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Tom Clancy

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Tom Clancy nel 1989

Thomas Leo Clancy Jr. (1947 – 2013), scrittore e sceneggiatore di videogiochi statunitense.

Citazioni di Tom Clancy

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  • Molto spesso i soldati non sono come li vediamo sullo schermo. I migliori, quelli che arrivano al grado di generale, studiano con impegno ciò che riguarda la loro professione, commentano la storia da eruditi e osservano con intuito la psiche umana. (da Dentro la tempesta)
  • Un esercito è una vasta comunità di persone, più che l'insieme delle sue armi. Può sembrare grottesco che quella della guerra venga chiamata arte, ma combattere vuol dire, più di ogni altra cosa, saper condurre uomini e donne, e questa è la più difficile delle imprese umane, soprattutto quando sono in gioco la vita e la morte. (da Dentro la tempesta)
  • Un pilota da caccia è un combattente, uno che si va a mettere nei guai da solo. (da Ogni uomo è una tigre)
  • Per pilotare un caccia F-16 bisogna avere la capacità di un virtuoso del pianoforte; anzi bisogna essere in grado di suonare due pianoforti contemporaneamente, poiché tutti i pulsanti che servono a per il combattimento sono sistemati sulla barra e sul pannello della manetta motore, e le armi possono essere usate senza dover abbassare lo sguardo. (da Ogni uomo è una tigre)

La grande fuga dell'Ottobre Rosso

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Venerdì 3 dicembre

Ottobre Rosso

Il capitano in prima della Marina sovietica Marko Ramius era vestito per il clima artico tipico di Poljarnij, base sottomarina della flotta settentrionale: cinque strati di lana e tela cerata. Un sudicio rimochiatore stava voltando la prua del suo sommergibile verso nord, ossia verso l'uscita del canale. Il bacino che avea ospitato il suo Ottobre Rosso per due interminabili mesi era ora una cella di cemento piena d'acqua, una delle tante appositamente costruite a protezione dei sottomarini strategici lanciamissili dalla crudezza delle condizioni atmosferiche. Sulla banchina, un gruppo misto di marinai e portuali osservava l'uscita del sottomarino con flemma tipicamente russa, senza agitar di mani né evviva.

Citazioni

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Primo giorno

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  • Ramius assentì. Le due ore necessarie per il superamento del canale avrebbero messo alla prova non la sua perizia marinara, ma la sua capacità di sopportazione.
  • Soffiava un vento freddo di tramontana, l'unico tipo di tramontana che soffiasse in quella parte del mondo.
  • Un'acqua coperta da uno strato di petrolio scaricato dalle sentine di innumerevoli mezzi navali, di una sporcizia che, non potendo evaporare a temperature tanto basse, aveva segnato di una bordatura nera le pareti rocciose del fiordo come fosse uscita dalla vasca da bagno di un gigante trasandato. Sì, un paragone davvero appropriato, si disse Ramius. Il gigante sovietico si curava poco della sporcizia che lasciava sulla faccia della terra. [...] E lui, che aveva imparato il mestere da ragazzo sui pescherecci costieri, sapeva bene cosa significasse essere in armonia con la natura.
  • Pur di rompere la monotonia del servizio, i marinai farebbero di tutto o quasi.
  • Ogni cosa che faceva era per il servizio della Rodina (la Patria), parola dalle connotazioni mistiche per un russo e, insieme col nome di V. I. Lenin, sostituta di Dio per il partito comunista.
  • «In una giornata come questa, le facce dei bambini e delle donne diventano rosa, il fiato ti si trascina dietro come una nuvola, e la vodka ha un gusto più delizioso che mai. Ah, essere a Gorkij in un giorno come questo!».
    "Sto bastardo dovrebbe lavorare per l'Inturist" si disse Ramius; salvo che Gorkij è una città interdetta agli stranieri.
  • Come per la maggioranza delle città sovietiche, anche per Gorkij la stagione migliore era l'inverno – perché la neve nascondeva tutta la sporcizia.
  • La presenza, a bordo di un mezzo della Marina da guerra sovietica di un non grande-russo era una cosa insolita: ancor più lo era che fosse stato scelto un non grande-russo come comandante.
  • Il padre di Marko era stato insomma un autentico eroe sovietico – e Marko si vergognava profondamente di esserne il figlio.
  • «E com'è, compagno comandante, che lei sembra sempre felice di lasciare la Rodina e di prendere il mare?»
    Ramius sorrise da dietro il binocolo. «Un marinaio, Ivan Jureviĉ, ha una sola patria, ma due mogli: e, questo, lei lo può capire. Adesso io sto andando dalla mia seconda moglie: quella fredda e spietata che possiede la mia anima.» E, dopo una pausa, il sorriso ormai svanito: «La mia unica moglie, ora».
  • Per Putin, la morte di Natalia Bogdanova Ramius era stata fonte di dolore: l'atto di un Dio indifferente del quale egli negava regolarmente l'esistenza. Per Ramius, un crimine non commesso da Dio, ma dallo Stato: un crimine non necessario, mostruoso, che gridava vendetta.
  • «Quei sottomarini americani della classe 688, Ivan, i Los Angeles: ricorda ciò che ha detto alla nostra spia uno dei loro ufficiali? Che sono in grado di avvicinarsi a una balena e di andarle in culo prima che lei se ne accorga.»
  • Figlio di puttana – si disse il comandante – dire davanti ai miei uomini che sei tu a giudicare della mia capacità di comando! Tu che non saresti in grado di comandare una chiatta di gomma in una giornata di bonaccia! Peccato tu non possa vivere tanto da rimangiarti le tue parole, compagno ufficiale politico, e da passare il resto dell'esistenza in un gulag per il tuo errore di valutazione! Varrebbe quasi la pena lasciarti vivere...
  • Putin cercò delle scuse per scendere sottocoperta. Marinaio dalle gambe fiacche una volta, marinaio dalle gambe fiacche sempre... Ramius condivise silenziosamente l'osservazione con Kamarov, che gli sorrise d'intesa. Il loro tacito disprezzo per lo zampolit era qualcosa di sommamente non-sovietico.
  • Il rompighiaccio di scorta cominciò a ondeggiare fra i cavalloni. Ramius lo osservava con interesse. Non era mai stato su un rompighiaccio, avendo fatto tutta la carriera sui sommergibili, mezzi più confortevoli ma anche più pericolosi. Al pericolo, comunque, era abituato, e gli anni d'esperienza gli sarebbero tornati buoni, ora.
  • Ramius guardò a poppa, alle scogliere del fiordo di Kola. L'inarrestabile pressione dei ghiacciai circostanti le aveva modellate in quella forma millenni avanti. Quante volte, nei vent'anni di servizio con la Flotta Settentrionale Bandiera Rossa, aveva osservato quell'ampia e piatta U? Questa sarebbe stata l'ultima. Comunque andasse, indiestro non sarebbe più tornato. E come sarebbe andata? In fondo, non gliene importava molto. Chissà che le storie raccontategli da sua nonna, su Dio e la ricompensa per una vita spesa bene, non fossero vere... Lui lo sperava, perché era bello immaginare che Natalia non fosse morta veramente. In ogni caso, nessuna possibilità di ritorno. All'ultimo corriere partito prima della partenza aveva affidato una lettera. Con questa, si era tagliato i ponti alle spalle.
  • Prendere il mare in sottomarino era sempre esaltante, e sempre un po' malinconico.
  • Ramius scrutò un'ultima volta, attentamente l'orizzonte. Sole a malapena visibile a poppa, cielo coperto, mare di pece salvo che per gli spruzzi delle creste d'onda. Si domandò se quello fosse il suo addio al mondo. Se lo era, avrebbe preferito una visione più serena.
  • Un sottomarino appartiene al mare.
  • L'avversità deve affinare lo spirito e le capacità, non ottunderli.
  • «Io sono un marinaio: il nostro equipaggio no, né mai lo sarà, nella maggior parte dei casi. I nostri marinai sono un'accozzaglia di figli di contadini che sognano di diventare operai. Dobbiamo adeguarci ai tempi, Ivan. Questi giovani non sono come eravamo noi.»
    «Su questo non le do tutti i torti» concordò Putin. «Ma lei non è mai soddisfatto, compagno comandante. E sono gli uomini come lei, immagino, che impongono a tutti noi il progresso.»
  • «Una campagna di due mesi con questi contadini, Marko, lei se la sentirebbe di affrontarla?»
    «Come sa, io preferisco giovani semiaddestrati, con meno da disimparare, a cui possa dare io loa formazione marinara giusta – la mia. Culto della personalità, magari?»
  • «Io sono un marinaio, Ivan Jurevič: semplicemente un marinaio, non un maestro di scuola... malgrado ciò che dicono di me. Un uomo saggio conosce i propri limiti.» E uno audace sa cogliere le occasioni.
  • A un nemico non si concede nulla, Ivan, anche se si tratta di un'esercitazione. Gl'imperialisti, stia sicuro, farebbero lo stesso. (Ramius)

Secondo giorno

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  • Non era il nome ufficiale del nuovo sistema di pilotaggio, che, in quanto tale, non aveva nome ma solo un numero. L'appellativo di "bruco" gli era stato appioppato da un giovane ingegnere che aveva partecipato alla costruzione del sommergibile; e, come spesso accade coi nomignoli, aveva attecchito, senza che né Ramius né Borodin sapessero perché.
  • Era in ritardo: o meglio [...] era alla sua ora, visto che, in cinque anni, puntuale non era arrivato mai.
  • In Unione Sovietica ogni lavoratore è uno statale, e fra i lavoratori vige il detto: Finché i capi faranno finta di pagarci, noi faremo finta di lavorare.
  • Adesso, invece, cos'erano diventati i combattenti sovietici? Gente che viaggiava a bordo di navi di lusso con un sacco di buona roba da mangiare e di letti caldi! Lui, l'unico letto caldo che avesse mai conosciuto era lo scappamento del suo carro-diesel: per il quale aveva dovuto battersi, per giunta!
  • Chissà perché, le introduzioni sembravano essere sempre la parte più ardua dei libri di storia.
  • Il Konovalov possedeva i migliori sistemi sonar mai prodotti dall'Unione Sovietica: sistemi copiati – e alquanto perfezionati, a dire dei tecnici d'arsenale – dal DUUV-23 francese.

Terzo giorno

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  • L'Ottobre Rosso non aveva un tempo suo: per lui non c'era né alba né tramonto, e i giorni della settimana avevano scarsa importanza.
  • Io uso affidare ai giovani ufficiali tanta responsabilità quanta sono in grado di sostenere. (Ramius)
  • Lei, Pavel Ilijč, ricorderà sempre questo come uno dei grandi momenti della sua vita: glielo dice uno che, la sua prima guardia, se la ricorda ancora! (Ramius)
  • Ai giovani ufficiali va dato lo spazio per crescere – ma non troppo. (Ramius)
  • «Stando al suo fascicolo, lei, Evgeni Kostantinovič, potrebbe tenere lezioni di marxismo al Politbjuro!» Il che non diceva gran cosa sulla sua capacità medica – pensava intanto Ramius.
  • La macchia di sangue era stata cancellata da un pezzo, ma egli ne ricordava esattamente la forma: e questa – rifletté – era una differenza fra lui e l'uomo che aveva ucciso. Lui, una coscienza l'aveva.
  • La domenica era il giorno normalmente riservato alla seduta di formazione politica in mare. L'officiante ordinario era di solito Putin, il quale leggeva qualche editoriale della Pravda, continuava con una scelta di citazioni dalle opere di Lenin, e concludeva con una discussione degli ammaestramenti appresi dalle letture, Più o meno come una messa, insomma.
  • La rabbia che Ramius aveva quasi inconsciamente represso per tutta la vota era esplosa con una violenza e una passione che egli aveva faticato a dominare. Una vita d'autocontrollo gli aveva consentito di nasconderla, una vita di addestramento navale di scegliere uno scopo degno di essa.
  • Crescendo, Marko aveva imparato che il marxismo-leninismo è un dio geloso, intollerante di religioni concorrenti.
  • L'unità di Partito, Popolo e Nazione era la santa trinità dell'Unione Sovietica – benché una delle tre persone fosse in questo caso più importante delle altre.
  • Così, per scelta, cominciò a pensare da individuo, in tal modo commettendo, inconsapevolmente, il peccato più grave che fosse contemplato dal pantheon comunista.
  • Saša aveva imparato la lezione del gulag: fare il proprio dovere bene e in maniera efficiente, senza aspettarsi nulla in cambio.
  • Dopo la guerra, i servizi prestati gli erano valsi una specie di libertà: il diritto di svolgere un lavoro massacrante in un'atmosfera di perenne sospetto.
  • Sulle prime cauto, data la fama di Marko, Saša scorse poi in lui qualcosa che sfuggiva agli altri: e il ragazzo senza amici divenne il compagno del marinaio senza famiglia.
  • Molti anni più tardi Marko si rese anche conto di non aver mai saputo il cognome dell'amico. Dopo anni di fedele servizio della Rodina, Saša era rimasto una non-persona.
  • Una vita sul mare offriva tanta avventura e tante emozioni, da render sopportabile perfino il servizio dello Stato.
  • Natalia affinò il passabile inglese del marito con libri americano ed inglesi – libri approvati dall'autorità politica, si capisce, in maggioranza di pensatori occidentali sinistrorsi, ma anche, qua e là, di vera e propria letteratura, come quelli di Hemingway, Twain e Upton Sinclair.
  • Nell'osservare la cassa scivolare nel forno crematorio sotto le note funebri d'un requiem classico, MArko Ramius aveva desiderato di poter pregare per l'anima di Natalia, e sperato che nonna Hilda avesse avuto ragione – che esistesse qualcosa al di là del portello d'acciaio e della massa di fiamme. E solo allora era stato colpito in pieno da tutta la portata dell'evento: lo Stato l'aveva derubato di qualcosa di più della moglie: l'aveva derubato del mezzo di placare il dolore con la preghiera, della speranza – magari anche solo illusoria – di poterla rivedere un giorno.
  • Col passare delle settimane e dei mesi, egli [Ramius] non aveva smesso di esser tormentato dalla memoria di lei [la moglie]: una pettinatura, un'andatura, un modo di ridere colti nelle strade o nelle botteghe di Murmansk bastavano a riportagli prepotentemente in superficie l'immagine di lei.
  • Ramius sapeva in anticipo quali ufficiali avrebbe scelto. Avrebbe scelto dei diplomati dell'Accademia di Vilna, molti dei quali "Figli" suoi e di Natalia, che a lui dovevano posizione e grado; uomini che maledicevano l'incapacità del loro paese di costruire sottomarini degni dei loro talenti; uomini che, entrati nel Partito, avevano sentito crescere la propria insoddisfazione per la Madrepatria nel momento in cui avevano capito che il prezzo dell'avanzamento nella carriera era la prostituzione di mente e anima, la loro trasformazione in pagatissimi pappagalli in giacca blu capaci di ripetere, con straziante esercizio di autocontrollo, le litanie del Partito: uomini ai quali, nella maggioranza dei casi, tale degradazione non aveva portato alcun frutto.
  • Prima di tutto dobbiamo eseguire il compito che ci sta davanti. Un ufficiale che guardi troppo in là finisce per incespicare nelle proprie scarpe. (Ramius)

Quarto giorno

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  • Ryan non era uomo da apprezzare granché le apparenze, anche perché il suo lavoro consisteva precisamente nel ricercare la nuda verità al di là di esse.
  • Il motto ufficiale dell'Agenzia era: «La verità vi renderà liberi».[1] Tutto stava a trovarla questa verità.
  • Era la medesima situazione di ogni grande impresa: i dirigenti andavano e venivano, ma le buone segretarie di direzione duravano in eterno.
  • La probabilità che un segreto venga rivelato, è proporzionale al quadrato del numero di persone che ne sono al corrente. (Greer)
  • Due guerre mondiali avevano insegnato agli ufficiali americani e britannici la necessità di mantenere aperte le linee marittime di comunicazione.
  • Franklin aveva percorso tutta la carriera a bordo di cacciatorpediniere e fregate. Per lui, sommergibili e sommergibilisti erano il nemico, indipendentemente dalla bandiera battuta o dall'uniforme indossata.

Quinto giorno

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  • Al pari della maggioranza dei soldati, [l'ammiraglio Padorin] non arrivava più a ricordare il nudo terrore della battaglia.
  • Quel Ramius era un comandante da tener d'occhio. A volte [...] dava l'impressione di essere troppo marinaio e troppo poco comunista.
  • In tutte le marine del mondo, i sommergibilisti erano considerati una razza strana, e, per i sommergibilisti, gli operatori sonar lo erano anche di più.
  • Alla missione era seguita una visita di cortesia alla base scozzese dello Swiftsure, dai postumi della quale i marinai americani non si erano ancora del tutto ripresi...
  • Era come guidare un'auto dai finestrini coperti da uno strato di vernice, a forza di carta e cronometro.
  • «Capisce cosa intendo, signor Thompson?»
    «No, lei ha un orecchio migliore del mio.»
    «Questo è perché io ascolto musica migliore, signore. Quella roba rock le rovinerà l'udito.»
    Thompson sapeva che lui aveva ragione, ma un laureato di Annapolis mica poteva lasciarselo dire da un marinaio semplice. E poi i suoi nastri di Janis Joplin erano affar suo...
  • "SEGNALE ANOMALO STIMATO SPOSTAMENTO MAGMA." Che sarebbe l'equivalente, per il SAPS, di "prendi due aspirine e chiamami alla fine della guardia". (Jones)
  • Una cosa era usare gli elaboratori come strumento, un'altra lasciare che fossero loro a pensare.
  • Proprio in quel momento entrò [...] il comandante Mancuso. Se c'era una cosa che faceva paura di lui [...] era la sua capacità di comparire ogni volta che succedeva qualcosa.
  • Mancuso si batteva da una vita contro la pancetta, e ora il buon vitto e la mancanza di esercizio comportata dal sottomarinogli stava facendo perdere la battaglia. Gli occhi scuri erano circondati da rughe da riso, che diventavano più profonde ogni volta che egli si accingeva a giocare un tiro ad un altro mezzo navale.
  • I sommergibilisti seguivano un semplice motto: I tipi di nave sono due – i sommergibili... e i bersagli.

Decimo giorno

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  • Su cento mezzi costruiti dagli stessi uomini, nello stesso arsenale, e secondo lo stesso disegno, non ve n'è uno che non abbia caratteristiche proprie e uniche: caratteristiche che sono soprattutto difetti, ma di cui l'equipaggio, col tempo divenutone esperto, parla con affetto, specialmente in retrospettiva.

Aeroporto internazionale Dulles

Ryan si perse l'alba. S'imbarcò al Dulles su un TWA 747 che decollò, puntuale, alle 7.05. il cielo era coperto, e, quando l'aereo uscì al sole sopra le nubi, lui fece una cosa che, su un aeroplano, non aveva fatto mai. Per la prima volta nella sua vita, s'addormentò.

Citazioni su La grande fuga dell'Ottobre Rosso

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  • La grande fuga dell'Ottobre Rosso appartiene alla categoria di romanzi che mette i brividi nella schiena quando i buoni ce la fanno e fa imprecare di rabbia quando la spuntano in cattivi... La sua filosofia implicita è che la vittoria va a chi la merita e il merito sta dalla parte della libertà... (Luca Romano da il Giornale)
  • Le spie non godono buona fama, meno buona senz'altro dei traditori... La grande fuga dell'Ottobre Rosso di Tom Clancy, pur narrando la storia di un traditore e di una spia, fa eccezione alla regola, ed è un romanzo di rara tensione... un best seller inevitabile... (Oreste Del Buono, da Corriere della sera)

Incipit di alcune opere

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Attentato alla corte d'Inghilterra

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«Jack Ryan fu quasi ucciso due volte nel giro di mezz'ora».[2]

Net force

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Sud America, Corteguay, giugno 2025
Termina Internacional

Julio Cortez fece un respiro profondo mentre l'aereo su cui viaggiava si avvicinava alla pista. La tempesta in mezzo alla quale avevano volato per l'ultima mezz'ora continuava a sferzare l'aereo con forti venti e una pioggia torrenziale. Julio riusciva a malapena a vedere qualcosa dal finestrino al suo fianco, tanto meno riusciva a verificare che il procedimento di atterraggio stesse procedendo come previsto. Le ruote del carrello toccarono la pista, scivolosa per la pioggia, con un urto violento. Riuscì a sentire il gemito del motore e il ronzio dei flap che si portavano all'angolo massimo, mentre l'aereo rallentava vibrando. Julio emise il respiro che aveva trattenuto, con un lungo sospiro. Fin lì ce l'avevano fatta incolumi.

Op-Center

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Gregory Donald bevve un sorso di scotch e perlustrò con lo sguardo il bar affollato.
«Non ti capita mai di tornare indietro con il pensiero, Kim? Non voglio dire a questa mattina o alla settimana scorsa, ma... al passato?» Kim Hwan, vicedirettore della Korean Central Intelligence Agency (KCIA), i servizi segreti sudcoreani, si divertiva a tormentare con una cannuccia rossa la fettina di limone che galleggiava nella sua Diet Coke. «Per me, Greg, questa mattina è il passato. Soprattutto in giornate come queste. Non so cosa darei per trovarmi a bordo di un peschereccio con mio zio Pak, a Yangyang.»

Rainbow Six

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John Clark aveva passato più ore sugli aerei della maggior parte dei piloti professionisti e conosceva le statistiche quanto loro, ma non gli andava ancora giù l'idea di attraversare l'oceano su un bireattore. Quattro era, secondo lui, il numero giusto di motori, perché perderne uno significava perdere solo il venticinque per cento della potenza disponibile, mentre su questo Boeing 777 della United significava perderne la metà. Forse era la presenza della moglie, di una figlia e di un genero a renderlo un po' più teso del solito? No, non era teso, almeno non per il fatto di volare.

Senza rimorso

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Novembre
Camille era stato l'uragano più violento che si fosse mai visto, il tornado più devastante della storia. Su una cosa non c'erano dubbi, pensò Kelly indossando le bombole per prepararsi all'ultima immersione: aveva messo completamente fuori uso la piattaforma petrolifera. Con la sovrastruttura del tutto distrutta e i quattro massicci piloni che la sostenevano piegati e ritorti, sembrava il giocattolo rotto di un gigante bambino. Tutto quello che si poteva togliere senza correre rischi era già stato rimosso e calato con una gru sulla chiatta che serviva da base per le immersioni. Dell'intera struttura era rimasto solo lo scheletro, che ora lasciava ampiamente intravedere cielo e mare, e che presto sarebbe diventato una sontuosa dimora per i pesci: questo pensava Kelly, salendo sulla lancia che doveva portarlo sul luogo dell'immersione. Lo avrebbero assistito altri due sommozzatori, ma la responsabilità della missione era sua.

Tom Clancy Splinter Cell: I signori del fuoco

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È come rimanere sospesi nel vuoto; uno stato di non esistenza a gravità zero, dove luce e oscurità sono presenti in eguale misura. Non c'è aria, anche se respiro. Non ci sono suoni, non vedo e non sento niente. E non sogno mai. È quello che succede quando dormo. Posso decidere di addormentarmi dove e quando voglio. Non mi sono allenato per riuscirci, è sempre stato così, fin da quando ero bambino.

Note

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  1. Cfr. Vangelo secondo Giovanni: «conoscerete la verità e la verità vi farà liberi».
  2. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia

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  • Tom Clancy, Dentro la tempesta, traduzione di Alessandro Cantamessa, Marian Wilson Croce, Flavio Mucia e Paolo Valpolini, Rizzoli.
  • Tom Clancy, La grande fuga dell'Ottobre Rosso, traduzione di Gianni Pilone-Colombo, Rizzoli, Milano 1988.
  • Tom Clancy, Net Force. Battaglia nel cyberspazio, traduzione di Virginio Sala, BUR, 2000. ISBN 8817211087
  • Tom Clancy, Ogni uomo è una tigre, traduzione di Paolo Valpolini, Rizzoli.
  • Tom Clancy, Op-Center, traduzione di Andrea Zucchetti, Rizzoli, 1997. ISBN 8846200284
  • Tom Clancy, Rainbow Six, traduzione di Marian Wilson Croce, Orietta Putignano e Paolo Valpolini, Rizzoli, Milano 2005.
  • Tom Clancy, Senza rimorso, traduzione di Studio Lexis, BUR, 2005. ISBN 8817114790

Videogiochi

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Altri progetti

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Opere

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