Marco Pratellesi

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Marco Pratellesi (1957 – vivente), giornalista e scrittore italiano.

  • Cari genitori, non preoccupatevi se i vostri bambini trascorrono una buona parte del loro tempo davanti a un computer navigando su Internet: stanno imparando, sperimentando la realtà con la quale dovranno misurarsi nella vita. Una generazione fa c'erano i fumetti (non sempre edificanti), la televisione (pure), la strada (idem). Tutti, chi più chi meno, ci abbiamo passato le giornate. E il risultato non è stato poi così male. Oggi, la rete è il luogo in cui le nuove generazioni fanno esperienza, stringono e mantengono amicizie (anche lontane), ascoltano e scaricano musica, creano blog o immagini in grafica, studiano. (da La rete è esperienza. E aiuta a crescere, Corriere della sera, 6 aprile 2006)
  • Il telefonino sta diventando un'espansione della nostra memoria: conserva ricordi, numeri, appuntamenti, immagini. Presto ci ricorderà anche se siamo stati vaccinati contro il morbillo o se abbiamo preso la pillola. Quando diventerà anche un sistema di pagamento conserverà i nostri dati fiscali e la traccia delle transazioni. Praticamente saprà tutto di noi. Sarà lo scrigno della nostra privacy. Perderlo sarà come perdere una parte di noi, del nostro passato e del nostro futuro. Senza cellulare saremo persi. (da Tutto di noi in un oggetto, Corriere della sera, 12 maggio 2008)
  • Andavamo al Mit. I più fortunati volavano a Boston per seguire corsi, condividere progetti e visioni del futuro, lavorare gomito a gomito con le più fertili menti del mondo. Essere stati al Mit era, ed è, una medaglia da esibire con orgoglio. Adesso il vecchio continente vuole il suo Eit (European Institute of Technology) per recuperare il gap nella ricerca con gli Stati Uniti e con l'emergente area orientale: Giappone, India, Cina. È la strada giusta? Sì, a due condizioni: 1) che l'Eit sappia sviluppare innovazione a stretto contatto con le imprese; 2) che il polo tecnologico sappia riportare in Europa i cervelli emigrati altrove e le migliori teste disponibili sul mercato globale. Allora potremo dire con orgoglio: andiamo all'Eit. (da L'orgoglio di restare qui, Corriere della sera, 30 maggio 2008)
  • Un pc può fare molte cose insieme. Gli umani ci stanno provando. Si chiama "multitasking". È il tentativo di adattare il cervello umano alla macchina e non viceversa. Fra qualche anno, con ogni probabilità, scopriremo che questa net-dipendenza da "always on", sempre connessi, avrà comportato mutazioni antropologiche esercitando una "pressione selettiva" di tipo darwininano. Insomma, se non scoppieremo prima per manifesta incapacità di competere con le macchine (o se da esse non saremo sostituiti) la specie umana sarà diversa. [...] Il tecnostress da "connessione continua" e relativo multitasking (il tentativo di fare più cose insieme) cominciano a diventare un problema anche per le aziende. I ritmi veloci abbinati ai grandi carichi di impegni e all'uso massiccio di tecnologie nell'impresa moderna possono produrre come risultato un calo della concentrazione e quindi dell'efficacia lavorativa con conseguente danno economico. (da Sta per nascere l'homo informaticus, Corriere della sera, 8 giugno 2008)
  • Da quando esiste Photoshop non siamo più disposti a concedere alla fotografia lo status di rappresentazione oggettiva della realtà. (da Una fotografia non fa primavera, Corriere della sera, 7 maggio 2009)
  • Internet è la storia di questo decennio perché è stato motore di ogni cambiamento della nostra vita quotidiana: dal commercio alla comunicazione, dalla politica alla cultura. (da La musica, i libri, la tv e i film: cosa salvare di un decennio, Corriere della sera, 16 dicembre 2009)
  • Se l'è giocata con YouTube e Facebook, ma alla fine è risultata la migliore innovazione del decennio: Wikipedia ha vinto perché la partecipazione creativa è la vera forza del web. Con Wikipedia vengono dunque premiati gli utenti che hanno creato una gigantesca fonte di informazione, con oltre 12 milioni di voci nella maggior parte dei casi più approfondite e dettagliate di quelle delle enciclopedie tradizionali. Nonostante qualche incidente di percorso, Wikipedia ha dimostrato che passione e partecipazione possono vincere sugli «imbrattatori» e che gli anticorpi per combattere il «lato oscuro» del web sono gli stessi utenti. (da Da Milena Gabanelli a Saviano, da Chris Martin a Eastwood: personaggi (e opere) da ricordare, Corriere della sera, 31 dicembre 2009)