Ospedale psichiatrico
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Citazioni sull'ospedale psichiatrico o manicomio.
Citazioni
[modifica]- Cento anni fa il manicomio, benché fosse un'istituzione nuova e inspirata a un certo progresso, non aveva funzioni superiori a quelle d'un grandioso smaltitoio. La società vi abbandonava senza rancore, ma anche senza amarezza e senza speranze, tutti quei disgraziati che con le loro stranezze compromettevano la quiete pubblica. Si cominciava dunque a scorgere nella pazzia qualche cosa di differente dalla perversità, e al pazzo veniva risparmiata la via crucis dei tribunali e della prigione: tuttavia i primi manicomi sorsero come succursali delle carceri, e quello di Berlino non era che l'ultimo piano dell'edifizio carcerario. (Eugenio Tanzi)
- Dai manicomi possono uscire guariti solo i pazienti, non i medici. (Stanisław Jerzy Lec)
- Dal momento che anch'io sono stato ospite di un manicomio, non posso non notare che certe tendenze al sofisma di taluni dei ricoverati conducono a errori di non causae e di ignoratio elenchi. (Renfield, Dracula)
- Dico spesso a tutti che quella croce senza giustizia che è stato il mio manicomio non ha fatto che rivelarmi la grande potenza della vita. (Alda Merini)
- [Commentando la legge italiana sui manicomi del 1904] Il carcere e il manicomio sono coerentemente due modalità di difesa dall'uomo delinquente e dall'uomo folle, in particolare dalla loro pericolosità. Il folle non è responsabile delle sue azioni (e dunque non punibile), ma perciò stesso non si può rispettarne la volontà quando si tratta di portarlo in manicomio: alla volontà del singolo deve imporsi quella della comunità. La follia, del resto, non poteva guarire, si poteva solo imbrigliare, contenere: questo il compito della psichiatria. (Vittorino Andreoli)
- Il posto dove più fiorisce l'ottimismo è il manicomio. (Havelock Ellis)
- Ospedali psichiatrici. L'unico posto dove vieni torturato "per il tuo bene". Se anche quegli esperimenti riuscivano a far tornare i pazienti sani di mente, dovevano pregare che non si ricordassero nulla. (Murdered: Soul Suspect)
- Quelli che sono ammessi in un ospedale psichiatrico, lo sono non tanto perché sono malati, quanto perché protestano in modo più o meno adeguato contro l'ordine sociale. Il sistema sociale in cui vengono presi rinforza così i misfatti prodotti dal sistema familiare nel quale sono cresciuti. Questa autonomia che cercano di affermare nei riguardi d'una microsocietà agisce come rivelatore di un'alienazione massiccia esercitata da tutta quanta la società. (David Cooper)
- Si sa - e ancora non lo si sa abbastanza - che gli ospedali, lungi dall'essere degli ospedali, sono delle spaventevoli prigioni, nelle quali i detenuti forniscono la loro manodopera gratuita e utile, nelle quali le sevizie sono la regola, e questo voi lo tollerate. L'istituto per alienati, sotto la copertura della scienza e della giustizia, è paragonabile alla caserma, alla prigione, al bagno penale. Non staremo qui a sollevare la questione degli internamenti arbitrari, per evitarvi il penoso compito di facili negazioni. Noi affermiamo che un gran numero dei vostri ricoverati, perfettamente folli secondo la definizione ufficiale, sono, anch'essi, internati arbitrariamente. (Antonin Artaud)
- L'istituzione manicomiale ha in sé, nel suo carattere violento coercitivo discriminante, una più nascosta funzione sociale e politica: il malato mentale, ricoverato e distrutto nei nostri manicomi, non si rivela soltanto l'oggetto della violenza di un'istituzione deputata a difendere i sani dalla follia; né soltanto l'oggetto della violenza di una società che rifiuta la malattia mentale; ma è insieme, il povero, il diseredato che, proprio in quanto privo di forza contrattuale da opporre a queste violenze, cade definitivamente in balia dell'istituto deputato a controllarlo. Di fronte a questa presa di coscienza, ogni discorso puramente tecnico si ferma. Che significato può avere costruire una nuova ideologia scientifica in campo psichiatrico se, esaminando la malattia, si continua a cozzare contro il carattere classista della scienza che dovrebbe studiarla e guarirla? L'irrecuperabilità del malato è spesso implicita nella natura del luogo che lo ospita. Ma questa natura non dipende direttamente dalla malattia: la recuperabilità ha un prezzo, spesso molto alto, ed è quindi un fatto economico-sociale più che tecnico-scientifico.
- Quando entrai per la prima volta in una prigione, ero studente in medicina. Lottavo contro il fascismo e fui incarcerato. Mi ricordo della situazione allucinante che mi trovai a vivere. Era l'ora in cui venivano portati fuori i buglioli dalle varie celle. Vi era un odore terribile, un odore di morte. Mi ricordo di aver avuto la sensazione di essere in una sala di anatomia dove si dissezionano i cadaveri. Quattro o cinque anni dopo la laurea, divenni direttore di un manicomio e, quando entrai là per la prima volta, sentii quella medesima sensazione. Non vi era l'odore di merda, ma vi era un odore simbolico di merda. Mi trovai in una situazione analoga, una intenzione ferma di distruggere quella istituzione. Non era un problema personale, era la certezza che l'istituzione era completamente assurda, che serviva solamente allo psichiatra che lì lavorava per percepire lo stipendio alla fine del mese.
- Se la malattia mentale è, alla sua stessa origine, perdita dell'individualità, della libertà, nel manicomio il malato non trova altro che il luogo dove sarà definitivamente perduto, reso oggetto della malattia e del ritmo dell'internamento. L'assenza di ogni progetto, la perdita del futuro, l'essere costantemente in balia degli altri senza la minima spinta personale, l'aver scandita e organizzata la propria giornata su tempi dettati solo da esigenze organizzative che – proprio in quanto tali – non possono tenere conto del singolo individuo e delle particolari circostanze di ognuno: questo è lo schema istituzionalizzante su cui si articola la vita dell'asilo.
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