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Rivolta dei Simba

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Ribelle Simba

Citazioni sulla rivolta dei Simba.

Citazioni

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  • I guerrieri erano tenuti a rispettare tutta una serie di regole di condotta. Non dovevano mai stringere la mano di un non-simba, non dovevano lavarsi, né pettinarsi i capelli o tagliarsi le unghie, altrimenti sarebbero diventati di nuovo vulnerabili. Molte di quelle regole erano meno bizzarre di quanto sembrasse a prima vista. La maggior parte dei simba non aveva uniformi ed era praticamente priva di armi da fuoco. Andavano a combattere a torso nudo, coperti di ramoscelli e di pelli di animali e muniti solamente di lance, machete e randelli. Con tale equipaggiamento dovevano affrontare l'armata governativa di Mobutu che, pur essendo ancora un'accozzaglia di persone male organizzate, era comunque dotata di mitragliatrici semiautomatiche. Quelle regole magiche imponevano ai simba una forma di disciplina militare. Il sesso era proibito, perché altrimenti i guerrieri si sarebbero abbandonati a stupri continui. Farsi prendere dal panico era proibito, altrimenti si sarebbero dati alla fuga. Guardarsi dietro era proibito, così come il nascondersi. Il guerriero simba doveva gettarsi contro il nemico urlando "Simba, simba! Mulele mai! Mulele mai! Lumumba mai! Lumumba oyé!" (Leone, leone, acqua di Mulele, acqua di Lumumba, viva Lumumba!). Se avessero gridato quelle parole, i proiettili degli avversari si sarebbero trasformati in acqua al contatto con i loro torsi. Quelli che venivano colpiti evidentemente non avevano rispettato una qualche regola di condotta. Assurdo? Sì, ma non più assurdo di determinati attacchi durante la Prima guerra mondiale, in cui si ordinava ai soldati di avanzare sotto un fuoco di sbarramento. E la cosa bizzarra era che non erano soltanto i simba a credere nel loro potere magico, ma anche gli uomini dell'esercito governativo. I soldati di Mobutu avevano una paura del diavolo di quei bruti isterici e drogati che si gettavano contro di loro gridando e con gli occhi sgranati. (David Van Reybrouck)
  • Il loro capo era il giovane politico Pierre Mulele che, come Kashamura, aveva ricoperto la carica di ministro nel governo di Lumumba. Per attrarre nuove leve nel suo esercito si serviva della superstizione e della stregoneria. Ogni nuovo soldato doveva compiere un rito d'iniziazione in cui veniva asperso con un'acqua benedetta composta da varie erbe. Quella pozione magica avrebbe dovuto neutralizzare le pallottole dei nemici: invece che colpirli, sarebbero cadute a terra come gocce di pioggia.
    Molte delle reclute erano ragazzini sbandati. Il volto dipinto con caolino bianco e argilla rossa, il capo acconciato con foglie di banano, seminudi ed esaltati per l'effetto di droghe, si lanciavano all'attacco al grido di «Maji ya Mulele!» («L'acqua di Mulele!»), certi di essere invulnerabili. Gli stessi soldati dell'esercito regolare, spaventati dalla stregoneria di Mulele, ricoprivano i loro fucili con corone di foglie per proteggersi dal pericoloso effetto della pozione. (Denis Mukwege)
  • La propaganda insegna ai Simba a colpire l'uomo bianco soprattutto nel suo Dio, un Dio dalla pelle bianca responsabile della secolare superbia dei suoi fedeli. (Africa addio)
  • Lungo la via per Boende, gli scheletri dei Simba marciscono nelle pozzanghere, senza gloria e senza sepoltura. Avanzarono allo scoperto storditi dalla droga, intonarono il "Mai Mulele", il grido magico che avrebbe dovuto trasformare in acqua il piombo dei fucili. Caddero increduli e sbigottiti. Morirono per niente e per nessuno. Da una parte dall'altra, l'Africa non ha caduti. Ha soltanto cadaveri. (Africa addio)
  • I Simba erano alquanto trasandati. Alcuni indossavano parti di uniformi militari, altri informi calzoni kaki; alcuni non indossavano altro che laceri calzoncini corti. Taluni portavano berretti dell'Armée Nationale Congolaise, altri cappelli da cowboy o elmetti d'acciaio verniciati in blu, abbandonati dalle truppe dell'ONU. Qualche conquistatore sfoggiava cappellini da donna, rubati nelle case degli europei. Alcuni si pavoneggiavano addirittura con paralumi intesta. E altri, avendo scovato deliziose mutandine da donne nel boudoir di qualche signora, se l'erano infilate sopra i calzoni.
  • Il movimento dei Simba fu fondamentalmente una sollevazione delle tribù del Maniema... una lotta tra i privilegiati e gli esclusi, tra quelli cui toccava il bottino e quelli che ne rimanevano privi. Se si servivano del gergo marxista, lo facevano soltanto perché non avevano una loro ideologia o una loro etichetta politica.
  • Il movimento dei Simba era una rivolta di accattoni; chiunque non fosse un accattone era ovviamente un nemico.
  • L'esercito dei Simba era come una colonna di siafu, il nome swahili delle formiche migratrici. I soldati divoravano tutto ciò che veniva a trovarsi sul loro cammino.
  • La stregoneria, non l'ideologia, era il cemento che teneva insieme l'esercito dei Simba. Non vi era mai stata penuria di stregoni nella provincia del Maniema, ed essi si affrettarono ora ad aderire alla causa dei Simba, grati, forse di essere realmente apprezzati da qualcuno. Con gli stregoni come officianti, le reclute dovevano passare per una cerimonia di iniziazione. Venivano loro praticate incisioni sulla fronte e sul petto, poi i medici-stregoni strofinavano polvere di carbone di legna o altre potenti pozioni sui tagli. Ogni recluta veniva avvolta nella pelle di un animale e le veniva detto di allontanarsi; dopo che aveva percorso pochi passi, un Simba sparava un colpo in aria. La recluta veniva ricondotta indietro. «Tu sei un Simba!» proclamava lo stregone. «Hai il dawa. Sei immune dai proiettili».
  • Per i Simba, Lumumba era una divinità: tutti sapevano ch'egli sarebbe tornato presto sulla terra per riparare a ogni ingiustizia.
  • Sebbene si servissero spesso del gergo marxista e benché la «nazionalizzazione» fosse un gioco prediletto, a quei tempi, nelle nazioni sottosviluppate, essi non parlavano mai di impadronirsi delle aziende di proprietà di stranieri.

Voci correlate

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