Mark Twain

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Mark Twain nel 1907

Mark Twain, pseudonimo di Samuel Langhorne Clemens (1835 – 1910), scrittore, umorista, aforista e docente statunitense.

Citazioni di Mark Twain[modifica]

  • [...] all'imbrunire, quando ogni cosa pare assopirsi, e la musica delle campane del vespro giunge effondendosi sull'acqua, si può quasi credere che in nessun altro luogo che il Lago di Como si possa trovare un simile paradiso di quieto riposo. Ora, dalla mia finestra, qui a Bellagio, ho una veduta sull'altra sponda del lago, bella come un dipinto. Un precipizio dalla parete corrugata e frastagliata si eleva fino ad un'altezza di milleottocento piedi; su una minuscola sporgenza a metà altezza di quella vasta parete, si annida una chiesa, piccola come un fiocco di neve, non più grande, in apparenza, di una casetta per balestrucci; tutt'intorno, rasente la base del dirupo vi sono un centinaio di aranceti e giardini, costellati da bianche abitazioni, da essi fittamente ricoperte, che a tratti si intravedono; di fronte tre o quattro gondole indugiano pigramente sospese sull'acqua – e nello specchio forbito del lago, monte, cappella, case, aranceti e barche si riproducono con nitore e chiarezza tali, che a stento si riesce a capire dove termina la realtà e comincia il riflesso!
[...] at eventide when everything seems to slumber , and the music of the vesper bells comes stealing over the water, one almost believes that nowhere else than on the Lake of Como can there be found such a paradise of tranquil repose.
From my window here in Bellaggio I have a view of the other side of the lake now, which is as beautiful as a picture. A scarred and wrinkled precipice rise to a height of eighteen hundred feets; on a tiny bench half way up its vast wall, sits a little snow-flake of a church, no bigger than a martin-box apparently; skirting the base of the cliff are a hundred orange groves and gardens, flecked with glimpses of white dwelling that are buried in them; in front three or four gondolas lie idle upon the water – and in the burnished mirror of the lake, mountain, chapel, houses, groves, and boats are counterfeited so brightly and so clearly, that one scarce knows where the reality leaves off and the reflection begins!
[1]
  • Beniamino Franklin era una di quelle persone che chiamiamo filosofi.
    Fin dalla giovane età prostituì il suo talento per inventare massime e aforismi destinati ad affliggere i giovani di tutte le generazioni future.[2]
  • C'è qualcosa che affascina nella Scienza. Uno ricava un tale carico di congetture all'ingrosso da un così trascurabile investimento di fatti.[3]
  • Cercate di vivere in modo che la vostra morte rincresca anche all'impresario delle pompe funebri.[4]
  • Con l'opportuna ambiguità risolveremo tutti i vostri problemi.[5]
  • Comprate terreni: non ne fabbricano più.[6]
  • È tipico della vanità e dell'impertinenza dell'uomo definire stupidi gli animali perché così appaiono ai suoi sensi ottusi.
It is just like man's vanity and impertinence to call an animal dumb because it is dumb to his dull perceptions.[7]
  • [Da uno scontro con un avversario] Gli ficcai il mio naso tra i denti e lo scaraventai in terra addosso a me.[4]
  • Il coyote è uno scheletro bislungo e allampanato, dall'aria afflitta e assai cagionevole, ricoperto da una pelle di lupo con la coda neanche troppo spelacchiata, ma immancabilmente pendula e derelitta; gli occhi sono astuti e maligni, e il muso affilato, col labbro superiore rialzato a mostrare i denti; insomma, quel che si dice un brutto ceffo. Il coyote è una vivente allegoria dell'Indigenza: ha sempre fame, è sempre povero in canna, scalognato e senza un amico al mondo. Anche le creature più reiette lo disprezzano; le sue pulci lo abbandonerebbero per il primo velocipiede. È così smidollato e vigliacco che anche quando scopre i denti e finge di minacciarti si vede benissimo che col resto della faccia ti sta chiedendo scusa. E Dio, quant'è brutto![8]
  • Il pericolo non viene da quello che non conosciamo, ma da quello che crediamo sia vero e invece non lo è.[9]
  • Il sapone e l'istruzione non hanno effetti rapidi come un massacro, ma a lungo andare sono più micidiali.[10]
  • In Anna dai capelli rossi troverai la più cara e la più commovente e deliziosa bambina dai tempi dell'immortale Alice.
In "Anne of Green Gables" you will find the dearest and most moving and delightful child since the immortal Alice.[11]
  • L'altra notte la vista ci apparve ancora più sorprendente e pittoresca. Sull'altra sponda [del Lago di Como] dirupi, alberi e case bianchissime riflettevano le loro immagini perfettamente nitide sul lago e lunghi fasci di luce, provenienti dalle finestre lontane, ne segnavano la superficie immobile. Subito accanto, grandi magioni argentee sotto la luna risplendevano tra un folto fogliame scuro e informe, tra le ombre che calavano dall'alto delle rupi e toccavano il bordo lacustre dove si rifletteva più volte e con precisione ogni tratto della magica visione.[12]
  • L'economia politica sta alla base di ogni buon governo. Le persone più sagge di tutti i tempi hanno fatto rimarcare su questo argomento i più ricchi tesori del loro genio, della loro esperienza di vita e della loro istruzione.
Political Economy is the basis of all good government. The wisest men of all ages have brought to bear upon this subject the richest treasures of their genius, their experience of life, and their learning.[13]
  • L'India ha due milioni di dei, e li adora tutti. Nella religione le altre nazioni sono delle miserabili; l'India è l'unica milionaria.
India has two million gods, and worships them all. In religion all other countries are paupers; India is the only millionaire.[14]
  • L'umorismo è una gran cosa, è quello che ci salva. Non appena spunta, tutte le nostre irritazioni, tutti i nostri risentimenti scivolano via, e al posto loro sorge uno spirito solare.[15]
  • L'uomo esiste da 32.000 anni. Il fatto che siano occorse centinaia di milioni di anni per preparare il mondo per lui è una prova del fatto che esso fu creato per l'uomo. Suppongo che sia così, non lo so di sicuro. Se la torre Eiffel rappresentasse l'attuale età del mondo, lo strato di vernice sulla punta del suo pinnacolo rappresenterebbe la durata dell'uomo, e tutti percepirebbero che quel sottile strato fu ciò per cui fu costruita la torre. Io credo che lo percepirebbero, ma non lo so di sicuro.
Man has been here 32,000 years. That it took a hundred million years to prepare the world for him is proof that that is what it was done for. I suppose it is, I dunno. If the Eiffel Tower were now representing the world's age, the skin of paint on the pinnacle-knob at its summit would represent man's share of that age; and anybody would perceive that the skin was what the tower was built for. I reckon they would, I dunno.[16]
  • La gratitudine è un debito che si accumula di continuo, come un ricatto: più pagate, più vi si chiede.[17]
  • La notizia della mia morte era un'esagerazione.[18][19]
  • Le sue massime [di Benjamin Franklin] erano piene d'animosità verso i giovani. Ancor oggi, un ragazzo non può obbedire a uno dei suoi istinti naturali senza imbattersi in uno di quegli imperituri aforismi.[2]
  • Non abbiamo noi in città tutti gli sciocchi dalla nostra parte? E non basta questo per formare in ogni città una schiacciante maggioranza?[20]
  • Non mi deve interessare se la vivisezione produca o meno risultati giovevoli all'umanità. Anche se fossero utili, non sarei meno ostile alla vivisezione, poiché la mia ostilità si fonda sulle sofferenze che infligge ad esseri non consenzienti. È questione di sentimenti, così profondamente radicati in me che, certo, neppure per un vivisettore vivisezionato potrei provare la benché minima soddisfazione, per quanto la legge del taglione se la sarebbe meritata.[21]
  • Se avessi aspettato, sarei potuto diventare io stesso un soldato. Una parte del mestiere l'avevo già imparata; me ne intendevo, in fatto di ripiegamenti, più dell'uomo stesso che li inventò.[22]
  • [Alla domanda di un giornalista su quali fossero i libri che più gli piacessero] Secondo! il valore dei libri varia secondo le circostanze. Un libro rilegato in cuoio è eccellente per affilare i rasoi; un libro piccolo, quintessenziale come li sanno fare gli scrittori della vecchia Europa, serve meravigliosamente per zeppare la gamba più corta di un tavolino traballante; un vecchio libro legato in pergamena, costituisce il migliore dei proiettili da lanciare contro i gatti importuni; finalmente un atlante dai grandi fogli di buona carta è quel che di meglio si possa desiderare per accomodare i vetri rotti.[23]
  • Si dovrebbe credere che questo stesso Dio senza scrupoli, questo minorato morale, fu nominato insegnante di bontà, dei costumi, della clemenza, della legalità, della purezza? Sembra impossibile e folle.[24]
  • [Ad Adele Strauss, moglie di Johann Strauss jr] Quando ho chiacchierato e fumato il sigaro a casa vostra con il sig. Strauss egli sembrava aver ritrovato la sua energia; era sveglio, pronto, brillante nella conversazione... Sembra impossibile che sia morto! Sono felice di aver avuto il privilegio di incontrarmi con lui e questo incontro rimarrà un bellissimo ricordo per me...[25]
  • Sono convinto che il nostro Padre Celeste ha inventato l'uomo perché era deluso della scimmia.[26][19]
  • Un uomo con un'idea è un matto finché quell'idea non ha successo.[27]
  • Un uomo illustre dovrebbe far attenzione alle sue ultime parole... scriversele su un pezzo di carta e farle giudicare dai suoi amici. Certo non dovrebbe lasciare una cosa del genere all'ultima ora della sua vita.[28]
  • Un uomo sul punto di morte non riuscirebbe a decidere in quale posto andare — entrambi hanno i loro vantaggi, "il paradiso per clima, l'inferno per la compagnia!"[29]
Dying man couldn't make up his mind which place to go to — both have their advantages, "heaven for climate, hell for company![30]
  • Una fotografia è il documento più importante e non c'è nulla di peggiore che passare alla posterità che con uno sciocco e stupido sorriso fissato sulla faccia per l'eternità.[31]

L'umorismo è la nostra salvezza[modifica]

  • Comportati sempre bene. Farai felici alcune persone e stupirai tutte le altre.[32] (p. 29)
  • [Berlino] È una città nuova; la più nuova che io abbia mai visto. Chicago al confronto è vetusta perché ci sono molti quartieri vecchi mentre ciò non accade a Berlino.[33] (p. 25)
  • I miei libri sono acqua; quelli dei grandi geni sono vino. La gente beve acqua.[34] (p. 82)
  • La regola è perfetta: nel campo delle opinioni i nostri avversari sono pazzi.[35] (p. 12)
  • L'uomo pessimista prima dei 48 anni sa troppo; se dopo quell'età è ancora ottimista sa troppo poco.[36] (p. 102)
  • Mai dire la verità a chi non lo merita.[37] (p. 136)
  • Non c'è spettacolo più triste di un giovane pessimista. Fatta eccezione per un vecchio ottimista.[38] (p. 102)

Attribuite[modifica]

  • È meglio rimanere in silenzio ed essere considerati imbecilli piuttosto che aprire bocca e togliere ogni dubbio.
Better to remain silent and be thought a fool than to speak and remove all doubt.
[Citazione errata] La prima attribuzione a Mark Twain sembra risalire al 1953, quando tale citazione viene riportata in un articolo di un giornale canadese. La citazione è stata attribuita anche ad Abraham Lincoln e in misura minore a Confucio, John Maynard Keynes e Arthur Burns. Inoltre diversi proverbi esprimono un concetto simile, tra questi ne va ricordato uno incluso nel Libro dei Proverbi della Bibbia: «Anche lo stolto, se tace, passa per saggio | e, se tien chiuse le labbra, per intelligente.». In realtà la citazione sembrerebbe appartenere a Maurice Switzer, infatti una prima traccia di questa frase si ritrova proprio nel suo libro, Mrs. Goose, Her Book del 1907.[39] La frase viene citata anche da Lisa nel decimo episodio della quarta stagione de I Simpson.
  • Egli usa la statistica come un ubriaco usa i lampioni - come appoggio, non come illuminazione.
[Citazione errata] Questa frase, che deriva da una simile di Alfred Edward Housman relativa ai manoscritti, è stata pronunciata in realtà dallo scrittore scozzese Andrew Lang, ma viene spesso attribuita erroneamente a diverse persone, tra cui lo stesso Twain.[40] Per maggiori informazioni consultare la relativa pagina su Quote Investigator.
  • Il golf è rovinare una bella passeggiata.[41]
Golf is a good walk spoiled.
[Citazione errata] Questa citazione è stata attribuita a Twain da Reader's Digest nel 1948 e da Peter's Quotations nel 1977, ma nessuna fonte diretta sembra confermare questa attribuzione. L'aforisma è apparso per la prima volta nel 1913 su un giornale statunitense, ma in forma anonima. La citazione è stata attribuita nel tempo anche a George Bernard Shaw, W. C. Fields e a Winston Churchill (nel film Lock & Stock – Pazzi scatenati). Non è ancora chiaro chi sia il vero autore della citazione.[42]
  • L'inverno più freddo che ricordi è stato un'estate a San Francisco.
The coldest winter I ever spent was a summer in San Francisco.
[Citazione errata] La citazione non compare in nessuno degli scritti, delle lettere private o di altre pubblicazioni di Mark Twain.[43]
  • La musica di Wagner è molto migliore di quello che si potrebbe pensare ascoltandola.
Wagner music is better than it sounds.
[Citazione errata] Molti la attribuiscono a Twain, ma la citazione è di Edgar Wilson Nye. Mark Twain menziona più volte la frase citando esplicitamente Edgar Wilson Nye.[44]
  • Non si sbaglia mai a fare la cosa giusta.[45]
  • Smettere di fumare è facile. Io l'ho fatto centinaia di volte.
Giving up smoking is easy. I've done it hundred of times.
[Citazione errata] La frase non compare in nessuno degli scritti di Mark Twain.[46]
  • Tutti parlano del tempo, ma nessuno fa nulla al riguardo.
Everybody talks about the weather, but nobody does anything about it.
[Citazione errata] La citazione non compare in nessuno degli scritti di Mark Twain. Molti attribuiscono la frase a Charles Dudley Warner, un amico di Twain; Warner, in un editoriale sull'Hartford Courant del 27 agosto 1897, cita «un noto scrittore americano».[47]

Gli innocenti all'estero[modifica]

  • Finalmente avvistammo le coste dell'Italia e, mentre scrutavamo dal ponte nel primo splendido mattino d'estate, la maestosa città di Genova si levò dal mare, riflettendo, dai suoi cento palazzi, la luce del sole. (p. 137)
  • Mi piacerebbe restar qui. Preferirei non procedere oltre. Può darsi che ci siano, in Europa, donne più graziose, ma io ne dubito. La popolazione di Genova è di 120.000 anime; di queste, due terzi sono donne, direi, e almeno due terzi delle donne sono belle; ben vestite, fini, leggiadre quanto si può senza essere angeli. Gli angeli, però, non sono molto ben vestiti, mi pare, almeno quelli dei dipinti: non hanno che le ali. E queste donne genovesi sono incantevoli. La più gran parte di queste damigelle son rivestite di una bianca nube dalla testa ai piedi, sebbene molte si adornino in maniera più complicata. Nove su dieci non hanno sul capo null'altro che un sottilissimo velo ricadente sulle spalle a guisa di bianca nebbia. Hanno capelli biondissimi e molte di loro occhi azzurri, ma più spesso si vedono occhi neri e sognanti occhi castani. (pp. 137-138)
  • Le signore e i gentiluomini di Genova hanno la piacevole abitudine di passeggiare in un ampio parco [la Spianata dell'Acquasola] in cima a una collina al centro della città, dalle sei alle nove di sera; e quindi, per un altro paio d'ore, di prendere il gelato in un giardino adiacente. Ci recammo nel parco domenica sera. V'erano duemila persone, in gran parte giovanotti e signorine. Gli uomini erano vestiti all'ultima moda parigina e gli abiti delle donne biancheggiavano fra gli alberi come tanti fiocchi di neve. La folla faceva il giro del parco come una grande sfilata. Suonavano le bande e zampillavano le fontane; la luna e le luci a gas illuminavano la scena, che era nell'insieme brillante e animata. (p. 138)
  • [Il Lago di Como è] Paradiso di sereno riposo.
  • Scrutavo ogni viso di donna che passava e mi parevano belli tutti. Mai visto una simile marea di bellezza. Non vedo come un uomo di normale fermezza di carattere possa sposarsi qui [a Genova], poiché, prima di decidersi, s'innamorerebbe di qualche altra. (p. 138)
  • "La superba", "la città dai bei palazzi", sono da secoli gli appellativi di Genova. Certo essa è piena di palazzi, e questi dentro sono sontuosi ma esternamente molto malandati e senza pretese di grandiosità architettonica. "Genova la superba" sarebbe un titolo indovinato se si riferisse alle donne.
    Di palazzi ne abbiamo visitati parecchi: immense moli dagli spessi muri, con grandi scalinate di pietra, pavimenti tassellati di marmo (talvolta lavori a mosaico, di disegno complicato, ornati di cristalli di rocca o di piccoli frammenti di marmo fissati col cemento) e grandiosi saloni con alle pareti dipinti di Rubens, Guido Reni, Tiziano, Paolo Veronese, ecc., e ritratti dei capostipiti della famiglia in elmi piumati e splendide armature, e di patrizie in stupefacenti vestiti di secoli fa. (p. 139)
  • L'antica cattedrale di San Lorenzo è una delle cose più notevoli che abbiamo visto a Genova: vasta, con colonnati, maestosi pilastri e un grande organo, e la consueta pompa di dorature, dipinti, volte affrescate e così via. Io naturalmente non potrei descriverla: per farlo ci vorrebbe un bel numero di pagine. (p. 141)
  • Non vi pare che questa faccenda delle reliquie sia stata un po' gonfiata? In ogni vecchia chiesa in cui entriamo troviamo un frammento della vera croce con alcuni dei chiodi che la tennero insieme. Non voglio insistere, ma direi che di questi chiodi ne abbiamo visti tanti da riempire un barile. Poi c'è la corona di spine; a Parigi conservano una parte di corona nella Sainte Chapelle e una parte a Notre-Dame. Di ossa di San Dionigi, poi, son sicuro di averne viste abbastanza da fare, se necessario, un duplicato del Santo. (p. 142)
  • Potrei dire che la chiesa dell'Annunziata è una foresta di bellissime colonne, di statue, di dorature, di dipinti quasi senza numero, ma non darei un'idea esatta della cosa, e a che servirebbe? Fu costruita interamente da un'antica famiglia, che vi esaurì il suo denaro. Ecco dov'è il mistero. Avevamo idea che solo una zecca sarebbe sopravvissuta alla spesa. (pp. 142-143)
  • In genere le strade sono larghe all'incirca da quattro-cinque piedi a otto, e contorte come cavatappi. Percorri una di queste tetre fenditure, guardi su e vedi il cielo ridotto a somiglianza di un nastro di luce, molto in alto, dove le cime dei palazzi sui due lati della strada quasi si uniscono. Ti sembra di essere sul fondo di qualche terribile abisso, col mondo intero molto al di sopra di te. Ti aggiri a caso attraverso di esse nella maniera più misteriosa e non sai orientarti meglio che se fossi cieco. Non riesci a persuaderti che queste sono vere strade e che i torvi, foschi, mostruosi palazzi siano case, finché non vedi una donna elegante e bella emergere da qualcuna di queste buie e desolate tane che per metà sembrano prigioni. E ti chiedi come possa una così incantevole crisalide venir fuori da un bozzolo tanto poco attraente. (p. 143)
  • Non saprei immaginare Genova in rovina. Di archi così massicci, di così poderose fondamenta, su cui poggiano questi torreggianti e vasti edifizi, raramente ne abbiamo già visti; e i grossi blocchi di pietra di cui son fatti questi palazzi non rovineranno mai; muri spessi quanto in America è alta una normale porta non possono crollare. (pp. 144-145)
  • La nostra ultima visita fu al cimitero (costruito per ospitare 60.000 salme) e continueremo a ricordarcelo dopo che avremo dimenticato i palazzi. È un ampio corridoio di marmo fiancheggiato da colonne che si stende intorno a un grande quadrato di terreno libero; il suo spazioso pavimento è di marmo e su ogni lastra c'è un'iscrizione, giacché ogni lastra ricopre una salma. Da una parte e dall'altra, avanzando nel mezzo del passaggio, vi sono monumenti, tombe, figure scolpite squisitamente lavorate, tutte grazia e bellezza. Sono nuove, nivee; ogni lineamento è perfetto, ogni tratto esente da mutilazioni, imperfezioni o difetti; perciò, per noi, queste lunghissime file di incantevoli forme sono cento volte più belle della statuaria danneggiata e sudicia salvata dal naufragio dell'arte antica ed esposta nelle gallerie di Parigi per l'adorazione del mondo. (p. 147)
  • [...] vedi Napoli e poi muori. Bene, non ritengo che si debba necessariamente morire dopo aver visto questa città, ma forse a tentare di viverci il risultato può essere diverso. Vedere Napoli come noi la vedemmo nella prima alba dal Vesuvio, significa vedere un quadro di straordinaria bellezza. A quella distanza le sue sudicie case sembravano bianche – e dal mare salivano file e file di terrazze, finestre e tetti, su su fino al massiccio castello di Sant'Elmo, che coronava quella grandiosa piramide bianca dando simmetria, enfasi, compiutezza al quadro. E quando la luce da lattea si fece rosea – e la città avvampò sotto il primo bacio del sole, il quadro divenne bello al di là d'ogni descrizione. Era proprio il caso di dire Vedi Napoli e poi muori.[48]
  • Nudi ragazzini di nove anni e azzimati figlioli di ricchi; cenci e brandelli, e smaglianti uniformi; birocci e carrozze di gala; mendicanti, principi e vescovi passano gomito a gomito tutte le ore. Ogni sera tutta Napoli si riversa sulla riviera di Chiaia per la passeggiata in carrozza; e per due ore si può assistere al passaggio della processione più variopinta e promiscua che occhi umani abbiano contemplato. Principi (a Napoli vi sono più principi che poliziotti – la città ne è infestata) che vivono in cima a sette rampe di scale e non possiedono alcun principato, patiscono la fame ma possiedono la carrozza; e impiegati, meccanici, modiste e prostitute saltano la cena e sprecano i loro soldi per una passeggiata a Chiaia [...] Per due ore il plebeo ed il nobile trottano l'uno accanto all'altro in questa selvaggia processione, poi tutti se ne tornano a casa soddisfatti, felici, coperti di gloria.[49]

Il principe e il povero[modifica]

Premessa[modifica]

Scriverò un racconto come mi fu narrato da un tizio al quale era stato raccontato dal padre, che a sua volta lo aveva udito narrare dal proprio padre, cui, analogamente, era stato narrato dal suo e così via, più indietro e sempre più indietro nel tempo, per trecento anni e oltre, mentre i padri lo trasmettevano ai figli tramandandolo. Può fare parte della storia, può essere soltanto leggenda, una tradizione. Può essere accaduto davvero, può non essere accaduto, ma potrebbe essere accaduto. Può darsi che i savi e i dotti lo credessero vero nei tempi antichi; può darsi che soltanto gli ignoranti e i semplici lo amassero e vi credessero. (p. 3)

Incipit[modifica]

Nell'antica città di Londra, in un certo giorno d'autunno nel secondo quarto del secolo sedicesimo, nacque un figlio maschio e indesiderato a una famiglia povera a nome Canty. Quello stesso giorno, un altro bambino inglese nacque, desiderato, a una famiglia ricca a nome Tudor. Anche l'intera Inghilterra lo desiderava. L'Inghilterra aveva per così lungo tempo anelato a lui, e sperato in lui, e pregato Dio per lui, che ora, essendo egli venuto per davvero, il popolo quasi impazzì di gioia. Persone, che si conoscevano appena, si abbracciarono e si baciarono e piansero. Tutti si concessero una vacanza, nobili e plebei, ricchi e poveri, banchettarono e danzarono e cantarono, e divennero molto espansivi; e in questo modo continuarono, per giorni e notti, tutti insieme. (p. 7)

Citazioni[modifica]

  • Poi, di quando in quando, i suoi pensieri tornavano ai maltrattamenti inflittigli dai villani ragazzi nell'Ospizio del Cristo, ed egli si diceva: "Quando sarò re, non avranno soltanto pane e un tetto ma anche insegnamenti impartiti mediante i libri, poiché la pancia piena conta poco se la mente e il cuore non sono nutriti. Mi ricorderò diligentemente di questo, affinché la lezione d'oggi non vada sprecata, e il mio popolo non debba soffrirne; l'erudizione, infatti, intenerisce il cuore e genera bontà e carità". (p. 26)
  • Si trovava lì anche l'Assaggiatore di Sua Altezza il Principe di Galles, pronto a gustare, talora gli venisse richiesto, qualsiasi cibo sospetto e a correre il pericolo di essere avvelenato. In quel periodo la sua era soltanto una carica onorifica e di rado egli veniva invitato a esercitare le sue funzioni; ma vi erano stati tempi, non molte generazioni prima, in cui la carica di assaggiatore esponeva a grandi pericoli e non era molto ambita. Sembra strano che non si servissero di un cane o di un idraulico, ma tutti gli aspetti della regalità sono strani. (pp. 47-48)
  • Fece come gli uomini hanno sempre fatto, e probabilmente faranno sempre, fino alla fine dei tempi... [per cucire] tenne immobile l'ago e cercò di infilare il filo nella cruna, che è l'opposto di come fanno le donne. (pp. 92-93)
  • Queste erano le ispirate parole:
    Gente delle tenebre, ehilà!
    Peste e morte per chi non ci sta
    A fregare malloppi e a far crepare
    Chi val la pena di eliminare.

    Morte arrecate, uccidete i signori
    Andate qua e là con armi bastanti
    Per farli fuori tutti quanti.
    Quelli che hanno ben più di noi
    Eliminateli per ripulirli poi. (p. 134)
  • «Concedimi una grazia» disse. «Fissami negli occhi in modo ch'io possa vedere se il tuo sguardo è fermo. E ora rispondimi: sono io Miles Hendon?»
    «No, non ti conosco.»
    «Giuralo
    La risposta fu sommessa, ma chiara: «Lo giuro». (p. 202)
  • Gli occhi del re ardevano di passione: «Nessuno crede in me» disse Edoardo «e non mi crederai nemmeno tu. Ma non importa. Entro un mese sarai libero; non solo, ma le leggi che hanno disonorato te e svergognato il nome inglese verranno cancellate dai codici. Il mondo è fatto male; i sovrani dovrebbero frequentare a volte la scuola delle loro stesse leggi, e imparare così a essere misericordiosi». (p. 214)
  • In Fenchurch Street, un "bel fanciullo, dall'abito costoso", trovavasi in piedi su una sorta di podio per dare al re il benvenuto della città. Ecco gli ultimi versi del suo saluto:
    Benvenuto, o re, con lo slancio grande di ogni cuore;
    Benvenuto ancora, per quanto ogni lingua può parlare;
    Gioiosamente, menti e cuori ti accolgon con amore.
    Dio ti conservi, preghiamo, e lunga vita ti possa dare! (p. 229)
  • Tom Canty contemplò intorno a sé il mare di facce entusiaste, e il cuore gli si gonfiò di esultanza e sentì che la sola cosa per cui valesse la pena di vivere a questo mondo consisteva nell'essere un re e l'idolo di una nazione. (p. 299)

Explicit[modifica]

Sì, Re Edoardo VI visse soltanto pochi anni, povero ragazzo, ma li visse degnamente. Più di una volta, quando qualche grande dignitario, qualche dorato vassallo della Corona, contestava la sua clemenza e sosteneva che certe leggi da lui emendate erano già sufficientemente clementi e non causavano sofferenze o oppressioni tali da giustificare proteste, il giovane re volgeva sull'interlocutore la luttuosa eloquenza dei suoi grandi occhi compassionevoli e rispondeva: «Che cosa sai tu di sofferenza e oppressioni? Io e il mio popolo le conosciamo, ma tu le ignori».
Il regno di Edoardo VI fu singolarmente misericordioso per quei tempi crudeli. Ora che stiamo per congedarci da lui, cerchiamo di tenerlo presente nel ricordo, per rendergli il giusto merito. (pp. 263-264)

Imprecazioni d'autore[modifica]

  • Adamo era semplicemente un essere umano e questo spiega tutto. Non voleva la mela per amore della mela. La voleva soltanto perché era proibita. Lo sbaglio fu di non proibirgli il serpente, perché allora avrebbe mangiato il serpente.
  • Alcune persone pensano che l'onestà sia sempre la tattica migliore. È una superstizione. A volte, la mera impressione di onestà vale sei volte tanto.
  • Buoni amici, buoni libri e una coscienza sonnacchiosa: questa è la vita ideale.
  • Che privilegio aveva Adamo! Quando diceva qualcosa di buono, sapeva che nessuno l'aveva detta prima.
  • Chiunque abbia vissuto abbastanza da capire cosa sia la vita, sa quale profondo debito di gratitudine dobbiamo ad Adamo, il primo grande benefattore della nostra razza. Egli portò la morte nel mondo.
  • Ci sono molte cose divertenti al mondo: una di queste è l'idea concepita dall'uomo bianco di essere meno selvaggio degli altri selvaggi.
  • Creare l'uomo fu un'idea bizzarra e originale, ma aggiungere la pecora fu una tautologia.
  • Dapprima Dio creò gli idioti. Per esercitarsi. Poi creò i comitati scolastici locali.
  • Il banchiere è un uomo che ti presta l'ombrello quando c'è il sole e se lo riprende quando inizia a piovere.
  • Il frastuono non dimostra niente. Spesso una gallina che ha appena deposto un uovo schiamazza come se avesse deposto un asteroide.
  • L'irriverenza è la mancanza di rispetto che una persona ha per il tuo dio; non esiste una parola che descriva la tua mancanza di rispetto nei confronti del suo dio.
  • L'opinione secondo cui nessun gentiluomo impreca è completamente sbagliata. Si può imprecare e continuare a essere un gentiluomo se lo si fa in modo simpatico, benevolo e affettuoso.
  • La fama edificata sulla menzogna diviene presto uno spiacevole ostacolo. È facile indurre a credere una menzogna, ma è faticoso smontare il lavoro fatto.
  • La prima cosa che un missionario insegna al selvaggio è l'indecenza.
  • Lo spirito dell'ira è peccato, non le parole; e lo spirito dell'ira è l'imprecazione. Cominciamo a bestemmiare prima di poter parlare.
  • Ma siamo fatti tutti allo stesso modo: quando conosciamo qualcosa, non proviamo che disprezzo per quelli che non la conoscono.
  • Nessun dolore dal quale siamo afflitti può essere definito infimo: in base alle leggi eterne della proporzione, un bambino che smarrisce la sua bambola e un re che smarrisce la sua corona sono eventi delle stesse dimensioni.
  • Niente spinge a commettere crimini finanziari più di una grande miseria o una grande ricchezza.
  • Ogni razza decide da sé cosa è indecente. La natura non conosce indecenze. È l'uomo a inventarle.
  • Quando ci ricordiamo di essere tutti folli, i misteri della vita scompaiono e la vita trova una spiegazione.
  • Se desiderate infliggere una punizione perfida e crudele a un giovane, obbligatelo a tenere un diario ogni anno.
  • Ricordate quel venerabile proverbio: i bambini e gli sciocchi dicono sempre la verità. La conseguenza logica è ovvia: gli adulti e i saggi non la dicono mai.
  • Una delle prove dell'immortalità dell'anima è che tantissimi vi hanno creduto. Tantissimi hanno anche creduto che il mondo fosse piatto.

L'uomo che corruppe Hadleyburg[modifica]

Incipit[modifica]

Successe molti anni fa. Hadleyburg era la più retta, la più onesta città di tutta la regione circostante. S'era guadagnata questa fama intemerata nel corso di tre generazioni, ed era più fiera di essa che di qualunque altro suo bene. Ne era talmente fiera che cominciava a inculcare i principi di un onesto comportamento ai bambini quando erano ancora in fasce, continuando poi a farne il principale elemento della loro educazione. Per tutto il periodo della formazione del carattere essi venivano tenuti accuratamente lontani dalle tentazioni, di modo che in loro l'onestà avesse ogni possibilità di rafforzarsi e consolidarsi, fino a divenir parte della loro stessa carne. Le città vicine erano invidiose di questo onorevole primato, e fingevano di disprezzarlo, di considerarlo soltanto vanità; con tutto ciò erano costrette a riconoscere che Hadleyburg era proprio una città incorruttibile, e se aveste insistito, avrebbero anche finito per ammettere che per un giovanotto il semplice fatto di essere di Hadleyburg era la migliore raccomandazione per ottenere un buon posto.

Citazioni[modifica]

  • Ero pulito... artificialmente, come gli altri; e come gli altri caddi quando venne la tentazione.
  • Io non domando a che razza appartiene un uomo; basta che sia un essere umano; nessuno può essere qualcosa di peggio.
  • La responsabilità è individuale, non della comunità.

La terribile lingua tedesca[modifica]

  • Di sicuro non esiste un'altra lingua che sia così trasandata e asistematica, e così schiva ed elusiva da comprendere. Ti infarini, qua e là, nel peggiore dei modi; e quando alla fine pensi di aver afferrato una regola che offra una solida base, e così riposarti un attimo, tra la rabbia generale e la confusione di dieci parti del discorso, giri la pagina e leggi: "Lo studente presti molta attenzione alle seguenti eccezioni." Scorri l'occhio lungo la pagina e scopri che ci sono più eccezioni alla regola rispetto ai casi in cui essa vale.
Surely there is not another language that is so slipshod and systemless, and so slippery and elusive to the grasp. One is washed about in it, hither and thither, in the most helpless way; and when at last he thinks he has captured a rule which offers firm ground to take a rest on amid the general rage and turmoil of the ten parts of speech, he turns over the page and reads, "Let the pupil make careful note of the following exceptions." He runs his eye down and finds that there are more exceptions to the rule than instances of it.[50]
  • Ogni sostantivo ha un genere, e non esiste un senso né un metodo per assegnarli; così il genere di ognuno deve essere imparato separatamente e a memoria. Non c'è altro modo. Per fare ciò devi avere la memoria di un libro di memorandum. In tedesco una giovane ragazza non ha sesso, mentre una rapa sì. Pensa a quale eccitata riverenza viene mostrata per la rapa, e a quale insensibile mancanza di rispetto per la ragazza.
Every noun has a gender, and there is no sense or system in the distribution; so the gender of each must be learned separately and by heart. There is no other way. To do this one has to have a memory like a memorandum-book. In German, a young lady has no sex, while a turnip has. Think what overwrought reverence that shows for the turnip, and what callous disrespect for the girl.[50]
  • Ci sono persone nel mondo che avranno un bel po' di problemi a indicare le colpe in una religione o una lingua, per poi occuparsi apaticamente dei loro affari senza aver suggerito un qualunque rimedio. Io non sono quel tipo di persona. Io ho dimostrato che la lingua tedesca necessita d'esser riformata. Molto bene, sono pronto a riformarla. Almeno io sono pronto ad avanzare gli opportuni suggerimenti. Certo una strada come questa potrebbe essere immodesta in un'altra lingua; ma io ho dedicato più di nove intere settimane, dalla prima all'ultima, ad uno studio attento e critico di questa lingua, e perciò ho acquisito una sicurezza nella mia abilità di riformarla che nessuna mera e superficiale cultura avrebbe potuto conferirmi.
There are people in the world who will take a great deal of trouble to point out the faults in a religion or a language, and then go blandly about their business without suggesting any remedy. I am not that kind of person. I have shown that the German language needs reforming. Very well, I am ready to reform it. At least I am ready to make the proper suggestions. Such a course as this might be immodest in another; but I have devoted upward of nine full weeks, first and last, to a careful and critical study of this tongue, and thus have acquired a confidence in my ability to reform it which no mere superficial culture could have conferred upon me.[50]
  • Innanzitutto, abolirei il caso dativo. Confonde i plurali; e, inoltre, nessuno sa mai quando si trova nel caso dativo, tranne quando lo scopre in maniera accidentale – e poi non sa quando o dove è entrato nel caso dativo, o da quant'è che è entrato nel caso dativo, o quando starà per uscirne. Il caso dativo è solo una follia ornamentale – è meglio scartarlo.
In the first place, I would leave out the Dative case. It confuses the plurals; and, besides, nobody ever knows when he is in the Dative case, except he discover it by accident – and then he does not know when or where it was that he got into it, or how long he has been in it, or how he is going to get out of it again. The Dative case is but an ornamental folly – it is better to discard it.[50]
  • In secondo luogo, sposterei il verbo più in su, all'inizio. Puoi usare il miglior verbo possibile, ma mi rendo conto che con questo non riuscirai mai ad abbattere sul serio un soggetto nel tedesco attuale – riuscirai solo ad azzopparlo. Quindi io insisto che questa parte importante del discorso debba essere spostata all'inizio, in una posizione dove possa essere vista facilmente a occhio nudo.
In the next place, I would move the Verb further up to the front. You may load up with ever so good a Verb, but I notice that you never really bring down a subject with it at the present German range – you only cripple it. So I insist that this important part of speech should be brought forward to a position where it may be easily seen with the naked eye.[50]
  • Terzo, importerei qualche parola forte dalla lingua inglese – per imprecare, e anche per l'uso nel descrivere ogni tipo di argomento vigoroso in modo vigoroso.
Thirdly, I would import some strong words from the English tongue – to swear with, and also to use in describing all sorts of vigorous things in a vigorous ways.[50]
  • "Verdammt", e i suoi ampliamenti e variazioni, sono parole che hanno un sacco di significati, ma i suoni sono così deboli e inefficaci che le donne tedesche possono usarli senza peccato. Le donne tedesche che non possono essere indotte a commettere un peccato attraverso una qualunque persuasione o impulso, subito scoppiano in una di queste piccole e inoffensive parole quando strappano i loro vestiti o non gradiscono la zuppa. Il suono è maligno tanto quanto il nostro "Accipicchia!". Le donne tedesche costantemente dicono "Ach! Gott!", "Mein Gott!", "Gott in Himmel!", "Herr Gott", "Der Herr Jesus!", ecc. Forse pensano che le nostre donne abbiano il loro stesso modo di fare; lo dico perché una volta ho sentito una gentile ed amabile vecchia tedesca dire ad una dolce giovane americana; "Le due lingue sono così simili – che bello; noi diciamo "Ach! Gott!" e voi dite "Cavolo!"".
"Verdammt", and its variations and enlargements, are words which have plenty of meaning, but the sounds are so mild and ineffectual that German ladies can use them without sin. German ladies who could not be induced to commit a sin by any persuasion or compulsion, promptly rip out one of these harmless little words when they tear their dresses or don't like the soup. It sounds about as wicked as our "My gracious". German ladies are constantly saying, "Ach! Gott!", "Mein Gott!", "Gott in Himmel!", "Herr Gott", "Der Herr Jesus!" etc. They think our ladies have the same custom, perhaps; for I once heard a gentle and lovely old German lady say to a sweet young American girl: "The two languages are so alike – how pleasant that is; we say "Ach! Gott!" you say "Goddamn"".[50]
  • Quarto, riorganizzerei i sessi e li distribuirei conformemente al volere del creatore. Questo come forma di rispetto, se non altro.
Fourthly, I would reorganizes the sexes, and distribute them accordingly to the will of the creator. This as a tribute of respect, if nothing else.[50]
  • Quinto, la farei finita con quelle enormi lunghe parole composte; oppure chiederei a chi parla di pronunciarle a pezzi, con pause per farci riprendere. Eliminarle totalmente sarebbe un'ottima cosa, perché le idee vengono recepite e digerite molto più facilmente quando arrivano una alla volta anziché in blocco. Il cibo intellettivo è come qualsiasi altro; è più gradevole e più benefico assumerlo con un cucchiaio che con una pala.
Fifthly, I would do away with those great long compounded words; or require the speaker to deliver them in sections, with intermissions for refreshments. To wholly do away with them would be best, for ideas are more easily received and digested when they come one at a time than when they come in bulk. Intellectual food is like any other; it is pleasanter and more beneficial to take it with a spoon than with a shovel.[50]
  • Sesto, chiederei a chi parla di fermarsi quando ha finito, e non di attaccare una sfilza di quegli inutili "haben sind gewesen gehabt haben geworden seins" alla fine del suo discorso. Questa sorta di cianfrusaglia svilisce un discorso, invece di aggiungervi purezza. Sono perciò un'offesa, e dovrebbero essere scartati.
Sixthly, I would require a speaker to stop when he is done, and not hang a string of those useless "haben sind gewesen gehabt haben geworden seins" to the end of his oration. This sort of gewgaws undignify a speech, instead of adding a grace. They are, therefore, an offense, and should be discarded.[50]
  • Settimo, scarterei le parentesi. E anche le doppie parentesi, le triple parentesi, le n-parentesi, e allo stesso modo la parentesi-regina finale che chiude tutto quanto l'insieme. Chiederei a ogni individuo, sia esso alto o basso, di distendere un discorso chiaro e semplice, oppure di avvolgerlo, sedercisi sopra e starsene in pace. Infrazioni a questa legge dovrebbero essere punibili con la morte.
Seventhly, I would discard the Parenthesis. Also the reparenthesis, the re-reparenthesis, and the re-re-re-re-re-reparentheses, and likewise the final wide-reaching all-inclosing king-parenthesis. I would require every individual, be he high or low, to unfold a plain straightforward tale, or else coil it and sit on it and hold his peace. Infractions of this law should be punishable with death.[50]
  • Ottavo e ultimo, terrei Zug e Schlag, con i loro pendagli, e getterei via il resto del vocabolario. Questo semplificherebbe la lingua.
And eighthly, and last, I would retain Zug and Schlag, with their pendants, and discard the rest of the vocabulary. This would simplify the language.[50]
  • In base ai miei studi di filologia sono arrivato alla conclusione che una persona dotata riesce ad imparare l'inglese (se si esclude l'ortografia e la pronuncia) in trenta ore, il francese in trenta giorni e il tedesco in trent'anni. È ovvio che la lingua tedesca ha bisogno di essere rimodellata e riparata. Se rimanesse così com'è dovrebbe essere accantonata, con dolcezza e riverenza, tra le lingue morte, perché solo i morti hanno tempo sufficiente per impararla.
My philological studies have satisfied me that a gifted person ought to learn English (barring spelling and pronouncing) in thirty hours, French in thirty days, and German in thirty years. It seems manifest, then, that the latter tongue ought to be trimmed down and repaired. If it is to remain as it is, it ought to be gently and reverently set aside among the dead languages, for only the dead have time to learn it.[50]

Le avventure di Huckleberry Finn[modifica]

Avviso[modifica]

Chiunque cercherà di trovare uno sco-
po in questa storia verrà perseguito a
termini di legge; chiunque cercherà di
trovare una morale verrà bandito;
chiunque cercherà di trovare una tra-
ma verrà fucilato.

PER ORDINE DELL'AUTORE
IL CAPO DELLA SUSSISTENZA
(p. 11)

Incipit[modifica]

Giovanni Baldi[modifica]

Voi di me non sapete niente se non avete letto un libro che si chiama Le avventure di Tom Sawyer, ma questo non importa. Questo libro l'ha fatto Mr. Mark Twain, e lui ha detto la verità, in genere. Certe cose le ha tirate in lungo, ma di solito ha detto la verità. Ma questo è niente. Non ho mai visto nessuno che non ha contato delle balle, prima o poi, tranne zia Polly, o la vedova, o magari Mary. La zia Polly – cioè la zia Polly di Tom – e Mary e la vedova Douglas, beh, c'è tutto in quel libro, che in genere è un libro veritiero, anche se un po' tirato in lungo, come ho detto prima.

[Mark Twain, Le avventure di Huckleberry Finn, traduzione di Giovanni Baldi, Garzanti, 2002]

Enzo Giachino[modifica]

Voi non potete sapere niente di me, senza che avete letto un libro chiamato Le avventure di Tom Sawyer, ma non importa molto. Quel libro è stato fatto dal signor Mark Twain, che di solito ha detto la verità, o quasi. Qualche volta ha esagerato un poco, ma in genere ha detto il vero. È già qualcosa. Io non ho mai conosciuto nessuno che, in vita sua, non ha mai contato storie, se non è zia Polly, o la vedova, o forse Mary. Zia Polly è la zia Polly di Tom e di Mary; e della vedova Douglas se ne parla in quel libro, che è quasi vero. Con qualche ricamo, s'intende.
[Mark Twain, Le avventure di Huckleberry Finn, traduzione di Enzo Giachino, Einaudi, 1994]

Gabriele Musumarra[modifica]

Voi non sapete nulla di me, a meno che non abbiate letto un libro chiamato Le avventure di Tom Sawyer; ma non importa. Quel libro fu scritto dal signor Mark Twain, che per lo più disse la verità. C'erano delle esagerazioni, ma per lo più egli disse la verità. Questo non dimostra nulla. Non ho mai conosciuto nessuno che una volta o l'altra non dicesse bugie, eccetto zia Polly, o la vedova, o forse Mary. Zia Polly – la zia di Tom, cioè – e Mary, e la vedova Douglas: in quel libro ci sono tutte, ed è un libro per lo più sincero; con qualche esagerazione, come ho già detto.
[Mark Twain, Le avventure di Huckleberry Finn, traduzione di Gabriele Musumarra, Rizzoli]

Giuseppe Culicchia[modifica]

Voi non sapete niente di me, senza che avete letto un libro intitolato Le avventure di Tom Sawyer, ma non importa. Quel libro l'ha fatto il signor Mark Twain, che ha detto la verità, più o meno. Certe cose le ha esagerate un po', ma è stato abbastanza sincero. Che è già qualcosa. Non ho mai visto nessuno che una volta o l'altra non ha cacciato qualche balla, a parte zia Polly, o la vedova, o forse Mary. Della zia Polly, che poi è la zia Polly di Tom, e di Mary, e della vedova Douglas, se ne parla in quel libro, che è un libro quasi vero; con qualche esagerazione, come ho detto. (p. 13)

Citazioni[modifica]

  • Poi una caviglia ha attaccato a prudermi, ma mica me la potevo grattare; e poi si è messo a prudermi un orecchio, e poi la schiena, proprio in mezzo alle spalle. Mi sembrava di morire, se non mi grattavo. Beh, è una cosa che ho già notato un mucchio di volte. Se sei con gente di classe, o a un funerale, o cerchi di dormire quando non hai sonno, insomma se sei da qualche parte dove non devi grattarti, allora stai sicuro che ti viene da grattarti in un migliaio di posti. (pp. 16-17)
  • Così Tom ha tirato fuori un pezzo di carta che ci aveva scritto su il giuramento, e ce lo ha letto. Ogni ragazzo doveva giurare fedeltà alla banda, e di non rivelare mai a nessuno i suoi segreti, e se qualcuno faceva del male a un ragazzo della banda, chiunque riceveva l'ordine di uccidere quella persona e la sua famiglia doveva farlo, e non poteva né dormire né mangiare finché non li aveva assassinati tutti e gli aveva tracciato col pugnale una croce sul petto, che era il segno della banda. E nessuno che non apparteneva alla banda poteva usare quel segno, e se lo usava doveva essere perseguito, e se lo usava ancora una volta allora bisognava ammazzarlo. E se qualcuno che apparteneva alla banda rivelava i suoi segreti, allora bisognava tagliargli la gola, e poi bruciare il cadavere e disperdere le ceneri, e il suo nome doveva essere cancellato col sangue dalla lista e non essere mai più menzionato dalla banda, ma esecrato e dimenticato, per sempre. (p. 19)
  • Così si è messa a trafficare, e mi fa:
    "Dimmi, quando una vacca è stesa a terra, da quale parte si alza su per prima? Rispondi subito, senza pensarci. Da quale parte si alza su per prima?".
    "La parte di dietro, signora."
    "Bene. E un cavallo, allora?"
    "La parte davanti, signora."
    "Su un albero dov'è che cresce il muschio?"
    "A nord."
    "Se quindici mucche brucano sul fianco di una collina, quante di loro mangiano con la testa puntata nella stessa direzione?"
    "Tutte e quindici, signora."
    "Beh, credo che sei vissuto in campagna davvero. Pensavo che magari cercavi di contarmi di nuovo delle storie. [...]" (pp. 69-70)
  • Era proprio come nel vecchio proverbio: "Dai un dito a un negro che quello si piglia tutto il braccio". (p. 95)
  • Mentre mi vestivo mi ha chiesto com'è che mi chiamavo, ma prima che potevo rispondergli ha attaccato a raccontarmi di una ghiandaia azzurra e di un coniglietto che aveva trovato nei boschi un paio di giorni prima, e mi ha chiesto dov'era Mosè, quando si era spenta la candela. Io gli ho risposto che non lo sapevo, non ne avevo proprio mai sentito parlare.
    "Beh, indovina," mi fa lui.
    "Come faccio a indovinare," dico io, "se questa storia non l'ho mai sentita?"
    "Ma puoi provarci, no? È facile."
    "Quale candela?" gli faccio.
    "Beh, una candela qualsiasi,» mi dice.
    "Non lo so proprio dov'è che era," dico. "Dov'era?"
    "Ma era al buio! Ecco dov'è che era!"
    "Beh, e se lo sapevi dov'era, perché me lo hai chiesto?"
    "Oh, insomma, quanto sei scemo, è un indovinello, no? [...]" (p. 104)
  • "Che roba è una faida?"
    "Ehi, ma da dove vieni? Non sai che roba è una faida?"
    "Mai sentita prima. Dimmelo tu che è."
    "Beh," mi fa Buck, "una faida funziona così. Un tizio litiga con un altro tizio, e lo ammazza; allora il fratello del tizio ammazza lui; poi gli altri fratelli, da una parte e dall'altra, si ammazzano tra loro; poi tocca ai cugini, e poco per volta si ammazzano tutti, e la faida finisce. Ma è una cosa lenta, e ci vuole un bel po' di tempo." (p. 113)
  • Abbiamo deciso che non c'era un posto migliore della nostra zattera per sentirsi come a casa, dopo tutto. Negli altri posti c'è troppa gente e si soffoca, ma su una zattera no. Ti senti proprio libero e comodo e bene, su una zattera. (p. 121)
  • Avevamo tutto quanto il cielo, lassù, scintillante di stelle, e ci mettevamo a guardarle sdraiati a terra, e discutevamo se le aveva fatte qualcuno o se erano venute fuori così, da sole, e secondo Jim le aveva fatte qualcuno, ma secondo me erano venute fuori da sole, perché pensavo che ci voleva troppo tempo per farne così tante. Jim allora diceva che era stata la luna a farle, e beh, la cosa mi sembrava abbastanza ragionevole, così non ribattevo niente, perché una volta avevo visto una rana fare talmente tante uova che naturalmente poteva essere andata a quel modo. Guardavamo anche le stelle cadenti, per vedere dove finivano. Per Jim erano stelle venute male che venivano buttate via dal nido. (pp. 123-124)
  • Non è colpa mia se non sono nato duca, e non è colpa vostra se non siete nato re, perciò perché stare in pena? Cerca di prendere le cose per come vengono, è il mio motto. (p. 129)
  • La cosa ha fatto sparire quel senso di disagio, e ci ha messi proprio di buonumore, perché era davvero una triste faccenda non andare d'accordo su una zattera; perché quello che vuoi, più di ogni altra cosa al mondo, su una zattera, è che tutti sono soddisfatti, e si sentono bene con gli altri. (p. 129)
  • Ma il soliloquio di Amleto, mio caro, il pezzo più celebre di Shakespeare. Ah, è sublime, sublime! Ogni volta fa venire giù il teatro. (Duca, p. 139)
  • Ecco com'è che vanno le cose: uno fa qualcosa di brutto, e poi non gli va di pagarne conseguenze. Dicono che, finché riesci a nasconderlo, non ti capita niente di male. (p. 210)
  • Ma è sempre così: non fa differenza se ti comporti bene o male, la coscienza non è intelligente, e ti accusa sempre. Se avevo un cane bastardo intelligente quanto la coscienza di una persona, lo avvelenavo subito. Prende più posto che tutto il resto, dentro uno, la coscienza, e non serve a nulla, proprio a nulla. (pp. 227-228)
  • Che testa che aveva per essere appena un ragazzo! Se ce l'avevo io la testa di Tom Sawyer, non la cambiavo manco per diventare duca, o secondo ufficiale su un battello, o clown in un circo, per niente al mondo che la cambiavo. (p. 228)
  • "Lo scudo sfoggerà una banda d'or in quarto destro, una croce di Sant'Andrea murrey sulle fasce, con un cane, dormiente, a mo' di emblema, con sotto un piede una catena merlata, simbolo di schiavitù, con un gallone vert in sommo trinciato e tre linee infiorate in campo azure, e con punte del centro rampanti su un gallone dentato. Sulla cresta, sable, un negro che fugge, con un fagotto sulle spalle, sulla banda sinistra, e una coppia di caprioli a supporto, che poi saremmo tu e io, e il motto Maggiore fretta, minore atto. L'ho preso da un libro, e vuol dire che più fai in fretta e meno cose fai". (Tom Sawyer, p. 253)

Explicit[modifica]

Tom ormai è guarito, e porta la pallottola al collo attaccata alla catena dell'orologio, e guardare sempre che ora è, così non mi resta più niente da scrivere, e ne sono proprio contento forte, perché se sapevo che fatica si faceva a scrivere un libro mica mi ci mettevo, e adesso la pianto. Ma secondo me è meglio che parto per i Territori Indiani prima degli altri, perché la zia Sally dice che vuole adottarmi e incivilizzarmi e non ci penso proprio. Ci sono già passato.

SINCERAMENTE VOSTRO, HUCK FINN

(p. 285)

Citazioni su Le avventure di Huckleberry Finn[modifica]

  • Mark Twain (è importante ripeterlo) ha scritto Huckleberry Finn, libro che da solo basta per la gloria. Libro né umoristico né tragico, libro semplicemente felice. (Jorge Luis Borges)
  • Tutta la letteratura moderna viene fuori da un libro di Mark Twain: Huckleberry Finn. Se lo legge si fermi però quando i ragazzi perdono il negro Jim. Quella è la fine, il resto è trucco. Ma è il nostro libro più bello, e tutto quanto è stato scritto in America viene di lì: prima non c'è niente e dopo niente che lo valga. (Ernest Hemingway)

Le avventure di Tom Sawyer[modifica]

Incipit[modifica]

Gianni Celati[modifica]

«Tom!»
Nessuna risposta.
«Tom!»
Nessuna risposta.
«Dove s'è cacciato sto ragazzo? Ohu, Tom!»
Nessuna risposta.
L'anziana signora abbassò gli occhiali e ci guardò per di sopra, intorno nella stanza; poi se li alzò e ci guardò per di sotto. Di rado o quasi mai ci guardava attraverso, per una cosa da niente come un bambino; dato che questi erano il suo paio da festa, l'orgoglio del suo cuore, ed erano stati fatti per lo "stile" più che per la praticità; avrebbe potuto guardare attraverso un paio di coperchi da stufa, per quello che cambiava. Rimase perplessa un attimo, e disse, neanche tanto arrabbiata, ma abbastanza forte per farsi sentire dai mobili:
«Ve', se ti metto le mani 'dosso, giuro che...»

Rossana Guarnieri[modifica]

«Tom!»
Nessuna risposta.
«Tom!»
Ancora silenzio.
«Vorrei proprio sapere che cosa sta combinando quel ragazzo. Ehi Tom!»
La vecchia signora abbassò gli occhiali e lanciò un occhiata alla stanza al di sopra delle lenti, poi li sistemò di nuovo sul naso e guardò dal di sotto. Accadeva assai di rado che ci guardasse attraverso quando l'oggetto della sua attenzione era una cosa da poco come un ragazzino, perché quegli occhiali erano i suoi migliori, roba di cui sentirsi orgogliosi, ed erano stati fatti per bellezza, non per utilità; tanto che un paio di coperchi da stufa avrebbero prodotto lo stesso effetto. Per un momento assunse un'aria perplessa, poi disse, non minacciosamente, ma con un tono abbastanza alto da farsi sentire anche dai mobili:
«Beh, se riesco a metterti le mani addosso...»

Stella Sacchini[modifica]

"TOM!"
Nessuna risposta.
"TOM!"
Nessuna risposta.
"Che starà combinando, quel ragazzo? Vorrei proprio saperlo! Ehi, TOM!"
Nessuna risposta
La vecchia signora abbassò gli occhiali sul naso e diede un'occhiata, da sopra, alla stanza intorno; poi li spinse di nuovo su e guardò fuori, da sotto le lenti. Ci guardava attraverso di rado, o mai, per cercare una cosa piccina come un ragazzo; quello era il suo paio di occhiali buoni, l'orgoglio del suo cuore, e non dovevano rispondere a criteri di utilità, ma di "stile"; ci avrebbe visto altrettanto bene attraverso due piastre da cucina. Per un momento parve perplessa, poi disse con meno foga ma sempre abbastanza forte per farsi sentire dalla mobilia:
"Guarda che se t'acchiappo, ti..." (p. 11)

Mariagrazia Bianchi Oddera[modifica]

«Tom!»
Nessuna risposta.
«Tom!»
Nessuna risposta.
«Cosa sta combinando quel ragazzo, mi domando. Ehi, Tom!»
L’anziana signora spostò verso il basso gli occhiali e si guardò intorno nella stanza al di sopra di essi; poi li spostò verso l’alto e intorno nella stanza al di sopra di essi; poi li spostò verso l’alto e guardò fuori al di sotto di essi. Ben di rado, o mai, guardava attraverso le lenti cose di poco conto come un ragazzino; quelli erano per lei gli occhiali di gala, l’orgoglio del suo cuore, fatti per «bellezza», non per utilità; avrebbe potuto vederci altrettanto bene ricorrendo a un paio di cerchi di quelli che servono per coprire i fornelli delle cucine economiche. Parve perplessa per un momento, poi disse, non in tono minaccioso, ma sempre a voce tanto alta da farsi udire anche dai mobili:
«Bene, se ti acchiappo, io…»

Citazioni[modifica]

  • Senza rendersene conto, aveva scoperto una legge importantissima che regola l'agire umano: e cioè che per indurre un uomo o un ragazzo a desiderare qualcosa, basta far sì che quella cosa risulti difficile da ottenere. (2016, p. 25)
  • Huckleberry era cordialmente detestato e temuto da tutte le madri del paese, perché era un fannullone, un fuorilegge, volgare e cattivo – e perché tutti i loro figli lo ammiravano da morire, e per divertirsi cercavano la sua compagnia proibita, e avrebbero tanto voluto avere il coraggio di essere come lui. [...] Huckleberry indossava sempre abiti smessi, da adulto: un perenne e svolazzante trionfo di stracci. Il cappello era una vasta rovina con un'ampia mezzaluna ritagliata dalla falda; il cappotto, quando ne portava uno, gli arrivava fin quasi ai calcagni e aveva i bottoni posteriori che gli scendevano ben sotto la vita; aveva una bretella sola a tener su le braghe: il cavallo era sceso e i calzoni gli stavano appesi come un sacco che non conteneva niente, e in fondo i risvolti sfrangiati strascicavano nella polvere, se non li rimboccavi.
    Huckleberry andava e veniva come gli pareva a lui. Col bel tempo dormiva sugli usci delle case e in un grosso barile vuoto quando pioveva; non doveva andare a scuola né in chiesa, o chiamare qualcuno signore, o obbedire ad anima viva; poteva andare a pesca o a nuotare quando e dove decideva lui, e starci tutto il tempo che voleva; nessuno gli vietava di azzuffarsi; poteva restare alzato finché gli andava; era sempre il primo ragazzo a girare scalzo in primavera e l'ultimo a rimettersi le scarpe in autunno; non doveva mai lavarsi, né mettersi vestiti puliti; poteva imprecare a tutto spiano. In una parola, ciò che rende preziosa la vita, quel ragazzo ce l'aveva. Così la pensava ogni oppresso e vessato ragazzo perbene di St Petersburg. (2016, pp. 55-56)
  • Eccolo là! Ma come si fa a dire di curare i porri con l'acqua morta a 'sto modo da scemi! Guarda che così non ti funziona mica. Ci devi andare da solo nel bosco, dove sai che c'è un tronco con l'acqua morta, e a mezzanotte precisa ti metti con la schiena contro il tronco e ci ficchi la mano dentro e dici:
    Grano d'orzo, grano d'orzo, acqua morta a più non posso,
    mescola mescola, spalma sul porro e te lo toglierai di dosso
    e poi vai via subito, undici passi, con gli occhi chiusi, e poi fai tre giri su te stesso e vai dritto a casa senza parlare con nessuno. Perché se parli l'incantesimo si spezza. (Tom Sawyer; 2016, pp. 57-58)
  • "Pigli un fagiolo, lo spacchi a metà, e poi fai un taglio al porro per farci uscire un po' di sangue, e poi metti il sangue su un pezzetto del fagiolo, e poi scavi una buca e ce lo seppellisci verso mezzanotte dove c'è un crocicchio, quando che c'è la luna nuova, e poi il resto del fagiolo ci dai fuoco. E allora vedi che il pezzetto che ha il sangue comincia a tirare e tirare, ché vuol far venire l'altro pezzetto, e allora il sangue comincia a tirare il porro, e tu vedi come viene via subito."
    "Sì, è proprio così che si fa, Huck... proprio così; però se quando lo seppellisci dici 'Fagiolo, sta' giù; porro sciò; a darmi fastidio non tornare più!' è meglio. [...]" (2016, p. 58)
  • Be', ti pigli il tuo gatto e vai al camposanto verso mezzanotte quando che hanno seppellito qualche mascalzone; e quand'è mezzanotte viene un diavolo, o anche due o tre, ma tu non li vedi, senti solo qualcosa che pare il vento, o magari li senti che parlano; e quando che si portano via il tizio, tu gli lanci dietro il gatto e dici 'Diavolo segui il corpo, gatto segui il diavolo, porri seguite il gatto, e io con voi ho fatto!'. 'Sta roba qui ti porta via qualunque porro. (Tom Sawyer; 2016, p. 58)
  • "Huck Finn e Tom Sawyer giura che terranno la bocca chiusa su questo e possano cascare morti per strada se parlano e marcire lì". (2016, p. 88)
  • "Va bene. Ora dite la parola d'ordine."
    Due rochi sussurri consegnarono all'unisono la stessa tremenda parola alla notte minacciosa:
    "SANGUE!". (2016, p. 106)
  • Scoprì allora un fatto nuovo, e cioè che promettere di non fare una cosa è il metodo più sicuro al mondo per farsi venire voglia proprio di quella cosa. (2016, p. 166)
  • "[...] Conosci Robin Hood, Huck?"
    "No. Chi è Robin Hood?"
    "Ma come! È stato uno dei più grandi uomini mai esistiti in Inghilterra... e il migliore. Era un bandito."
    "Perdincibacco, magari lo facevo anch'io! Chi derubava?"
    "Soltanto sceriffi e vescovi e gente ricca e re, e roba del genere. Ma ai poveri non dava mai fastidio. Gli voleva bene, ai poveri. Divideva con loro tutto, in parti uguali."
    "Allora mi sa proprio che era una brava persona."
    "Certo che lo era, Huck. Oh, era l'uomo più nobile che è mai esistito. Non ce n'è più di uomini come lui, adesso, te lo dico io. Poteva battere chiunque in Inghilterra con una mano legata dietro la schiena; e col suo arco di tasso riusciva a centrare una monetina da dieci centesimi lontana un miglio e mezzo, e non sbagliava un colpo." (2016, p. 188)

Explicit[modifica]

Termina così questo racconto. Dato che vuole essere soltanto la storia di un ragazzo, deve fermarsi qui; la narrazione non potrebbe seguitare a lungo, senza diventare la storia di un uomo. Quando si scrive un romanzo sugli adulti, tutti conoscono il punto esatto dove fermarsi: e cioè, al matrimonio; ma quando si scrive di giovani, bisogna fermarsi dove meglio si riesce.
Quasi tutti i personaggi che compaiono in questo libro sono ancora vivi, e sono ricchi e felici. Un giorno o l'altro forse varrà la pena di riprendere la storia dei personaggi più giovani, per vedere che genere di uomini e di donne sono diventati; pertanto sarà più saggio non rivelare nulla su quella parte della loro vita, per il momento.

Fine (2016, p. 258)

Lettere dalla Terra[modifica]

  • Alla fine comparve la scimmia, e tutti compresero che l'uomo era ormai vicino. E fu proprio così. La scimmia continuò a svilupparsi per cinque milioni di anni, e quindi si trasformò in uomo, almeno in apparenza.
  • Con sottile ironia nobilitiamo Dio con l'appellativo di Padre, pur sapendo bene che un padre come lui lo impiccheremmo, se riuscissimo a catturarlo.
  • Da trent'anni gli astronomi cristiani sanno che la loro divinità ha creato la Terra, ma non le stelle, in quei fatidici sei giorni, ma l'astronomo cristiano non entra nei particolari, né lo fa il prete.
  • Il Dio di questa gente ha mostrato loro con milioni di azioni di non rispettare alcuno dei comandamenti della Bibbia. Egli li viola uno per uno, adulterio e tutto il resto.
  • Il dolce sesso, il sesso più desiderato ed amabile, era palesemente all'apice della sua fortuna, perché era capace di attirare persino gli dèi. Dèi veri. Scendevano dal Cielo e se la spassavano con quei giovani e caldi germogli. Ce lo racconta la Bibbia.
  • Gli uomini erano pessimi soggetti e, poiché non sapeva come correggerli, Dio decise saggiamente di distruggerli. Questa è la sola idea illuminata ed elevata che la Bibbia gli attribuisca, e la sua reputazione sarebbe stata garantita per l'eternità se soltanto egli avesse saputo rimanervi fedele e attuarla.
  • Il cristiano attribuisce al Creatore tutte le caratteristiche di un mascalzone, e giunge poi alla conclusione che un mascalzone e un padre sono la stessa cosa!
  • Il modo di funzionare del cervello umano è assolutamente peculiare. Il cristiano parte da questa affermazione diretta, precisa, inflessibile e intransigente: Dio sa tutto ed è onnipotente.
  • L'invidia è la chiave; presente ed evidente in tutta la storia di Dio. È la sostanza del suo temperamento, la base del suo carattere. […] La paura che se Adamo ed Eva avessero mangiato il frutto dell'Albero della conoscenza sarebbero diventati «come Dio» scatenò la sua invidia al punto di sconvolgergli la ragione, sicché fu incapace di trattare quelle povere creature con giustizia e carità, e non seppe nemmeno astenersi da un comportamento crudele e criminale verso i loro innocenti discendenti.
  • L'uomo è convinto di andare in Cielo! Ha addirittura maestri stipendiati che glielo insegnano e gli dicono anche che esiste un inferno, un fuoco eterno in cui brucerà se non osserva i Comandamenti. Che cosa sono i Comandamenti? Sono una vera curiosità, e ve ne parlerò presto.
  • L'uomo, soavemente e sinceramente, si autodefinisce «la più nobile creatura di Dio». È l'assoluta verità. E non che questa sia un'idea nuova: l'uomo ne parla da secoli e vi ha sempre creduto, senza che mai nessuno ci abbia riso sopra. Come se non bastasse, l'uomo è convinto di essere il beniamino del Creatore, crede che il Creatore sia orgoglioso di lui e persino che lo ami, che abbia una vera passione per lui, che vegli la notte per ammirarlo (pensate un po'!), che lo protegga e lo tenga lontano dalle sventure. Prega il Creatore, e crede che egli lo ascolti.
  • La Bibbia compie quotidianamente la sua opera funesta di diffusione di vizi e di idee corrotte in ogni famiglia protestante della cristianità, ed è più dannosa di tutti i libri osceni presi insieme. È facile proteggere i giovani da quegli altri libri, ma non vi è difesa contro la Bibbia letale.
  • La nostra è una religione terribile: tutte le flotte del mondo potrebbero navigare comodamente nel sangue innocente che essa ha versato.
  • La nostra concezione di Dio rivela una ridicola confusione mentale. Nulla nella storia – nemmeno in tutta la sua divina storia – è neppure lontanamente paragonabile all'atrocità dell'invenzione dell'inferno.
  • La verità è che gli uomini non pensano: pensano soltanto di pensare, mentre in realtà non pensano.
  • Nel vostro e mio paese potremmo permetterci di prendere in giro questo tipo di morale, ma non sarebbe gentile farlo sulla Terra. Molti uomini hanno la capacità di ragionare, ma non l'usano nelle questioni religiose.
  • Parliamo ora della razza umana, che ha molte doti simpatiche e accattivanti. È forse la più meschina di tutte le invenzioni di tutti gli dèi, ma non lo ha mai sospettato. Non v'è nulla di più delizioso dell'ingenua e presuntuosa esaltazione che la razza umana fa di se stessa: senza ombra di vergogna o di modestia, l'umanità sostiene di essere l'opera più nobile di Dio.
  • Qui sulla Terra ogni nazione odia l'altra, e tutte odiano gli ebrei. Eppure ogni uomo pio adora il paradiso e vuole andarci!
  • Sfacciatamente, noi chiamiamo Dio «fonte della misericordia» pur sapendo che mai una sola volta nella sua storia egli ha esercitato quella virtù.
  • Sul terreno morale l'uomo distingue sempre fra se stesso e il proprio Creatore: esige che i suoi simili osservino un codice morale molto rispettabile, ma non disapprova la totale mancanza di morale del suo Dio.
  • Tenete presente tutto ciò e cercate ora di indovinare quale sia il nome prediletto con cui l'uomo chiama questo feroce Comandante Supremo. Vi risparmierò la fatica, ma non dovete ridere: lo chiama Nostro Padre Celeste.
  • Una delle religioni principali è chiamata Cristianesimo. Vi interesserà certamente una breve spiegazione di questa religione, spiegata dettagliatamente in un libro di due milioni di parole, il Vecchio e il Nuovo Testamento. Il libro ha anche un altro nome: il Verbo di Dio, perché i cristiani credono che ogni sua parola sia stata dettata personalmente da Dio.

Seguendo l'equatore[modifica]

  • Essere virtuosi è nobile; mostrare agli altri come essere virtuosi è ancora più nobile, e non costa nulla.
  • Nel dubbio, dite la verità. (cap. II)
  • La verità è la cosa più preziosa che abbiamo. Risparmiamola. (cap. VII)
  • Tutto ciò che è umano è patetico. La fonte segreta dell'Umorismo stesso non è la gioia ma il cordoglio. Non c'è umorismo in paradiso. (cap. X)
  • Ci sono quelli che si fanno beffe dello scolaro, chiamandolo frivolo e superficiale. Eppure fu lo scolaro a dire: «La fede è credere a ciò che sai che non è così». (cap. XII)
  • La verità è più strana della finzione, ma è perché la Finzione è costretta ad attenersi al possibile; la Verità no. (cap. XV)
  • L'uomo farà molte cose per essere amato, ma farà di tutto per essere invidiato. (cap. XXI)
  • Non esiste il «Queen's English».[51] La proprietà è finita nelle mani di una società per azioni, e noi possediamo la maggioranza delle quote! (cap. XXIV)
  • L'uomo è l'unico animale che arrossisce. O ha bisogno di farlo. (cap. XXVII)
  • Facciamo in modo di non essere troppo particolari. È meglio possedere vecchi diamanti di seconda mano che non possederne alcuno. (cap. XXXIV)
  • Vi sono molte buone difese dalle tentazioni, ma la più sicura è la codardia. (cap. XXXVI)
  • Provando e riprovando, possiamo facilmente imparare a sopportare le avversità. Degli altri. (cap. XXXIX)
  • Ci vogliono il tuo nemico e il tuo amico, alleati, per colpirti al cuore; il primo per calunniarti, e il secondo per recartene notizia. (cap. XLV)
  • L'afflizione può badare a se stessa; ma per avere la giusta misura di una gioia è necessario avere qualcuno con cui dividerla. (cap. XLVIII)
  • L'unico modo per mantenere la propria salute è mangiare ciò che non si desidera, bere ciò che non piace, e fare ciò che non si vorrebbe fare. (cap. XLIX)
  • Le rughe dovrebbero indicare esclusivamente dove ci sono stati sorrisi. (cap. LII)
  • Ci sono due momenti della vita in cui un uomo non dovrebbe speculare: quando non può permetterselo, e quando può. (cap. LVI)
  • Riproponetevi di fare ogni giorno qualcosa che non volete fare. Questa è la regola aurea per acquisire l'abitudine di fare il vostro dovere senza soffrirne. (cap. LVIII)
  • Non rinunciate alle vostre illusioni. Quando esse sono svanite, potete ancora esistere, ma non siete più vivi. (cap. LIX)
  • Tutto quello che c'è a Mauritius è bello. Vaste oscillanti distese di canna da zucchero – un verde fresco, bellissimo, un piacere per gli occhi, e altrove, dappertutto una disordinata abbondanza di vegetazione tropicale dalle vivide differenti tonalità di verde, un selvaggio garbuglio di sottobosco, con svettanti e graziose palme che levano in alto su di essa i loro frastagliati piumaggi; e tratti di fitta ombrosa foresta con limpidi rivi che le attraversano caracollanti, continuamente balenando e dileguandosi e di nuovo balenando nel più incantevole dei nascondini; e minuscole montagne, strani e pittoreschi gruppi di vette in miniatura e un piccolo delizioso Cervino da taschino, e qua e là, a tratti, una striscia di mare che esibisce una bianca balza di creste d'onda.
    Questo, e quasi nient'altro, è Mauritius. I dettagli sono pochi, l'insieme è affascinante ma non maestoso; non sfrenato, non eccitante; un paesaggio domenicale. Mancano la prospettiva e gli incanti prodotti dalla distanza. Non ci sono distanze; non c'è prospettiva, per dir così. Quindici miglia in linea d'aria sono l'usuale orizzonte. Mauritius è insieme un giardino e un parco. Genera emozioni come fanno i giardini e i parchi. Solletica gradevolmente la superficie delle profondità spirituali di ciascuno, ma non raggiunge, non rimescola il sé profondo. Spazi, remote altezze, il senso di mistero che imbeve di sé le cupole e i picchi stagliati nel cielo di montagne apparentemente irraggiungibili – sono queste le cose che esaltano lo spirito e lo muovono a vedere visioni e sognare sogni. (cap. LXIII)
  • Ognuno di noi è una luna, e ha una faccia nascosta che non mostra mai a nessuno. (cap. LXVI)
  • Il vero inchiostro con cui è scritta per intero la storia è esclusivamente il pregiudizio liquido. (cap. LXIX)

Taccuini[modifica]

  • Il miglior modo per tirarti su di umore è tentare di tirar su l'umore di qualcun altro. (1896)[52]
  • Il rivoluzionario inventa le idee. Quando le ha esaurite, il conservatore le fa sue.[53]
  • Le buone maniere consistono nel nascondere quanto bene pensiamo di noi stessi e quanto male degli altri.[53]
  • Non è saggio usare la morale nei giorni feriali; così succede che poi la troviamo in disordine la domenica.[19]
  • Se non riuscite a ottenere un complimento in nessun altro modo, piuttosto che niente pagatelo.[19]

Viaggio in paradiso[modifica]

Incipit[modifica]

Stavo morendo, e lo sapevo. Respiravo con difficoltà a lunghi intervalli, e tutti erano intorno al letto, immobili, silenziosi, attendendo che me ne andassi. Di tanto in tanto parlavano; le loro parole divenivano sempre più fioche, sempre più distanti. Udivo però tutto. Il secondo disse:
«Se ne va con la marea.»
Chips il carpentiere replicò:
«Come fai a saperlo? Non ci sono maree al centro dell'oceano.»
«Sì, invece. E, comunque, i capitani fanno sempre così.» (p. 15)

Citazioni[modifica]

  • Dissi tra me e me: «Un autentico ebreo! Ha promesso a qualche zoticone una giacca per quattro dollari e ora si è accorto che se fosse laggiù potrebbe appioppargliene una peggiore per cinque. È una razza priva di cuore e di principi.» (p. 18)
  • Mi pregò di non parlare così; non dovevo esagerare; si trattava solo di uno sbaglio e uno sbaglio, osservò, non è un delitto veramente. (p. 19)
  • Era un buon diavolo come tutti quelli della sua razza; ho conosciuto ben pochi negri che non avessero il cuore al posto giusto. (p. 26)
  • Vogliamo udire la tua voce, | e contemplarti viso a viso. [canto] (p. 79)
  • L'infinito cielo sospira | e aspetta d'udire quella voce. [canto] (p. 79)

Explicit[modifica]

Erano parole vere. E Abramo, piangendo, scosse il contenuto del suo seno e fece affiggere quindi un eloquente cartellino «Riservato»; e Pietro, piangendo, disse: «Quando verrà, sarà ricevuto con una processione e con le torce accese», e allora tutto il cielo rintronò, lieto che un giorno vi sareste giunto. E così pure l'inferno.

[Firmato]
L'angelo del protocollo [Timbro]

(p. 93)

Wilson lo zuccone[modifica]

Incipit[modifica]

Chi è ignorante di faccende legali può sempre commettere errori quando tenta di fotografare con la penna una scena di tribunale; per questo non ero disposto a mandare alle stampe i capitoli «legali» di questo libro, senza prima sottoporli a una revisione e correzione severa ed esauriente da parte di un avvocato con tutti i crismi, se è così che si dice. Questi capitoli adesso sono a posto nei minimi dettagli, perché sono stati riscritti sotto la diretta sorveglianza di William Hicks che ha studiato legge nel sudovest del Missouri, trentacinque anni fa, e poi è venuto qui a Firenze per motivi di salute e tuttora, per fare un po' d'esercizio e in cambio di vitto e alloggio, dà una mano nel ristoro per quadrupedi di Macaroni Vermicelli, che si trova nel vicolo non appena volti l'angolo da piazza del Duomo subito dietro la casa nel cui muro è incastrata la pietra dove Dante era solito sedersi seicento anni fa, quando fingeva di osservare la costruzione del campanile di Giotto e invece poi si stufava non appena passava di lì Beatrice che andava a comprarsi una fetta di castagnaccio per difendersi nel caso ci fosse una rivolta ghibellina prima che arrivasse a scuola. L'acquistava alla stessa vecchia bancarella dove anche oggi si vende lo stesso antico dolce che è leggero e buono proprio come allora, e questo non lo dico per complimento, anzi. Hicks era un po' arrugginito in fatto di legge, ma si aggiornò per l'occasione, quindi quei due o tre capitoli «legali» adesso sono aggiustati ed esatti. Me l'ha detto lui stesso.
[Mark Twain, Wilson lo svitato, traduzione di Franco Cordelli, Garzanti, Milano, 1979]

Citazioni[modifica]

  • Non c'è personalità, per quanto spiccata e rispettabile, che non possa essere distrutta dal ridicolo, sia pure, questo, meschino e sciocco. Osservate l'asino, per esempio: la sua personalità è quasi perfetta, esso è uno spirito eletto tra gli animali più umili, eppure, guardate dove l'ha condotto il ridicolo. Invece di sentirci lusingati quando ci chiamano asini, restiamo in dubbio. – Calendario di Wilson lo Zuccone.
  • 1° aprile: ecco il giorno in cui ci viene ricordato quel che siamo negli altri trecentosessantaquattro.[54]
APRIL 1. This is the day upon which we are reminded of what we are on the other three hundred and sixty-four.
  • 12 ottobre: Scoperta dell'America. È stato meraviglioso trovare l'America, ma sarebbe stato ancor più meraviglioso perderla.
  • Accade spesso che l'uomo incapace di pronunciare menzogne creda di esserne il miglior giudice.
  • Dicono tutti: "Com'è triste che si debba morire...". Strano davvero che una simile lagnanza possa uscire dalla bocca di persone cui è toccato vivere.
  • È facile trovare difetti se si è portati a criticare. C'era una volta un uomo che, non riuscendo a trovare altro difetto nel suo carbone, lamentava che contenesse troppi rospi preistorici.
  • Il coraggio è la capacità di resistere alla paura, di dominare la paura: non è l'assenza di paura.
  • Il vero cocomero meridionale è un dono del Signore, e non va confuso con le cose comuni della terra. È eccelso fra i piaceri di questo mondo, re, per grazia di Dio, di tutti i frutti della terra. Quando lo si assaggia, si sa qual è il cibo degli angeli. Quello di Eva non era un cocomero meridionale: lo sappiamo, perché lei si pentì.
  • L'abitudine è l'abitudine, e nessun uomo può buttarla dalla finestra; se mai la si può sospingere giù per le scale, un gradino alla volta.
  • La sacra passione dell'Amicizia è di una natura così dolce e salda e leale e durevole che può resistere per tutta una vita, purché si lascino da parte le richieste di prestiti.
  • Niente ha bisogno d'esser modificato quanto le abitudini degli altri.
Nothing so needs reforming as other people's habits.
  • Non sarebbe un bene se la pensassimo tutti nello stesso modo; è la divergenza di opinioni che rende possibili le corse dei cavalli.
  • Poche cose al mondo sono tanto insopportabili quanto un buon esempio.
Few things are harder to put up with than the annoyance of a good example.
  • Regola per l'aggettivo: quando siete in dubbio, cancellatelo.
  • Se raccogliete un cane affamato e lo rifocillate, non vi morderà. Questa è la principale differenza tra il cane e l'uomo.
  • Se siete arrabbiati, contate fino a quattro. Se siete molto arrabbiati, bestemmiate.
  • Una delle differenze più salienti tra il gatto e la menzogna è che il gatto ha soltanto nove vite.

Incipit di alcune opere[modifica]

Il gatto di Dick Baker[modifica]

Uno dei miei compagni laggiù – un'altra vittima di diciotto anni di inique fatiche e di speranze infrante – era uno degli animi più nobili che avessero portato la loro croce con pazienza in uno stanco esilio; austero e semplice, Dick
Baker, era minatore in un piccolo giacimento di Dead-Horse Gulch. Aveva quarantasei anni, era grigio come un ratto, onesto, serio, scarsamente istruito, trasandato nel vestire e sporco d'argilla, ma il suo cuore era di un metallo più fine di qualsiasi oro che la sua pala avrebbe potuto portare alla luce, di qualsiasi oro che fosse mai stato estratto o coniato.

La banconota da un milione di sterline[modifica]

A ventisette anni, ero impiegato in un'agenzia di cambio specializzata in azioni minerarie, a San Francisco, e conoscevo a fondo il mercato di Borsa. Solo al mondo, non potevo far conto che sulla mia perizia e su una reputazione di assoluta onestà; ciò bastava, comunque, ad istradarmi sulla via del successo, ed ero soddisfatto delle prospettive che mi si schiudevano.

Una curiosa gita di piacere[modifica]

New York Herald, 6 luglio 1874

Avviso – Si informa il pubblico che in società con il signor Barnum ho affittato la cometa per un certo numero di anni, e desidero anche stimolare la pubblica attenzione su una vantaggiosa iniziativa benefica che abbiamo in mente. Proponiamo di attrezzare sulla cometa alloggi confortevoli e anche lussuosi per tante persone quante vorranno onorarci del loro favore, e organizzare, quindi, una prolungata gita tra i corpi celesti. Prepareremo un milione di cabine nella coda della cometa (fornite ognuna di acqua calda e fredda, gas, specchio, paracadute, ombrello, ecc.) e ne costruiremo di più se ci verrà dimostrato un congruo incoraggiamento. Avremo saloni da biliardo, salottini per giocare a carte, stanze da musica, piste per il gioco delle bocce, molti teatri spaziosi e biblioteche pubbliche; e sul ponte principale proponiamo un autodromo dotato di una estensione varia di 15 mila chilometri. Pubblicheremo anche dei quotidiani.

Una storia di fantasmi[modifica]

Affittai una grande stanza, quasi in cima a Broadway, in un enorme vecchio edificio i cui piani superiori erano rimasti sfitti per anni prima della mia venuta. Quel posto era da lungo tempo in balia della polvere e delle ragnatele, della solitudine e del silenzio. Mi sembrò di muovermi fra le tombe e di disturbare l'intimità dei morti, quella prima sera in cui salii nel mio appartamento. Per la prima volta nella mia vita, un timore superstizioso entrò in me e, quando superai un angolo oscuro della scala e una ragnatela invisibile fece ondeggiare la sua trama inconsistente sul mio viso e vi si appiccicò, fremetti come se avessi incontrato un fantasma.

Citazioni su Mark Twain[modifica]

  • Chi lo considera uno dei padri della letteratura americana ha torto per difetto: è uno dei padri della letteratura democratica di ogni latitudine, e uno dei massimi codificatori dell'umorismo come arma insuperabile per prendere le misure al potere, e dopo averle prese, prenderne le distanze. (Michele Serra)
  • È insuperabile nella singola frase piantata lì, ed è gigantesco alla distanza. (Fabio Genovesi)
  • Mark Twain è immaginabile soltanto in America. Non sappiamo, non lo potremo mai sapere, quello che l'America gli ha tolto. Sappiamo quello che gli hanno dato Huckleberry Finn e Roughing it e The Innocents at Home e Tom Sawyer e l'infinita inettitudine della polizia che non si accorge delle migrazioni dell'Elefante Bianco. Riduciamo a uno solo tutti i suoi libri e diciamo brevemente: «Mark Twain ha composto Huckleberry Finn in collaborazione con il Mississippi, fiume fangoso dell'America». (Jorge Luis Borges)
  • Mi è grato pensare al grande e divino Twain. È l'uomo più grande che avete dalla vostra parte dell'Atlantico. Non scordatevelo. Cervantes era della sua stessa razza. (Rudyard Kipling)
  • Se qualche merito eccezionale può vantare Mark Twain nella nostra memoria, è come scrittore; se qualcosa cerchiamo (e troviamo) nei suoi tanti volumi, questo non è precisamente il tragico. Mark Twain – oh, quale riscattato e quasi paradossale assioma! – era un umorista. (Jorge Luis Borges)
  • Una volta ho sentito un americano che ha definito così la fede: 'Quella cosa che ci rende in grado di credere cose che sappiamo non essere vere'. Su questo, sono d'accordo con quell'uomo. Lui voleva dire che noi dobbiamo avere una mente aperta, e impedire che un piccolo pezzettino di verità ostacoli il cammino di una verità grande, come una piccola pietra su binario può fare con un treno. Noi cogliamo per prima la piccola verità. Bene! La conserviamo dentro di noi, la apprezziamo; tuttavia non lasciamole credere di essere tutta la verità dell'universo. (Abraham Van Helsing, Dracula)

Note[modifica]

  1. (EN) Da The innocents abroad, John Camden Hotten, Londra, 1872, p. 149.
  2. a b Citato in Selezione dal Reader's Digest, agosto 1965.
  3. Citato in Alberto Salza, L'anello mancato, Rusconi Editore.
  4. a b Citato in Storia Illustrata, anno II, n. 1, Arnoldo Mondadori Editore, gennaio 1958, p. 93.
  5. Da Come fui segretario di un senatore del Tennessee.
  6. Citato in Focus, n. 104, p. 188.
  7. Da What is a man?, cap. VI, in What is a man? and Other Essays, The floating press, 2010, p. 108.
  8. Da In cerca di guai (Roughing it), traduzione di Giulia Arborio Mella, Adelphi, 2016, p. 21. ISBN 8845978060
  9. Citato nel film Una scomoda verità.
  10. Da The facts concerning the recent resignation.
  11. Da una lettera a Francis Wilson; citato in Alexandra Heilbron, Remembering Lucy Maud Montgomery, Dundurn, Toronto-Oxford, 2001, p. 254, nota 15.
  12. Da "The innocents abroad", New York, 1896
  13. (EN) Citato in Political Economy, in The Complete Short Stories of Mark Twain, pp. 59-60.
  14. (EN) Citato in A tribute to Hinduism.
  15. Citato in Selezione dal Reader's Digest, ottobre 1997.
  16. (EN) Da Was the World Made for Man, 1903; in What is Man? and Other Philosophical Writings, a cura di Paul Baender, Iowa Center for Textual Studies, 1973, p. 106.
  17. Da 'Autobiografia, cap. LII.
  18. Da un cablogramma dall'Europa all'Associated Press.
  19. a b c d Citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894
  20. Citato in Focus n. 62, p. 181.
  21. Da una lettera alla London Antivivisection Society; citato in Guglielmo Bonuzzi, L'altro prossimo, Cappelli editore, Bologna, 1958, p. 139.
  22. Da Storia privata di una campagna militare che fallì, in Racconti, a cura di Giorgia Mazzotta, REA Edizioni, L'Aquila, 2011. ISBN 9788874171057
  23. Citato in Giuseppe Fumagalli, Aneddoti bibliografici, Bietti, Milano, 1939, p. 5.
  24. Citato in Karlheinz Deschner, Sopra di noi... niente, Ariele, 2008.
  25. Citato in Roberto Iovino, Gli Strauss, Una dinastia a tempo di valzer, Camunia, 1998.
  26. Citato in Bernard de Voto, Mark Twain in eruption.
  27. Citato in Emanuela Barbero, La cucina etica facile, Edizioni Sonda, Casale Monferrato, 2009, p. 21. ISBN 978-88-7106-504-5
  28. Citato in Gabriele Pantucci, Che lingua corta, dal latino agli sms. Le comunicazioni in miniatura, la Repubblica, 28 luglio 2010.
  29. La paternità della citazione viene erroneamente attribuita a Twain, ma l'originale appartiene al senatore Benjamin Wade, che disse: «Penso, da tutto quello che posso sapere, che il paradiso ha il miglior clima, ma l'inferno ha la miglior compagnia». Cfr. (EN) Heaven for the Climate, and Hell for the Company, QuoteInvestigator.com, 19 luglio 2011.
  30. Da Mark Twain's Notebooks & Journals, Volume III (1883-1891), a cura di Frederick Anderson, Robert Pack Browning, Michael B. Frank e Lin Salamo, University of California Press, Berkeley, California, 1979, p. 538
  31. Da una lettera inviata a un giornale; citato in Perché nelle vecchie foto non si sorride?, il Post.it, 21 settembre 2013.
  32. Da una nota inviata alla Young People's Society, Greenpoint Presbyterian Church, Brooklyn, New York, 16 febbraio 1901. Riproduzione del manoscritto originale è visibile in una tavola fuori testo in Mark Twain in Eruption, a cura di Bernard DeVoto, Harper and Brothers, New York-Londra, 1940.
  33. Da La banconota da un milione di sterline, 1892.
  34. Da Notebooks and journals, 1886.
  35. Da Scienza cristiana, 1907.
  36. Da Mark Twain's paper, 1902 circa.
  37. Da Journals.
  38. Da Mark Twain's paper, 1902.
  39. (EN) Cfr. Better to Remain Silent and Be Thought a Fool than to Speak and Remove All Doubt, QuoteInvestigator.com, 17 maggio 2010.
  40. Giancarlo Livraghi, Capire con le statistiche, prefazione a Darrell Huff, Mentire con le statistiche, M&A editori, Pescara, 2009, p. 25. ISBN 9788889479094
  41. Citato in Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi, Palla lunga e pedalare, Dalai Editore, 1992, p. 70. ISBN 88-8598-826-2
  42. (EN) Citato in Ralph Keyes, The Quote Verifier: Who Said What, Where, and When, Macmillan, 2007, p. 82. ISBN 1429906170
  43. Cfr. And Never the Twain Shall Tweet, Snopes.com
  44. Cfr. Paul F. Boller e John George, They Never Said It, Oxford University Press, 1989, p. 124. ISBN 0199879168
  45. Citata nel film Lo stagista inaspettato (The intern) del 2015. La frase è attribuita a Mark Twain dal personaggio di Ben Whittaker (Robert De Niro).
  46. Cfr. Paul F. Boller e John George, They Never Said It, Oxford University Press, 1989, p. 123. ISBN 0199879168
  47. Cfr. Suzy Platt, Respectfully quoted: a dictionary of quotations requested from the Congressional Research Service, Library of Congress, Washington D.C., 1989, n. 1982.
  48. Da Gli innocenti all'estero, citato in Ugo Leone, Beni ambientali, Guida, Napoli, 2006, p. 21. ISBN 9788860421593
  49. Da Innocents abroad (1869), citato in Mario Colletta, Napoli Città-Paese: un libero peregrinare tra "storia" e "storie", FedOA - Federico II University Press, Napoli, 2022, p. 116. ISBN 978-88-6887-131-4
  50. a b c d e f g h i j k l m (EN) Da The Awful German Language, appendice di A Tramp Abroad (1880).
  51. «Inglese della Regina», ovvero lingua colta.
  52. Da L'umorismo è la nostra salvezza, p. 13.
  53. a b Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013. ISBN 9788858654644
  54. Ogni anno il 1° aprile si celebra l'April Fools' Day e «Fool» in inglese sta per «stolto, stupido, sciocco.»

Bibliografia[modifica]

  • Mark Twain, Autobiografia, traduzione di Piero Mirizzi, Garzanti, Milano, 2011. ISBN 978-88-11-13250-9
  • Mark Twain, Gli innocenti all'estero, traduzione di Piero Mirizzi, Lerici editori, Milano, 1960.
  • Mark Twain, Il gatto di Dick Baker, traduzione di Adria Tissoni, in Grandi storie di gatti, Armenia, 2001.
  • Mark Twain, Il principe e il povero, traduzione di Bruno Oddera, Mondadori, Milano, 2014. ISBN 978-88-04-48608-4
  • Mark Twain, Imprecazioni d'autore. 238 aforismi rabbiosi, a cura di Romolo Capuano, Nuovi Equilibri, Viterbo, 2007.
  • Mark Twain, L'umorismo è la nostra salvezza, traduzione di Benedetto Montefiori e Marco Tueni, Mattioli 1885, Fidenza, 2010. ISBN 978-88-6261-139-8
  • Mark Twain, L'uomo che corruppe Hadleyburg, traduzione di Bruno Fonzi, Einaudi.
  • Mark Twain, La banconota da un milione di sterline e altri racconti, traduzione di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, Newton & Compton.
  • Mark Twain, Le avventure di Huckleberry Finn, traduzione di Giuseppe Culicchia, Feltrinelli, Milano, 2005. ISBN 978-88-07-90051-8
  • Mark Twain, Le avventure di Tom Sawyer, traduzione di Gianni Celati, Biblioteca universale Rizzoli.
  • Mark Twain, Le avventure di Tom Sawyer, traduzione di Rossana Guarnieri, Fabbri Editori.
  • Mark Twain, Le avventure di Tom Sawyer, traduzione di Mariagrazia Bianchi Oddera, Newton & Compton, Roma, 1995. ISBN 88-7983-946-2
  • Mark Twain, Le avventure di Tom Sawyer, traduzione di Stella Sacchini, Feltrinelli, Milano, 2016. ISBN 978-88-07-90228-4
  • Mark Twain, Lettere dalla Terra, traduzione di Luca Trevisani, Editori Riuniti, Roma, 1982.
  • Mark Twain, Seguendo l'equatore, Baldini&Castoldi, Milano, 2014. ISBN 9788868652463
  • Mark Twain, Una curiosa gita di piacere, traduzione di Carla Vitaliano, in Millemondiestate 1986, Mondadori, 1986.
  • Mark Twain, Una storia di fantasmi, traduzione di Gianni Pilo, in Storie di fantasmi, a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, Newton & Compton, 1995.
  • Mark Twain, Viaggio in paradiso, traduzione di Maria Celletti Marzano, Gruppo Editoriale L'Espresso, 2011.
  • Mark Twain, Wilson lo zuccone, traduzione di Alberto Tedeschi, Biblioteca Universale Rizzoli.
  • Mark Twain, Wilson lo svitato, traduzione di Franco Cordelli, Garzanti, 1979.
  • (EN) Mark Twain, The Complete Short Stories of Mark Twain, New York, Bantam Books, 1957

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