Manuel Vázquez Montalbán

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Manuel Vázquez Montalbán

Manuel Vázquez Montalbán (1939 – 2003), scrittore, saggista, poeta, giornalista e gastronomo spagnolo.

Citazioni di Manuel Vázquez Montalbán[modifica]

  • Cara Charo, mentre mi preparavo a partire per Buenos Aires per un lavoro, avevo cominciato a scriverti per chiarire un equivoco. Le cose non sono andate come hai pensato tu, Charo. Forse dovremmo accettare il fatto di non essere più dei ragazzi e che ci stiamo giocando la possibilità di vivere o di sprecare gli ultimi anni che ci sono rimasti, prima di diventare troppo vecchi. Charo, cosa sarebbe per te e per me una soluzione normale? Ci sono soluzioni normali dopo i cinquant'anni o resta ormai soltanto la paura di invecchiare in solitudine e senza dignità? Qui tutto è finito e tutto può ricominciare in qualsiasi momento. In ogni fine c'è un principio come in ogni cosa, ma non sono ancora arrivato a un posto dal quale non voglia andare via, e temo tanto che tu abbia bisogno di me quanto io di te. Può darsi che cerchi una scusa per restare qui un po' più a lungo. Una scusa professionale. Trovare mio cugino. Incassare per il lavoro. Pagare i debiti. Seppellire definitivamente i morti... [1]
  • Carvalho suole guardare le donne dall'alto in basso, a metà strada tra la morale ugualitaria della gioventù che lo costringe a guardarle direttamente in faccia e le concessioni maschiliste permesse a se stesso mano a mano che invecchia.[2]
  • Il fallimento della sinistra si misura talvolta dalla natura dell'avversario: in Polonia la Madonna nera di Czȩstochowa si è dimostrata più potente dei comunisti.[3]
  • Il pallone... quando urtò la rete avversaria, la sollevò come una gonna, come i migliori venti sollevano le gonne alle ragazze in fiore...[4]
  • Il passato è il luogo dove abitano le cause, vale a dire i colpevoli. Per questo i colpevoli insistono tanto sull'inutilità del passato. Vogliono un mondo senza colpevoli ma quando la cosa risulta impossibile, quando il passato resuscita la colpa, i colpevoli tornano a uccidere, tornano a essere quello che sono sempre stati. Assassini.[5]
  • Il turismo a Cuba oggi è un male necessario, perché insieme con i dollari arrivano i vizi capitalisti e la Rivoluzione, in parte, è stata fatta proprio per eliminare questi vizi. L'apertura dovrebbe cercare di approfondire la spiritualità della gente. Essere rivoluzionari significa essere i protagonisti di un processo sociale, di giustizia e di distribuzione dei beni. Soggettivamente, questo mi preoccupa, perché Cuba oggi non è in grado di promuovere una situazione economica migliore per tutto il popolo.[6]
  • L'egemonia della borghesia si regge sul prestito di metodi e linguaggio che le hanno concesso i dissidenti del nemico e i figli che sono stati marxisti o buddisti o tossicodipendenti e poi sono tornati alla casa paterna.[7]
  • "Lei è di quelli che credono che noi ricchi non abbiamo sentimenti."
    "Li avete. Ma meno drammatici. Le vostre sofferenze vi costano meno o le pagate meno" [8]
  • Non mi piacciono le immoralità di gruppo. Le orge vanno bene solo nei film di Fellini. Il rapporto tra cucina e sesso esige che non si superi il numero di tre. Quattro equivale a propiziare due coppie. E cinque è già una massa.[9]
  • Non si sa di nessuno che sia riuscito a sedurre con ciò che aveva offerto da mangiare, ma esiste invece una vasta e complessa casistica di coloro che hanno sedotto spiegando ciò che si stava per mangiare.[10]
  • Nuotava a bracciate cieche contro il mare irritato, rideva quasi gemendo quando picchiava con i pugni chiusi la faccia bavosa delle onde più alte. Si beffavano della sua forza, lo staccavano dalla mobile consistenza del fondo di sabbia e conchiglie bianche, lo sollevavano con finta dolcezza e lo spingevano verso il largo o lo spostavano in diagonale, come se lo volessero trascinare verso i gorghi fatali. Cercò una zona di mare più calmo, per riprendere fiato e e toccare fondo con piede sicuro. Ma nell'alzare gli occhi, constatò che il cielo blu aveva perso la battaglia contro le nubi e contro il mondo intero, e che anche lui si trovava sotto un esasperante tendone grigio. E inoltre, il tuono risuonò come un avvertimento giunto dall'ovest trasformandosi quasi senza indugio in un a pioggia calda, inizialmente mite, poi furiosa, come fili di pietra intenti a inchiodarlo, introiettarlo nella sua battaglia persa contro gli elementi. Rimanere li con l'acqua al petto, con il diluvio sulla testa, con le acque del cielo mescolate con le lacrime che gli uscivano a fiotti dagli occhi, con i singhiozzi sempre più incontrollabili. Attraverso le cortine d'acqua e di lacrime, il mare era un opzione: o procedere verso le profondità definitive e affondare per sempre la pietra scura che gli occupava il cervello, o tornare in spiaggia per recuperare la penombra di una fuga frustrata. Tuttavia, il tiepido mare in cui era immerso lo avvolgeva con un calore protettivo, come una coperta, il corpo di una donna o la sensazione di chiudersi in una casa una sera d'autunno, con la pioggia fuori dalla finestra.. In qualche luogo dove abitano i ricordi, cominciò a crescere il viso della donna fino ad occupargli tutta la testa per riversarsi poi fuori e diventare un orizzonte totale di lineamenti diluiti dalle acque.[11]
  • Poteva succedere tutto, persino niente.[12]
  • Se ti devo dare un consiglio tecnico, eccolo qui: palle. Un centravanti senza le palle è come una frittata di patate senza le uova.[4]
  • Tra tutte le malattie volontarie, nessuna lo infastidisce quanto la nostalgia. Da bambino gli spiaceva staccarsi dagli oggetti che gli avevano tenuto compagnia nelle tasche dei pantaloni, nei cassetti disordinati della scrivania, negli angoli segreti della sua camera-tana. Qualsiasi cosa, anche un vecchio tozzo di pane, aveva una storia e serbava un momento del passato. Deve aver cambiato atteggiamento a un certo punto della vita, e ricorda se stesso incuriosito davanti a un album di foto di famiglia ereditato dai genitori, in particolare dalla madre: quel pozzo di sapienze emozionali e di memorie che risalivano a tre generazioni prima e a un povero albero genealogico dai rami poderosi. Morti i genitori, Carvalho aveva dedicato una sera a interrogare i volti presenti nell'album di foto. Ma tu chi sei? Che cosa ci fai qui? Per quale motivo dovresti far parte dei miei ricordi? In un certo senso, sua madre gli aveva affidato il pesante fardello di conservare la memoria familiare, ma a Carvalho la responsabilità parve eccessiva e bruciò l'album nel caminetto di casa, lo bruciò insieme alla tristezza e al rimorso, altrimenti per tutta la vita l'anima gli avrebbe lacrimato davanti a ogni foto sconosciuta, a ogni tentativo fallito di domandare alla madre morta: Chi è questo qui? Che cosa ci fa tra questa gente? Che cosa lo lega a noialtri? E quando passeggiava nella sua autentica patria, il Distrito V, si rifiutava di compiacere le viscere della nostalgia soffermando gli occhi su persone o luoghi che sembravano chiamarlo.[13]
  • Tu continua il tuo viaggio e non tornare finché non crollerai per stanchezza o vecchiaia. Tornerai per constatare che qui tutti sono diventati meschini o pazzi o vecchi. Sono le uniche tre possibilità di sopravvivenza in un paese che non ha fatto in tempo la rivoluzione industriale.[14]
  • [Sulla situazione italiana alla fine del XX secolo] Una coalizione di avventurieri, razzisti da quattro soldi e postfascisti è la vera vincitrice della Guerra fredda.[15]
  • Uno scrittore come legge gli altri scrittori? È possibile pensare che lo faccia come un sarto esamina i vestiti indossati dagli altri, anche se nello scrittore permangono, come nel resto della gente, diversi soggetti e tra di essi il lettore strettamente ricettore che si concede all'operazione della lettura senza condizionarla a quella della scrittura.[16]

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  • Carvalho è gastronomicamente eclettico. Alla base dei suoi gusti sta sempre un elemento essenziale: il palato della memoria. Proprio per questo i suoi gusti fondamentali provengono dalla cucina popolare, povera e immaginaria della Spagna, la cucina di sua nonna, doña Francisca Perez Larios. [...] Carvalho cucina per impulso nevrotico, quando è depresso o irritato, e quasi sempre cerca una compagnia complice per mangiare quanto ha cucinato, per evitare l'onanismo della semplice nutrizione e riuscire nell'esercizio della comunicazione. (da Le ricette di Pepe Carvalho)
  • «Le cose sono andate in un altro modo. Non c'è stato l'assalto al Palazzo d'Inverno. Barcellona, come il resto del mondo, appartiene ormai ai vincenti. I ricchi, in quanto vincitori "morali"...». (da I mari del Sud)  Da controllare: non risulta Da controllare: non risulta

Assassinio al Comitato Centrale[modifica]

Incipit[modifica]

  • Santos mescolò distrattamente le cartelle. Fingere di avere un'attività qualsiasi lo dispensava dal salutare uno per uno quelli che stavano arrivando. (p. 9)

Citazioni[modifica]

  • Nel funerale di un uomo che non era religioso non c'è migliore preghiera che il rispetto di quell'eroismo che consiste nel negare a se stesso la consolazione della resurrezione. (p. 92)
  • Non c'è identità più indissolubile, più etica di quella che si stabilisce tra socialismo e umanesimo. Il socialismo ha tolto l'etica ai filosofi e l'ha data alla classe operaia, come Prometeo rubò il fuoco agli dèi per darlo agli uomini. (p. 92)
  • L'ambizione può allignare in qualsiasi campo. Ci sono spazzini ambiziosi. (p. 101)
  • Questa [la mantide religiosa] è la bestia più puttana che esiste. Uccide il maschio dopo esserselo fatto. (p. 126)
  • Lei è basco? Meno male. Perché me ne voglio andare all'altro capo ma a condizione che non ci siano baschi. Si credono di avere più coglioni degli altri. La colpa è del berretto. Gli schiaccia le meningi. (p. 127)
  • Il movimento consiste non nel muoversi, ma nell'essere mosso. (p. 155)
  • Voi comuniste mi bloccate. Ho il sospetto che avete soltanto un'idea epica o meglio un'idea etica della scopata. (p. 167)
  • Se un compagno ritarda cinque minuti, cattivo segno. Sicuramente si trova in difficoltà. (p. 173)
  • La sincerità è una virtù comunista. (p. 173)
  • Un buon comunista non è soltanto quello che si apre il petto contro la borghesia e si riempie la bocca di parole come dittatura del proletariato, ma pure chi ha una visione globale di quello che sta succedendo, e di quello che dovrebbe succedere a beneficio della classe operaia. (p. 178)
  • [Sul frutto della passione] Osceno coglione di vecchio pieno di polpa insipida e acida. (p. 178)
  • La Storia non ha cuore, e neppure cervello. (p. 181)
  • "[...] Si abbandona il marxismo e si finisce per credere agli oroscopi, senza saper distinguere il bene dal male."
    "Chi abbandona il marxismo ha già perduto il senso del bene".
    "Kyrie eleison." (p. 213)
  • [...] Non c'è galiziano che non abbia una cameriera, un gendarme o un poliziotto in famiglia, un parente più o meno stretto. (p. 219)

Millennio[modifica]

  • La sorpresa del detective aumentò quando gli vide tra le mani [...] una monografia sul cimitero genovese di Staglieno, prima meta di visita per soddisfare un vecchissimo desiderio di Carvalho, innamorato di un camposanto progettato secondo i principi dell'Illuminismo e di uno scarso senso del sacro. (pp. 16-17)
  • Genova, forse il vecchio quartiere preportuale, un labirinto medioevale dove le facciate si toccano quasi e talvolta celano palazzi che si direbbero clandestini, rovinati dal capitalismo e dall'umidità. (p. 17)
  • Genova ha almeno una cosa durevole: il suo cimitero. Non conserva nemmeno quanto basta la sua memoria storica, almeno quella memoria storica ormai relativamente moderna che ci permetterebbe di spiegare il nefasto presente di un'Italia governata da un blocco reazionario. Lo sapevate che l'unica vittoria aperta dei partigiani contro l'esercito nazista durante la Seconda guerra mondiale ha avuto luogo qui, a Genova? Questa è stata una delle culle più singolari della sinistra italiana, ma cos'è oggi? L'emblema stesso di un'Italia passata dal sogno di Berlinguer alla realtà di Berlusconi e dei postfascisti. (Marino, p. 19)
  • In un certo senso, un cimitero è una rivendicazione del carattere democratico della morte, ma non sfugge all'influenza della morale di ciascuna epoca o di quel che è stato considerato il prestigio rappresentativo. (p. 19)

Tatuaggio[modifica]

Incipit[modifica]

La ragazza dal corpo dorato si tuffò dal pattíno e l'uomo olivastro e calvo diede alcune bracciate decise per avvicinarla, osservare il suo ritorno in superficie, sorprendere il luccichio della carne umida spruzzata dall'acqua e dal sole. L'uomo olivastro e calvo riprese la posizione eretta, si accertò che l'acqua lo coprisse appena e cercò di individuare la propria famiglia sulla spiaggia. Una donna cubica lavava energicamente un bambino. Continuò impunemente la caccia visiva, volse lo sguardo verso il punto dove aveva lasciato la ragazza dal corpo dorato e la vide nuotare sul dorso, in direzione contraria al pattíno sempre presente, mosso appena da un mare calmo.

Citazioni[modifica]

  • Sono nato per rivoluzionare l'inferno. (p. 8)
  • Il personaggio aveva la dose sufficiente di mistero perché una donna gli rimanesse attaccata come gli uccelli alle fronde di un albero. (p. 48)
  • Gli uomini misteriosi sono come la calamita. (p. 49)
  • Anche la scritta del tatuaggio era sorprendente. Una cosa è un legionario tra le due guerre, ubriaco di disprezzo e di letteratura, che va in cerca di avventure con un fucile e alcuni versi di Apollinaire. Ma ciò non può accadere in quest'ultimo terzo di secolo. La gente, pensò Carvalho, ha scoperto di essere capace di fare soltanto ciò che riesce a fare. Nessuno si inventa la propria vita come se inventasse un romanzo. (p. 49)
  • Cominciava a sentirsi in balia della febbre erotica del forestiero che identifica nuove città con nuove donne. Ogni viaggio dovrebbe condurre senza scampo a una donna sorprendente, a un finale propizio, al miglior capolinea. (p. 49)
  • Lo infastidiva ogni previo cerimoniale, ogni tappa di persuasione. Quel tipo di contatto dovrebbe essere automatico. Un uomo guarda una donna e la donna dice sì o no. E alla rovescia. Tutto il resto è cultura. (p. 95)
  • Nel suo cervello incominciò a tessersi la vecchia logica di altri tempi, la logica che serviva per uniche cause ed effetti del bene e del male. Ma quando questa logica comincia a diventare esigente, un segnale d'allarme si metteva a funzionare nella mente di Carvalho e allontanava da essa ogni cavillo. Gli ripugnava perdere il benché minimo istante ad analizzare il mondo in cui viveva. Ormai da tempo aveva deciso che si trovava nel passaggio tra l'infanzia e la vecchiaia di un destino personale ed intrasferibile, di una vita che nessuno avrebbe vissuto al posto suo, né più, né meno, né meglio, né peggio. Gli altri potevano andarsene affanculo. Aveva limitato la sua capacità di provare emozioni astratte a quell'unica che gli poteva trasmettere il paesaggio. Le rimanenti emozioni era la sua pelle a procuragliele.
  • [...] la Rambla si stava riempiendo del trambusto consumistico della sera e Carvalho oltrepassò lo scudo appeso all'ingresso del Mercato della Boqueria. Voleva cenare bene. Aveva bisogno di starsene un po' a cucinare mentre rifletteva sulla vicenda nella solitudine della propria casa e decise di concludere la giornata con la promessa di una buona cena. Comprò della coda di rospo e del merluzzo freschi, un pugno di vongole e peoci, alcuni gamberoni. Dalle sue braccia pendevano le borse di plastica bianca piene di tesori e si mise a camminare nel placido risveglio serale del mercato. [...].
  • Era allergico ai musei, forse per controbilanciare il fascino subito in passato, le preterite adorazioni dovute al loro silenzio cattedralizio e la successiva estasi per tanto valore convenzionale. Avrebbe barattato l'opera completa di Rembrandt per un culo di donna o un piatto di spaghetti alla carbonara. (p. 95)
  • Proprio così. Profondo. Meditava molto. Continuava a ripensare le cose. E per di più era un ribelle. (p. 102)
  • Venni subito affascinata dalla differenza esistente tra ciò che quel ragazzo era, e quello che avrebbe potuto essere. (p. 103)
  • Carvalho voleva scatenare l'ira sincera di quella donna, in grado di interpretare un ruolo senza rendersi conto della mistificazione. In quel letto ampio, morbido, bianco e rosso, stava il segreto della seduzione. Tutto il resto era letteratura oppure una maschera ideologica per dare un volto allo scheletro del più primario degli interessi. (p. 104)
  • C'era una brezza marina e l'odore unto della Puerta della Paz giungeva sino alle Ramblas. Colombo dall'alto del suo monumento fermacarte indicava imperturbabile il sole allo zenit, on un gesto che era più una sfida solare che un indicazione della rotta per le americhe.
  • In realtà nessun essere umano indifferente al cibo è degno di fiducia. (p. 115)
  • Se di qualcosa Carvalho era grato al suo corpo, era della conoscenza delle sue necessità. Aveva ereditato le teorie del padre che attribuivano al corpo umano un'assoluta saggezza fatta di necessità e rifiuti. (p. 154)
  • Charo lavorava senza rete da quando era nata, e Carvalho talvolta indovinava in lei il rictus canaglia di chi si difende uccidendo, o la paura di chi teme di precipitare. Lo schematismo del volto proletario è quello delle cariatidi: o il riso o il pianto. Quello della Marsè aveva la placidità logica di quella materia che si sente omologata in ogni tempo e ovunque. (p. 155)
  • A Carvalho non piaceva prendere il sole come una lucertola. Ma Teresa si dimostrava assai solidale con il termostato usuale delle donne, animali a sangue freddo che abbisognano del sole e sono capaci di sottoporsi ai suoi raggi coll'espressione beatificata del comunicando e persino con l'estasi del mistico sul punto di abbandonarsi a Dio. (p. 156)

Incipit di alcune opere[modifica]

I mari del sud[modifica]

«Andiamo.» «Adoro ballare. Io non mi stanco mai di dimenare la carcassa.» «Andiamo a dimenarla in altro modo.» Loli gonfiò le guance per sorridere e soffiò verso l'alto scuotendo la frangetta alla Olivia Newton-John. «Sei in calore.» «È la mia giornata, bellezza.»[17]

Il centravanti è stato assassinato verso sera[modifica]

La stanza puzza ancora di medicinali o di qualsiasi altra sostanza strana, borbottò mentalmente, mentre le narici le diventavano una proboscide mobile che cercava di captare l'anima profonda di quell'odore. Non mi piace che la mia casa puzzi così.[17]

L'uomo della mia vita[modifica]

Quando Charo scoppiò a piangere, Carvalho capì che erano passati sette anni e che probabilmente lei non era più la stessa persona. La Charo di prima avrebbe pianto a dirotto, quella d'ora recitava, sentiva le lacrime, ma recitava nella cornice di una drammaturgia previamente immaginata. Lo scenario era quello di sempre, l'ufficio di Carvalho. Anche Biscuter era lo stesso. Carvalho non si era permesso la benché minima automodifica negli ultimi trent'anni. Charo. Charo sì che era cambiata. Anche se nel 1992, quando se n'era andata, non era più una ragazza, riusciva tuttavia a sembrarlo; ora poteva essere presa per una signora benestante rientrata dopo una lunga assenza in cui aveva mutato condizione sociale e silhouette. Un po' più grossa. Non tanto. Forse l'ovale del viso si era arrotondato, aveva più guance che zigomi, meno occhiaie, come se avesse riposato sette anni per smaltire la stanchezza di una vita troia, definizione perfetta nel suo caso.

Collaborazioni[modifica]

Note[modifica]

  1. Da Quintetto di Buenos Aires, traduzione di Hado Lyria, Feltrinelli, 2014.
  2. Da Storie di politica sospetta, traduzione di Hado Lyria, Feltrinelli, p. 92. ISBN 88-588-1849-0
  3. Da Pamphlet dal pianeta delle scimmie, traduzione di Hado Lyria, Feltrinelli Editore, 1995.
  4. a b Citato in Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi, Palla lunga e pedalare, Dalai Editore, 1992, p. 27. ISBN 88-8598-826-2
  5. Da La bella di Buenos Aires, traduzione di Hado Lyria, Feltrinelli, Milano, 2013.
  6. Da E Dio entrò all'Avana, traduzione di Hado Lyria, Frassinelli.
  7. Da Gli uccelli di Bangkok, p. 269.
  8. Da I mari del Sud, traduzione di Hado Lyria, Feltrinelli, 2016.
  9. Dall'intervista di Elisabetta Pintor, Peccati di gola. Montalban: "Viva l'immoralità, purché di coppia", Corriere della Sera, 4 ottobre 1992.
  10. Da Ricette immorali, traduzione di Hado Lyria, Feltrinelli, 2002.
  11. Da La rosa di Alessandria, traduzione di Hado Lyria, Feltrinelli.
  12. Da Gli uccelli di Bangkok, p. 262.
  13. Da Da tetti e terrazzi, in Storie di padri e figli, traduzione di Hado Lyria, Feltrinelli, 2001.
  14. Da L'uomo della mia vita.
  15. Da Aspettando il circo, Internazionale, n. 430, 29 marzo 2002, p. 22.
  16. Da Lo scriba seduto, traduzione di Hado Lyria, Frassinelli.
  17. a b Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia[modifica]

  • Manuel Vázquez Montalbán, Assassinio al Comitato Centrale, traduzione di Lucrezia Panunzio Cipriani, Feltrinelli, Milano, 2005. ISBN 8807818272
  • Manuel Vázquez Montalbán, Gli uccelli di Bangkok, traduzione di Sandro Ossola, Feltrinelli, Milano, 2002. ISBN 88-07-81220-7
  • Manuel Vázquez Montalbán, L'uomo della mia vita, traduzione di Hado Lyria, Feltrinelli.
  • Manuel Vázquez Montalbán, Millennio. 1. Pepe Carvalho sulla via di Kabul, traduzione di Hado Lyria, Feltrinelli, Milano, 2004. ISBN 88-07-70160-X
  • Manuel Vázquez Montalbán, Tatuaggio (Tatuaje), traduzione di Hado Lyria, Feltrinelli, Milano, 1993. ISBN 8807812290

Altri progetti[modifica]

Opere[modifica]