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Oleg Gordievskij

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Oleg Gordievskij nel 1987

Oleg Antonovič Gordievskij (1938 – vivente), ex militare e agente segreto sovietico.

Citazioni di Oleg Gordievskij

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Su Aleksandr Val'terovič Litvinenko, Corriere.it, 29 novembre 2006.

  • Era convinto di poter identificare un pericolo a un chilometro di distanza, era esperto ma orgoglioso. Il suo solo errore, ma grande, è stato di aver considerato i vecchi compagni dei tempi del Kgb come amici.
  • Sapevano che Alexander non beveva alcol, non toccava nemmeno un goccio di birra, né in pubblico né in privato. Così hanno pensato al tè. Quello non l'avrebbe rifiutato. Era pronto quando è arrivato al bar dell'albergo.
  • [«Perché è stato ucciso Litvinenko?»] Per punirlo e per mandare un messaggio agli altri fuoriusciti a tenere la bocca chiusa. Anzitutto a Berezovskij.
  • [«Possono essere stati servizi autonomi dal Cremlino, servizi deviati come diciamo in Occidente?»] Sciocchezze. Se si vuole il Polonio 210 radioattivo ci si deve rivolgere a un laboratorio nucleare, controllato dallo Stato, serve una regolare richiesta per linea gerarchica che deve salire fino ai livelli più alti del potere. Tutto è centralizzato in quel campo, non credete alle favole. Per rendere utilizzabile la sostanza serve un lavoro complicato, hanno dovuto consegnare il materiale in un contenitore speciale, addestrare i sicari a usarlo, farlo arrivare sul posto. Roba che solo un'organizzazione che fa capo allo Stato può permettersi.
  • Cerco di essere cauto, all'inizio ricevevo molti giornalisti, molte telecamere, anche della stampa russa. Poi ho capito che come minimo qualcuno era lì per controllarmi, per informarsi sulle mie abitudini. Ho smesso di essere così visibile.

"Così quel bugiardo voleva rovinare Prodi"

Intervista di Carlo Bonini e Giuseppe D'Avanzo su Mario Scaramella, La Repubblica, 7 dicembre 2006, pag. 19.

  • Mario Scaramella è un lurido bugiardo. [...] Non ho mai detto che Prodi è stato un agente del Kgb, né ho mai sostenuto che sia stato "coltivato" dall'intelligence sovietica. Fatevelo dire, soltanto in Italia può essere dato credito a un caso psichiatrico come Scaramella.
  • Purtroppo mi sono imbattuto in questo stupido bugiardo circa tre anni fa. [...] Scaramella cominciò ad alluvionarmi con e-mail prolisse, logicamente sconnesse, zeppe di richieste incomprensibili, basate su informazioni altrettanto incomprensibili e, soprattutto, di misteriosa provenienza. La conoscenza diretta e personale di questo spostato non migliorò la situazione. Io mi illudevo che l'interesse di Guzzanti e di Scaramella fosse legato ai tentativi di penetrazione del Kgb nella sinistra italiana negli anni '70-'80. Come del resto era avvenuto in Francia e in Germania. Dunque, pensavo che la vostra commissione Mitrokhin volesse approfondire il lavoro svolto da un centinaio di agenti del servizio segreto sovietico in Italia. Le cose purtroppo non stavano così.
  • Voleva la testa di Prodi. Ma non fui io a dargliela. Fu Aleksandr Litvinenko. [...] Io non solo non avevo alcuna informazione su un qualsivoglia rapporto, di qualsivoglia genere, tra Prodi e il Kgb. Ma ero anche convinto che Aleksandr stesse mentendo due volte. Perché non solo riferiva una circostanza non vera, ma per giunta la attribuiva a una fonte, Trofimov, che non avrebbe potuto smentirla perché era stato ucciso. Insomma, ero convinto ieri e lo sono ancora di più oggi che Aleksandr, per ragioni legate alle continue difficoltà economiche, avesse alla fine deciso di dire a Scaramella quel che Scaramella voleva sentirsi dire. Forse perché da questo immaginava di trarre qualche vantaggio in futuro. Del resto, Aleksandr screditò Prodi non solo con Scaramella, ma anche con alcuni deputati europei inglesi che avevano lo stesso interesse.
  • Ma come si può ancora stare a sentire un megalomane che è stato capace di mentire persino sul suo stato di salute? Che è arrivato a dire che nel suo corpo c'era una dose di polonio cinque volte superiore a quella letale, salvo uscire oggi con le sue gambe dall'ospedale? Lo dico un'ultima volta. Credetemi: Scaramella is a mental case. Non va messo sotto inchiesta, non va buttato in un carcere: va consegnato alle cure di un efficiente staff medico che si prenda cura della sua psiche e, in silenzio e per il suo equilibrio, lo faccia dimenticare.

Intervista di Paolo Guzzanti, Ilgiornale.it, 14 gennaio 2007.

  • Io non ho poi mai saputo se Romano Prodi fosse o non fosse stato reclutato dal quinto dipartimento del Kgb, ma una cosa è certa e la ricordo benissimo: quando io ero a Mosca fra il 1981 e il 1982, Prodi era popolarissimo nel Kgb: erano entusiasti: lo trovavano in sintonia dalla parte dell'Unione Sovietica. Inoltre il Kgb non arruolava mai iscritti al partito comunista, perché era proibito, ma solo persone orientate a sinistra ma non comuniste, con una predilezione per i professori universitari e tutti coloro che potevano orientare l'opinione pubblica.
  • Nel periodo 1980-81 ero a Mosca e allora frequentavo gli uomini del dipartimento che adesso si chiama servizio di intelligence sull'estero e sentivo continue voci ("rumors") da cui si capiva che Romano Prodi era particolarmente popolare fra chi nel Kgb si occupava di Francia, Spagna e Italia. Ma era più che altro l'Italia il Paese in cui il quinto dipartimento riscuoteva maggior successo avendo arruolato più di cento agenti regolari senza contare le migliaia di collaboratori volontari. A quell'epoca non avevo interesse a chiedere come fosse andata a finire e se l'avessero davvero arruolato o solo mantenuto come un possibile utile contatto per le operazioni. Questo non lo so e infatti non lo dico: ma posso garantire che la sua popolarità nel Kgb era grandissima.
  • La decisione di non reclutare agenti del Kgb fra i membri del Pci fu presa molti anni fa. Era proibito. La spiegazione di questo divieto fu che bisognava evitare il potenziale discredito del partito comunista nel caso che un agente fosse stato scoperto. Ma la seconda ragione consisteva nel fatto che non c'era alcun bisogno di reclutare i comunisti perché erano gente nostra in ogni caso: potevamo sempre rivolgerci a loro chiedendogli qualsiasi cosa, e loro ce la davano senza chiedere un contratto di arruolamento col Kgb.
  • I comunisti italiani, e anche di altri Paesi che vivevano in libere democrazie e dunque non dovevano combattere contro tirannidi e dittature, venivano istruiti non soltanto nell'ideologia marxista leninista, ma anche in discipline che non avevano nulla a che fare con la politica, come ad esempio le comunicazioni cifrate. Mi chiedevo: che senso aveva un tale addestramento per comunisti che vivevano liberamente in regime di democrazia? Ci rispondevano che tutti i comunisti, anche dei Paesi democratici, dovevano essere comunque addestrati alle comunicazioni codificate per poter entrare in clandestinità in caso di colpo di Stato di destra o di un'invasione americana. [...] Gli addestramenti continuarono [fino al 1992] in tutti i settori e in tutte le aree geografiche e si dividevano fra scuole ufficiali dentro Mosca e scuole segrete fuori Mosca. Lì sono stati addestrati fino alla fine non soltanto i comunisti occidentali come gli italiani, ma tutti i gruppi palestinesi e quei terroristi arabi che poi diventeranno i capi di Al Qaida. Senza contare la gente che veniva dall'Angola, dal Mozambico, Sud Africa, dal Nicaragua, Cuba e Cile.
  • [Su Al Qaida] Diciamo che fu fatta dal Kgb una selezione di persone da addestrare provenienti dall'Afghanistan, dal Pakistan, dai Paesi del Medio Oriente, dall'Iran, dall'Irak e dall'Arabia Saudita: diventeranno tutti i futuri quadri di Al Qaida. Anzi, proprio il colonnello Alexander Litvinenko su questo punto ha fatto analisi acutissime e non poche rivelazioni importanti: chi ha addestrato questa gente forse non si aspettava l'11 settembre, ma era perfettamente consapevole di aver creato ed oliato dei meccanismi per la produzione di terrore che avrebbero dunque portato il terrore contro l'Occidente, come era stato loro insegnato.

Citazioni su Oleg Gordievskij

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  • Gordievskij era una vera spia. Per anni, in quanto capo della stazione di Londra del KGB, aveva lavorato come agente doppio per i britannici. Tradito nel 1985 dalla talpa della CIA Aldrich Ames, Gordievskij era stato richiamato a Mosca. Lo avrebbero sicuramente giustiziato, insieme con altre vittime del tradimento di Ames, se i britannici non fossero riusciti a farlo estradare all'ultimo momento. Fu un'operazione degna di un romanzo di John Le Carré che comportò travestimenti e tranelli. (Aleksandr Goldfarb)
  • Gordievsky ha paragonato la sensazione provata nel raggiungere la salvezza in Occidente alla scena del Mago di Oz in cui il film passa dal bianco e nero al technicolor. Per la seconda volta nella storia, dopo Viktor Sheymov nel 1980, un ufficiale del KGB identificato come talpa occidentale aveva disertato attraversando il confine sovietico.
  • In mezzo ai boschi, tra scoiattoli e volpi, Oleg Gordievsky vive come un principe solitario protetto dai servizi segreti di Sua Maestà Britannica.
  • Oleg Gordievsky, ufficiale superiore del KGB, smise di essere un fedele servitore dello Stato sovietico dopo l'invasione della Cecoslovacchia nel 1968, che provocò in lui una dura crisi morale: il buon soldato comunista si trasformò in un fautore della democrazia liberale. All'interno del KGB lo consideravano un uomo forse troppo indipendente, ma un eccellente ufficiale di intelligence, e l'agenzia lo inviò in Danimarca a partire dai primi anni Ottanta. Stabilitosi a Copenhagen con la moglie, la sua crisi maturò finché decise di passare al fianco degli occidentali per smantellare il sistema polizieso sovietico.

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