La scala a chiocciola (film)
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La scala a chiocciola
Dorothy McGuire in una foto di scena
Titolo originale |
The Spiral Staircase |
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Lingua originale | inglese |
Paese | Stati Uniti d'America |
Anno | 1946 |
Genere | thriller |
Regia | Robert Siodmak |
Soggetto | Ethel Lina White (romanzo) |
Sceneggiatura | Mel Dinelli |
Produttore | Dore Schary |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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La scala a chiocciola, film statunitense del 1946 con Dorothy McGuire e George Brent, regia di Robert Siodmak.
Frasi
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- Per quanto ci riguarda, che differenza c'è tra un assassinio e una lotteria? Nessuna, ascolta: tu apri un giornale e vedi la fotografia di uno che ha vinto qualche milione, apri un altro giornale e c'è la fotografia di un assassinato, ma non si tratta di me e non si tratta di te, è sempre qualchedun altro. (Signor Oates)
- Odio le infermiere: tutte intriganti, tutte impiccione, non fanno che lavarti la faccia. (Lady Warren)
- Stefano è un debole, anch'io lo ero. Che peccato che mio padre non è vissuto tanto da vedermi forte, dominare ogni debolezza e annientare le imperfezioni del mondo. Mi avrebbe ammirato per ciò che riesco a fare. (Alberto Warren)
Citazioni su La scala a chiocciola
[modifica]- Dal romanzo Some Must Watch di Ethel Lina White, sceneggiato da Mel Dinelli, l'archetipo dei thriller ambientati "in un'antica casa buia" in cui la sequenza del delitto principale si svolge durante una "buia notte tempestosa". Era il tempo in cui la locuzione "serial killer" (assassino periodico) non era stata ancora inventata. Un film perfetto nel suo genere. I primissimi piani dell'occhio dell'assassino al momento di aggredire le sue vittime sono diventati un classico. (il Morandini)
- Siodmak immagina un serial killer a metà tra i personaggi di Poe e i mostri dell'espressionismo tedesco, ma storicamente cresciuto nell'epoca nazista. Dialoghi ridotti al minimo, contrasti chiaroscurali, deformazioni ottiche (l'allucinazione dell'assassino, che vede Helen senza bocca, o il primissimo piano del suo occhio che riflette la vittima), oggetti usati in modo simbolico: la regia punta sull'evidenza visiva, rielaborando suggestioni letterarie e psicoanalitiche in un incubo sfaccettato che continua a lasciare meravigliati. (Il Mereghetti)
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