Marcello Maddalena
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Marcello Maddalena (1941 – vivente), magistrato italiano.
Citazioni di Marcello Maddalena
[modifica]- Sarà la sinistra a normalizzarci, e d'altra parte è sempre stato così: facile stare dalla parte dei magistrati quando si è all'opposizione. Ma basta che un partito si avvicini all'area di governo, e automaticamente vede i poteri di controllo indipendenti – dalla magistratura alla stampa – come una minaccia. È un processo che è già iniziato con il governo Dini».[1]
Meno grazia più giustizia
[modifica]- Dirò di più: Di Pietro e Davigo, cioè i promotori di Mani pulite, hanno sempre gravitato in quei gruppi di magistrati noti per un'interpretazione molto tradizionale del codice. Quanto a Giancarlo Caselli e Gerardo D'Ambrosio, sono sicuramente simpatizzanti della sinistra (il che tra l'altro è un loro sacrosanto diritto). Ma questo non li ha mai condizionati nel loro lavoro. Ricordo gli attacchi terribili che proprio dall'ala romana e ligure di Md piovvero su Caselli quando, giudice istruttore a Torino, osò ordinare la cattura per complicità col terrorismo dell'ex partigiano rosso Lazagna. E le polemiche, sempre da sinistra, quando D'Ambrosio prosciolse Pino Rauti nell'inchiesta su Ordine Nuovo e il commissario Calabresi dall'accusa di aver defenestrato l'anarchico Pinelli. (pp. 17-18)
- È naturale che le manette siano una spinta a parlare per far confessare al più presto le esigenze che le hanno provocate. Ma non a dire cose false, bensì la verità. Una verità che, per essere completa, può riguardare non soltanto l'arrestato, ma anche i suoi complici. Quello immediatamente successivo all'arresto è un «momento magico» nel senso che l'arrestato si preoccupa meno della solidarietà nei confronti dei correi e più della rapida conclusione della sua disavventura. Un po' come il naufrago su una zattera monoposto: piuttosto che sacrificare se stesso, opta per il male minore e butta a mare gli altri. Mors (processuale) tua, vita mea. (p. 27)
- L'Inquisizione e i tribunali di Stalin erano basati sulla tortura fisica o psicologica, e inducevano le vittime a confessare colpe che non avevano mai commesso. Se si ritiene che questo avvenga anche nell'Italia di oggi, non resta che abolire la custodia cautelare per tutti (mafiosi compresi) e per sempre. A me, comunque, non pare che abbia mai portato innocenti a dichiararsi colpevoli. Anzi. Non capita quasi mai che uno «si penta» a piede libero. L'unica eccezione (o quasi) che si ricordi è Leonardo Marino, che si è autoaccusato del delitto Calabresi senza che nessuno fosse andato a cercarlo. E infatti sta ancora pagando una campagna di delegittimazione inaudita, che tenta di farlo passare per matto, bugiardo, o chissà che altro, sebbene confermato da una sentenza definitiva. (pp. 30-31)
- Per i comunisti e per la sinistra in genere, la giustizia era il braccio armato dei «padroni» contro i «proletari». Dunque le garanzie erano intese come strumento di lotta di classe, per impedire al padronato di conculcare i diritti del proletariato. Che, come classe, altro non avrebbe potuto fare se non la rivoluzione, cioè commettere delle illegalità. (p. 73)
- Per la cultura cattolica dominante, e politicamente per la sinistra democristiana, il garantismo nasce da un'altra ottica: il compito di giudicare spetta solo a Dio. Nell'attesa, sulla terra, gli uomini devono limitarsi al perdono e alla misericordia. Nasce così il perdonismo di Stato, perché lo Stato deve quasi nutrire un permanente complesso di colpa per essere sostituito dal giudizio divino. I concetti di responsabilità personale e di giusta sanzione, in questa visione, sono molto sfumati. (p. 74)
- Fin dall'inizio il fronte garantista si è preoccupato di frapporre continui paletti alla possibilità sia di condannare sia di punire seriamente i responsabili di gravi delitti. I delinquenti, infatti, erano sempre dipinti come deboli, emarginati, vittime della società. Per i comunisti, erano proletari vessati da uno Stato longa manus del padronato. Per i cattolici, pecorelle smarrite perseguitate da un'autorità che abusivamente si sostituiva all'unica vera: quella divina che è nei cieli e quella ecclesiastica che è in terra. Risultato: uno Stato debole e arrendevole che, tra gli anni sessanta e settanta, aprì le porte al terrorismo, alla mafia e alla corruzione. (p. 74)
Bibliografia
[modifica]- Marcello Maddalena, Meno grazia più giustizia. Conversazione con Marco Travaglio, Donzelli, Roma, 1997. ISBN 88-7989-317-3
Note
[modifica]- ↑ Citato in Gianni Barbacetto, Peter Gomez e Marco Travaglio, Mani pulite. La vera storia, Editori Riuniti, Roma, 2002.
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