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Aleksandr Val'terovič Litvinenko

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
La tomba di Aleksandr Litvinenko, Highgate Cemetery, Islington, Londra

Aleksandr Val'terovič Litvinenko (1962 – 2006), agente dei servizi segreti russi.

Citazioni di Aleksandr Litvinenko

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2004

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  • Io, cresciuto nella famiglia di un militare e veterano della Grande Guerra Patriottica, per cui fin dall'infanzia le parole "difesa della Patria" e "espletamento del dovere di soldato" sono sacri, sono contrario e mi umilia essere incluso nel novero degli individui con i galloni nominati da Lei. Un esercito nel quale stupratori e saccheggiatori rimangono impuniti si trasforma in feccia e diventa pericoloso per quegli stessi che è chiamato a difendere. [...] Avendo invitato ogni militare a "bagnare il cesso", Lei ha distrutto e corrotto ciò che rimaneva dell'ex esercito sovietico. Nella Russia contemporanea ogni madre il cui figlio raggiunge l'età della chiamata alle armi, o racimola i soldi per pagare una bustarella al commissariato militare, oppure desidera ardentemente che suo figlio sia dichiarato invalido e che gli venga rilasciato il biglietto bianco. (da una lettera aperta a Vladimir Putin, 2 maggio 2004)[fonte 1]
  • Patrušev, lei probabilmente ed effettivamente è un "eroe" della Russia e le "gesta" da lei compiute stanno sullo stesso piano dei meriti del colonnello Budanov, che ha ucciso un bambino indifeso, e del capitano Ul'man, assolto dal tribunale, che ha sparato alle spalle ad una donna incinta e a degli anziani disarmati. [...] Lei, Patrušev, è un VIGLIACCO, ed io questa umiliazione gliela scaglio in faccia, poiché oggi lei ha compiuto uno dei crimini più vili, salvando sé stesso dalla responsabilità per le esplosioni delle abitazioni. Nella maniera più vile ha sbattuto dietro alle sbarre l'avvocato che aveva dimostrato come le abitazioni in questione e le persone che vi dormivano, siano state fatte saltare in aria proprio da lei, il direttore dell'Fsb ed eroe della Russia, Nikolaj Patonovi Patrušev! (da una lettera a Nikolaj Patrušev, 1 luglio 2004)[fonte 2]

In che modo l'Fsb fabbrica le cause penali

Londra, 22 gennaio 2004; Riportato in Aleksandr Litvinenko, Perché mi hanno ucciso, AIEP Editore, 2008, pp. 43-48, ISBN 978-88-6086-011-8

  • L'Fsb non è un servizio segreto nel senso classico della parola. I servizi segreti dei Paesi civili si occupano di contrastare i servizi segreti stranieri e di lotta al terrorismo. Invece in Russia, l'Fsb è una struttura politica segreta, la schiera armata di Putin e del suo entourage, il cui compito principale è quello di mantenere al potere quel manipolo di persone che si trova al Cremlino.
  • I criminali non possono lottare contro la criminalità, lontano invece contro coloro che li ostacolano nel commettere crimini, contro coloro che puntano il raggio del proiettore che illumina in una notte buia il luogo in cui essi stanno commettendo l'ennesimo crimine. Proprio per questo le cause penali non vengono condotte contro coloro che hanno commesso azioni illegali, bensì contro coloro a cui è necessario chiudere la bocca, affinché non dicano la verità. Questa è la differenza sostanziale fra le indagini penali e quelle politiche. Se nel primo caso il lavoro parte da un crimine, nel secondo parte da una persona che è necessario mettere a tacere.
  • Putin sa di essere un criminale di guerra e, ovviamente, teme di finire sul banco degli imputati per le malefatte che ha compiuto.

Come "guadagna" i soldi l'Fsb

Londra, 23 gennaio 2004; Riportato in Aleksandr Litvinenko, Perché mi hanno ucciso, AIEP Editore, 2008, pp. 49-54, ISBN 978-88-6086-011-8

  • L'Fsb è una struttura dalle molte facce, come un'idra ha migliaia di tentacoli e a nessuno, compreso il direttore di questa istituzione, sono note tutte le sue possibilità. Internamente all'Fsb è in corso una lotta perenne tra clan, che si basa sulla suddivisione degli incarichi e dei mandati dietro ai quali ci sono potere e soldi. I regolamenti di conti tra cechisti sono più crudeli ed efferati dei regolamenti dei conti tra banditi, benché in sostanza gli uni si differenzino assai poco dagli altri. Ogni divisione e ogni collaboratore di norma attinge soldi a partire dai propri mandati e dai propri obblighi di servizio, coprendo contestualmente la propria attività illecita secondo le istruzioni o le delibere dei vertici sotto il segno del segreto. Per questo, a sua volta, al capo corrispondono parte degli utili.
  • Nell'Fsb esistono altre possibilità per arricchirsi, per esempio Patrušev semplicemente per mezzo del racket ha fatto scendere i prezzi di costosi appartamenti al centro di Mosca, li ha acquistati e quindi a seguito della loro privatizzazione, li ha rivenduti a prezzi molto elevati.
  • I collaboratori dell'Fsb, con uno stipendio di circa 100 dollari statunitensi, sono persone benestanti, e i loro generali non hanno solo il potere, ma anche i milioni. Per questo non dice il vero chi sostiene che loro hanno scambiato la difesa della sicurezza con la libertà, è più corretto dire invece che ci hanno sottratto la libertà in cambio delle dacie e dei conti in banche straniere.

L'attentato al metrò di Mosca

Sull'attentato di Mosca del 2004, Londra, 7 febbraio 2004; Riportato in Aleksandr Litvinenko, Perché mi hanno ucciso, AIEP Editore, 2008, pp. 55-56, ISBN 978-88-6086-011-8

  • Se Putin disponesse delle prove della colpevolezza di Maschadov in relazione all'azione terroristica in questione, allora certamente verrebbero presentate al pubblico. Poiché ciò non è stato fatto, significa che i vertici della Federazione Russa semplicemente non dispongono di queste prove e a Putin non resta che mentire.
  • Se Maschadov avesse effettivamente organizzato questa azione terroristica, avrebbe inoltrato richieste a Putin e dichiarato il proprio coinvolgimento negli eventi, anziché negarlo. Un'azione terroristica della quale nessuno si assume la responsabilità non ha senso. A meno che la provocazione non sia organizzata dai servizi speciali per convincere l'opinione pubblica a fini politici.
  • Finché Putin sarà il Presidente in carica, la guerra in Cecenia non si arresterà, il numero delle vittime da entrambe le parti crescerà stabilmente. Condurre qualsiasi tipo di trattativa di pace si dimostra non solo inutile, ma persino pericoloso. Le dichiarazioni per cui "la Russia non tratta con i terroristi, la Russia i terroristi li annienta", vengono pronunciate da coloro che possono permettersi di pagare chi fa esplodere i vagoni della metropolitana e le abitazioni costruite al tempo di Krusciov.

La fabbrica della morte

Londra, 1 luglio 2004; Riportato in Aleksandr Litvinenko, Perché mi hanno ucciso, AIEP Editore, 2008, pp. 67-72, ISBN 978-88-6086-011-8

  • La Russia è un Paese che adotta il terrorismo di Stato come metodo, la sua politica estera ed interna è criminale e pericolosa tanto per i cittadini che la abitano, quanto per l'intera comunità internazionale. Le autorità russe basano la loro attività sulla violenza e sulla completa negazione delle norme universali della morale e del diritto. I suoi più alti ufficiali esortano pubblicamente alla violenza e all'omicidio e incitano all'inimicizia nazionale; queste dichiarazioni non fanno che rafforzare le loro posizioni all'interno dell'entourage di Putin.
  • Il direttore dell'Fsb, Patrušev ha dichiarato senza mezzi termini che: "La storia della Lubjanka è la nostra storia", il che significa che le persone martoriate dai cechisti non hanno subito un crimine. Seguendo la logica di questo "eroe della Russia", di questa storia noi dovremmo essere orgogliosi.

Eccidio nella scuola di Beslan. "Levati, Paese immenso!"

Sulla strage di Beslan, Londra, 6 settembre 2004; Riportato in Aleksandr Litvinenko, Perché mi hanno ucciso, AIEP Editore, 2008, pp. 77-79, ISBN 978-88-6086-011-8

  • I bambini sono morti e non torneranno mai più, sono morti perché non c'era nessuno che li difendesse. Sono stati abbandonati da tutti tranne da quelli che hanno avuto la fortuna di perire con loro e di non vivere più in questo schifoso Paese di schiavi e di signori. Mentre i bambini bruciavano e morivano sotto l'inferno di schegge e frammenti, mentre l'esercito sparava dai carri armati e con ogni tipo di arma, riprendendo tutto con le videocamere e le macchine fotografiche, gli adulti discutevano su che cosa fosse più importante: le vite dei bambini oppure l'annientamento dei nemici.
  • Dopo "Nord-Ost" e le esplosioni delle abitazioni, a chiunque abbia ancora anche solo un briciolo di buon senso, sarebbe stato evidente che i bambini, una volta fatti prigionieri, dovevano innanzitutto essere difesi da Putin e dai suoi cechisti. Prendendo il coraggio a due mani, non permettendo che fossero trasformati in un muro umano da usarsi come misura estrema, sarebbe stato ancora possibile separare coloro che si preparavano alla battaglia dagli innocenti e salvare da una morte certa i bambini. Ma per fare questo sarebbe stato necessario avere il coraggio di trattare, e questo lo sanno fare solo gli uomini liberi. Una nazione che spara con i carri armati ai propri bambini è destinata all'estinzione, non ha speranza di sopravvivere, non ha futuro.
  • Nei cinque anni del suo governo Putin ha detto solamente una cosa giusta, che l'URSS si è sfaldata perché lui è stato un incapace, e qui è necessario aggiungere che incapace lo è stato perché quella era un'enorme prigione di popoli, proprio come lo è oggi la Federazione Russa. Sul fatto che prestissimo questo atomo dell'Unione Sovietica, residuo e conservato dai cechisti, scatenerà un putiferio, nessuno nutre alcun dubbio. I cechisti comprendono meglio di noi che non eviteranno la disgregazione della Russia, è solo questione di qualche anno.

La differenza fra la polizia russa e quella inglese

Londra, 16 ottobre 2004; Riportato in Aleksandr Litvinenko, Perché mi hanno ucciso, AIEP Editore, 2008, pp. 81-83, ISBN 978-88-6086-011-8

  • La polizia inglese, a differenza da quella russa, è un'organizzazione assolutamente scevra da corruzione, ed i poliziotti britannici non vanno in giro in Mercedes ultimo modello come i loro "colleghi" russi del čk. I cittadini britannici amano la loro polizia e collaborano con gli agenti. Fare entrare in casa propria un poliziotto, per qualsiasi londinese di buona volontà, è normale, ed i poliziotti in casa propria sono ospiti graditi. Tutti i bambini, senza eccezione alcuna, quando vedono un poliziotto gli sorridono, e lui risponde loro allo stesso modo.
  • Nella Russia di oggi in verità si sta effettuando un grandioso esperimento, che verrà studiato per secoli dagli studenti delle accademie dei servizi segreti di tutto il mondo; lo studio consisterà nell'individuare i metodi per contrastare i servizi segreti dell'avversario quando sono capeggiati da uno schizofrenico che soffre di paranoia.

2005

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Intervista sul Dossier Mitrokhin, 3 marzo 2005; La Repubblica, 26 novembre 2006

  • Sapevo di consegnare alla Commissione Parlamentare elementi in grado di accusare Putin e il suo sistema di controllo criminale della Russia. Sapevo che Berlusconi diceva di essere amico di Putin, dunque chiesi a Mario se la Commissione o i suoi capi erano in grado non solo di proteggere il sottoscritto, ma di dare alle mie informazioni un seguito politico. Mario mi disse che doveva interpellare il suo boss, Paolo Guzzanti. I due si sentivano in continuazione, finché, una mattina, nell'appartamento, Mario chiamò "Pablo" di fronte a me. L'interprete mi tradusse le parole che Mario sosteneva stesse pronunciando Guzzanti. A suo dire, Guzzanti aveva incontrato Berlusconi, gli aveva esposto i miei timori e le mie richieste. E Berlusconi aveva risposto: "Ditegli che non ho amici". Stupidamente, ritenni di potermi fidare.
  • Mario mi raccontò che Prodi conosceva l'indirizzo dove le Br tenevano sequestrato Moro per averlo appreso durante una seduta spiritica. Mi chiese se non ritenevo che Prodi avesse appreso del covo dal Kgb. Mi chiese anche se il sequestro non fosse stato organizzato dal Kgb e se avesse addestrato le Br. Dissi che non conoscevo alcun dettaglio del sequestro e che non avevo mai sentito parlare di Prodi. Osservai soltanto che, se volevano il mio parere di esperto, era poco credibile che Prodi avesse appreso la notizia durante una seduta spiritica e che sicuramente il Kgb aveva seguito il sequestro provando ad acquisire informazioni. Io non avevo e non ho nessun tipo di prove su Prodi.
  • Mario sembrava ossessionato dal gruppo dei Verdi. Non avevo particolari informazioni. Piuttosto fui io ad ascoltarlo attentamente, mentre sosteneva che dietro la loro attività politica potessero nascondersi interessi del Kgb.
  • Mario voleva sapere se gli affari dell'Olivetti nell'ex Unione Sovietica nascondevano legami con il Kgb. Ho semplicemente spiegato che ogni azienda che operava sul mercato sovietico veniva spiata dal Kgb. Ma questo non vuol dire essere controllati dal Kgb.
  • Quando finì il mio lavoro a Napoli, Mario mi mise in mano 600 o 800 euro in contanti. Mi sentii umiliato. Gli dissi che non vendevo informazioni e che avevo accettato l'incarico perché collaborare con l'Italia era per me un'occasione irripetibile di far sapere all'occidente cosa è stato il Kgb, chi è Putin e quanto sia corrotto il suo regime. Aggiunsi che era giusto che fossi retribuito come un consulente professionista, con parcelle regolarmente accreditate sul mio conto dalla Commissione. E soprattutto in modo trasparente, perché l'Fsb non sospettasse che mi ero intascato in nero milioni di dollari per le mie informazioni. Era una questione di trasparenza e di sicurezza. Mario non mi accreditò nessun denaro. Continuò a dirmi di non preoccuparmi. Che sarei diventato famoso e avrei testimoniato di fronte al Parlamento italiano. Che avrei potuto portare la mia famiglia in vacanza in Italia. Mi aveva preso per un pezzente.
  • Non molto tempo dopo la mia trasferta in Italia, Berlusconi incontrò Putin. Li vidi in televisione abbracciarsi e baciarsi e lì compresi che ero stato usato. Che Berlusconi era un piccolo bugiardo, degno della stessa considerazione che si dà al proprio cagnolino cui si dà da mangiare sotto il tavolo. Io avevo dato le prove alla Commissione che Putin controllava la Russia con gli eredi corrotti del Kgb e Berlusconi cosa faceva? Baciava Putin. Evidentemente aveva scambiato le mie informazioni con dell'altro che non conosco. Berlusconi dimostrava di essere come Putin. La stessa cosa.
  • È vero, mi sono fatto fregare. Non ce l'ho con Mario, in fondo penso sia una persona per bene, ma con la Commissione per come ha deciso di trattare la verità. Mi sono fidato. Ho raccontato quel che sapevo perché l'Occidente sapesse. E le mie informazioni su Putin? Come sono state usate da Berlusconi?

La morte di Maschadov

Londra, 8 marzo 2005; Riportato in Aleksandr Litvinenko, Perché mi hanno ucciso, AIEP Editore, 2008, pp. 85-87, ISBN 978-88-6086-011-8

  • Il Presidente Maschadov è morto in battaglia come un vero guerriero, non si è fatto prendere prigioniero, ma ha preferito la morte ad un'umiliante schiavitù. Che la terra lo accolga.
  • La Russia ha fatto la sua scelta. Ammazzando Maschadov, ha firmato la sua stessa condanna a morte.
  • Per quale obiettivo, viene da chiedersi, Putin ha perseguitato in maniera tanto maniacale il Presidente della Repubblica Cecena di Ičkerija, Maschadov. Perché Maschadov dava fastidio a Putin? Perché l'uccisione del Presidente ceceno era per lui l'obiettivo numero uno? Si noti: non l'innalzamento del tenore di vita dei cittadini del Paese, non l'ampliamento delle libertà civili, ma proprio l'uccisione di Maschadov che "non ha deciso e non ha controllato mai nulla", ma che ha sempre esortato la pace. Perché? La risposta è semplice ed evidente: proprio perché Maschadov esortava la pace e con tutte le sue forze ha contrastato la violenza. Per questo è stato ucciso.
  • Per quanto abbia tentato di evitarla, trattenendo gli animi più radicali, Aslan Maschadov oggi non c'è più a fare da scudo per tutti noi e non soltanto nel Caucaso, bensì nella Russia stessa. Soltanto Iddio sa quante vittime ci sarebbero state se sulla strada della violenza e dell'odio non ci fosse stato quest'uomo straordinariamente coraggioso e il suo amore per la pace.

Il "barcaiolo"

10 giugno 2005; Riportato in Aleksandr Litvinenko, Perché mi hanno ucciso, AIEP Editore, 2008, pp. 99-102, ISBN 978-88-6086-011-8

  • La Russia ha di che inorgoglirsi: il suo Presidente Putin non è soltanto sommergibilista, aviatore, allevatore di cani esperto ed il migliore amico di tutti i bambini. È anche un armatore: è di sua proprietà il megayacht "Olimpia", che rientra nella classifica dei cento megayacht più grandi al mondo.
  • Putin si è venduto ad Abramovič, ma non si è venduto solo lui di persona: assieme a lui, come Presidente a capo della struttura del potere verticale, nelle mani di Abramovič è passato l'intero Stato conquistato dai cechisti, l'esercito, i tribunali, le ricchezze del sottosuolo e 145 milioni di schiavi, che ancora, tutti quanti, si ritengono cittadini di un Paese che, in sostanza, non c'è più.
  • Quando ho incontrato Putin per la prima volta ed ho parlato con lui, il mio fiuto operativo mi ha suggerito che fosse robaccia della peggior specie, di quelle che oggi abbondano sui tavoli dei controlli passaporti, alla dogana e per la Tverskaja all'imbrunire. L'incontro con Putin, quando era ancora direttore dell'Fsb, mi ha lasciato nell'animo un'impressione di ribrezzo, e allora ho preso dentro di me la decisione che da Putin e da quelli come lui, qualunque sia la posizione che occupano, occorra tenersi quanto più distante possibile, come successivamente ho fatto.

L'altra Beslan: il terrore come mezzo per governare il Paese

30 giugno 2005; Riportato in Aleksandr Litvinenko, Perché mi hanno ucciso, AIEP Editore, 2008, pp. 89-97, ISBN 978-88-6086-011-8

  • Grazie a questa cosiddetta lotta contro il terrorismo internazionale, la società russa ha ottenuto una crescita stabile del numero delle vittime dello stesso terrorismo, applicato in forme sempre più crudeli e di massa. Nel frattempo coloro che "si battono contro il terrorismo" stanno rafforzando il proprio potere e aumentando il proprio benessere personale. In questo contesto, la quantità di denaro che i cechisti sottraggono ai russi è direttamente proporzionale al rafforzamento del terrorismo sul territorio del Paese che essi controllano. Tanto maggiore è il terrorismo, tanto maggiore è il potere ed il denaro dei cechisti.
  • Se analizziamo con attenzione la storia delle "gloriose istituzioni" Vck-Nkvd-Kgb-Fsb, leggiamo i memoriali dei carnefici più famosi, quale ad esempio Sudoplatov, rileviamo con chiarezza che il terrorismo è sempre stato e rimane il principale campo di azione dei cechisti. Proprio per questo l'atto terroristico a "Nord-Ost" nel 2002 è stato più efferato delle esplosioni delle abitazioni del 1999, mentre la fucilazione dei bambini "da liberare" a Beslan, è stata più cinica e sanguinaria nella sua esecuzione di tutti i precedenti atti terroristici organizzati dai cechisti nella Russia di Putin.
  • La carneficina organizzata dalle autorità russe nella scuola numero uno di Beslan questa volta ha stupito e ha fatto rabbrividire il mondo intero. Proprio in seguito a Beslan, nella coscienza sociale sta cominciando ad attecchire, con sempre maggiore convinzione, l'idea che i rappresentanti dei servizi segreti russi uccidano il loro stesso popolo. Cosa che, alla fine, porterà i cittadini a smettere di credere alle autorità da cui vengono ingannati. Allora l'intera attività terroristica dei servizi segreti ai danni del proprio popolo, comincerà a produrre un effetto boomerang: il potere ed il denaro dei cechisti, dopo il compimento dell'ennesimo atto terroristico, non aumenteranno, bensì diminuiranno. Diverrà così un business svantaggioso, e loro un'altra maniera di ottenere potere e denaro non la conoscono. Allora per mantenere il potere nel Paese, ai rappresentanti dei vertici russi non resterà che una scelta: passare a forme di terrorismo aperte e di massa contro i propri cittadini, cosa che già comincia ad avvenire in Russia.

Ancora su Beslan: che cos'è il terrorismo internazionale e come combatterlo

Londra, 28 luglio 2005; Riportato in Aleksandr Litvinenko, Perché mi hanno ucciso, AIEP Editore, 2008, pp. 103-111, ISBN 978-88-6086-011-8

  • Nel Paese del vittorioso socialismo essere un cretino era normale, ma diventare intelligente veniva considerato perlomeno fuori luogo. Proprio per questo i cechisti di Putin ed i loro scagnozzi, sviluppando la lotta terroristica mondiale, non si disturbano particolarmente a dare spiegazioni sulle ragioni e sulle conseguenze dell'ennesimo scoppio del cosiddetto terrorismo internazionale. Davanti a chi, ci si chiede, devono giustificarsi oggi? I cechisti, che hanno acceso l'ennesima guerra terroristica, hanno prodotto in tutta la Russia la cosiddetta purga degli intellettuali. Tutti coloro che erano pericolosi per i cechisti, che potevano porre loro domande superflue e scorrette, vengono picchiati come preavviso negli androni delle proprie abitazioni, gettati in prigione e fatti espatriare.
  • Nel 1997 né io, né miei sottoposti, avevano mai sentito il nome di Bin Laden, né sapevamo alcunché di un'organizzazione come "Al-Qaida". E in generale, a partire dal 1991, dopo la disgregazione del Kgb, questo stesso terrorismo internazionale nel mondo era quasi scomparso, cosa perfettamente logica: infatti fino al 1991 tutte le attività terroristiche internazionali erano gestite proprio dal Kgb. Coprendosi dietro il paravento dell'ideologia comunista, il Kgb terrorizzava il resto del mondo civilizzato. Smettendo di esistere il Kgb, naturalmente, ha avuto fine anche il terrorismo mondiale. [...] Assunto il comando della Lubjanka, Putin ha ripristinato immediatamente in servizio tutti coloro che praticavano il terrorismo già al tempo del Kgb, ed essi, a loro volta, hanno ripreso i propri contatti terroristici in tutto il mondo. Ma, come si suol dire, senza un'auspicabile copertura ideologica il "terrorismo mondiale" non può esistere. E quando la struttura terroristica ha richiesto con urgenza ai leader della Lubjanka di fornire un'ideologia per i futuri atti terroristici, i cechisti, avendola immediatamente immaginata, hanno modificato la dicotomia ideologica che ormai non interessava più nessuno "comunismo/imperialismo" con un'altra coppia contrapposta: "mondo civilizzato/Islam". Proprio in quel momento nell'elaborazione della propaganda dell'Fsb sono comparsi i primi "maccabiti".
  • Non bisogna essere dei geni per comprendere come nessuna organizzazione terroristica, nemmeno la più piccola, può sperare di sopravvivere senza un'opportuna copertura statale che si manifesta attraverso i servizi segreti. Da dove è potuta venire fuori la potente "Al-Qaida", di cui nessuno conosceva con chiarezza alcunché fino al 1998 (proprio il momento in cui ha assunto il comando dell'Fsb Vladimir Putin, una persona fedele al vecchio sistema del Kgb)?

2006

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  • [Su Anna Politkovskaja] Dall'animo forte, è stata del tutto indifesa dinanzi alla villania ed alla viltà. Sarebbe del tutto scorretto dire che Anna non temeva affatto i suoi carnefici, ma nonostante questo ha continuato a dire e a scrivere la verità. Probabilmente temeva più per gli altri che per sé stessa. Fa persino paura immaginare che cosa abbia provato negli ultimi secondi della sua vita, quando nel piccolo vano dell'ascensore ha incontrato faccia a faccia il proprio assassino. (13 ottobre 2006)[fonte 3]
  • Caro signor Putin, Lei ha dimostrato di non aver rispetto per la vita, per la libertà o per i valori civili.
    Lei ha dimostrato di essere indegno del suo ufficio.
    Di essere indegno della fiducia degli uomini e delle donne civili. Potrà riuscire a mettere a tacere un uomo, ma il fragore delle proteste da tutto il mondo, signor Putin, rimbomberà nelle sue orecchie per il resto dei suoi giorni.
    Che Dio vi perdoni per quello che avete fatto, non solo a me, ma all'amata Russia. (da una lettera aperta a Vladimir Putin, 20 novembre 2006)[fonte 4]

L'emigrato politico

Intervista di Chechenpress, 30 marzo 2006; Riportato in Aleksandr Litvinenko, Perché mi hanno ucciso, AIEP Editore, 2008, pp. 19-34, ISBN 978-88-6086-011-8

  • Ritengo una grandissima fortuna che in qualche modo sia riuscito a scambiare l'uniforme dell'Fsb con la casacca da carcerato del reparto dei detenuti politici, e in qualche modo a strisciare via da quel lurido e fetido pantano del Kgb, dove ero finito, come altre migliaia di ragazzini ingenui che guardano film menzogneri sul passato "eroico" dei cechisti sovietici.
  • Gradualmente ho preso coscienza del fatto che non stavo servendo la Russia ed il suo popolo, bensì una banda di criminali che di fatto avevano occupato il mio Paese, una feccia che manteneva la gente nel terrore e nella miseria, che rapinava la gente mettendosi in tasca miliardi di soldi rubati. Io non desideravo far parte nemmeno formalmente di questa banda nella quale Putin ha definitivamente trasformato l'esercito ed i servizi segreti russi.
  • Bisogna osservare che il Kgb ha sempre avuto squadroni della morte ed ha sempre praticato esecuzioni extragiudiziarie. Naturalmente comprendo che è ingenuo ritenere che un mostro della portata del Kgb possa essere rieducato. Questo sistema è simile ad una lucertola: quando è necessario, perde la coda per salvare la testa, è sufficiente ricordare quante volte ha cambiato denominazione, tentando di convincere tutti di avere cambiato la sostanza.
  • Un ruolo enorme nel processo di ricostruzione del Kgb sul modello del precedente tipo sovietico, è stato svolto personalmente da Putin e da Patrušev. Sotto di loro i cechisti ormai si sono dichiarati apertamente come la forza politica che ha preso il potere nel Paese. Dal 1995 nell'Fsb hanno cominciato a ritornare in massa i vecchi quadri del Kgb di Andropov. Per questi generali le parole "democrazia", "difensore dei diritti umani", "diritti dell'uomo" erano le più bieche imprecazioni.
  • Se prima un ufficiale del Kgb uccideva per un'idea o talvolta per paura, adesso un ufficiale dell'Fsb uccide esclusivamente per soldi, e di norma in valuta americana. Ecco, questa è la principale differenza tra i cechisti sovietici e quelli russi.
  • Il sistema del Kgb deve essere distrutto, soltanto allora in Russia e nei Paesi confinanti avranno la possibilità di dormire sonni tranquilli. Soltanto con la completa distruzione del Kgb scompariranno in tutto il mondo il cosiddetto terrorismo internazionale e la mafia russa. E su questo io non ho alcun dubbio.
  • Nel 1996, per ordine segreto di Eltsin, è stato fondato un intero reparto di "squadroni della morte" denominato "Reparto dei programmi in prospettiva", in séguito rinominato Urpo. In sostanza, era una fabbrica della morte, e a fondarla sono stati i generali Koržakov e Barsukov. Durante gli anni del Kgb di queste cose, di norma, si occupava un ufficio, adesso a commettere uccisioni extragiudiziarie è un intero reparto.
  • Come si suol dire, ogni persona ha un suo limite, una sorta di barriera insuperabile, se la si varca, allora non si può tornare indietro. Per alcuni è aiutare un vecchio amico a "risolvere una questione" con dei creditori, per altri è vendere informazioni, per altri ancora è prendere la propria dose di "rinculo" per un'operazione commissionata, per altri è organizzare una copertura, per altri è sequestrare una persona, per altri è ucciderla, infine per altri ancora è far saltare in aria un autobus con tutti i passeggeri. [...] Il mio limite si è palesato quando mi hanno ordinato di uccidere una persona.
  • Una persona non pubblica oggi può essere eliminata per decisione di qualsiasi ufficiale dell'Fsb, per esempio uno che è geloso della moglie. Da tempo l'Fsb non viene controllato da nessuno dall'esterno ed è indebolito il controllo dall'interno: i vertici dell'Fsb controllano fiaccamente ciò che avviene nel dicastero.
  • Questa organizzazione non ha assolutamente alcun controllo civile e parlamentare su di sé. Per esempio, oggi l'Fsb può, come ai tempi dell'URSS, senza processo, soltanto sulla base di una soffiata falsa, limitare i diritti di qualsiasi persona e cominciare un'indagine illegale ai suoi danni, mettergli il telefono sotto controllo e così via.
  • L'Fsb è un'organizzazione terroristica, criminale e socialmente pericolosa, la quale, una volta preso il potere, ha trasformato la Russia nel Paese del terrorismo statale.
  • [Su Ayman al-Zawahiri] Questa persona nel 1997, per un periodo di sei mesi nel territorio della Russia ha effettuato una preparazione speciale in una delle basi dell'Fsb. Quando in seguito si è venuti a sapere che Aiman al-Zavahiri si trovava sul territorio russo, e di questo si sono interessati gli americani, è stata diramata una comunicazione ridicola: che quest'uomo fosse stato arrestato sotto un altro nome sul territorio della Russia, si fosse trovato sotto indagine in una prigione, ma che poiché l'indagine non era riuscita a stabilire il suo vero nome, era stato rimesso in libertà.
  • Quando i prezzi del petrolio hanno cominciato improvvisamente a scendere a livello mondiale, allora l'agente dell'Fsb Aiman al-Zavahiri, su incarico dei suoi capi della Lubjanka, ha immediatamente dichiarato l'inizio della nuova "guerra del petrolio contro gli infedeli". In questo modo i prezzi del greggio sono stati riportati al livello necessario al Cremlino. Questo schema viene applicato in Medio Oriente già da molti anni.
  • [Sull'FSB] Con tutto che da fuori sembri brillante e minacciosa, è un'organizzazione abbastanza inefficace. Non vi sono davvero persone pensanti, intelligenti e strategiche. Non viene incoraggiata alcuna iniziativa, per loro non esiste alcun limite morale. La cosa che odiano di più al mondo è l'America, eppure sfruttano con particolare amore e soddisfazione i dollari americani e li tengono all'estero, spesso nella stessa America. Preferiscono dare i loro soldini in custodia ai nemici, poiché in questo àmbito nel proprio Paese non hanno alcuna fiducia l'uno dell'altro.
  • Sotto Putin in Russia il numero degli oligarchi è cresciuto in maniera esponenziale, ma gli oligarchi di Putin non sono uomini brillanti che hanno fatto i soldi con il proprio lavoro, bensì ufficiali del Kgb che sanno solamente sottrarre e dividere. Non sono capaci di dare alla Russia ed al suo popolo alcunché di buono. Sono gente che vive alla giornata.
  • Fintanto che i cechisti governeranno la Russia, questo Paese e la sua gente non potrà aspettarsi altro che guerra e sangue. Il principale merito del governo settennale di Putin è che nel Paese governato dal Kgb viene deprezzata pienamente la vita umana, oggi la vita umana in Russia non vale proprio un bel niente.
  • Non ho alcun dubbio sul fatto che proprio la nazione russa da un lato abbia sofferto più delle altre del genocidio comunista, da un altro sia gravata della responsabilità morale per il genocidio di altri popoli che precedentemente entravano a fare parte dell'impero sovietico. E solamente mediante il pentimento di ogni russo, a prescindere da chi ha ucciso e chi no, è possibile una rinascita spirituale di tutte le nazioni nel complesso e di ciò che lasceranno della Russia e del suo infelice popolo i cechisti al termine del loro governo.
  • Lo so che quelli dell'Fsb mi odiano ferocemente, e per me questo è il più grande riconoscimento della mia attività. Se quelli dell'Fsb mi hanno preso in odio, significa che la mia vita è onesta e corretta.

Il Čikatilo del Cremlino

Traduzione di Кремлевский Чикатило, Thechechenpress.com, 5 luglio 2006.

  • Dopo che lo sconosciuto Putin, in un modo del tutto incomprensibile, è apparso all'apice del potere russo, ho iniziato a indagare molto attentamente e a fondo su ogni fase della sua crescita professionale. Ed ecco cosa sono riuscito a scoprire da chi conosceva bene Putin durante i suoi studi al Kai [Istituto della bandiera rossa Andropov].
    Si è scoperto che Putin non è stato portato all'intelligence straniera perché è stato accertato che soffre di pedofilia. Come hanno detto persone esperte, non hanno appreso immediatamente di questo disturbo sessuale, ma poco prima di diplomarsi al Kai. Naturalmente, non c'era abbastanza tempo per studiare Putin, e la leadership del Kai aveva paura di riferire ai vertici che gli ufficiali del personale non avevano ispezionato, e nelle profondità dell'intelligence sovietica, è apparso la parola "pedofilo".[1]
  • Subito dopo la sua nomina come direttore dell'Fsb, Putin ha iniziato a cercare materiale compromettente raccolto su di lui nei servizi speciali e a distruggerlo, preparandosi così alla futura presidenza. È chiaro che, essendo il direttore dell'Fsb, non ha avuto particolari problemi con la distruzione di prove compromettenti su se stesso. A quel tempo, Putin ha trovato video nel dipartimento della sicurezza dell'Fsb, dove i čekisti sono riusciti a registrare il loro futuro capo nel momento in cui faceva sesso con ragazzi minorenni.[2]
  • Certo, non puoi credermi e dici che Putin non può essere un pedofilo, perché è un padre di famiglia esemplare e sua moglie e i suoi figli lo adorano. Tuttavia, se ricordiamo la sanguinosa storia di uno dei maniaci più crudeli del nostro tempo, Andrej Čikatilo, che, per soddisfare la sua lussuria, uccise 53 bambini, così la moglie del maniaco Čikatilo, come la moglie del presidente russo, ha sempre affermato che suo marito era un padre di famiglia esemplare, amava e si prendeva cura dei suoi figli.[3]

A uccidere Anna Politkovskaja è stato Putin

Su Anna Stepanovna Politkovskaja, Londra, 8 ottobre 2006; Riportato in Aleksandr Litvinenko, Perché mi hanno ucciso, AIEP Editore, 2008, pp. 117-118, ISBN 978-88-6086-011-8

  • Anna è morta perché era una persona onesta e per bene, e per una persona del genere non c'è posto nella Russia di Putin.
  • In alcuni campi tra noi sono sorte delle divergenze di opinioni, e allora discutevamo, argomentando le nostre ragioni. Ma in una cosa tra di noi vi era perfetta identità di vedute, entrambi ritenevamo che Putin sia un criminale militare, che sia colpevole del genocidio del popolo ceceno, e che per questo debba essere giudicato da un tribunale aperto e indipendente. Anna comprendeva che Putin avrebbe potuto ucciderla per le sue convinzioni, e per questo lei lo disprezzava.
  • Disprezzava Putin per le repressioni ai danni di Trepaškin e Chodorkovskij, lo disprezzava per i vergognosi processi penali contro Zakaev e Berezovskij. Disprezzava Putin per Nord-Ost e per Beslan. Anna amava la gente e amava la vita. E proprio così resterà eternamente nei nostri cuori.

Gli assassini di Anna Politkovskaja fanno sparire le tracce

Su Anna Stepanovna Politkovskaja, Londra, 12 ottobre 2006; Riportato in Aleksandr Litvinenko, Perché mi hanno ucciso, AIEP Editore, 2008, pp. 119-124, ISBN 978-88-6086-011-8

  • Se ad uccidere Anna Politkovskaja è stato Putin, qual è il suo movente? Ed ecco che tutte le cose vanno al loro posto. Le autorità russe non hanno ucciso semplicemente una giornalista che si opponeva a loro, la cui influenza sulla vita politica nel Paese, secondo le parole stesse di Putin, era "del tutto trascurabile". I cechisti hanno ucciso una persona che aveva documentato in maniera molto dettagliata e provata le loro attività criminali nel territorio dell'Ičkerija. Anna Politkovskaja non era stata solamente testimone dei crimini di massa e del genocidio del popolo ceceno perpetrati dai vertici politici russi, Anna era un testimone vivo, un testimone a cui la gente credeva, e la cui voce veniva ascoltata da tutto il mondo! Con le sue pubblicazioni non danneggiava semplicemente la marionetta del Cremlino che nessuno conosce, Kadyrov, ma con le sue pubblicazioni Anna rivelava al mondo la vera identità del Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin e di tutta la sua struttura verticale del potere.
  • Sono del tutto concorde con Putin quando afferma che l'influenza delle pubblicazioni di Anna Politkovskaja sulla vita politica del Paese fosse del tutto trascurabile, per una ragione molto semplice, ossia che nella Russia di Putin è assente tanto una vera e propria società, quanto una sua vita politica. È più semplice dire che non c'è nessuno che influisca, ma che non c'è nemmeno nulla su cui influire. Ma praticamente in tutto il mondo, eccezion fatta per la Russia sempre più atterrita dai cechisti, la voce di Anna Politkovskaja risuonava, e risuonava sempre più forte. E in buona parte grazie a lei, i suoi "amici" Bush e Blair ormai non guardavano più negli occhi i rettili del Cremlino tentando di cogliervi "un'anima umana".
  • A tutti coloro che sulla tomba di Anna hanno giurato di trovare i suoi assassini o di morire, vorrei dare un consiglio professionale: non tormentatevi con dubbi inutili e cominciate a cercare gli assassini partendo da coloro che hanno avvelenato Anna negli ultimi anni della sua vita dandole la caccia incessantemente, spiando le sue conversazioni telefoniche, provocandola di continuo.

Russia. Il complotto del KGB

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Per approfondire, vedi: Russia. Il complotto del KGB.

Attribuite

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  • Successivamente, dopo aver lasciato l'albergo, avevo l'impressione che ci fosse qualcosa di strano. Devo aver avvertito subito che volevano uccidermi.[fonte 5]

Citazioni su Aleksandr Litvinenko

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  • A mio parere è stato ucciso su ordine del governo russo. E loro stessi lo hanno veramente chiarito pochi mesi fa che avrebbero ucciso gli oppositori all'estero. In giugno di quest'anno la Duma ha approvato una legge che dà al presidente il potere di usare le forze di sicurezza come "squadroni della morte" per colpire quelli che chiamano "gli estremisti" sul territorio russo o all'estero. Hanno anche emendato la legge che definisce cosa rientra nella definizione di estremisti, allargandola in modo da inserire cose come la critica al regime attraverso pubblicazioni, o insulti alla dignità nazionale. Entrambe le cose sono molto vaghe in termini legali, in termini pratici all'esecutivo è stata data carta bianca per uccidere chi vuole. (Vladimir Konstantinovič Bukovskij)
  • Ho visitato il Cremlino solo una volta, nel 2006, per Panorama. Affrontai il portavoce di Putin Dmitry Peskov riguardo all'avvelenamento dell'ex spia del KGB Alexander Litvinenko con il polonio-210. Nel 2006 Litvinenko aveva scritto sul suo blog che Putin era un pedofilo in seguito all'episodio in cui il presidente aveva fermato il proprio corteo, si era inginocchiato davanti a un bambino biondo di cinque anni e gli aveva sollevato la maglietta per baciarlo sulla pancia. È un atto bizzarro e particolare. Il video è su YouTube. Chiesi a Peskov se Putin fosse un pedofilo, lui rispose di no e la domanda non gli piacque. Ma non c'è dubbio che Litvinenko sia stato avvelenato dal polonio-210 prodotto e recapitato dal servizio segreto russo. Sulla questione, Peskov mentì servilmente. Poi fece l'inquietante insinuazione che Marina Litvinenko avrebbe dovuto stare attenta che qualcuno in Gran Bretagna, forse un agente dell'MI5, forse Boris Berezovsky – che all'epoca era ancora vivo – non avvelenasse anche lei. (John Sweeney)
  • L'assassinio di Aleksandr Litvinenko è indiscutibilmente opera del governo, autorizzata dal più alto vertice: il polonio-210 che lo ha ucciso viene prodotto solo in Russia. La sua produzione e la sua esportazione sono rigorosamente controllate dall'autorità nucleare federale e la sottrazione della dose necessaria dal processo industriale di produzione richiede un intervento del vertice in una fase iniziale del processo stesso. L'autorizzazione per questo intervento doveva essere arrivata dall'ufficio del presidente. In altre parole, Vladimir Putin ordinò di uccidere Aleksandr Litvinenko. (Maša Gessen)
  • L'ultima volta che ho parlato con Aleksandr è stato al telefono. [...] Quel giorno Aleksandr credeva di essere sopravvissuto al tentativo di assassinio. Sapeva di essere stato avvelenato e sapeva anche che erano stati i Servizi russi per la sicurezza federale (FSB). Era altrettanto sicuro che l'ordine fosse partito dal presidente Vladimir Putin. Ma, soprattutto, era convinto che sarebbe sopravvissuto e che il peggio fosse passato. Non gli feci molte domande, ritenendolo troppo debole per analizzare la situazione e rispondere ai miei interrogativi. Mi disse: "Nel giro di pochi giorni sarò di nuovo a casa. Allora avremo tempo per parlare". (Jurij Felštinskij)
  • La dinamica dell'assassinio di Litvinenko probabilmente non sarà mai svelata. Le complicazioni diplomatiche sorte intorno alla vicenda, tuttavia, danno l'impressione che la Russia non sia il paese autoritario e ordinato che i russi vorrebbero, ma piuttosto uno Stato in balìa di forze e di dinamiche irruenti e spontanee, difficilmente controllabili. (Demetrio Volcic)
  • La mia ipotesi su chi abbia commissionato, organizzato ed eseguito questo delitto praticamente non si discosta dall'opinione dello stesso Aleksandr Litvinenko. Alla vigilia della sua morte mi ha detto espressamente: il committente è Putin, l'organizzatore l'Fsb, gli esecutori sono ex collaboratori del Kgb-Fsb. (Boris Abramovič Berezovskij)
  • Litvinenko era stato nei servizi fin dall'età di diciotto anni. Era uno dei più giovani tenenti colonnello che ci siano mai stati nella polizia segreta russa; era totalmente votato al sistema in cui era cresciuto, ma apparteneva a quella rara specie di persone incapaci di accettare le imperfezioni di un sistema – qualunque sistema – e assolutamente sorde nei confronti dei discorsi di chi accetta le cose come stanno. (Maša Gessen)
  • Niente di importante che possa avere conseguenze a livello internazionale accade a nessuno all'esterno, senza l'ordine diretto e il consenso del capo di Stato, non più di quanto possa accadere in Corea del Nord o in Cina. Le mine vaganti sono state eliminate in Russia. Non può succedere. Un uomo d'affari potrebbe ordinare l'assassinio di un altro uomo d'affari, ma è più probabile che lo denunci al fisco per fargli portare via il patrimonio. Ma un omicidio con una sostanza radioattiva, che può provenire solo da una fonte, che costerebbe anche allo Stato milioni in termini di raffinamento, confezionamento, trasporto e addestramento degli assassini? È inconcepibile che questo non sia stato fatto su ordine diretto di Putin. (Donald Rayfield)
  • Ricordo spesso una delle mie prime conversazione con Aleksandr nell'ufficio di Boris Berezovskij, a Mosca. Litvinenko disse che se Putin fosse salito al potere avrebbe perseguito una politica di epurazione, uccidendo o imprigionando i suoi avversari. "Me lo sento. Ucciderà anche tutti noi. Credimi. So quello che dico". (Jurij Felštinskij)
  • [«Esiste l'opinione secondo cui la morte di A. Litvinenko possa risultare comoda anche a Lei: cosa risponde?»] Saša Litvinenko era un mio amico, pertanto coloro che avanzano siffatte supposizioni sono del tutto all'oscuro di che cosa sia l'amicizia. (Boris Abramovič Berezovskij)
  • Uccidere un cittadino britannico su suolo britannico da parte di agenti di una potenza straniera è un atto di aggressione. E il paese aggredito potrebbe invocare il capitolo 5 del trattato Nato: l'attacco a un paese membro è un attacco a tutti. Credo che tutti in Europa stiano aspettando la reazione del Regno Unito, perché loro sono la parte lesa. (Vladimir Konstantinovič Bukovskij)
  • Cercherei di scoprire se negli ultimi tempi è stato ritrovato nelle strade di Mosca un vagabondo morto in circostanze misteriose, con un’inspiegabile dose di radioattività in corpo. Voglio dire che gli assassini devono avere fatto un test, una prova generale, prima di scatenare un’operazione così importante. E di cavie per un test al polonio 210 fra gli ubriaconi di Mosca se ne possono prendere quante si vuole.
  • Il delitto perfetto è un delitto molto semplice: una mano che spinge un corpo sotto il treno sulla pensilina della metropolitana. Quando il delitto è complicato come in questo caso, prima o poi salta sempre fuori qualcosa che conduce al mandante».
  • Solo una potenza nucleare può produrre polonio in quantità tali da uccidere, e della dozzina di potenze nucleari al mondo l’unica interessata a uccidere Litvinenko è la Russia. Con l’aggravante di essere l’unica in cui si può comprare al mercato nero e contrabbandare di tutto: compreso materiale nucleare.
  • In otto mesi a Lefortovo Saša cambiò compagno di cella cinque o sei volte. Erano tutte persone con lunghe condanne che, invece di marcire in qualche gulag davvero infernale, si erano guadagnate il soggiorno a Lefortovo facendo la spia per gli sbirri. Il metodo era più o meno lo stesso: stabilire un clima di fiducia parlando della famiglia e degli interessi comuni, condividendo storie di vita ecc. e poi, gradualmente, infondendo nell'«obiettivo» un senso di disperazione, di futilità della propria resistenza al sistema e così via. Oppure, a seconda dei casi, facendo parlare l'«obiettivo» di cose specifiche, quelle insomma che l'investigatore voleva sapere. Saša conosceva benissimo quella routine: gli «sviluppi all'interno della cella» erano stati uno dei suoi argomeni preferiti alla scuola di controspionaggio.
  • Mentre cercavo di farmi una ragione della sua morte, capii che avevo assistito a una miracolosa trasformazione di Saša, del genere in cui il nero diventa bianco, il giusto e l'ingiusto si scambiano di posto, morte e salvezza si sostituiscono alla punizione e alla ricompensa. In sei brevi anni dal momento in cui era uggito dalla Russia, membro spaventato e confuso di una cricca di assassini corrotti, era diventato un crociato e poi, a causa di questo, aveva avuto una morte dolorosa. In un diverso tipo di testimonianza, forse la sua conversione avrebbe potuto evocare riferimenti ecclesiali. Posso solo dire che Saša si rivelò un uomo più grande di molti altri.
  • Prima del funerale la nostra ristretta cerchia fu quasi lacerata da un'ennesima controversia, l'ultima sorpresa di Saša. Mentre discutevamo la sistemazione del corpo, Achmed Zakaev dichiarò che Saša doveva essere sepolto in un cimitero musulmano, perché si era convertito all'Islam il giorno prima di morire. Risultò che il 22 novembre, poco prima che Saša perdesse conoscenza, Achmed aveva portato un mullah all'ospedale perché dicesse una preghiera di circostanza. Per quello che riguardava Achmed, Saša era morto da musulmano.
    Non sapevo del mullah ed ero furioso con Achmed. Saša non era mai stato in nessun senso religioso. Anzi, mi aveva detto di non capire quelli che lo erano. La sua unica passione era vincere le battaglie e affermare le proprie idee. È vero che spesso diceva: «Sono un ceceno», ma lo dicevo anch'io e questo non faceva di me un musulmano. Era una dichiarazione di solidarietà, non una manifestazione di fede. Oltretutto, negli ultimi giorni Saša non aveva certamente le idee chiare.
    «So perché l'ha fatto», dissi ad Achmed. «Si sentiva colpevole per quello che la Russia aveva fatto ai ceceni e voleva fare solo un gesto. Come un tedesco magari avrebbe voluto diventare ebreo dopo l'Olocausto. Ma è stato un errore. Non aiuterà la nostra causa. Con quello che sta succedendo nel mondo, diciamocelo francamente, la propaganda russa farà di tutto per spostare l'attenzione dall'assassinio alla conversione. Gli hai fatto un gran favore.»
    «Non ho fatto un favore a nessuno», rispose Achmed. «Tutto è stato fatto correttamente, perciò Saša è un musulmano».
    Achmed era ostinato. Ma quell'ostinazione è il motivo per cui i russi non vinceranno mai la guerra in Cecenia, a meno di non ucciderne l'intera ostinata popolazione.
    «Non sono un esperto di conversioni», continuai, «ma sono un esperto di biochimica. Con la quantità di sedativi che gli avevano dato quel giorno, non sono affatto sicuro che potesse comportarsi razionalmente».
    «Gli atti di fede non sono razionali», obiettò Achmed.
  • Saša era un detective operativo, un oper, come si dice nel suo gergo. Teneva schedari segreti sui malavitosi, ne studiava gli affari personali, i collegamenti e i contatti con politici e affaristi. Quello che Saša sapeva e come lo veniva a sapere erano cose che raramente si rivelavano nei tribunali. Ma per gli investigatori ufficiali il materiale da lui raccolto aveva un valore inestimabile. Risolveva i crimini prima ancora che fossero formulate le accuse. Lavorava dietro le quinte. Orecchiava. Reclutava agenti e li coordinava.
  • Saša, un oper per eccellenza, risolse il suo omicidio facendo i nomi dei sicari e dell'uomo che li aveva mandati a fare quel lavoro ancora prima che apparissero importanti prove o fosse scoperta l'arma del delitto. Vecchio e accanito teorico della cospirazione, non solo offrì una delle più incredibili teorie tra tutte, ma alla sua morte riuscì a offrire la prova più convincente. Così facendo, rese convincenti anche tutte le sue precedenti teorie, offrendo un atto di giustizia agli abitanti uccisi dagli attentati nei condomini, alle vittime del teatro di Mosca, a Jušenkov, a Ščekočichin, ad Anna Politkovskaja e al popolo ormai mezzo sterminato dei ceceni, accusando i loro killer affinché tutto il mondo li vedesse.
  • Tutto quello che mi disse mentre eravamo in auto – sui gangster, sugli oligarchi, sui terroristi e sui politici – lo raccontava come qualcosa accaduto prima di Marina o dopo di lei. Il più importante punto di riferimento della sua vita non era la nascita o il diploma, non il giorno in cui si era arruolato nel KGB e nemmeno la sua fuga dalla Russia. Era invece il giorno dell'estate del 1993 in cui si erano conosciuti. Quello che era successo prima non lo interessava affatto. Incontrarla era stato il tocco magico che aveva trasformato tutto in qualcosa di straordinario. Marina stava alla larga dai suoi affari e lui evitava di raccontarle le troppe cose che per lei sarebbe stato pericoloso sapere. Ma lei era comunque la sua stella polare.
  • Una cosa su cui sia i suoi amici sia i nemici concordano è che Saša aveva una memoria fenomenale. Teneva a mente centinaia di episodi, indirizzi, numeri di telefono e nomi. Insieme, questi offrivano uno spaventoso quadro dell'ondata criminale che a poco a poco stava sommergendo le istituzioni preposte alla difesa della legge della nuova Russia.
  • Era convinto di poter identificare un pericolo a un chilometro di distanza, era esperto ma orgoglioso. Il suo solo errore, ma grande, è stato di aver considerato i vecchi compagni dei tempi del Kgb come amici.
  • Io non solo non avevo alcuna informazione su un qualsivoglia rapporto, di qualsivoglia genere, tra Prodi e il Kgb. Ma ero anche convinto che Aleksandr stesse mentendo due volte. Perché non solo riferiva una circostanza non vera, ma per giunta la attribuiva a una fonte, Trofimov, che non avrebbe potuto smentirla perché era stato ucciso. Insomma, ero convinto ieri e lo sono ancora di più oggi che Aleksandr, per ragioni legate alle continue difficoltà economiche, avesse alla fine deciso di dire a Scaramella quel che Scaramella voleva sentirsi dire. Forse perché da questo immaginava di trarre qualche vantaggio in futuro. Del resto, Aleksandr screditò Prodi non solo con Scaramella, ma anche con alcuni deputati europei inglesi che avevano lo stesso interesse.
  • [«Perché è stato ucciso Litvinenko?»] Per punirlo e per mandare un messaggio agli altri fuoriusciti a tenere la bocca chiusa. Anzitutto a Berezovskij.
  • Sapevano che Alexander non beveva alcol, non toccava nemmeno un goccio di birra, né in pubblico né in privato. Così hanno pensato al tè. Quello non l'avrebbe rifiutato. Era pronto quando è arrivato al bar dell'albergo.
  • [«Possono essere stati servizi autonomi dal Cremlino, servizi deviati come diciamo in Occidente?»] Sciocchezze. Se si vuole il Polonio 210 radioattivo ci si deve rivolgere a un laboratorio nucleare, controllato dallo Stato, serve una regolare richiesta per linea gerarchica che deve salire fino ai livelli più alti del potere. Tutto è centralizzato in quel campo, non credete alle favole. Per rendere utilizzabile la sostanza serve un lavoro complicato, hanno dovuto consegnare il materiale in un contenitore speciale, addestrare i sicari a usarlo, farlo arrivare sul posto. Roba che solo un'organizzazione che fa capo allo Stato può permettersi.
  • Aveva visto scorrere sangue innocente, aveva toccato con mano il cinismo degli alti ufficiali, la brutalità con cui erano trattati i ceceni, conosciuto l'apparato con cui la verità veniva impudentemente manipolata. Una cosa gli sembrava di aver imparato: i grandi criminali non agiscono mai senza la protezione di qualche politico. Questa lezione lo avrebbe portato più tardi a interpretare nello stesso modo le attività della camorra in Italia e delle sue connessioni con la criminalità organizzata italiana, specialmente nella camorra campana, il KGB e le sue versioni ucraine e bielorusse avessero sempre avuto e ancora mantenessero delle connessioni politiche. Il suo era un approccio pratico: i grandi traffici criminali verso l'Est russo, ucraino e mediorientale dovevano avere padrini che allo stesso tempo proteggevano movimenti armati.
  • Il cadavere cominciava a freddarsi quando arrivò il referto che avrebbe precipitato Gran Bretagna e Russia in una gravissima crisi: il cittadino del Regno Unito e suddito di sua maestà britannica Edwin Carter era stato assassinato con un'arma nucleare su suolo britannico. Come si disse subito in Parlamento, per la prima volta l'Inghilterra subiva un attacco nucleare con un'arma introdotta da una potenza straniera allo scopo di uccidere cittadini britannici: l'isotopo radioattivo Polonio 210, di produzione esclusivamente militare, era entrato nel Regno Unito con un atto di guerra.
  • Litvinenko verso la fine degli anni Novanta dovette [...] rendersi conto del fatto che il servizio in cui lavorava, più che fare la guerra al crimine organizzato, organizzava il crimine. Si rese conto che i criminali facevano affari con l'FSB e condividevano torte di profitti con gli ufficiali in concorrenza con altri criminali facendo soldi con le estorsioni, gli omicidi a contratto, i ricatti e i rapimenti. La storia di Alexander Litvinenko è la storia stessa della Russia nel suo cammino tormentato dalla caotica speranza di democrazia al nuovo ordine putiniano che molti russi considerano una necessaria autocrazia per mettere ordine dopo il caos.
  • Secondo la Politkovskaja e Litvinenko esistono due terrorismi ceceni: uno vero e uno falso creato dai servizi segreti e attuato dai commandos degli "Spetznaz" russi, che avrebbero pianificato catene di feroci attentati per garantire mano libera al Cremlino nel mantenere la democrazia russa in un limbo chiuso dal filo spinato.
  • Sperava che l'intero servizio cambiasse pelle diventando finalmente un vero servizio di informazioni per lo Stato. E così quando gli chiesero di partecipare a delle spedizioni punitive contro oligarchi caduti in disgrazia, o di infiltrarsi tra le guardie del corpo per arrivare a contatto della vittima per ucciderla, ebbe un moto di ribellione.
  • Il povero Litvinienko ha pagato il prezzo piu alto ma credo che anche chi ha portato avanti quelle inchieste temerarie ed abnormi su di noi si sia molto esposto. Il tempo ha dimostrato che era in corso un confronto durissimo e che noi eravamo la prima linea. Oggi la counter intelligence e l'antiterrorismo dei paesi occidentali propriamente detti, basa l'analisi sul nostro lavoro di quegli anni.
  • Molto è rimasto segreto per ordine del ministro degli Interni che a sua volta ha avuto pressioni dal ministero degli Esteri, ma bisogna capire, da noi sarebbe inconcepibile accusare un capo di Stato estero di un omicidio...
  • Scoprimmo che i nuovi servizi segreti russi, FSB, SVR e l'intelligence centrale militare GRU utilizzano i boss per i loro scopi, un mio informatore il Colonnello Alexander Litvinienko era stato il capo dell'ufficio anti criminalità organizzata dell'FSB e ci raccontò tutto. In seguito altri ex ufficiali russi ci fornirono prove ed evidenze, alla fine Litvinienko è stato ammazzato.
  • [«Con lei Litvinenko parlò della mafia russa e dei soldi del Pcus?»] Sì, era esperto di mafia russa, aveva diretto l'Urpo, la divisione contro la criminalità organizzata dei servizi segreti russi, ed anche del Pcus: lui proveniva dal vecchio Kgb. [...] Litvinenko ha copiato per me l'intero archivio dell'Urpo. Sono più di diecimila pagine di nomi di mafiosi russi e dei loro contatti, per la politica abbiamo centinaia di pagine di verbali e trascrizioni di interrogatori, i nomi sono molti.
  • Aleksandr era mio amico, e la mia famiglia, compresi i miei nipotini, lo considerava uno di noi. Era un mio alleato, anche politico, la sua perdita ha un valore inestimabile.
  • Le circostanze già universalmente note consentono di nominare un committente concreto nella persona del capo del Cremlino Vladimir Putin. La pianificazione e l'esecuzione sono avvenute sotto la gestione indiretta del direttore dell'Fsb Nikolaj Patrušev.
  • Per quanto riguarda i moventi, il primo di essi, anche se già questo sarebbe sufficiente, è l'abbandono da parte di Saša dell'organizzazione più sanguinaria e criminale dell'intera storia dell'umanità, che per il secondo secolo terrorizza interi popoli e Paesi. Uccidere un traditore, come lo chiamavano, era una questione, ovviamente, non di onore, cosa che i delinquenti non hanno, bensì di immagine, per non far stare tranquilli gli altri.
    Il secondo movente, anche questo sufficiente, è la "violazione del segreto di stato". Proprio questa formula è riportata nelle carte ufficiali che hanno vietato in Russia il libro di Aleksandr Litvinenko "L'FSB fa scoppiare la Russia". Effettivamente, chiunque venga a toccare da vicino il "segreto di stato" dell'esplosione delle abitazioni nelle città russe, per esempio Lebed', Ščekočichin, la Politkovskaja e Litvinenko, muoiono della morte riservata ai traditori dello stato. L'isolamento di Michail Trepaškin non si può definire che come una lenta morte.
    Infine, il terzo movente è la chiara attività pubblicistica di Litvinenko, che contiene una critica impietosa del regime di Putin per i crimini contro l'umanità tanto in Cecenia quanto in Russia.

Note

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  1. После того, как никому не известный Путин совершенно непонятным образом оказался на вершине российской власти, я начал очень тщательно и досконально исследовать каждый шаг его карьерного роста. И вот что мне удалось разузнать от тех, кто хорошо знал Путина во время его учебы в КАИ.
    Оказалось, что Путина не взяли во внешнюю разведку из-за того, что было установлено что он страдает ПЕДОФИЛИЕЙ. Как рассказали знающие люди, об этом его половом недуге узнали не сразу, а незадолго до окончания КАИ. Естественно, что времени на изучение Путина было не достаточно, а доложить на самый верх о том, что кадровики не досмотрели, и в недрах советской разведки завелся ПЕДОФИЛ руководство КАИ побоялось.
  2. Сразу же после того, как Путин был назначен директором ФСБ, он начал выискивать собранный на него в спецслужбах компромат и уничтожать его, тем самым готовя себя к будущему президентству. Понятно, что, будучи директором ФСБ у него особых проблем с уничтожением компромата на самого себя не возникло. В то время Путиным были найдены в управлении собственной безопасности ФСБ видеозаписи, где чекистам удалось записать своего будущего шефа в то время, когда он занимается сексом с несовершеннолетними мальчиками.
  3. Конечно, мне можно не верить и заявлять, что Путин педофилом быть не может, потому как он примерный семьянин и его любят жена и дети. Однако, если вспомнить кровавую историю одного из самых жестоких маньяков современности Андрея Чикатило, который в угоду своей похоти убил 53 ребенка, то жена маньяка Чикатило, так же как и жена российского президента, всегда заявляла о том, что ее муж был примерным семьянином, любил и заботился о своих детях.

Fonti

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  1. Aleksandr Litvinenko, Perché mi hanno ucciso, AIEP Editore, 2008, p. 62, ISBN 978-88-6086-011-8
  2. Aleksandr Litvinenko, Perché mi hanno ucciso, AIEP Editore, 2008, pp. 65-66, ISBN 978-88-6086-011-8
  3. Aleksandr Litvinenko, Perché mi hanno ucciso, AIEP Editore, 2008, p. 125, ISBN 978-88-6086-011-8
  4. Aleksandr Litvinenko, Perché mi hanno ucciso, AIEP Editore, 2008, p. 127, ISBN 978-88-6086-011-8
  5. Citato in AA.VV., Il libro del crimine, traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2018, p. 329. ISBN 9788858019412

Bibliografia

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Altri progetti

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