Pluralità dei mondi

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Vincenzo da Sant'Eraclio, Esame teologico-fisico del sistema di chi sostiene abitati da ragionevoli creature i pianeti, 1760

Citazioni sulla pluralità dei mondi.

Citazioni[modifica]

  • Alessandro udendo discorrere Anassarco dell'infinita moltitudine de' mondi, lagrimò; e domandando gli amici, che cagione gli traesse fuori le lagrime, rispose: Non ho ragione di piangere, se, essendo i mondi infiniti, ancora non siamo signori d'un solo? (Plutarco)
  • Ciò che è più grande – diceva ancora – non è l'infinito degli astri, ma l'infinito delle possibilità. Se gli astri sono innumerevoli, anche le loro combinazioni non finiscono mai. (Fabio Tombari)
  • Crederebbe la pluralità de' mondi con Democrito, illustrissimo signore, chi in qualche modo a sé incognito venisse trasferito ora nel mezzo della zona torrida, ove vedrebbe il sole stabilire una perpetua eguaglianza de' giorni alle notti, ora in una delle zone temperate, dove cagiona sì bella varietà di stagioni, ora in una delle glaciali, dove per settimane e per mesi non mai nasce o tramonta: così crederebbe, dico, mentre non potesse per altro comprendere, come quel nobilissimo pianeta possa rappresentarsi a questo mondo inferiore in tante forme, e nell'istesso tempo, anzi nel medesimo istante. (Francesco Negri)
  • Credi tu nell'esistenza di innumerevoli mondi, alcuni dissimili e altri uguali, e al di sopra del nostro e al di sotto, a destra e a sinistra, avanti e indietro? E credi tu nell'esistenza di innumerevoli altri uomini, abitanti in località uguali a queste e aventi gli stessi nomi, gli stessi titoli pubblici, il vanto delle medesime imprese, le medesime doti naturali, le stesse fattezze, la stessa età e che discutono degli stessi problemi, così come stiamo facendo noi qui a Bacoli, mentre vediamo Pozzuoli qui di fronte? (Cicerone)
  • Credo insomma che se lo spazio è infinito, sia infinita anche la creazione; e che, nella sua vita eterna e nell'immensità dello spazio, Dio abbia creato un numero infinito di mondi. (Xavier de Maistre)
  • Di quanti triangoli meravigliosi sono vertici le stelle! Quanti esseri lontani e differenti, nelle dimore dell'universo, stanno contemplando la stessa stella nello stesso momento! (Henry David Thoreau)
  • I mondi sono infiniti, in parte simili al nostro mondo, in parte dissimili. Perché gli atomi che sono infiniti [...] si muovono in una lontananza sempre maggiore. Atomi tali, per cui potrebbe formarsi un mondo o da cui potrebbe essere creato un mondo, non sono stati impiegati né per un solo mondo né per un numero limitato di mondi, né per quanti mondi siano simili a questi o dissimili da questi. Nulla dunque impedisce di ammettere un numero infinito di mondi. (Epicuro)
  • Inoltre è anche più convenevole a Dio, che non esista un solo isolato mondo, imperciocché essendo egli perfettamente buono non gli manca niuna virtù, e molto meno la giustizia e la benevolenza; virtù nobilissime, e sommamente a lui Dio principe, non che agli altri Dei, convenientissime. Or dunque: In Dio per natura nulla può esistere di vano ed inutile; bisogna perciò che sussistano fuori di lui altri Dei minori, e più mondi, su i quali esso eserciti le virtù sociali; poiché, né verso di sé stesso, né in veruna parte di sé può esercitare la giustizia, la grazia, la benignità; ma è necessario che l'eserciti verso degli altri; sicché non è probabile che questo mondo, unico, senza vincoli amichevoli, senza vicinanza e comunione con altri mondi, vada solitario errando in un vuoto infinito. Ed in vero osserviamo, che natura tutte le cose singole e solitarie raccoglie ed involve nei generi e nelle forme, come in tanti recipienti, o seminali involucri ; imperciocché nulla cosa esiste nel numero degli esseri talmente solitaria, che non abbia qualche relazione in comune; né potrebbe avere una, od un'altra speciale denominazione ciò, che nella comunanza, non si conservasse insieme particolare; il mondo adunque non è chiamato con vocabolo di comunanza, ma di specialità, ossia di differenza da un'altra cosa del medesimo genere e della medesima forma. In oltre se natura non fece un solo uomo, un solo cavallo, un solo astro, un solo Dio, un solo Genio, che difficoltà ci può essere che la stessa natura abbia non un mondo solo, ma più? (Plutarco)
  • In questo momento, l'intera esistenza del nostro pianeta, dalla nascita alla morte, si riproduce in ogni particolare, giorno dopo giorno, su miriadi di astri fratelli, con tutti i suoi crimini e le sue sventure. Quel che chiamiamo il progresso è imprigionato su ogni terra, e con lei svanisce. Sempre e dovunque, sulla superficie terrestre, lo stesso dramma, lo stesso scenario, sullo stesso angusto palcoscenico, un'umanità turbolenta, infatuata della propria grandezza, che crede di esser l'universo e che vive nella sua prigione come se fosse un'immensità, per scomparire ben presto insieme al globo che ha portato con il più profondo disprezzo il fardello del suo orgoglio. Stessa monotonia, stesso immobilismo in tutti gli altri astri. L'universo si ripete senza fine, e scalpita senza avanzare. L'eternità recita imperturbabilmente nell'infinito le stesse rappresentazioni. (Louis-Auguste Blanqui)
  • Se fossimo più progrediti sul piano scientifico – o più progrediti su quello spirituale, forse è questo che ci vuole per andare a zonzo nel grande ignoto che ci circonda – vedremmo che c'è vita dappertutto. Tanti mondi abitati e tante forme di vita intelligenti quanti formicai ci sono in questa città. (Stephen King)

Giordano Bruno[modifica]

  • Ma, per venire alla conclusione [...] nel spacio infinito o potrebono essere infiniti mondi simili a questo, o che questo universo stendesse la sua capacità e comprensione di molti corpi, come son questi, nomati astri; ed ancora che (o simili o dissimili che sieno questi mondi) non con minor raggione sarebe bene a l'uno l'essere che a l'altro; perché l'essere de l'altro non ha minor raggione che l'essere de l'uno, e l'essere di molti non minor che de l'uno e l'altro, e l'essere de infiniti che di molti. Là onde, come sarebe male la abolizione ed il non essere di questo mondo, cossì non sarebe buono il non essere de innumerabili altri.
  • Onde possiamo stimare che de stelle innumerabili sono altre tante lune, altre tanti globi terrestri, altre tanti mondi simili a questo; circa gli quali par che questa terra si volte, come quelli appaiono rivolgersi ed aggirarsi circa questa terra.
  • Resta, dunque, da sapere ch'è un infinito campo e spacio continente, il qual comprende e penetra il tutto. In quello sono infiniti corpi simili a questo, de quali l'uno non è piú in mezzo de l'universo che l'altro, perché questo è infinito, e però senza centro e senza margine; benché queste cose convegnano a ciascuno di questi mondi.

Giacomo Leopardi[modifica]

  • Il non potere essere soddisfatto da alcuna cosa terrena, né, per dir così, dalla terra intera; considerare l'ampiezza inestimabile dello spazio, il numero e la mole maravigliosa dei mondi, e trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell'animo proprio; immaginarsi il numero dei mondi infinito, e l'universo infinito, e sentire che l'animo e il desiderio nostro sarebbe ancora più grande che sì fatto universo; e sempre accusare le cose d'insufficienza e di nullità, e patire mancamento e voto, e però noia, pare a me il maggior segno di grandezza e di nobiltà, che si vegga della natura umana.
  • Le pluralità de' mondi, quasi fisicamente dimostrata, come si può accordare col cristianesimo fuori del mio sistema, il quale dimostra che le creature possono esser d'infinite specie, e che Dio esistendo verso noi, come la religione insegna, esiste ancora in tutti i possibili modi, e può avere avuto ed avere con diversissime creature diversissimi e contrari rapporti, e non averne alcuno? Quante verità fisiche, metafisiche ec. ripugnano alla religione, fuori del mio sistema che nega ogni verità e falsità assoluta, ammettendo le relative, e in queste la religione?
  • Una prova in mille di quanto influiscano i sistemi puramente fisici sugl'intellettuali e metafisici è quello di Copernico, che al pensatore rinnuova interamente l'idea della natura e dell'uomo concepita e naturale per l'antico sistema detto tolemaico; rivela una pluralità di mondi, mostra l'uomo un essere non unico, come non è unica la collocazione il moto e il destino della terra, ed apre un immenso campo di riflessioni, sopra l'infinità delle creature, che secondo tutte le leggi d'analogia debbono abitare gli altri globi in tutto analoghi al nostro, e quelli anche che saranno, benché non ci appariscano, intorno agli altri soli, cioè le stelle, abbassa l'idea dell'uomo e la sublima; scuopre nuovi misteri della creazione, del destino della natura, della essenza delle cose, dell'esser nostro, dell'onnipotenza del creatore, dei fini del creato ec. ec.

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