Mario Marenco
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Mario Marenco (1933 – 2019), designer, attore e umorista italiano.
Intervista di Paolo Di Stefano, Corriere.it, 5 luglio 2010.
- Il clamore e il consenso degli anni passati erano confortanti, ora stai a ristagnare in una vita noiosa e io tendo a isolarmi. Se stai per i fatti tuoi e nessuno ti chiama non è divertente.
- [Sulla città di Roma] Questa è una città mediocre, che dimentica tutto, un po' amorfa, mancano i grandi entusiasmi e i grandi temi.
- [Sulla trasmissione radiofonica Alto gradimento] Non era un gruppo ma un agglomerato casuale, un modo di rendersi utili a vicenda. Ci vediamo ancora occasionalmente, ma manca l'intento deliberato di fare cose in squadra. Il tempo non ci aspetta, passa e via.
- [Sui quarant'anni della trasmissione Alto gradimento] Vedo che si celebra con interviste questo quarantennale. Parlano Arbore e Boncompagni: "Abbiamo fatto, abbiamo fatto, abbiamo fatto". Beh, i veri autori, invece eravamo Bracardi e io, ma nessuno ce lo riconosce. E i diritti della Siae sono andati alla Patria.
- [Sulla comicità contemporanea] Quella in tv, manco ci sorrido sopra: la comicità deve far ridere veramente e si vedono solo cose che fanno e rifanno il verso a qualcuno. Preferisco guardare il tennis. Guzzanti l'avrò visto due volte. Grillo mi sembra più efficace con il suo sbraitare, si fa certe sudate.
Citazioni su Mario Marenco
[modifica]- Era troppo modesto. Oggi bisogna vendersi e Mario rifuggiva da tutto questo. Era un cavallo pazzo. Per me, Boncompagni e Frassica era il più grande, un vero intellettuale. All'Altra domenica, quando si congedava con quel saluto, "Waldheim", il nome di un politico austriaco. Poi le corrispondenze matte dal Tevere, quando spiegava che era stato ritrovato il moncherino di Muzio Scevola. (Renzo Arbore)
- Mario esordì come "poeta maledetto": farfugliava versi strampalati («Tu sei un asino/ tu fai "i"/ tu fai "o"/ tu fai "i-o"») e si buttava dalla finestra… A un festival accanto a me c'era Giorgio Bracardi, che squittiva mentre cantava la Vanoni. «Perché fai 'sti versi?». «È un uccellaccio che ho creato, Scarpantibus». Lo invitai alla radio e presto diventò nostro co-autore, assieme a Mario.(Renzo Arbore)
- Per sorridere nell'età in cui si sorride, tra i 16 e i 18 anni, dovevamo prendere per il naso qualcuno, alimentarci con trovate, burle. Avevamo in comune pure la vena surreale. Guai a essere banali! In questo, però, Marenco batteva chiunque: spiazzava sempre. Lo spiegai a Fellini che tentò di scritturarlo come protagonista di La città delle donne: non lo puoi domare, fa il contrario di quello che vuoi tu. (Renzo Arbore)
Filmografia
[modifica]- Il pap'occhio (1980)
- I carabbinieri (1981)
- "FF.SS." - Cioè: "...che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?" (1983)
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