Patrizia Panico
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Patrizia Panico (1975 – vivente), allenatrice di calcio ed ex calciatrice italiana.
Citazioni di Patrizia Panico
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- Si parla di noi calciatrici di più quando si usa quella parola [lesbica] che quando si gioca una partita di Champions: tutte noi vorremmo essere giudicate per quel facciamo in campo, non per l'orientamento sessuale.[1]
- [Nel 2015, sull'ipotesi di Valentina Vezzali come ministro per lo sport] La deputata Vezzali si è distinta sicuramente per meriti sportivi, ma anche per discutibili dichiarazioni (il suo "Da lei mi farei 'toccare'" detto a Berlusconi e le sue posizioni retrive sulla famiglia naturale). Non mi sembra nemmeno di ricordare mai un suo intervento a sostegno delle nostre battaglie contro le discriminazioni nello Sport femminile. Si è, infine, purtroppo anche distinta per la totale assenza di impegno politico, facendo registrare a lungo un record di assenze in Parlamento. [...] Valentina Vezzali non può rappresentare in campo politico e tecnico l'eccellenza di cui lo Sport ha bisogno e per quanto già detto sopra, non rappresenterebbe me.[2]
- Il calcio può insegnarti molto perché è uno sport di squadra. Ti fa condividere i bei momenti ma anche la responsabilità. Ovviamente è importante prenderlo sul serio, e che il gruppo si aiuti a vicenda. Penso che sia tra le cose più importanti del calcio e di tutti gli sport di squadra. Quando sei in difficoltà c'è sempre un compagno che può darti una mano e viceversa se è un tuo compagno ad avere problemi.[3]
- [Nel 2017, «[...] gli italiani sono pronti a vedere una donna su una panchina di Serie A?»] Assolutamente no, o non ci sarebbe questo scalpore per il mio debutto [con la nazionale Under-16 maschile]. Scalpore che poi sta tutto fuori dal calcio: i ragazzi, in realtà, non stanno a guardare il genere, ma le competenze di un allenatore. Ahimè la questione è la solita: uscire dalla mentalità che vede le donne relegate solo in certi ruoli. La speranza è che da oggi le porte si aprano per tante mie colleghe: del resto ci sono uomini sulle panchine delle squadre femminili, sarà pure ora che avvenga il contrario, no?[4]
- [«Come ti descriveresti?»] Coraggiosa, leale e umile. Almeno ci provo. E mi scivolano addosso le cose negative.[4]
- Quando ero una ragazzina, molti genitori reagivano malissimo se la figlia sceglieva il calcio come sport. Qualche papà e mamma la prende ancora male, ma lo "scetticismo terroristico" è sulla via della sconfitta definitiva. I miei come la presero? Nessuno ostacolo da parte loro, né nei miei confronti, né riguardo a mia sorella maggiore, Sabrina. Al tempo io e lei eravamo due "marziane", giocavamo per le strade del quartiere come maschiacci, mischiandoci ovviamente a squadre di soli ragazzini.[5]
- [«Il calcio femminile in cosa può competere con il dominante universo pallonaro maschile?»] Sicuramente sul piano squisitamente tecnico; e poi anche nella sfera del fairplay. Le donne giocando un calcio meno veloce accentuano di più il gesto tecnico. Nel calcio femminile non esiste la simulazione e vige il massimo rispetto per le avversarie e soprattutto nei confronti dell'arbitro.[5]
- [«Sei cresciuta a Tor Bella Monaca, cosa ricordi della tua infanzia in quel quartiere?»] Ricordo tante cose dell'infanzia, alcune belle e altre meno. In periferia respiri un'aria di solidarietà e di indifferenza allo stesso tempo, lì la vita ti mette di fronte storie ed esperienze che ti fanno crescere in fretta e al tempo stesso ti fanno sviluppare una corazza forte e resistente.[6]
Intervista di Eleonora Luciotto, gay.it, 13 gennaio 2016.
- Le donne in generale sono penalizzate lavorativamente parlando non soltanto nello sport ma in qualsiasi ambiente; e non soltanto perché l'ascesa professionale risulta più complicata, ma anche e soprattutto perché la donna oltre il lavoro ha altri importanti ruoli da rivestire, come ad esempio quello di mamma. Nello sport e in maniera più prepotente nel calcio le donne non sono assolutamente trattate e considerate alla pari degli uomini.
- Penso che nel calcio sia radicata una grave forma di maschilismo tale da escludere le donne, non soltanto per quanto concerne il ruolo di allenatore, ma da tantissime altre figure professionali quali: preparatore atletico, medico, direttore sportivo, team manager, direttore generale, addetto stampa e molti altri ruoli. Nelle squadre professionistiche ma anche, purtroppo, nelle dilettantistiche raramente si trovano figure femminili, è questione di mentalità, di una cultura retrograda.
- Purtroppo nello sport, così come nei colori, esistono dei preconcetti assurdi. L'azzurro è per antonomasia destinato al nascituro maschietto e il rosa alla femminuccia. Già prima di nascere ci sono dei percorsi "da seguire" e lo stesso equivale nella scelta dello sport: alle bambine viene incentivata costantemente l'idea di praticare pallavolo o danza, mentre ai bambini il calcio. Bisogna scardinare questi preconcetti per far decollare il calcio femminile.
Intervista di Giorgia Bernardini, ultimouomo.com, 4 novembre 2021.
- Io sono legata al calcio fin da quando ero piccola e così ho seguito la mia passione senza fare calcoli in ordine di carriera o in termini economici. La mia riflessione è stata semplicemente quella di non voler più sottostare a insegnamenti calcistici superficiali. Volevo dare una professionalità a quello che è il ruolo dell'allenatore mettendo a disposizione le mie conoscenze da giocatrice, ma soprattutto cercando di approfondire qual è il punto di vista dell'allenatore. E quindi tutte quelle conoscenze che io non ho potuto avere da giocatrice le volevo avere da allenatrice. [...] La motivazione che mi ha spinto a intraprendere questa strada è che non volevo vedere più figure poco professionali nel ruolo di allenatore nel calcio femminile.
- [«Quando ti immaginavi come allenatrice, lo facevi pensandoti allenatrice di calcio maschile o di calcio femminile?»] Mi immaginavo allenatrice e basta. Senza distinzione.
- Non mi piace molto il concetto di "fallimento" ma tuttavia quando i risultati di una allenatrice donna tardano a arrivare, questo ritardo si tende ad attribuirlo al fallimento dovuto al genere e non al fallimento della persona. Però quando fallisce un allenatore, può essere succeduto da una donna o da un uomo. Invece per esperienza ho notato che tutte le volte in cui c'è una successione di una panchina di una donna, quello che viene dopo è sempre, automaticamente, un allenatore uomo. Quindi mi sembra che ci sia un po' la tendenza ad attribuire il fallimento di una allenatrice donna a tutto il genere quando in realtà è chiaro che le cose non stanno così.
- Quello a cui io credo e che a me è sempre piaciuto da giocatrice era trovare un allenatore che fosse trasparente, leale, schietto. Queste caratteristiche erano già un punto di partenza molto importante. Di conseguenza se alleno gli uomini o alleno le donne, io sono sempre me stessa, con i miei difetti ed i miei pregi.
Citazioni su Patrizia Panico
[modifica]- Ho ammirato Patrizia Panico, come atteggiamento, costanza, sacrificio in partita e negli allenamenti. I successi nei Club dove ha giocato sono stati la logica conseguenza di tutto il lavoro da lei svolto; per molti anni è stata la migliore in fatto di goal segnati sia nel campionato che in nazionale. (Valentina Boni)
Note
[modifica]- ↑ Citato in Le frasi omofobe di Belloli? «Le ho sentite con le mie orecchie», corriere.it, 15 maggio 2015.
- ↑ Citato in Panico: «Vezzali ministro dello sport? No grazie», tuttosport.com, 4 agosto 2015.
- ↑ Da un'intervista alla UEFA; citato in Patrizia Panico: 'Non ho scelto questo sport, il calcio ha scelto me', uefa.com, 24 maggio 2016.
- ↑ a b Dall'intervista di Alessandro Trevisani, Patrizia Panico: «Donne che allenano uomini? Io sono solo la prima», iodonna.it, 18 marzo 2017.
- ↑ a b Dall'intervista di Massimiliano Castellani, Parla la prima «mister» azzurra. Una donna per ct? Momenti di Panico, avvenire.it, 29 marzo 2017.
- ↑ Dall'intervista di Antonio D'Avanzo, La fiaba di Patrizia Panico: "Le mie origini mi hanno fortificato", pinksociety.it, 11 novembre 2020.
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