Eschilo: differenze tra le versioni

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Versione delle 16:18, 4 dic 2008

Eschilo

Eschilo di Eleusi (in greco Αἰσχύλος, 525 a.C. – 456 a.C.), tragediografo e poeta greco.

Citazioni di Eschilo

  • Colui il quale canta al dio un canto di speranza, vedrà compiersi il suo vôto. (citato in Gabriele D'Annunzio, Il fuoco, BMM, 1959)

Senza fonte

  • Ai morti la ricchezza nulla giova.
  • Aiuta un uomo contro la sua volontà e sarà come se lo uccidessi.
  • Chi detiene un potere appena conquistato è sempre inesorabile.
  • Fatti coraggio: il colmo della sventura non durerà a lungo.
  • È nel carattere di pochi uomini onorare senza invidia un amico che ha fatto fortuna.
  • Il bronzo è lo specchio del volto, il vino quello della mente.
  • Il tempo con il suo trascorrere insegna tutte le cose.
  • La bocca di Dio non conosce la falsità, ma supera ogni parola.
  • La cosa peggiore per i potenti è che non possono fidarsi degli amici.
  • La morte è un destino migliore e più mite della tirannia.
  • Nessuno può sorprendere i pensieri di un dio.
  • Preferisco essere ignorante che avere la conoscenza del male.
  • Quando uno si dà da fare anche il dio lo assiste.
  • So come gli uomini in esilio si nutrano con sogni di speranza.
  • Solo quando la vita di un uomo arriva alla fine in prosperità si può dire che quell'uomo è felice.
  • Una buona fortuna è un dio tra gli uomini, è più di una divinità stessa.
  • Zeus, causa prima, primo motore; Quali cose sarebbero state fatte dai mortali senza Zeus?

Persiani

Incipit

Ettore Romagnoli

CORO: Lasciati a guardia della patria terra
E delle immense sue dovizie siamo,
Come i più vecchi: e al fido incarco, ei stesso
Il Re, Serse di Dario, in Grecia i Persi
A guerregiar traendo, eletti c'ebbe.
Ma un non so qual presagio infausto in cuore,
Circa il tornar dell'opulenti squadre
E del Re nostro, omai ci angoscia. Intero
Iva con esso il fior dell'Asia; e indarno.

Claudio Cesare Secchi

CORO: Noi siamo i Fedeli dei Persiani partiti per la terra greca, i custodi della doviziosa reggia, ricca di molto oro, che lo stesso signore e re Serse, figlio di Dario, scelse come i più degni per l'età a sorvegliare il paese durante la sua assenza.

Franco Ferrari

CORO: Noi dei Persiani partiti
per l'ellenica terra siamo detti i Fedeli,
e dei sontuosi degli aurati
palazzi i custodi, noi che in omaggio alla
nostra dignità
di propria scelta il sovrano, il re Serse
figlio di Dario
estese a vegliare su questo paese.

Citazioni

  • Umane sventure certo possono agli umani toccare; e molte sventure ai mortali vengon dal mare e molte poi dalla terra, se il tempo di vita in là si prolunghi. (1963, p. 76)
  • OMBRA: [...] Io tornerò giù, nel buio sotterraneo. E a voi, o vegliardi, addio: pure in mezzo alle sventure date gioia al vostro cuore, giorno dopo giorno. Ricchezza non giova ai morti. (2006, p. 123)

Prometeo incatenato

Incipit

POTERE: Agli estremi confini eccoci giunti
già della terra, in un deserto impervio
tramite de la Scizia. Ed ora, Efesto,
compier tu devi gli ordini che il padre
a te commise: a queste rupi eccelse
entro catene adamantine stringere
quest'empio, in ceppi che non mai si frangano:
ch'esso il tuo fiore, il folgorio del fuoco
padre d'ogni arte, t'involò, lo diede
ai mortali. Ai Celesti ora la pena
paghi di questa frodolenza, e apprenda
a rispettar la signoria di Giove,
a desister dal troppo amor degli uomini.

[Eschilo, Prometeo incatenato, traduzione di Ettore Romagnoli]

Citazioni

  • Tutto quanto il futuro io conosco perfettamente fin d'ora, né mi giungerà inatteso alcun dolore. Bisogna sopportare il meglio possibile la porzione di sorte che ci è assegnata, sapendo che invincibile è la forza della necessità. (vv. 101-5[1])
  • La tecnica è di gran lunga più debole della necessità. (v. 514[1])
Téchne d'anánkes asthenéstera makrô.
  • Coro: Chi governa la necessità?
    Prometeo: Le Moire che tessono il filo e le Erinni dalla memoria implacabile.
    Coro: E Zeus è più debole [athenésteros] di loro?
    Prometeo: Anche Zeus non può sfuggire a ciò che è destinato [peproménen]. (vv. 515-518[1])
  • O venerata maestà di mia madre, o etere che volgi la luce, spalancato su tutti, vedete voi l'ingiustizia che soffro.  traduttore? traduttore?
  • Tutto è fissato, tranne che per chi comanda agli dèi: libero infatti è nessuno all'infuori di Zeus.  traduttore? traduttore?
  • Non di forza e di violenza c'è bisogno, ma il primo per conoscenza sarà re. (citato in Joseph L. Mankiewicz, a cura di Alberto Morsiani, Il Castoro Cinema, 1991. Ed. 2005.)

Sette contro Tebe

Incipit

Ettore Romagnoli

ETEOCLE: Cittadini cadmei, chi su la poppa
de la città volge la barra, e regge
lo stato, senza mai sopire il ciglio,
parole acconce deve dir: ché quando
ridon gli eventi ella è mercé dei Numi;
ma se poi, deh!, non sia, male ne incolga,
per la città solo sarebbe Eteocle
con preludii d'obbrobrio altosonanti
e con querele decantato – Giove
che detto è salutar, salute arrechi
alla città di Cadmo. – Or tutti voi,
e quei che al fiore dell'età non giunge,
e quei che lo mirò vizzo negli anni,
riscotendo nei membri ogni vigore,
volgendo alla piú acconcia opra la cura,
date soccorso a Tebe, ed agli altari
dei patri Numi, che non mai d'onore
sien privi, e ai figli, e a questa terra madre,
carissima nutrice.

[Eschilo, Sette contro Tebe, traduzione di Ettore Romagnoli]

Franco Ferrari

ETEOCLE: Cittadini di Cadmo, deve dire ciò che il momento esige colui che alla proppa della città veglia sul bene comune e il timone dirige senza mai assopire le palpebre al sonno. Se ci andrà bene, ne sarà causa un dio; ma se all'inverso – oh non accada! – sorte nemica ci toccherà, Eteocle soltanto per tutta la città da mormorio avverso di preludi e da singhiozzi celebrato sarà: ma Zeus distornatore veramente distornatore sia di questi mali alla città dei Cadmei.

Citazioni

  • Mai nella sventura e neppure nell'agognata prosperità mi sia dato di coabitare con la razza delle donne. Perché la donna, se impera, non è che impudenza impraticabile, e se teme è iattura ancor più grande per case e città. (2006, pp. 157 e 159)
  • Il bene pubblico è interesse dell'uomo: guai se decide la donna. (2006, p. 159)
  • Non riuscirai a sottrarti ai mali che gli dei ti danno.
Θεῶν διδόντων ούκ ἂν ἐκφύγοις κακά.

Supplici

Incipit

Ettore Romagnoli

CORO: Protettore dei supplici, Giove,
volgi l'occhio benevolo a questa
nostra schiera, che giunge per mare
dalle foci e le sabbie del Nilo.
La divina contrada finitima
della Siria fuggiamo; né bando
contro noi per delitto di sangue
decretava la nostra città.
Ma spontanee fuggiamo da sposi
consanguinei, schiviam l'abominio
d'empie nozze coi figli d'Egitto.

[Eschilo, Supplici, traduzione di Ettore Romagnoli]

Franco Ferrari

CORO: Zeus supplicante osservi con mente propizia
questo nostro stuolo salpato su navi
dalle bocche sabbiose del Nilo.
Lasciammo la terra di Zeus<br che con la Siria confina e fuggimmo esuli
non perché condannate da pubblico voto
per colpa di sangue
ma perché ripudiamo uomini della nostra stirpe
e abominiamo il connubio e l'empio progetto
dei figli di Egitto.

Citazioni

  • Non conviene che il debole abbia lingua audace. (2006, p. 245)

Agamennone

Incipit

Ettore Romagnoli

SCOLTA: Numi, il riscatto concedete a me
dei miei travagli, della guardia lunga
un anno già, ch'io vigilo sui tetti
degli Atridi, prostrato su le gomita
a mo' d'un cane. E de le stelle veggo
il notturno concilio, ed i signori
riscintillanti che nell'etra fulgono,
ed il verno e la state all'uomo recano.
Ed ora il segno aspetto della lampada,
del fuoco il raggio, che da Troia rechi
della presa città la fama e il grido.

[Eschilo, Agamennone, traduzione di Ettore Romagnoli]

Simone Beta

SCOLTA: Attendo dagli dèi la liberazione da questo fardello:
da lunghi anni ogni notte dal tetto degli Atridi,
appoggiato come un cane sui gomiti,
contemplo i convegni notturni degli astri,
e quelli che portano inverni e quelli che portano estati
agli uomini, sovrani corruschi dell'etere,
e il loro levarsi e il loro tramontare.
E sono ancora qui a spiare il segnale,
il guizzare del fuoco che porterà da Troia
la voce della vittoria.

Citazioni

  • Non vi è riparo allo sterminio
    per l'uomo che, imbaldanzito
    dalle ricchezze, ha diroccato
    il grande altare della Giustizia. (2004, p. 19)
  • [...] il malvagio che si avvoltola tra colpe
    è destinato a perire. (2004, p. 20)
  • Alle fortune che già brillano, fortune s'aggiungono. (2004, p. 23)
  • Non è opportuno offuscare un giorno di festa con parole di malaugurio [...] (2004, p. 28)
  • Un antico proverbio è diffuso tra gli uomini,
    che la felicità dei mortali,
    raggiunto il suo culmine,
    partorisce, non muore sterile:
    dalla fortuna germoglia alla stirpe
    dolore insaziabile. (2004, p. 32)
  • La Giustizia brilla nelle capanne annerite dal fumo
    e onora la vita timorata. (2004, p. 32)
  • Molti degli uomini preferiscono l'apparenza
    più che l'essenza, scostandosi dal giusto. (2004, p. 33)
  • Chiunque è incline a piangere con l'infelice;
    ma il morso del dolore
    non gli penetra fino nell'infinito;
    così, per mostrare di gioire con chi è felice,
    sforza il suo volto che fa resistenza al sorriso. (2004, p. 33)
  • È nella natura dei mortali calpestare ancora di più chi è caduto.  traduttore? traduttore?
  • La saggezza si conquista attraverso la sofferenza.  traduttore? traduttore?
  • Perché mai a me questa paura, stabilmente, come un guardiano davanti al mio cuore profetico volteggia? E un canto non richiesto, non pagato, pronuncia profezie, né posso io scacciarlo come si fa con sogni confusi, in modo che la fiducia rassicurante sieda sul trono della mia mente?  traduttore? traduttore?

Coefore

Incipit

Ettore Romagnoli

ORESTE: O tu che vegli, Ermete sotterraneo, del padre mio la sorte, a me che imploro dà tu salvezza, al fianco mio combatti: ché a questo suolo io giungo: io sono qui. E lancio un bando al padre mio, sul clivo di questa tomba, ch'ei m'oda, e m'ascolti.</poem>

[Eschilo, Coefore, traduzione di Ettore Romagnoli]

Simone Beta

ORESTE: Ermes sotterraneo, che vegli sulla potenza del padre,
salvatore e compagno, nella battaglia t'invoco.
Vedi che sono, giunto a questa terra, e il mio ritorno
..............................
e dal tumulo di questo sepolcro alzo un'invocazione
al padre, che mi oda, mi ascolti........
..........................
.......una ciocca all'Inaco che mi nutrì,
e questa seconda a te, segno di lutto.
......................
perché non presente, o padre, piansi la tua morte
né stesi la mano al feretro che si allontanava.

Citazioni

  • La bilancia della giustizia
    improvvisa oscura alcuni nella luce del giorno;
    altri attende nell'ora che il sole
    incontra la tenebra, e li copre l'affanno;
    altri avvolge una notte senza fine. (2004, p. 69)
  • Chi violò talami di vergini, più non ha sollievo:
    se i fiumi scendessero tutti da un'unica via
    a purificare la mano macchiata di sangue,
    scorrerebbero invano. (2004, p. 69)
  • [...] è la fatica dell'uomo che nutre l'ozio alle donne. (2004, p. 103)
  • Nessun mortale trascorrerà mai
    vita incolume da pene. (2004, p. 108)

Eumenidi

Incipit

Ettore Romagnoli

SACERDOTESSA: Prima con questa prece onoro Gea che profetessa fu prima: indi Temide che seconda ebbe sede in questo oracolo, dopo sua madre, com'è fama; e terza, né già per forza, ma piacendo a Temide, vi salì Febe, prole dei Titani, figliuola anch'essa della terra; e dono natale a Febo ella ne fece, e il nome serba ancora dell'ava. E il Dio, lasciate le scogliere di Delo e la palude, alle acclivi approdò spiagge di Pallade e a questo suolo, ed al Parnaso giunse.</poem>

[Eschilo, Eumenidi, traduzione di Ettore Romagnoli]

Simone Beta

SACERDOTESSA: Avanti ogni altro dio onoro in questa preghiera
Gea, la prima profetessa; Temide dopo di lei,
che seconda s'istallò in questa sede profetica
già di sua madre, come si narra. E terza
vi ascese per suo volere, non per violenza d'alcuno,
un'altra tirannide, Febe, figlia della Terra;
e questa la consegnò quale dono di genetliaco
a Febo, che appunto da Febe derivò tale nome.
Egli dunque, lasciato il lago e le rocce di Delo,
approdò alle rive di Pallade aperte alle navi
e raggiunse questa terra e la sede del Parnaso.

Citazioni

  • Chi spontaneamente, senz'esservi costretto,
    si comporta con giustizia, non sarà infelice,
    né mai lo coglierà totale rovina. (2004, p. 134)

Bibliografia

  • Eschilo, Prometeo incatenato, traduzione di C. Carena, Einaudi, Torino, 1995.
  • Eschilo, Persiani, traduzione di Vittorio Alfieri, in Vittorio Alfieri, Opere', 1815.
  • Eschilo, Persiani, traduzione di Claudio Cesare Secchi, Carlo Signorelli, Milano, 1963.
  • Eschilo, Persiani, traduzione e introduzione di Franco Ferrari, BUR, Milano, 2006.
  • Eschilo, Supplici, traduzione e introduzione di Franco Ferrari, BUR, Milano, 2006.
  • Eschilo, Sette contro Tebe, traduzione e introduzione di Franco Ferrari, BUR, Milano, 2006.
  • Eschilo, Agamennone, in La tragedia greca. Eschilo, Sofocle, Euripide (pubblicata in collaborazione con Il Giornale), a cura di Simone Beta, Einaudi, Torino 2004.
  • Eschilo, Coefore, in La tragedia greca. Eschilo, Sofocle, Euripide (pubblicata in collaborazione con Il Giornale), a cura di Simone Beta, Einaudi, Torino 2004.
  • Eschilo, Eumenidi, in La tragedia greca. Eschilo, Sofocle, Euripide (pubblicata in collaborazione con Il Giornale), a cura di Simone Beta, Einaudi, Torino 2004.

Voci correlate

Altri progetti

Opere

  1. a b c Citato in Umberto Galimberti, Psiche e techne. L'uomo nell'età della tecnica, Feltrinelli, Milano, 1999.