Lorenzo Da Ponte

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Lorenzo da Ponte

Lorenzo Da Ponte, nato Emanuele Conegliano (1749 – 1838), presbitero, poeta, librettista e professore italiano naturalizzato statunitense.

Citazioni di Lorenzo Da Ponte[modifica]

  • Non l’avrei giammai creduto; | Ma farò quel che potrò.[1]
  • Vegnì su la finestra, | vegnì cara Nineta, | sentì una canzoneta | che fata xe per vu.[2]

Memorie[modifica]

  • Fu a quest'epoca, se non fallo, che la Coltellini, famosa attrice ma debole cantante, venne per la seconda volta a Vienna. Ella era la sirena favoritissima di Casti, e in conseguenza dei conte di Rosemberg, dall'imperadore [Giuseppe II d'Asburgo-Lorena] medesimo assai benveduta. Essendo essa o immaginandosi d'essere mal vista e perseguitata dal maestro Salieri, che reggeva in gran parte il teatro, scrisse una lettera sì viva e sì ardita all'imperadore, che venne ordine preciso di congedare la compagnia degli italiani. (vol. I, parte III, p. 135)
  • Era di già passata la metà della teatrale stagione, quando capitaron a Londra due famose rivali, la Banti, ch'era a quell'epoca una delle più celebri cantanti d'Europa nel serio, e la Morichelli, ugualmente celebrata nel buffo. Non erano queste più giovani, e non erano mai state nel numero delle grandi bellezze: l'una però era ricercata e pagata esorbitantemente pel pregio d'una voce maravigliosa, ch'era il solo dono che avea ricevuto dalla natura; l'altra per quello d'un'azione vera, nobile, ragionata e piena d'espressione e di grazia. Quindi s'erano rese ambedue gl'idoli de' teatri, ma il terrore insieme de' compositori di musica, de' poeti, de' cantanti e degli impresari. Una sola di queste bastava a far tremare del nome il teatro dov'era impegnata. S'imagini il mio buon lettore qual doveva esser lo stato del teatro italiano di Londra al tempo in cui ambedue queste eroine della scena impegnate trovavansi. (vol. I, parte III, pp. 193-194)
  • La Banti, al contrario [della Morichelli], era una femminaccia ignorante, sciocca e insolente, che, avvezza nella sua prima giovinezza a cantar pei caffè e per le strade, portò sul teatro, dove la sola voce la condusse, tutte le abitudini, le maniere e i costumi d'una sfacciata Corisca. Libera nel parlare, più libera nelle azioni, dedita alla crapola, alle dissolutezze ed alla bottiglia, appariva sempre quello che era in faccia di tutti, non conosceva misure, non aveva ritegni; e, quando alcuna delle sue passioni era stuzzicata dalle difficoltà o dalle opposizioni, diventava un'aspide, una furia, un demone dell'inferno, che avrebbe bastato a sconvolgere tutto un impero, nonché un teatro. (vol. I, parte III, pp. 194-195)

Citazioni su Lorenzo Da Ponte[modifica]

Note[modifica]

  1. Don Giovanni in Don Giovanni, atto II, scena XIX.
  2. Da Vegnì su la finestra, in Il ricco d'un giorno, atto secondo, scena dodicesima.

Bibliografia[modifica]

  • Lorenzo Da Ponte, Il ricco d'un giorno, ristampa anastatica dell'edizione di Vienna del 1784, Città di Vittorio Veneto, 1989.
  • Lorenzo Da Ponte, Memorie, a cura di G. Gambarin e F. Nicolini, Gius. Laterza & Figli, Bari, 1918, vol. I.

Voci correlate[modifica]

Opere[modifica]

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