Isidoro Reggio

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Isidoro Reggio (1861 – 1922), giornalista e poeta italiano.

Storia della grande guerra d'Italia[modifica]

Incipit[modifica]

Chi della grande guerra italiana ricerca le prime remote origini le trova in quel lungo dramma di tenace passione e d'indescrivibili sacrifici, che si riassume in una parola: irredentismo.
La parola è più nuova della cosa ch'essa indica. Fu creata una quarantina d'anni addietro, quando più amara si sentiva in Italia l'umiliazione di Lissa, più ardente urgeva il desiderio di riscossa di Custoza, e nelle terre staccate dalla patria era più febbrile, sotto il peso dell'esasperata persecuzione, l'ansioso palpito della libertà.
Ma ben più antico è quel cumulo di angoscie e di battaglie, di passione e di sacrificio, di speranze tante volte deluse e di devozione sempre inalterata, che la magica parola rievoca con una potenza di sintesi che nessun'altra parola saprebbe uguagliare.

Citazioni[modifica]

  • L'Istria è profondamente italiana: e l'Austria la vuole slava per forza. L'arte delle belle città marinare, quell'arte che dà loro linee e sfondi di suggestione incomparabile, è romana, bizantina o veneta; la coltura istriana nelle sue forme più varie, dal Carli al Vergerio, dal Besenghi degli Ughi al Picciòla, dal Tartini allo Smareglia, è tributaria di quella d'Italia; la storia dell'Istria è inconfutabilmente italica e la nostalgica poesia di quella storia s'eterna nei segni di San Marco murati sui municipi e sui palazzi, nella arena romana di Pola e nella basilica bizantina di Parenzo... Non importa. L'Austria vuole un'Istria slava. (vol. I, p. 50)
  • L'idea dell'alleanza [del Regno d'Italia] con gli Imperi centrali[1] fu per la prima volta chiaramente esposta e vigorosamente patrocinata da quel gruppo di uomini politici che si raccoglieva intorno alla Rassegna. Alla loro testa era l'onor. Sonnino: strana vicenda del destino, che nel 1881 portava a caldeggiare l'alleanza quello stesso uomo che nel 1915 doveva disdirla. (vol. II, p. 14)
  • Il 18 dicembre [1882], alle 10 di mattina, il Consiglio di guerra fece condurre il condannato alla sua presenza e gli comunicò la sentenza di morte da eseguirsi mediante capestro, nel cortile della caserma grande.
    Oberdan accolse impassibile la lettura della sentenza. Quando ebbero finito di leggere, egli disse semplicemente: grazie. Fu ricondotto nella sua cella e guardato a vista da due soldati con la baionetta inastata. (vol. II, p. 53)
  • L'italianità del Trentino, – disse l'on. Battisti, – ebbe un solo sostenitore: l'Austria. Fu l'Austria che inferocendo sempre più e cinicamente negando agli italiani ad essa soggetti ogni più piccolo diritto, li mantenne in stato di ribellione, li ritemprò nella lotta, nell'amore alla patria; fu l'Austria che di tratto in tratto obbligò gli italiani del Regno a scuotersi quando udivano i colpi del bastone tedesco, laceranti carni italiane. Ma furon sobbalzi, sussulti momentanei. La parola d'ordine che da Roma giungeva ai giornali era: silentium! (vol. II, p. 92)

Note[modifica]

  1. Impero tedesco e Austro-ungarico.

Bibliografia[modifica]

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