totalmente riscritto nel 2001, con episodi inediti e un nuovo finale, Mondadori, 2002. ISBN 88-04-49580-4
  • Aldo Busi, Vita standard di un venditore provvisorio di collant, BUR edizioni, 2014. ISBN 978-88-17-07391-2

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