Lo specchio a due facce

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Lo specchio a due facce

Descrizione di questa immagine nella legenda seguente.

Michèle Morgan in una sequenza del film

Titolo originale

Le Miroir à deux faces

Lingua originale francese
Paese Francia, Italia
Anno 1958
Genere drammatico
Regia André Cayatte
Soggetto André Cayatte, Gérard Oury
Sceneggiatura André Cayatte, Gérard Oury, Denis Perret, Jean Meckert
Produttore Alain Poiré
Interpreti e personaggi

Lo specchio a due facce, film franco-italiano del 1958 con Michèle Morgan e Bourvil, regia di André Cayatte.

Dialoghi[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Padre di Marie-José: Veronica era proprio tempo che si sposasse, non la teneva più nessuno. È tutto l'opposto della sorella: esplode [...] come champagne. Marie-José invece è camomilla. Eh, piccola camomilla?
    Marie-José: Sono certa che papà crede di farmi un complimento.
    Pierre: Ma a me piace la camomilla. Eh, si può berne tutti i giorni, mentre lo champagne...
  • Pierre: È un fatto strano: è graziosa sua sorella, ma l'idea di vivere con lei non mi verrebbe mai in mente. Questo no, mai.
    Marie-José: Perché? È così bella.
    Pierre: Può darsi, ma c'è bellezza e bellezza. C'è quella che si nota subito, che salta agli occhi, che t'acceca, ti colpisce, e c'è quella che si scopre a poco a poco, perché viene da dentro; dal profondo, come dicono.
  • Pierre: Siamo a Venezia, bene: è già bello, no? Non si può chiedere nulla di meglio.
    Marie-José: Perché? Bisogna sempre cercare di meglio invece.
    Pierre: No, l'essenziale è di mantenere il proprio decoro. Ci si deve accontenatare di quello che la vita offre e ringraziare Dio.
  • Bosc: Ma la bruttezza è una malattia! Più grave di tante altre.
    Pierre: Be', non è mortale.
    Bosc: Talvolta sì.
    Pierre: No, no, mia moglie è felice con me, ecco. Dottore, lei m'ha già rovinato una gamba, ma la mia famiglia no. Non ci pensi nemmeno. Una bella donna può tradire. Le conosco io le belle donne: sono robaccia, in generale.

Citazioni su Lo specchio a due facce[modifica]

  • La bellezza come presa di coscienza della propria miseria sociale: un tema insolito, affrontato con piglio meno predicatorio del solito da Cayatte, autore della sceneggiatura con Gérard Oury. Si crede poco alla bruttezza della Morgan, ma in compenso la prova di Bourvil è davvero notevole, e la descrizione dell'ambiente piccolo-borghese in cui si muovo i personaggi non priva di notazioni felici. (Il Mereghetti)
  • La chirurgia plastica trasforma una bruttina in bellissima. Il marito non l'accetta, la vita coniugale diventa un inferno, lei se ne va con un corteggiatore, ma quando apprende che il consorte ha ucciso il chirurgo, ritorna. Nonostante l'inverosimiglianza dell'assunto, non manca d'interesse come descrizione di un meschino ambiente piccoloborghese. Ottimo Bourvil. (il Morandini)

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