Plotino

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Plotino, dettaglio da Raffaello Sanzio, La scuola di Atene

Plotino (204 – 270), filosofo greco antico.

Citazioni di Plotino[modifica]

  • [Ultime parole] Cercate di ricondurre il divino che è in noi al divino che è nell'universo.[1]
  • Gli dei debbono visitarmi, non io recarmi da loro.[2]
  • [Sul rifiuto a farsi ritrarre] Non basta trascinare questo simulacro di cui la natura ci ha voluto rivestire? Pretendete addirittura che io consenta a lasciare più durevole immagine di tale simulacro, come se davvero fosse qualcosa che valga la pena di vedere?[3]

Enneadi[modifica]

  • Il nostro impegno non è rivolto a liberarci dal peccato, ma ad essere Dio. (I, 2, 6)
  • Infelice è colui che non consegue il Bello, il solo Bello. [...] Ciascuno diventi bello e simile al Dio se intende contemplare e Dio e il Bello. (I, 4, 1-5)
  • Fuggiamo dunque verso la nostra cara patria, questo è il consiglio più vero che si può raccomandare. (I, 6, 8)
  • L'occhio non vedrebbe mai il sole se non fosse già simile al sole, né un'anima vedrebbe il bello se non fosse bella. Ognuno diventi dunque anzitutto deiforme e bello, se vuole contemplare Dio e la Bellezza. (I, 6, 9)
  • Il tutto, dunque, è pieno di segni, e sapiente è colui che sa passare da un segno all'altro. (II, 3, 7; 2008)
  • Un unico principio dà origine ad un unico essere vivente dalle molte specie e da tutte queste forma un'unità. (II, 3, 7; 2008)
Un unico principio rende l'universo un'unica molteplicità di esseri viventi, un'unità che deriva dal tutto. (II, 3, 7; 2013)
  • Colui che si rammarica della natura del mondo non sa dunque che cosa fa, e fino a dove giunga la sua audacia. È che ignora il seguito regolare delle cose dalle prime alle seconde, poi alle terze, e così di seguito fino alle ultime: non bisogna perciò insultare degli esseri poiché sono inferiori ai primi; bisogna accettare con serenità la natura di tutti gli esseri. (II, 9, 13)
  • Ma se i cattivi dominano, è per la viltà dei dominati: e questo e non altro è il giusto. (III, 2, 8[4])
  • Iniziando la ricerca sull'anima, obbediamo al precetto del dio, che ci comanda di conoscere noi stessi. Prima di ricercare e scoprire ogni altra cosa, è giusto indagare chi sia a compiere la ricerca, poiché desideriamo cogliere l'amorosa visione delle cose supreme. (IV, 3, 1[5])
  • Dobbiamo pensare che quando anche quaggiù uno contempla, soprattutto se in modo intenso, egli certo non si volge col pensiero indietro su sé stesso, ma possiede sé stesso e volge la sua attività all'oggetto, diventa anzi l'oggetto stesso, offrendo sé stesso, diciamo così, quale materia, lasciandosi plasmare dall'oggetto contemplato. [...] Egli conoscerà tale unione non dal di fuori, ma dall'attività stessa, in quanto l'infinità, così compresa, è sempre presente, o meglio, lo accompagna e viene contemplata con un atto di conoscenza non acquisito. (IV, 4, 2 e 9[6])
  • L'universo è un vivente unitario che, come tale, deve necessariamente trovarsi in simpatia con sé stesso e anche il ritmo della sua vita deve essere tutto in accordo con il piano razionale e con sé stesso; non esiste casualità nella sua vita, ma un'unica armonia e ordinamento. (IV, 4, 35[7])
  • Spesso io mi sveglio a me stesso, abbandonando il mio corpo: straniero ad ogni altra cosa nella mia propria intimità, vedo la più straordinaria bellezza che si possa immaginare. Sono convinto, soprattutto allora, di avere un destino superiore, il mio rapimento è il grado più alto cui possa raggiungere la vita, sono unito all'essere divino e, arrivato a questo rapimento, mi fisso in lui al di sopra di tutti gli esseri intellegibili. Ma dopo questo riposo nell'Essere divino, ridisceso dall'Intelletto al pensiero riflesso, mi domando come io effettuai in pratica questa discesa e come l'anima abbia potuto entrare nel corpo, quell'anima che, pur entro un corpo, è la cosa più nobile che abbia mostrato di essere. (IV, 8, 1[8])
  • L'Uno non può essere una di quelle cose alle quali è anteriore: perciò non potrai chiamarlo Intelligenza. E nemmeno lo chiamerai Bene, se Bene voglia significare una tra le cose. Ma se Bene indica Colui che è prima di tutte le cose, lo si chiami pure così. (V, 3)
  • Spogliati di tutto. (V, 3, 17; 2008)
  • Lo Spirito, invece, è tutto; Egli serra in sé la universalità delle cose, immobilmente, allo stesso posto; ed Egli è, unicamente; e questo è è sempre; il sarà non ci sarà mai; ed anche nell'allora Egli è, poiché non v'è neppure il passato: non vi è certo lì una qualche cosa che sia trascorsa, ma tutto vi persiste immobile, perpetuamente, poiché è identico ed ama, per così dire, che il suo essere duri in quello stesso stato. (V, IV)
  • Solo il numero è quantità, le grandezze lo sono in secondo luogo. Non dunque un unico genere in senso rigoroso, ma un'unica categoria che contiene anche ciò che è vicino alla quantità in senso originario e in senso derivato. Noi, però, dobbiamo vedere in che senso i numeri in sé siano essenze o quantità anch'essi; ma comunque vengano considerati, i numeri superiori non hanno nulla in comune con quelli di quaggiù, se non il nome [...]. Dopo l'Intelligenza viene l'Essere e, in esso, il numero; per suo mezzo l'Essere genera gli esseri agendo secondo il numero, e fa precedere i numeri alla loro esistenza e, allo stesso modo, congiunge con la sua unità l'Essere stesso col Primo Dunque il numero, il numero primo e vero, è principio e fonte di esistenza per gli esseri. Perciò, anche quaggiù, la nascita di ogni cosa si accompagna ai numeri; sicché se il generante accoglie un numero diverso, o genera una cosa diversa o si annulla. (VI,1-18[9])
  • Dire che la natura divina è infinita – essa infatti non è certamente limitata – che cosa può significare se non che essa non può esaurirsi? Ma se non può esaurirsi, vuol dire che è presente in ogni singola cosa. Infatti, se non potesse essere presente, mancherebbe e allora ci sarebbe un punto nel quale essa non è. (VI, 5, 4[10])
  • Se Dio è sceso in terra, certo non è venuto per starci vicino. (VI, 5, 12, 25[11])
  • L'insegnamento giunge solo a indicare la via e il viaggio; ma la visione sarà di colui che avrà voluto vedere. (VI, 9, 4)
  • Non sempre però guardiamo a lui, ma quando volgiamo lo sguardo al bene, allora troviamo il fine e la pace e, senza alcun disaccordo, danziamo attorno a lui una danza veramente ispirata.
    In questa danza corale l'anima scruta la sorgente della vita, la sorgente dello spirito, il principio dell'essere, la causa del bene, la radice dell'anima. (VI, 9, 8-9[12])
  • La scienza infatti è un processo discorsivo, e tale processo implica una molteplicità. Essa dunque si allontana dall'uno per cadere nel numero e nella molteplicità. (VI, 9, 4[13])
  • Gli esseri non furono contati quando erano già nati, ma tramite il numero si rendeva manifesto quanti ne dovevano nascere. Il numero dunque preesisteva agli esseri stessi. (VI, 9[4])
  • Questa è la vita degli dèi e degli uomini divini e beati: liberazione dalle cose di quaggiù, vita sciolta dai legami corporei, fuga del solo verso il Solo. (VI, 9, 11)[14]
  • La natura non ha mani per formare le mani.[15]

Citazioni su Plotino[modifica]

  • A ben guardare Plotino si propone di fare, con le sole risorse della filosofia greca, ciò che a stento sono riusciti a fare dieci secoli di cristianesimo.[...] A metà strada tra le due dottrine, Plotino è designato a fare da intercessore. (Albert Camus)
  • Amelio mi ha raccontato che Plotino stesso incitava i presenti a porre domande, e perciò vi erano una gran confusione e un gran parlare a vuoto. (Porfirio)
  • Aveva tentato di approfondire la propria conoscenza della filosofia esotica dei Persiani e degli Indiani. Solo più avanti negli anni si lasciò andare, con sempre maggiore tranquillità, all'antica dialettica di Platone. Il fascino dei suoi scritti deriva dall'essere opera di un uomo turbato e ansioso che ha trovato la propria strada grazie a una dura e razionale disciplina e ha raggiunto la calma e la chiarezza nell'età matura. (Peter Brown)
  • Come scrive Plotino nel libro De triplici animae reditu, tre sono le strade di ritornare al Cielo: l'una per via della bellezza, o dell'amore: la seconda della musica: la terza della Filosofia. (Torquato Tasso)
  • Dopo Plotino la filosofia non ha più il diritto di percorrere le strade che aveva percorso prima di lui. Volenti o nolenti, per quanto ci possa attirare l'albero della conoscenza del bene e del male, cresciuto così fronzuto e rigoglioso in questi sedici secoli che ci separano da Plotino, non siamo più in grado di fondare la nostra etica, né la nostra ontologia, né la nostra teoria della conoscenza così come le fondavano i greci. L'esistenza autentica ha inizio al di là del bene e del male. La verità filosofica è al di la della mente e dell'intelletto. (Lev Isaakovič Šestov)
  • L'avere sostenuto il rapporto tra il visibile e l'invisibile, tra il mondo interno inesprimibile e la sua manifestazione significante nel mondo esterno, l'avere asserito che l'anima era in grado di dare un senso alle cose naturali: questo fu il servizio reso da Plotino ai suoi contemporanei e successori. (Peter Brown)
  • Per quante domande noi porremmo a Plotino, non riceveremo alcuna risposta. Non ode neppure le nostre domande che per lui hanno cessato di esistere. E uno dei privilegi più importanti è proprio il diritto di non dare risposte, di non ribattere, di non doversi giustificare o, in altre parole, la non-soggezione alle istanze comuni. (Lev Isaakovič Šestov)
  • Plotino sembrava uno che si vergogna di essere dentro un corpo. In base ad un tale atteggiamento, non tollerava di parlare né della propria nascita, nei dei genitori, né della sua patria. (Porfirio)
  • Quando scriveva qualcosa, Plotino mai vi sarebbe ritornato su; non si rileggeva nemmeno, perché la sua vista era troppo debole per potergli servire anche per la rilettura. Vergava male le lettere, non separava chiaramente le sillabe e non si dava alcun pensiero dell'ortografia. Sua unica preoccupazione era il senso; con grande nostra ammirazione, lui seguitò così per tutto il resto della sua vita. Lui, il suo trattato lo componeva dapprima dentro di sé, poi metteva per iscritto tutto quello che aveva pensato, senza interrompersi, come se stesse copiando da un libro. (Porfirio)
  • Ripensare Plotino oggi, [...], può voler dire ritrovare la dimensione la consistenza ed il peso di ciò che merita di essere, al di là del generale appiattimento delle tensioni spirituali del nostro tempo. (Pietro Prini)

Note[modifica]

  1. Citato in Porfirio, Vita di Plotino; citato in Erminia Ardissino, Tasso, Plotino, Ficino: in margine a un postillato, Ed. di Storia e Letteratura, 2003, p. 116, ISBN 8884981174.
  2. Citato in Porfirio, Vita di Plotino; citato in Luciano Canfora, Storia della letteratura Greca, Laterza, p. 631. ISBN 88-421-0205-9.
  3. Citato in Porfirio, Vita di Plotino; citato in Luciano Canfora, Storia della letteratura Greca, Laterza, p. 604. ISBN 88-421-0205-9.
  4. a b Da Enneadi, a cura di G. Reale, Mondadori, 2002.
  5. La bellezza, 2014, p. 135.
  6. La bellezza, 2014, p. 97.
  7. La bellezza, 2014, p. 65.
  8. Citato in Bertrand Russell, Storia della filosofia occidentale e dei suoi rapporti con le vicende politiche e sociali dall'antichità a oggi, traduzione di Luca Pavolini, Tascabili degli Editori Associati, Milano, 2017, p. 290. ISBN 978-88-502-0514-1
  9. Citato in Gabriele Mandel, La via al sufismo, Bompiani, Milano, 2016, p. 96. ISBN 978-88-452-1275-8
  10. La bellezza, 2014, p. 69.
  11. Citato in Umberto Galimberti, Orme del sacro, Feltrinelli, 2000, p. 73.
  12. La bellezza, 2014, pp. 111-112.
  13. La bellezza, 2014, p. 92.
  14. Trad. G. Faggin. Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  15. Citato in Gaspare Barbiellini Amidei, Perché credere?, Mondadori, 1991.

Bibliografia[modifica]

  • Plotino, Enneadi, traduzione di Roberto Radice, Mondadori, Milano, 2008.
  • Plotino, Enneadi, a cura di Mario Casaglia, Chiara Guidelli, Alessandro Linguiti, Fausto Moriani, UTET, Torino, 2013.
  • Plotino, La bellezza, a cura di Benedetta Selene Zorzi, Garzanti, 2014.

Voci correlate[modifica]

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